La prof di inglese mi vuole bere
di
AngelicaBellaWriter
genere
etero
Era la terza lezione a casa sua. Una villetta elegante, odore di libri e di fica trattenuta troppo a lungo. Professoressa d’inglese, cinquantenne col culo ancora sodo e la bocca disegnata per succhiare. Gonna stretta, calze autoreggenti, camicetta sbottonata giusto quanto basta per farmi male.
Io leggevo un dialogo idiota dal libro.
«Would you like some tea? Yes, I would.»
Lei mi interrompe. Voce bassa, calda. Da troia che si finge signora.
«Fammi bere.»
La guardo. Sul tavolino c’è una bottiglia d’acqua. Penso stia scherzando. Lei no. Si alza, si avvicina, si mette in ginocchio tra le mie gambe.
«Non quell’acqua, coglione. Fammi bere da te.»
Mi si gela il sangue. E poi bolle. Il cazzo si indurisce come se l’avesse chiamato per nome.
Lei apre la zip con lentezza, come se stesse scartando un regalo. Mi tira fuori tutto. Lo guarda. Sorride.
«Questo sì che è un verbo irregolare.»
Poi affonda. Senza avvertire, senza cerimonie. Bocca calda, lingua feroce. Mi succhia come se avesse sete da settimane. Slurp, slurp, sbava, ingoia, geme. Mi guarda dal basso con quegli occhi laccati di voglia. Le metto una mano sulla testa, ma non per fermarla. Spingo. Lei gode. Si fa scopare la gola. Un colpo dopo l’altro.
«Bevi, puttana…»
Godo. Dentro di lei. Le riempio la bocca. Lei non si stacca. Ingoia tutto. Poi si lecca le labbra, si sistema i capelli, si alza in piedi e mi dice:
«Domani facciamo il present perfect. Ma oggi mi serviva solo il tuo sperma.»
Io leggevo un dialogo idiota dal libro.
«Would you like some tea? Yes, I would.»
Lei mi interrompe. Voce bassa, calda. Da troia che si finge signora.
«Fammi bere.»
La guardo. Sul tavolino c’è una bottiglia d’acqua. Penso stia scherzando. Lei no. Si alza, si avvicina, si mette in ginocchio tra le mie gambe.
«Non quell’acqua, coglione. Fammi bere da te.»
Mi si gela il sangue. E poi bolle. Il cazzo si indurisce come se l’avesse chiamato per nome.
Lei apre la zip con lentezza, come se stesse scartando un regalo. Mi tira fuori tutto. Lo guarda. Sorride.
«Questo sì che è un verbo irregolare.»
Poi affonda. Senza avvertire, senza cerimonie. Bocca calda, lingua feroce. Mi succhia come se avesse sete da settimane. Slurp, slurp, sbava, ingoia, geme. Mi guarda dal basso con quegli occhi laccati di voglia. Le metto una mano sulla testa, ma non per fermarla. Spingo. Lei gode. Si fa scopare la gola. Un colpo dopo l’altro.
«Bevi, puttana…»
Godo. Dentro di lei. Le riempio la bocca. Lei non si stacca. Ingoia tutto. Poi si lecca le labbra, si sistema i capelli, si alza in piedi e mi dice:
«Domani facciamo il present perfect. Ma oggi mi serviva solo il tuo sperma.»
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