Mia cugina: Parte 12
di
Catartico
genere
incesti
Verso sera sono al bar con Ilaria e gli amici. La musica house che risuona tra la folla. Lei non mi ha rivolto la parola. Così ho bevuto per tutto il tempo mentre il mio amico si lagnava della sua ex. Poco dopo vado in bagno. Quando esco, mi trovo davanti Ilaria. Ha uno sguardo freddo.
— Sei qui per il contratto? — domando.
— Cosa hai deciso?
— Volevo prendermi una lunga pausa, ma…
— Ma?
— Ho firmato.
Abbozza un mezzo sorriso soddisfatto. — Hai fatto un'ottima scelta.
— Parlami normalmente.
Mi ignora. — Domani passerò a prenderlo.
Sbuffo seccato. — La vuoi smettere?
Mi fissa. Non parla.
Metto le mani sui fianchi. — Non ti ho rifiutata.
Silenzio.
— Ti ho detto ti amo e sei fuggita. E ho rischiato anche di essere pestato.
Un ragazzo ci passa accanto ed entra in bagno.
Ilaria mi fissa per un attimo, poi torna dai nostri amici.
Bene. Non vuole proprio saperne. Esco dal bar strapieno di gente e mi dirigo alla macchina. Sembra che non voglia più avere a che fare con me. Ho distrutto la nostra amicizia in un niente. Mi volto verso il bar come se lei potesse uscire da un momento all’altro per correre da me. Ma non accade. Entro in macchina e guido verso casa.
Quando salgo al mio appartamento, trovo la mia ex assistente ad aspettarmi fuori dalla porta. Mi acciglio. — Che ci fai qui?
— Oh, sono appena arrivata. La nostra cena. Ricorda?
— Che cena?
— Non voleva venire a cena da me, allora sono venuta io da lei.
Scuoto la testa esasperato. — E se non mi avessi trovato, cosa avresti fatto?
Mi sorride con le mani intrecciate su una guancia, gli occhi dolci. — Semplice. Avrei aspettato.
Apro la porta ed entro.
Lei si siede sul divano del soggiorno e si guarda intorno. — Perché è così vuota? In effetti le rispecchia. Anche lei è così.
— Così come?
— Vuoto all’esterno. Caotico all’interno.
— Se lo dici tu.
Scatta in piedi e comincia a curiosare in giro. — Non si preoccupi. Darò un tocco di vita a questo posto glaciale.
— Ehi! Smettila di toccare le mie cose. Posa quel libro.
— In quest'angolo ci starebbe bene una pianta. Laggiù uno scaffale pieno di libri. Qui invece… Mmmh… una poltrona e un tavolino basso.
Roteo gli occhi in aria. — La vuoi piantare?
Mi ignora. va in cucina e apre il frigo. — È vuoto. Non mi sorprende. — Si volta verso di me. — Niente cena, quindi. Ma non si preoccupi, basta una chiamata e la cena sarà pronta.
Non ho la forza di controbattere.
Qualcuno bussa alla porta.
Vado ad aprire. — Ilaria…
La mia ex assistente mi raggiunge e posa una mano sulla mia spalla come a segnare il territorio. — Signorina Neri. Che bello rivederla. Cosa la porta qui?
Ilaria ci guarda turbata per un momento. Si ricompone e mi fissa con uno sguardo omicida. — Il contratto.
— Non dovevi venire a prenderlo domani? — chiedo.
Il suo sguardo si fa cupo, oscuro. Mi sta ammazzando con gli occhi.
Faccio un sorrisetto nervoso. — Entra.
— Sono di fretta. Prendi il contratto.
Lo vado a prendere da sopra il tavolo della cucina e glielo do. — Perché non resti?
— Sì, resti — dice la mia ex assistente con un sorriso divertito.
— Sono di fretta. Divertitevi — dice Ilaria con tono acidissimo. E si allontana, i passi che risuonano lungo il corridoio.
Chiudo la porta rammaricato. Volevo davvero che restasse. E poi perché è venuta? Solo per il contratto?
La mia ex assistente mi guarda. — Ehi, le andrebbe di fare sesso e poi cenare con pollo fritto?
La fisso. — Eh!?
— Non faccia quel brutto muso. — Mi prende per mano. — Andiamo. — Mi trascina in camera e mi spinge sul letto. — Sono tutta bagnata. La scena con Ilaria mi ha eccitata. Era gelosissima di lei.
— Tu sei pazza!
Si spoglia. La luce del lampione che entra dalla finestra le illumina le tette. Mi toglie pantaloni e mutande e si mette a cavalcioni su di me. Striscia la sua vagina bagnata contro il mio pene. Sento il suo liquido appiccicoso sulla mia pelle, il suo rumore acquoso.
— Le piace? — domanda con voce sensuale al mio orecchio.
— Sì.
Continua a strusciarsi finché si fa scivolare il mio pene dentro. È caldissima. Mi bacia con la lingua, muove il bacino sul mio inguine. Strizzo il suo sedere.
Ansima. — Mi schiaffeggi.
La schiaffeggio.
Lei mi abbraccia, mi bacia con trasporto. Continua a muoversi su di me come una forsennata per un pezzo. Quando cerco di cambiare posizione, mi blocca sul materasso.
Le vengo dentro.
La mia ex assistente continua a muoversi su di me finché non le tremano le gambe. Si irrigidisce e si stringe a me, l'acqua che rivola giù dalla sua vagina. — Breve, ma intenso — dice.
— Dobbiamo smetterla.
Mi bacia la punta del naso con fare bambinesco. — Non accadrà mai.
Sospiro. — Sono serio.
— Anche le altre volte lo era. Ma non accadrà. Sono l'unica. Ilaria e sua cugina l’hanno abbandonata.
— Ti sbagli.
Si alza, le tette che ballonzolano. — Ordino del pollo. Maxi porzioni. Offro io.
Tiro un altro sospiro. Di che diavolo parla? Non mi hanno abbandonato. Sono stato io a rovinare tutto.
Qualche giorno dopo mi reco nell'azienda di Ilaria. La compagnia appartiene a suo nonno, ma lei funge da vice presidente. Si può dire che è questione di tempo prima che la erediti.
Entro nel suo ampio ufficio all’ultimo piano. Alle sue spalle, una larga vetrata che dà sulla città sottostante. La saluto con un sorriso.
Lei non mi guarda, mi indica la sedia. Mi siedo. Comincia a parlarmi di ciò che farò, della sezione finanziaria che dirigerò e di alcuni clienti con un portfoglio importante. L’ascolto un po' distratto. Più la guardo, più le voglio chiedere se mi ama ancora. Ma non lo faccio.
Ilaria finisce il suo discorso. — Puoi andare. La tua nuova assistente ti accompagnerà al tuo ufficio e ti presenterà ai dipendenti.
— Ilaria…
Mi guarda torva. — Chiamami Neri o Vicepresidente quando sei qui.
— Ecco, io…
— Adesso vai.
Mi alzo, la saluto con un sorriso forzato ed esco dall’ufficio.
La mia nuova assistente mi accoglie con un sorriso. Sui vent’anni, bella, giovane e porta già l’anello al dito. Non ha perso tempo a sposarsi. Mi conduce nel mio ufficio. È più grande di quello che avevo nell'altra azienda. Più curato e moderno. Poi mi presenta ai miei dipendenti. Sono quasi tutte donne.
Sorrido. — Mi chiamo Tommaso Valeriano e sono il vostro nuovo direttore di sezione. Spero di lavorare bene insieme a voi.
Un leggero applauso. Qualche risatina amichevole. Tornano tutti nei loro cubicoli.
Mi volto verso la mia nuova assistente. — Qual è il suo nome?
— Federica Miglio. Mi dia del tu.
— Va bene.
Vado nel mio ufficio e comincio a controllare i documenti di alcuni clienti. La mia assistente si siede alla sua scrivania.
— Qui mancano alcuni fogli — dico a Federica.
Mi raggiunge e guarda i documenti che ho in mano. — Vuole che li cerchi?
— Dammi del tu. Comunque sì.
Lei esce dall’ufficio.
Lascio andare le spalle sullo schienale della sedia. Ho fatto bene ad accettare di lavorare qui? Non finirò per creare problemi a Ilaria?
Una decina di minuti dopo Federica entra nell’ufficio e mi porge i fogli mancanti. — Erano per sbaglio tra i documenti da cestinare. Il precedente direttore di sezione ha creato un certo scompiglio con i documenti.
— È stato licenziato per questo?
Federica abbassa gli occhi. — No, ma… Non credo spetti a me parlarne.
— E chi?
— Non saprei. Scusami.
— Va bene.
La mia assistente torna alla sua scrivania.
Leggo i fogli e li metto nel documento del cliente. Ho la sensazione che sarà una lunga giornata. Il mio predecessore ha combinato un casino.
Verso sera sono al bar con gli amici e Ilaria. Mi chiedono com’è stato il mio primo giorno di lavoro. Rispondo un po' forzato. Non ho molta voglia di parlarne. È stato stressante. Come avevo previsto, ho dovuto sistemare i casini del mio predecessore per tutta la giornata. Ha smistato tutti i documenti dei clienti tra loro alla rinfusa.
Ilaria non mi guarda. Beve la sua pinta di birra e mi ignora. I nostri amici le chiedono com’è lavorare insieme a me, ma lei mette subito in chiaro che non lavoro con lei, ma per lei. Loro la prendono a ridere, ma l’aria si raffredda. Poi il mio amico si mette a parlare della sua ex e l’atmosfera cambia. Da fredda a esasperante.
Io continuo a guardare Ilaria di sfuggita. Vorrei davvero parlarle di noi, ma non so come fare. Sembra che mi sopporti appena.
Sul tardi esco dal bar e mi dirigo alla macchina. L’ex di Ilaria mi passa accanto e mi volto a guardarlo. Si ferma davanti al bar. Ilaria esce dal locale, lo saluta con un abbraccio e se ne vanno insieme dalla parte opposta. Anche lei è tornata con il suo ex? La mia ex assistente aveva ragione. Sono rimasto da solo. Oppure sto fraintendendo tutto?
Guardo Ilaria e il suo ex. Camminano molto vicini, le loro mani si urtano. Forse sono davvero tornati insieme.
— Sei qui per il contratto? — domando.
— Cosa hai deciso?
— Volevo prendermi una lunga pausa, ma…
— Ma?
— Ho firmato.
Abbozza un mezzo sorriso soddisfatto. — Hai fatto un'ottima scelta.
— Parlami normalmente.
Mi ignora. — Domani passerò a prenderlo.
Sbuffo seccato. — La vuoi smettere?
Mi fissa. Non parla.
Metto le mani sui fianchi. — Non ti ho rifiutata.
Silenzio.
— Ti ho detto ti amo e sei fuggita. E ho rischiato anche di essere pestato.
Un ragazzo ci passa accanto ed entra in bagno.
Ilaria mi fissa per un attimo, poi torna dai nostri amici.
Bene. Non vuole proprio saperne. Esco dal bar strapieno di gente e mi dirigo alla macchina. Sembra che non voglia più avere a che fare con me. Ho distrutto la nostra amicizia in un niente. Mi volto verso il bar come se lei potesse uscire da un momento all’altro per correre da me. Ma non accade. Entro in macchina e guido verso casa.
Quando salgo al mio appartamento, trovo la mia ex assistente ad aspettarmi fuori dalla porta. Mi acciglio. — Che ci fai qui?
— Oh, sono appena arrivata. La nostra cena. Ricorda?
— Che cena?
— Non voleva venire a cena da me, allora sono venuta io da lei.
Scuoto la testa esasperato. — E se non mi avessi trovato, cosa avresti fatto?
Mi sorride con le mani intrecciate su una guancia, gli occhi dolci. — Semplice. Avrei aspettato.
Apro la porta ed entro.
Lei si siede sul divano del soggiorno e si guarda intorno. — Perché è così vuota? In effetti le rispecchia. Anche lei è così.
— Così come?
— Vuoto all’esterno. Caotico all’interno.
— Se lo dici tu.
Scatta in piedi e comincia a curiosare in giro. — Non si preoccupi. Darò un tocco di vita a questo posto glaciale.
— Ehi! Smettila di toccare le mie cose. Posa quel libro.
— In quest'angolo ci starebbe bene una pianta. Laggiù uno scaffale pieno di libri. Qui invece… Mmmh… una poltrona e un tavolino basso.
Roteo gli occhi in aria. — La vuoi piantare?
Mi ignora. va in cucina e apre il frigo. — È vuoto. Non mi sorprende. — Si volta verso di me. — Niente cena, quindi. Ma non si preoccupi, basta una chiamata e la cena sarà pronta.
Non ho la forza di controbattere.
Qualcuno bussa alla porta.
Vado ad aprire. — Ilaria…
La mia ex assistente mi raggiunge e posa una mano sulla mia spalla come a segnare il territorio. — Signorina Neri. Che bello rivederla. Cosa la porta qui?
Ilaria ci guarda turbata per un momento. Si ricompone e mi fissa con uno sguardo omicida. — Il contratto.
— Non dovevi venire a prenderlo domani? — chiedo.
Il suo sguardo si fa cupo, oscuro. Mi sta ammazzando con gli occhi.
Faccio un sorrisetto nervoso. — Entra.
— Sono di fretta. Prendi il contratto.
Lo vado a prendere da sopra il tavolo della cucina e glielo do. — Perché non resti?
— Sì, resti — dice la mia ex assistente con un sorriso divertito.
— Sono di fretta. Divertitevi — dice Ilaria con tono acidissimo. E si allontana, i passi che risuonano lungo il corridoio.
Chiudo la porta rammaricato. Volevo davvero che restasse. E poi perché è venuta? Solo per il contratto?
La mia ex assistente mi guarda. — Ehi, le andrebbe di fare sesso e poi cenare con pollo fritto?
La fisso. — Eh!?
— Non faccia quel brutto muso. — Mi prende per mano. — Andiamo. — Mi trascina in camera e mi spinge sul letto. — Sono tutta bagnata. La scena con Ilaria mi ha eccitata. Era gelosissima di lei.
— Tu sei pazza!
Si spoglia. La luce del lampione che entra dalla finestra le illumina le tette. Mi toglie pantaloni e mutande e si mette a cavalcioni su di me. Striscia la sua vagina bagnata contro il mio pene. Sento il suo liquido appiccicoso sulla mia pelle, il suo rumore acquoso.
— Le piace? — domanda con voce sensuale al mio orecchio.
— Sì.
Continua a strusciarsi finché si fa scivolare il mio pene dentro. È caldissima. Mi bacia con la lingua, muove il bacino sul mio inguine. Strizzo il suo sedere.
Ansima. — Mi schiaffeggi.
La schiaffeggio.
Lei mi abbraccia, mi bacia con trasporto. Continua a muoversi su di me come una forsennata per un pezzo. Quando cerco di cambiare posizione, mi blocca sul materasso.
Le vengo dentro.
La mia ex assistente continua a muoversi su di me finché non le tremano le gambe. Si irrigidisce e si stringe a me, l'acqua che rivola giù dalla sua vagina. — Breve, ma intenso — dice.
— Dobbiamo smetterla.
Mi bacia la punta del naso con fare bambinesco. — Non accadrà mai.
Sospiro. — Sono serio.
— Anche le altre volte lo era. Ma non accadrà. Sono l'unica. Ilaria e sua cugina l’hanno abbandonata.
— Ti sbagli.
Si alza, le tette che ballonzolano. — Ordino del pollo. Maxi porzioni. Offro io.
Tiro un altro sospiro. Di che diavolo parla? Non mi hanno abbandonato. Sono stato io a rovinare tutto.
Qualche giorno dopo mi reco nell'azienda di Ilaria. La compagnia appartiene a suo nonno, ma lei funge da vice presidente. Si può dire che è questione di tempo prima che la erediti.
Entro nel suo ampio ufficio all’ultimo piano. Alle sue spalle, una larga vetrata che dà sulla città sottostante. La saluto con un sorriso.
Lei non mi guarda, mi indica la sedia. Mi siedo. Comincia a parlarmi di ciò che farò, della sezione finanziaria che dirigerò e di alcuni clienti con un portfoglio importante. L’ascolto un po' distratto. Più la guardo, più le voglio chiedere se mi ama ancora. Ma non lo faccio.
Ilaria finisce il suo discorso. — Puoi andare. La tua nuova assistente ti accompagnerà al tuo ufficio e ti presenterà ai dipendenti.
— Ilaria…
Mi guarda torva. — Chiamami Neri o Vicepresidente quando sei qui.
— Ecco, io…
— Adesso vai.
Mi alzo, la saluto con un sorriso forzato ed esco dall’ufficio.
La mia nuova assistente mi accoglie con un sorriso. Sui vent’anni, bella, giovane e porta già l’anello al dito. Non ha perso tempo a sposarsi. Mi conduce nel mio ufficio. È più grande di quello che avevo nell'altra azienda. Più curato e moderno. Poi mi presenta ai miei dipendenti. Sono quasi tutte donne.
Sorrido. — Mi chiamo Tommaso Valeriano e sono il vostro nuovo direttore di sezione. Spero di lavorare bene insieme a voi.
Un leggero applauso. Qualche risatina amichevole. Tornano tutti nei loro cubicoli.
Mi volto verso la mia nuova assistente. — Qual è il suo nome?
— Federica Miglio. Mi dia del tu.
— Va bene.
Vado nel mio ufficio e comincio a controllare i documenti di alcuni clienti. La mia assistente si siede alla sua scrivania.
— Qui mancano alcuni fogli — dico a Federica.
Mi raggiunge e guarda i documenti che ho in mano. — Vuole che li cerchi?
— Dammi del tu. Comunque sì.
Lei esce dall’ufficio.
Lascio andare le spalle sullo schienale della sedia. Ho fatto bene ad accettare di lavorare qui? Non finirò per creare problemi a Ilaria?
Una decina di minuti dopo Federica entra nell’ufficio e mi porge i fogli mancanti. — Erano per sbaglio tra i documenti da cestinare. Il precedente direttore di sezione ha creato un certo scompiglio con i documenti.
— È stato licenziato per questo?
Federica abbassa gli occhi. — No, ma… Non credo spetti a me parlarne.
— E chi?
— Non saprei. Scusami.
— Va bene.
La mia assistente torna alla sua scrivania.
Leggo i fogli e li metto nel documento del cliente. Ho la sensazione che sarà una lunga giornata. Il mio predecessore ha combinato un casino.
Verso sera sono al bar con gli amici e Ilaria. Mi chiedono com’è stato il mio primo giorno di lavoro. Rispondo un po' forzato. Non ho molta voglia di parlarne. È stato stressante. Come avevo previsto, ho dovuto sistemare i casini del mio predecessore per tutta la giornata. Ha smistato tutti i documenti dei clienti tra loro alla rinfusa.
Ilaria non mi guarda. Beve la sua pinta di birra e mi ignora. I nostri amici le chiedono com’è lavorare insieme a me, ma lei mette subito in chiaro che non lavoro con lei, ma per lei. Loro la prendono a ridere, ma l’aria si raffredda. Poi il mio amico si mette a parlare della sua ex e l’atmosfera cambia. Da fredda a esasperante.
Io continuo a guardare Ilaria di sfuggita. Vorrei davvero parlarle di noi, ma non so come fare. Sembra che mi sopporti appena.
Sul tardi esco dal bar e mi dirigo alla macchina. L’ex di Ilaria mi passa accanto e mi volto a guardarlo. Si ferma davanti al bar. Ilaria esce dal locale, lo saluta con un abbraccio e se ne vanno insieme dalla parte opposta. Anche lei è tornata con il suo ex? La mia ex assistente aveva ragione. Sono rimasto da solo. Oppure sto fraintendendo tutto?
Guardo Ilaria e il suo ex. Camminano molto vicini, le loro mani si urtano. Forse sono davvero tornati insieme.
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