Tania, Sandra e il vecchio porco

di
genere
incesti

1. Scopare Tania solo col cazzo non mi basta. Quella pelle liscia, quel corpo che sembra fatto per essere toccato, afferrato, invaso… devo sentirla sotto le dita, nelle mani, ovunque. Le stringo le reni, le allargo le cosce da dietro e le infilo le dita nella fica mentre la bombardo a colpi secchi, decisi, come un ariete che sfonda.
Le passo le dita sul culo, le pizzico lo sfintere, le strappo un gemito quando lo premo senza pietà. E lei? Lei si contorce, s’avvita a me, è un serpente che non vuole mollare la preda. Le gambe mi stringono il bacino, le braccia al collo. Vuole tenermi dentro, tenermi tutto.
Mi spinge la faccia sul petto.
«Giocaci,» sussurra, e lo fa come se fosse un ordine.
Leccare, mordicchiare, succhiare. Quelle tettine puntute, tese, fresche… sembrano appena spuntate. Le tratto come si deve, e lei geme. Si ferma, mi guarda, fiera.
«Ti piacciono? Allora mostramelo. Ma non troppo a lungo, eh. Dopo le voglio ancora piena.»
È convinta che le cresceranno se le massaggi bene, e forse ci spalma pure qualche crema magica. Non che m’importi: se vuole le mani addosso, gliele do, cazzo.
Poi si ferma un attimo. Si inarca, alza le braccia sopra la testa. Le tette scompaiono quasi.
«Guarda… Sembro tornata indietro, eh? Ma adesso guarda qua…»
Si gira di scatto, si mette a carponi. Il culo in aria, tondo, con due fossette che fanno impazzire. Il solco in mezzo è perfetto. Le infilo il cazzo tra le chiappe e le appoggio la cappella proprio lì, sull’entrata proibita.
«Spingilo. Voglio sentirtelo dentro. Tutto. Voglio che mi spacchi.»
La voce le esce rotta, attutita. Ma non è paura. È desiderio puro.
Il buco è stretto da far male, quasi un crimine mettercelo dentro. Ma ci provo, spingo piano, centimetro dopo centimetro. Lei urla. Di dolore, di goduria, non so. Ma non mi ferma. Lo vuole tutto. Mi sento risucchiato.
«Tocca anche la fica… sì, così… continua. Cristo, sei lento come la fame, ma mi fai impazzire…»
Non smetto. Le dita le scorrono tra le labbra gonfie mentre la inculo senza pietà. Lei si scuote, si muove sotto di me come una bestia, e poi esplode. Grida, si solleva, mi stringe. Vengo dentro di lei, e lei si viene addosso, mi bagna le cosce, il ventre, tutto. Restiamo lì, agganciati come animali, fino a crollare per terra, sudati e sporchi.
Ride, ansima.
«Se provassi a farlo con qualcun’altra così, quella scapperebbe a gambe levate. Ma promettimi che non le tratterai come hai trattato me.»
Ha ancora il cazzo tra le mani. Lo accarezza, lo tiene duro. La sborrata cola piano dalla fica rasata, si allarga sul suo inguine, luccica. Mi guarda con quegli occhi furbi.
«Dimmi la verità… quante altre hai scopato così? Le hai mai preso il culo? Ti sei mai fatto succhiare mentre glielo infilavi sotto?»
Sto zitto. Le lascio il mistero.
Lei ride.
«Va bene, tieniti i tuoi segreti. Ma prima o poi verranno fuori. Sai come sono… mi piace scavare.»
E io non rispondo. Le sorrido soltanto, con il cazzo ancora duro e il sapore di lei addosso.

2. Tania mi è addosso. Sente ancora il mio odore sulla pelle, il sudore appiccicato al ventre, lo sperma che cola dalle cosce. Mi stringe con una gamba sopra le mie, la faccia premuta contro il petto. La sua mano gioca pigramente con il mio cazzo moscio, lo tiene come si tiene un animale appena sazio, ancora caldo, ancora vivo.
«Devo chiederti un piacere…» sussurra, come se temesse di svegliare qualcuno. Ma qui ci siamo solo noi due, nudi, incollati, ancora sporchi di tutto.
Non dico nulla. Non serve. Aspetto.
«Devi scoparti la mia amica Sandra.»
Lo dice piano, ma ogni parola mi colpisce come una frustata. Non cambia tono, non arrossisce. Lo dice come se fosse la cosa più normale del mondo. E forse, per lei, lo è davvero.
Io resto zitto. Ma il mio cazzo, quel bastardo, si gonfia da solo, le pulsa nella mano come un cane che sente l’odore della preda.
Tania lo sente e sorride.
«Lo sapevo…»
La sua voce è soddisfatta, quasi compiaciuta. Mi stringe più forte, mentre col pollice accarezza la cappella ormai gonfia.
«È timida, sai? Ma ha bisogno. E io voglio guardare. Voglio vedere la sua faccia quando glielo metti dentro per la prima volta. Voglio vederla mentre gode.»
Io non rispondo. Ma le prendo il mento e la bacio, sporco com’è il bacio di chi non si è ancora lavato via l’ultima scopata. Le nostre lingue si intrecciano e il mio cazzo ora è duro, pronto, carico. Lo sente e se lo struscia contro il ventre.
«Domani sera viene da me. Starai già lì. Ti farò entrare nella stanza a occhi chiusi. Voglio vederla tremare quando si accorgerà che non è uno scherzo.»
Mi mordicchia il lobo dell’orecchio.
«Sandra ha un culo che grida vendetta. Ma non gliel’ha mai dato a nessuno. Tu sarai il primo. Le sposterò io le mutandine, glielo appoggerai dentro mentre le tengo ferme le mani.»
Mi lecca il petto, scende verso la pancia.
«Ma adesso… fammi vedere come ti prepari. Voglio che le arrivi addosso con il cazzo già affilato.»
Lo prende in bocca. E da lì, si scivola di nuovo in basso.
Ma la testa, la mia, è già avanti. A Sandra. A quel corpo promesso. Alla faccia che farà quando le spingerò l’uccello dentro per la prima volta, mentre Tania ci guarda con quegli occhi maledettamente eccitati.
3. Sandra è seduta sul divano quando entro. Le gambe accavallate, le mani che si tormentano l’orlo della gonna. È evidente che non sa bene dove guardare, né cosa aspettarsi. Ha i capelli raccolti male, come se fosse uscita di corsa, e un filo di rossetto appena sbavato. Avrà vent’anni. Forse ventidue, ma non di più.
Io mi sento vecchio, ingombrante. Troppo uomo in mezzo a quella stanza piena di insicurezze e pelle giovane. Lei mi guarda, abbassa subito gli occhi. Il mio sguardo è pesante, lo so. Non è uno sguardo da coetaneo. È uno sguardo che ti scava, ti misura, ti spoglia.
Tania è in piedi dietro di lei, un sorriso da gatta soddisfatta. Si diverte. Mi prende per mano, mi avvicina.
«Sandra, lui è quello di cui ti parlavo.»
Sandra fa un cenno appena col mento. Non riesce a reggere lo sguardo. Si capisce che ha già deciso di lasciarsi andare, ma non sa come. Il corpo glielo grida, ma la testa frena. Classico.
«Non preoccuparti» le dice Tania, con voce bassa, quasi materna. «Non ti farà male. A meno che tu non lo voglia.»
Mi siedo accanto a Sandra. Sento l’odore della sua pelle, quel misto di crema, paura e calore.
«Hai paura?» le chiedo.
Lei scuote la testa, ma non convince nessuno.
Le prendo la mano. È fredda, ma non la ritrae. La tengo lì, ferma, mentre con l’altra le sfioro il ginocchio. La pelle è tesa, la coscia è dura sotto il tessuto sottile. Salgo piano. Lei respira forte, le narici si allargano, ma resta immobile.
«Guarda come trema,» dice Tania, alle mie spalle. «Ma non dice di no.»
Sandra deglutisce. Le sfioro l’interno coscia. Apro appena le ginocchia con le dita. Lei si lascia fare. La sua biancheria è sottile, bagnata. Non ha detto una parola, ma il suo corpo urla.
«Sei bellissima,» le sussurro, avvicinandomi. Lei chiude gli occhi.
Tania si siede dietro di lei, le scosta i capelli, le bacia il collo.
«Apri le gambe per lui. Lascialo entrare. Voglio vederti mentre lo senti. Non avere paura del suo corpo. È grande, sì. Ma ti vorrà bene.»
Le dita di Sandra mi stringono. Ha paura, sì. Ma anche fame. Le sposto le mutandine. La fendo con un dito solo, poi due. È stretta, calda, lubrificata da sé. Il mio cazzo è già duro, pronto a esplodere.
«Fammi vedere,» dice Tania, spostandosi per guardare meglio. «Fallo entrare. Ma piano… fammela godere.»
Mi alzo, mi slaccio i pantaloni. Sandra sbircia, poi arrossisce.
«Non ce la farò mai…» mormora.
«Oh sì che ce la farai,» le dico. «E ti piacerà.»
La faccio girare. La piego in avanti, le alzo la gonna. Il culo sporge perfetto, teso. Appoggio la cappella contro la sua figa già aperta dalle dita. La penetro piano. Lentamente. La sento gemere. E la sento aprirsi.
Tania ansima, le accarezza la schiena, la tiene ferma mentre io affondo. Sandra si lascia riempire, centimetro dopo centimetro.
«È tanto… è tanto…» geme lei.
«Tutto tuo,» le rispondo, con il fiato corto.
Tania è lì, con gli occhi sgranati. È eccitata quanto noi. Le mani che tremano, la lingua tra le labbra.
E io sono in Sandra. Dentro fino in fondo. Una figa nuova, giovane, inesperta, che si apre per me mentre l’amica la guarda e la incita.
Non c’è niente di più sporco. Niente di più bello.
Ci muoviamo come una cosa sola, incastrati l’uno nell’altro, scomposti, arrapati. Sandra cammina avanti, la pelle accesa, le gambe molli, le mutandine ancora attorcigliate attorno a una caviglia. Tania la guida per mano, la carezza come se fosse un animale prezioso da addomesticare. Io chiudo la porta della camera da letto, spogliandomi del tutto, lasciando cadere i pantaloni a terra.
Tania si volta, si spoglia anche lei, lentamente, senza fretta, godendosi la tensione nell’aria.
Sandra è al centro del letto, in ginocchio. Ha il culo alzato, le cosce leggermente divaricate, la schiena curva. Sembra confusa, eccitata, intimidita, ma non dice nulla. Il suo corpo parla per lei: la pelle d’oca sulle cosce, le labbra serrate, le mani che si aggrappano alle lenzuola.
Tania le si avvicina da dietro, le bacia le scapole, poi scende con la lingua lungo la colonna vertebrale, fino al solco tra le chiappe. Le apre le natiche con le dita.
«Lo sai cosa voglio, vero?» le dice all’orecchio.
Sandra annuisce, il respiro spezzato.
Io mi avvicino, il cazzo duro che pulsa. Tania mi guarda.
«Aspetta. Tocca a me, adesso.»
Mi prende per mano, mi spinge sul bordo del letto e si piega davanti a me, le gambe larghe, la figa che trasuda desiderio e voglia. La prendo da dietro, senza dire una parola. Le afferro i fianchi e la penetro con un colpo solo. È già pronta, bagnata, stretta. Geme forte, ma non per Sandra. Geme per me, per il cazzo che la riempie e per l’effetto che la scena le sta facendo.
Nel frattempo, con una mano libera, continua a lavorare sul culo di Sandra. Le lubrifica il buco con la saliva, con le dita, lentamente. Le accarezza la fessura, la prepara.
«Rilassati. Sta arrivando. E quando sarà dentro, voglio che ti venga mentre lo senti profondo…»
Io continuo a scoparla con forza, affondo dentro di lei mentre lei si concentra su Sandra. I colpi risuonano nella stanza, secchi, bagnati, animaleschi. Il mio cazzo sbatte contro Tania, le sbatte le chiappe a ogni affondo. Lei geme, ansima, ride persino.
Poi si gira appena.
«Vieni, ora. Prendila. Ma non le far male. Faglielo amare.»
Esco da Tania con un suono vischioso, lucido del nostro godere mescolato. Mi avvicino a Sandra, che trema appena ma non si ritrae. È piegata, pronta, il culo aperto, il buchino lucido della saliva di Tania.
Le appoggio la cappella contro. Lei fa un gemito secco, corto.
«Piano…» sussurra.
«Lo so,» le rispondo. «Ci vado piano.»
Spingo. Poco. Appena un centimetro. Il buco si tende, poi cede. Sandra si morde il labbro.
Tania le prende una mano, la tiene.
«Brava. Lo stai prendendo. Sta entrando. Sei bellissima così…»
Continuo a spingere. A poco a poco. Lei ansima, si piega di più, apre le cosce, si arrende. Quando entro per metà, la sento contrarsi attorno a me.
«Tutto bene?»
«Sì… sì… continua. Voglio sentirlo tutto.»
Tania è accanto a noi, si tocca, si lecca le dita.
«Guardati. Guardaci. Nessuno ti amerà mai così.»
E io affondo. Fino in fondo.
Sandra urla. Ma non è un grido di dolore. È liberazione.
Sandra si tende, si spezza, si torce sotto di me. Ho il cazzo affondato fino all’elsa nel suo culo stretto, e lei geme, si aggrappa al lenzuolo con dita bianche, le ginocchia scivolano sul letto mentre cerca di reggere quell’ondata che le sale da dentro.
Tania non smette un secondo. Le è accanto, una mano tra le cosce dell’amica, l’altra sul suo ventre. Le accarezza la fica, la stuzzica con due dita, poi con tre, con movimenti lenti, circolari, perfettamente calibrati. La conosce, sa dove toccarla. Sandra non ce la fa a trattenersi: urla e si scuote, una scarica la attraversa, la figa le esplode tra le dita di Tania.
«Sta venendo…» dice lei, sorridendo. «E non ha ancora finito.»
Il mio cazzo la sente pulsare attorno, il culo che si stringe e si apre, come se volesse succhiarmi dentro. A ogni spinta, un grido. A ogni affondo, un’onda. E poi lo sento: un getto caldo che le schizza fuori dalla fica, violento, improvviso. Spruzza, bagna tutto, anche le mie cosce. Tania ride, eccitata come una bambina nel fango.
«Sta squirtando… guarda che puttanella. Non ha mai goduto così, te lo giuro.»
Sandra non smette. Il suo corpo è in preda a qualcosa di più grande di lei. La fica continua a spasmi, a spruzzare a scatti, e io continuo a fotterla in culo, profondo, lento, feroce. La stanza puzza di sesso, di pelle bagnata, di umori mescolati.
Tania si mette sotto, le lecca la figa mentre io la inculo. Le raccoglie tutto quello squirt con la lingua, lo beve, lo mescola alla saliva, poi mi guarda con gli occhi lucidi, pieni di lussuria.
«Te la sto preparando di nuovo. Ma questa volta... voglio esserci anche io.»
E allora sì, capisco che non è ancora finita. Che quella notte non ha ancora detto tutto.
Io dentro Sandra, che continua a spruzzare. Tania sotto di lei, la lingua inzuppata del suo godere. Tre corpi, un solo ritmo. E il mio cazzo, duro come pietra, che decide tutto.
Sandra è un fascio di nervi scoperti, ogni tocco è una scossa, ogni carezza una fucilata nel ventre. Sotto di me si agita come una cagna in calore, il culo schiacciato contro il mio bacino, la fica che continua a pulsare tra le dita di Tania. I suoi getti si fanno più irregolari, imprevedibili, spruzzi caldi e bianchi che bagnano il viso e le labbra di Tania, che se li prende tutti con un ghigno sporco, eccitata, bagnata, complice.
«Ne ha ancora...» sussurra Tania, sollevando lo sguardo su di me. «È una fontana, cazzo. L'hai rotta, e ora non riesce più a fermarsi.»
Io continuo a spingere, più lento, più profondo. Ogni colpo in fondo al suo culo le strappa un nuovo urlo. Ma non è più dolore. È bisogno. Necessità. È voglia di essere presa e tenuta dentro come non lo è stata mai.
Tania ora si è messa in mezzo alle gambe dell’amica. Le lecca la figa ancora bagnata, le succhia il clitoride gonfio mentre io la penetro da dietro. Sandra è intrappolata tra noi due, due bocche, due mani, un cazzo. Sta perdendo completamente il controllo. Si viene ancora, e ancora. E ogni volta è uno tsunami, un’esplosione che ci lava addosso.
«Fermatemi…» geme, ma non lo vuole davvero. «Mi sto svuotando…»
«No, puttanella,» le sibila Tania. «Non ti fermi finché lui non ti viene dentro. E poi toccherà a me.»
Mi guarda, le dita ancora dentro la fica di Sandra, la lingua che le sfiora il buco che io sto scopando.
«Sei pronto per me?» chiede, allungandosi a baciarmi l’addome, con le labbra impastate di squirt. «Quando finisci qui… mi voglio inginocchiare sopra e fotterti come si fotte un dio.»
Mi manca il respiro. La vista si annebbia. Il cazzo è talmente duro che pulsa a ogni battito. Il culo di Sandra è caldo, lubrificato, stretto come il pugno di una mano.
E io sono lì, sul punto di venire.
Ma non lo faccio. Aspetto.
Perché lo voglio dentro Tania. Voglio fottere lei mentre lecca ancora la fica dell’amica, voglio spingerglielo dentro mentre squilla di piacere.
E mentre Sandra grida un altro orgasmo, urlando nel cuscino, tremando tutta, io esco, lento, il cazzo lucido di tutto il suo godere.
Mi giro verso Tania.
«Ora tocca a te. Vieni qui.»
Lei sorride.
E si inginocchia sul letto, pronta.
Tania monta sul letto con una lentezza animalesca. Ha la bocca sporca dei piaceri di Sandra, le cosce bagnate del proprio desiderio, e negli occhi quella fame bastarda che conosco fin troppo bene. Si gira, si mette a cavalcioni su di me, le dita che si trascinano sul mio petto, la figa aperta e lucida che cerca il mio cazzo come una bocca cieca.
«Non venire prima di dirmi che mi vuoi dentro.»
Lo dice con un ghigno, poi si abbassa e si infila l’uccello tutto in una volta, senza esitazione. Affonda su di me con un gemito lungo, roco, la testa che si piega all’indietro, i capelli che le scivolano sulla schiena nuda.
«Così...» sussurra. «Tutto. Voglio sentirtelo fin dentro lo stomaco.»
Si muove a ritmo lento, quasi ipnotico, poi accelera, poi di nuovo si ferma. È lei a guidare. Io sono sotto, teso come una corda, pronto a scoppiare. Ma aspetto. La guardo mentre cavalca, mentre si prende tutto di me, mentre si stringe i seni tra le mani e si tocca con le dita ancora bagnate di Sandra.
A lato, Sandra non ha più forza di parlare. È stesa nuda, sudata, stravolta, le cosce ancora aperte, il ventre che sale e scende a scatti. Ma guarda. Guarda Tania che mi cavalca e si tocca. E le brilla qualcosa negli occhi. Qualcosa che non è invidia. È fame, ancora.
Tania si piega su di me, mi afferra il viso.
«Ora vieni. Ma vieni dentro di me. Voglio sentirti. Voglio tutto.»
Le afferro i fianchi, la stringo, e comincio a spingere dal basso. Lei si morde il labbro, si tende, geme il mio nome — e poi scoppia.
Le si spezza il respiro. Trema sopra di me. Il corpo le si agita come una bestia in estasi. E io non resisto. Vengo dentro di lei con una forza che mi scuote fino alla gola. Un’esplosione calda, lunga, che ci fonde insieme.
Restiamo lì. Fusi. Scolati. Tre corpi, un unico respiro.
Tania mi bacia piano. Sandra si avvicina e si stende accanto, le dita che ancora scivolano tra le cosce.
«Domani lo rifacciamo?» mormora.
Io non rispondo.
Perché sì.
Lo rifaremo.
E forse non ci fermeremo più.
scritto il
2025-05-28
4 . 1 K
visite
3 3
voti
valutazione
6.7
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Anna suo figlio e sua nuora

racconto sucessivo

Io e mia madre due troie
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.