Mia cugina: Parte 4

di
genere
incesti

La sera dopo incontro Ilaria in un bar insieme ad altri amici. La musica house risuona nel locale pieno di gente. Beviamo per tutta la serata, senza scambiarci una sola parola. Un nostro amico si mette a parlare della sua ex che l’ha piantato per un altro. Lo fa ogni volta che usciamo fino a diventare assillante. Ci chiede cosa fare, ma poi non fa nulla o fa il contrario.
Vado in bagno, torno. Scorgo Ilaria che esce dal bar.
La seguo lungo la strada affollata per un po'. Si ferma davanti a una panchina su cui è seduto un uomo. Bello, fronte larga e zigomi alti. Lui si alza, l'abbraccia. Lei fa altrettanto. Che sia il suo ragazzo? Non mi ha mai detto di averne uno.
Li guardo per un po' mentre parlano sulla panchina. Sembrano molto seri. Ilaria pare provata dalle sue parole. Lui è una maschera di freddezza.
Vado via. Non mi sembra il caso di spiare. Non sono quel tipo di persona. Volevo solo parlarle di ieri, ma non sembra averci dato molto peso. Lo farò anch’io. Dopotutto, siamo amici da molti anni. Non può evolversi in niente. Ci siamo solo lasciati trasportare dall’atmosfera e dalla situazione. Inoltre, era brilla, anche se non sembrava.
Torno nel bar. Passo il resto della serata con gli amici. Ilaria ci raggiunge un’ora dopo. Non sembra triste o altro. Anzi, pare sollevata. Forse ha ricevuto buone notizie, da quel tipo.
Verso le due del mattino, c'è ne andiamo tutti. Mi siedo sulla panchina per rilassarmi un po'. Tutt'attorno, urla, schiamazzi, risate, colpi di clacson e auto che sfrecciano dall'altra parte della strada.
Ilaria si siede accanto a me. — Oggi hai bevuto poco. Come mai?
Se ne esce così dal nulla? E poi da dove è sbucata? — Ho bevuto parecchio, ieri. Oggi non mi andava.
— Anche a me.
— Non vai a casa?
— Non ancora.
— Aspetti qualcuno?
Mi osserva, sorpresa. Forse ho fatto centro.
Mi alzo. — Io vado. ‘Notte.
Non risponde.
Mentre mi incammino lungo la strada, incrocio l’uomo di prima. Mi passa accanto, la testa china sul cellulare.


Passano diversi giorni. Arriva domenica. In queste sere, non ho fatto altro che uscire con Ilaria e i nostri amici. Ma con leo il rapporto si è raffreddato. Non so cosa stia succedendo, ma sembra che abbia la testa altrove. Non credo sia per ciò che abbiamo fatto. Forse c'è di mezzo quell'uomo. Non che me ne importi. È solo che mi dispiace perdere un’amica così. E poi, penso che ciò che abbiamo fatto l'altra sera abbia incrinato la nostra amicizia. Non credo che si sia sentita rifiutata da me. Oppure sì? Non le ho detto di no. Non le ho detto niente. Ma non dire niente non significa anche no?
Scuoto la testa e parcheggio la macchina nello spiazzo, davanti all'azienda vinicola. Con me c'è mio cugino. L'ho portato qui perché voleva salutare sua sorella, prima di ritornare all'università.
Usciamo dall'auto ed entriamo nell'edificio. Si mette subito a parlare con sua sorella, alla reception. Dopo un po', usciamo e camminiamo lungo i filari d’uva esterni. Il cielo, una lastra azzurra.
Li seguo pochi metri dietro. Nell'aria, un forte odore di terra bagnata e di vino.
Mezz'ora dopo entriamo nella trattoria a mangiare. I loro genitori ci raggiungono poco dopo insieme ai miei. Hanno approfittato della partenza di mio cugino per cenare tutti insieme.
Durante tutto questo tempo e anche prima, non ho fatto altro che pensare a mia cugina. Ho impresso nella mente il suo bacio. Anche il suo odore. Lei mi ha ignorato per tutto il tempo. Forse è tornato insieme al suo ex.
Dopo cena, gli zii e i miei vanno via con mio cugino. Come sempre, vado a farmi la mia passeggiata notturna. Il cielo è coperto da strane nuvole rossicce. Mi fermo a pensare davanti al canale per una dozzina di minuti. In realtà, non sto pensando a nulla.
Ritorno alla trattoria e passo dal retro. Mia cugina non c'è. Forse Oronzo è venuta a prenderla. Vado alla macchina.
Alcuni passi alle mie spalle.
Mi volto.
Mia cugina si ferma davanti a me, lo sguardo corrucciato.
Mi acciglio. — Pensavo fossi anda…
Mi bacia mentre mi spinge contro la portiera dell’auto. Il suo bacio è selvaggio, passionale. Il mio pene si indurisce, preme contro la sua coscia. Continuiamo a baciarci per un po'. Poi si stacca da me con uno sguardo intenso.
— Apri la macchina — dice quasi in un sussurro.
Prendo il mazzo di chiavi con il piccolo telecomando appeso dai pantaloni, lo pigio. La macchina si apre con un bip. Lei apre la portiera posteriore, mi prende per mano, mi fa sedere sui sedili e si mette a cavalcioni su di me. Chiude la portiera.
La guardo confuso. — Che vuoi far…
Mi bacia di nuovo, le mani sul mio mento. Il mio pene preme contro la sua vagina dietro il tessuto. Le afferro il sedere. Lei scende da sopra di me e si abbassa la gonna e le mutandine, in tutta fretta. Il mio occhio cade sulla sua vagina rasata. Le sue grandi labbra sono aperte e bagnate. Dev’essere infiammata, là sotto. Mi fissa come se stesse aspettando che facessi lo stesso.
Mi tiro giù pantaloni e boxer, il mio pene si impenna. — Sei sicura? Non ho i preservativi.
Mia cugina guarda il mio pene per un attimo. Si sistema meglio sopra di me e lo guida dentro con una mano. Sento la sue vagina aprirsi sul mio glande e chiudersi intorno. È caldissima, umida. Mia cugina geme, butta le braccia attorno al mio collo. Comincia a muovere i fianchi, a sbatterli contro il mio inguine. I suoi occhi mi fissano. Non mi bacia. Ci guardiamo. A lungo.
— Sto venendo — dico in un gemito. — Spostati.
Lei mi ignora. Continua a muoversi su di me.
— Hai sentito? — chiedo.
Lei mi bacia.
Le vengo dentro. Sollevo il bacino diverse volte, come se il mio corpo volesse accertarsi di venirle in profondità. Mi stacco dal suo bacio. — Perché? Perché l’hai fatto?
Lei mi ignora, riprende a baciarmi. Continuiamo così per un pezzo.
Sento il mio sperma colare dalla sua vagina lungo il mio pene.
Mia cugina mi guarda, il viso arrossato, sconvolto, i capelli scompigliati. — È tutta colpa tua.
— Mia? Non credo proprio.
— Sei tu che mi hai costretta a fare questo.
— Ma se sei stata tu a…
— È colpa tua. Punto. — Appoggia la testa sulla mia spalla, in modo infantile.
Restiamo così a lungo, il mio pene duro ancora dentro di lei. La sua vagina è un forno. Non riesco a credere di aver fatto sesso con mia cugina. E ancor più strano che lei abbia preso l'iniziativa, dopo tutto quello che mi ha detto.
— Perché non ti sei spostata poco fa? — chiedo.
Nessuna risposta.
— Se rimani incinta... Poi è un casino.
— Non succederà.
— Non puoi saperlo.
— Lo so.
— E come lo sai?
— Parli troppo.
La guardo. — Sono serio. Se…
Mi bacia, la lingua in bocca. Continuiamo per per un po'. Poi rifacciamo sesso.
La sposto di schiena contro i sedili e inizio a martellarle la vagina coi fianchi. Colpi veloci, decisi. Mia cugina ansima.
Ci fissiamo negli occhi, senza baciarci. Le sue gambe spalancate, il viso e le labbra arrossate, i capelli scompigliati. Nell'abitacolo, il suo profumo dolce di acqua di colonia.
Sto venendo di nuovo. Per la seconda volta. Faccio per tirarlo fuori, ma mia cugina si aggrappa a me con forza. Le vengo dentro. Lei allenta la presa.
— Di nuovo — dico. — L’hai fatto di nuovo. Perché? È pericoloso.
— Ti lamenti troppo.
— Ma…
Mi bacia mentre mi tira a sé in una stretta affettuosa. Rimaniamo a baciarci per tutta la notte in un’afa mortale. La nostra pelle si appiccica come colla. Il resto, non mi importa.
scritto il
2025-05-21
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