Il gioco di Wendy 5
di
AngelicaBellaWriter
genere
dominazione
5. Quando mio marito mi dice di vestirmi bene, elegante, il cuore mi batte già più forte. Non faccio domande. So che non mi ha perdonato. Non davvero. La sua rabbia non si è spenta. Forse non si spegnerà mai.
Indosso un abito nero, aderente, che mi avvolge come una seconda pelle. Sotto, niente. Quando scendo, lui mi guarda e sorride. Ma non è un sorriso gentile. È freddo, tagliente.
«Andiamo, Wendy. È ora che ripaghi i tuoi debiti.»
Salgo in macchina con lui. Guida in silenzio, l’aria carica di tensione. Il quartiere in cui arriviamo è elegante, troppo elegante. Una villa. Le luci soffuse, un vialetto lungo, la porta che si apre ancor prima che suoniamo.
Un uomo ci accoglie. Alto, grasso, sudato, con un completo troppo stretto e un odore di colonia pesante. Mi squadra da capo a piedi, la sua lingua che si passa sulle labbra carnose.
«Questa è Wendy?» chiede a mio marito.
«Sì. Te l'avevo detto che è una puttana perfetta.»
Le sue parole mi colpiscono come uno schiaffo. Lo guardo, ma lui non mi degna di uno sguardo.
L’uomo si avvicina, le sue dita grasse che mi sollevano il mento.
«Bellissima. Spero che tu sappia cosa ti aspetta, cara.»
La sua voce è viscida, untuosa. Un brivido di disgusto mi attraversa. Ma sotto c’è qualcos’altro. Qualcosa che non riesco a spegnere. Quel fuoco sporco che mi divora.
Mio marito parla con lui, lo sento discutere. Numeri, soldi. E poi una stretta di mano.
«Bene, è tua per stanotte. Fai quello che vuoi. E mi raccomando, sii creativo.»
Sento il gelo diffondersi nel mio corpo. Lui… lui mi ha venduta. Mi ha venduta come una troia.
L’uomo mi afferra per il polso e mi trascina all'interno della villa. Mi spinge in una grande sala. Candele accese, divani in pelle scura, specchi alle pareti. E non siamo soli. Altri uomini, altri sguardi che mi scrutano come una preda.
«Bene, tesoro» dice il grassone, slacciandosi la cravatta. «Spogliati.»
Le mani mi tremano. I suoi occhi mi divorano. Attorno a me, i sussurri degli altri uomini.
«Ti ho detto di spogliarti, troia.»
La voce è più dura, e io obbedisco. Il vestito scivola sulle mie spalle, scende lentamente, e resto nuda davanti a loro. Sento i loro occhi su di me, i loro sguardi che mi spogliano ancora, le loro mani che già fremono.
Il grassone si avvicina, mi prende un seno, lo stringe, forte, troppo forte. Gemetti di dolore, ma lui sorride.
«Sì, sei perfetta.»
Schiocca le dita, e gli altri uomini si alzano. Mi circondano, le loro mani che mi afferrano, che mi esplorano. Mi costringono in ginocchio, i loro cazzi che si liberano dalle cerniere, mi colpiscono il viso.
Mi riempiono la bocca, le mani che mi tirano i capelli, i loro corpi che si alternano. Uno mi prende da dietro, senza delicatezza, la sua verga che affonda dentro di me, mentre un altro mi costringe a succhiarglielo, spingendo fino a soffocarmi.
I loro gemiti si mescolano alle mie lacrime. Mi piegano, mi tirano, mi stringono. Ogni volta che penso sia finita, uno nuovo prende il suo posto.
«Guardate come geme. La moglie perfetta, ridotta a una troia da strada» ride uno, mentre mi afferra per i fianchi e mi scopa così forte che i suoi colpi mi fanno barcollare.
Quando il grassone si avvicina, i suoi occhi brillano di una malizia crudele.
«Ora è il mio turno.»
Mi spinge sul divano, mi sale sopra, il suo peso che mi schiaccia. Il suo alito pesante sul mio viso. Mi penetra senza pietà, e io mi sento soffocare, il suo corpo grasso che si muove sopra di me, il suo sudore che mi cola addosso.
Quando viene, grugnendo come un animale, mi lascia lì, ansimante, coperta del loro seme, il corpo livido, le ginocchia tremanti.
E mentre gli altri si rivestono, ridono, escono, il grassone mi fissa, si accende un sigaro.
«Tuo marito ha fatto un affare, piccola. Spero ti piaccia essere una merce di scambio.»
Quando mio marito torna a prendermi, io sono ancora lì, nuda sul divano, i segni delle loro mani sul mio corpo.
Mi sorride.
«Divertita, Wendy?»
Non riesco a rispondere. Le gambe non mi reggono. Lui mi afferra per i capelli, mi costringe a guardarlo.
«È solo l’inizio. D’ora in poi, farai quello che dico io. E quando non sarai con me, saprai sempre che posso venderti a chiunque voglia. Perché è questo che sei.»
Una parte di me vorrebbe ribellarsi, urlare. Ma quella parte è soffocata dal fuoco che ancora mi brucia tra le cosce.
Sì. Sono una merce. E lui è il mio padrone.
Indosso un abito nero, aderente, che mi avvolge come una seconda pelle. Sotto, niente. Quando scendo, lui mi guarda e sorride. Ma non è un sorriso gentile. È freddo, tagliente.
«Andiamo, Wendy. È ora che ripaghi i tuoi debiti.»
Salgo in macchina con lui. Guida in silenzio, l’aria carica di tensione. Il quartiere in cui arriviamo è elegante, troppo elegante. Una villa. Le luci soffuse, un vialetto lungo, la porta che si apre ancor prima che suoniamo.
Un uomo ci accoglie. Alto, grasso, sudato, con un completo troppo stretto e un odore di colonia pesante. Mi squadra da capo a piedi, la sua lingua che si passa sulle labbra carnose.
«Questa è Wendy?» chiede a mio marito.
«Sì. Te l'avevo detto che è una puttana perfetta.»
Le sue parole mi colpiscono come uno schiaffo. Lo guardo, ma lui non mi degna di uno sguardo.
L’uomo si avvicina, le sue dita grasse che mi sollevano il mento.
«Bellissima. Spero che tu sappia cosa ti aspetta, cara.»
La sua voce è viscida, untuosa. Un brivido di disgusto mi attraversa. Ma sotto c’è qualcos’altro. Qualcosa che non riesco a spegnere. Quel fuoco sporco che mi divora.
Mio marito parla con lui, lo sento discutere. Numeri, soldi. E poi una stretta di mano.
«Bene, è tua per stanotte. Fai quello che vuoi. E mi raccomando, sii creativo.»
Sento il gelo diffondersi nel mio corpo. Lui… lui mi ha venduta. Mi ha venduta come una troia.
L’uomo mi afferra per il polso e mi trascina all'interno della villa. Mi spinge in una grande sala. Candele accese, divani in pelle scura, specchi alle pareti. E non siamo soli. Altri uomini, altri sguardi che mi scrutano come una preda.
«Bene, tesoro» dice il grassone, slacciandosi la cravatta. «Spogliati.»
Le mani mi tremano. I suoi occhi mi divorano. Attorno a me, i sussurri degli altri uomini.
«Ti ho detto di spogliarti, troia.»
La voce è più dura, e io obbedisco. Il vestito scivola sulle mie spalle, scende lentamente, e resto nuda davanti a loro. Sento i loro occhi su di me, i loro sguardi che mi spogliano ancora, le loro mani che già fremono.
Il grassone si avvicina, mi prende un seno, lo stringe, forte, troppo forte. Gemetti di dolore, ma lui sorride.
«Sì, sei perfetta.»
Schiocca le dita, e gli altri uomini si alzano. Mi circondano, le loro mani che mi afferrano, che mi esplorano. Mi costringono in ginocchio, i loro cazzi che si liberano dalle cerniere, mi colpiscono il viso.
Mi riempiono la bocca, le mani che mi tirano i capelli, i loro corpi che si alternano. Uno mi prende da dietro, senza delicatezza, la sua verga che affonda dentro di me, mentre un altro mi costringe a succhiarglielo, spingendo fino a soffocarmi.
I loro gemiti si mescolano alle mie lacrime. Mi piegano, mi tirano, mi stringono. Ogni volta che penso sia finita, uno nuovo prende il suo posto.
«Guardate come geme. La moglie perfetta, ridotta a una troia da strada» ride uno, mentre mi afferra per i fianchi e mi scopa così forte che i suoi colpi mi fanno barcollare.
Quando il grassone si avvicina, i suoi occhi brillano di una malizia crudele.
«Ora è il mio turno.»
Mi spinge sul divano, mi sale sopra, il suo peso che mi schiaccia. Il suo alito pesante sul mio viso. Mi penetra senza pietà, e io mi sento soffocare, il suo corpo grasso che si muove sopra di me, il suo sudore che mi cola addosso.
Quando viene, grugnendo come un animale, mi lascia lì, ansimante, coperta del loro seme, il corpo livido, le ginocchia tremanti.
E mentre gli altri si rivestono, ridono, escono, il grassone mi fissa, si accende un sigaro.
«Tuo marito ha fatto un affare, piccola. Spero ti piaccia essere una merce di scambio.»
Quando mio marito torna a prendermi, io sono ancora lì, nuda sul divano, i segni delle loro mani sul mio corpo.
Mi sorride.
«Divertita, Wendy?»
Non riesco a rispondere. Le gambe non mi reggono. Lui mi afferra per i capelli, mi costringe a guardarlo.
«È solo l’inizio. D’ora in poi, farai quello che dico io. E quando non sarai con me, saprai sempre che posso venderti a chiunque voglia. Perché è questo che sei.»
Una parte di me vorrebbe ribellarsi, urlare. Ma quella parte è soffocata dal fuoco che ancora mi brucia tra le cosce.
Sì. Sono una merce. E lui è il mio padrone.
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