Vendersi per divertimento

di
genere
tradimenti

Dopo aver riflettuto a lungo, decisi di accettare la proposta indecente. Non era la necessità di denaro a spingermi, ma il cuore palpitava al solo pensiero di incontri misteriosi, imprevedibili. L’essere trattata come merce era così eccitante e mi rendeva impaziente di sperimentarmi in un’esperienza da puttana. Un sabato mattina era programmata un’uscita al mare con mio marito e gli amici ma io, accampata la scusa di dover sbrigare un lavoro imprevisto in ufficio, in realtà raggiunsi Tano con cui mi sollazzavo in bollenti incontri da qualche mese. L’avevo incontrato per caso, grazie a un giovane stagista con cui avevo intrattenuto una fugace relazione adulterina. Tano, che esercitava su di me una torbida attrazione, era un personaggio losco, privo di scrupoli che gestiva, fra i vari traffici illeciti, un giro di prostituzione verso clienti di un certo livello e, secondo lui, io ero il tipo adatto per quella platea di lussuriosi depravati: professionista stimata, donna elegante, di classe ma con la giusta dose di perversione. Gli comunicai la mia decisione e discussi i dettagli: mi premeva in primo luogo non mettere a repentaglio la mia sicurezza, che il tutto rimanesse riservato in un’anonimato assoluto, e lui mi rassicurò. Volle congratularsi per la mia decisione:
— Brava, hai fatto la scelta giusta perché tu davvero hai la vocazione da puttana. Ricorderò per sempre, la prima volta proprio qui, quella doppia penetrazione con me e il nostro amico — che ci aveva presentati — , che è stata meravigliosa e indimenticabile. Non ho mai chiavato una femmina appassionata, calda e disponibile come te. Vedrai che ti divertirai, aprirai la tua mente e, cosa non trascurabile, potrai fare ottimi incassi anche se so che non è il tuo precipuo interesse.
Tano mi guardò con un sorriso strano
— Ti voglio fare una proposta. Mi piacerebbe che ti sperimentassi e cioè vorrei vederti alle prese con qualcosa di inconsueto. Adesso spogliati e siediti sul letto. Voglio presentarti una persona. —
Non erano passati pochi minuti, quando entrò una ragazza completamente nuda: Fatimah, una flessuosa bellezza nera con il cranio rasato, seni piccoli e sodi dai capezzoli duri come proiettili. I suoi occhi brillavano come tizzoni mentre mi fissava. Passò la lingua fra le labbra e scoprì, in un sorriso feroce, canini aguzzi e bianchissimi. Pareva un felino in prossimità della sua preda e agilmente mi fu addosso. Mostrò di apprezzare alquanto le mie forme morbide, giocò con le mie grosse mammelle, le impastò, le torturò, mi fece strillare mordendomi dolorosamente i capezzoli.
— Aiuto Tano, questa mi mangia —, esclamai scherzando, ma non troppo. —
Ero piacevolmente stupita di fronte a tanta furia e, arrendevole, mi lasciavo soggiogare; in breve si dedicò alla mia figa che esplorò con le sue affusolate dita, dotate di unghie smisurate, provocandomi brividi e poi utilizzando abilmente la sua lingua. Ero oltremodo eccitata e manifestavo a gesti e parole la mia soddisfazione. Tano che si era limitato a guardare, rise sonoramente: — Guarda che razza di gatte in calore —, non vorrete escludere il vecchio Tano da questo trastullo? —
Afferrò la ragazza e cominciò a penetrarla da dietro. L’eccitazione che Fatimah ricavava dal cazzo di Tano si tradusse in un ardore moltiplicato nel leccarmi la figa, col risultato di farmi raggiungere un entusiasmante orgasmo. Tano dopo essersi scopato la ragazza africana si rivolse a me. Sapevo perfettamente cosa intendeva il porco: voleva il mio culo ed io lo diedi in pasto, senza esitare, al suo grosso uccello famelico, avendo la possibilità, nel frattempo, di gustarmi la figa di Fatimah, una fessura che spiccava rosea fra la pelle nera e i crespi riccioli pubici, in un tripudio di succhi vaginali odorosi.
Tano mi trivellò, fino a riempirmi il culo del suo seme caldo: urlavamo tutti e tre il nostro godimento in quel pomeriggio bollente. Me ne tornai a casa soddisfatta del piacevole momento e speranzosa che qualche cliente avrebbe richiesto le mie prestazioni.
Fui esaudita. Di lì di a pochi giorni fui convocata a casa di Tano.
Appena arrivata lui mi condusse in una piccola dépendance, che serviva allo scopo, dove aspettai nervosa anche per l’ansia ingenerata dalle sue parole.
— Mi raccomando: é un personaggio molto importante e difficile. Non facciamo figuracce.
Così, quando sentii la porta aprirsi, tremai un po’. Quale fu la mia sorpresa nell’accorgermi che il primo cliente era una donna! Circa cinquant’anni alta, straordinariamente imponente d’aspetto, con il volto forte e l’atteggiamento di chi è avvezzo al comando. Una antipatica virago, fu la mia prima, sommaria impressione sbrigativamente. Lentamente mi spogliai eccetto le scarpe. — Scalzati, oca. Nuda vuol dire nuda—, ordinò severa. Mi valutò attentamente, girandomi attorno.
— Sei decisamente un bella figa appetitosa. Mi piacciono le tue belle mammelle naturali, morbide e la figa pelosa; saresti perfetta se avessi anche le ascelle irsute. Molto bene perché i seni di plastica e le vagine glabre proprio non li sopporto —.
Mi afferrò con presa ferrea, mi baciò in bocca, sul collo, sulle tette, mi succhiò brutalmente i capezzoli facendomi strillare. Mi sollevò con irrisoria facilità e mi gettò sul letto poi, come una furia, cominciò a leccarmi tutto il corpo, mi infilò la lingua nel buco del culo profondamente e finalmente si dedicò alla mia figa: la sua lingua agile e sapiente a un tempo, sapeva scovare i punti più segreti del piacere mentre contemporaneamente mi infilava le dita in vagina alla ricerca di altri punti erogeni. Ero sopraffatta e l’orgasmo giunse squassante. Mi fece godere moltissimo e gemetti di piacere; lei si bevve avidamente i miei umori vaginali succhiando rumorosamente. Abbassandosi solo i pantaloni e senza spogliarsi ulteriormente, con violenza mi schiacciò il volto fra le sue cosce .
—Leccamela cagna e fammi godere.

Non ero molto esperta. Lei se ne accorse e, magnanima, esclamò: — Imparerai con il tempo, te lo insegnerò io con le buone….—, poi con tono di minaccia —…o con le cattive.—
Volle poi leccarmi sensualmente i piedi — La prossima volta ti preferirei con un aroma più selvaggio, tienine conto —, disse rivolgendosi a me con tono di rimprovero.
Improvvisamente, senza alcun preavviso, ebbe uno scatto d’ira; diventò una furia senza ragioni e sbottò: —Non crederai, perché ho leccato i tuoi piedi, di essere tu la padrona? Tu sei appena la mia cagna, una puttana con tutti i suoi buchi disponibili.—
Investita così da quegli insulti, mi sentii umiliata e intimidita. Ma mai come quando, in rapida successione, mi afferrò per i capelli, mi trascinò in bagno urinandomi addosso.
— Guardami negli occhi e ricevi il piscio in piena faccia, cagna.
Riprendendo un tono della voce più calmo, ma pur sempre arrogante:
— Ora hai capito chi comanda? Io sono ricca e potente e ti pago profumatamente, perciò farai esattamente ciò io deciderò nel momento in cui sarai a mia disposizione. Se accadrà così andremo d’accordo. Comunque mi sei piaciuta, sei una donna dal corpo molto sexy, naturale, morbido. Inoltre sotto quel visetto innocente e timido si nasconde una grandissima porca: è un bel mix in cui difficilmente ci s’imbatte. Vedrai che avremo modo di divertirci e imparerai tante cose che nemmeno immagini. Sono
soddisfatta di te. Ci rivedremo, stanne certa. —
Mentre ero sotto la doccia pensavo a queste sue ultime parole e dovetti riconoscere che mi aveva definito esattamente: ero, in effetti, una donna che nascondeva sotto un’apparenza rispettabile una natura d’autentica troia. Questa nuova esperienza era stata sicuramente sorprendente, sconcertante ma riconobbi che mi aveva intrigata e divertita.
Tano mentre mi accompagnava alla macchina, mi disse: — Hai fatto colpo sulla contessa e non è da tutti, complimenti.—
Mi consegnò il mio compenso, generoso — dovevo riconoscerlo — che sanciva, nei fatti, il mio stato di vera puttana.
di
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2025-02-28
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