Confessioni di una giovane sposa. Terza parte. Senza più freni.
di
samas2
genere
confessioni
Egregio Direttore,
non pensavo che la mia storia potesse suscitare tanto interesse. Eppure, sembra che le mie parole abbiano colpito nel segno, che abbiano toccato corde profonde, forse proibite. Ricevere la possibilità di continuare a raccontare mi onora… e mi diverte. So bene che ciò che scrivo può scandalizzare, che certi lettori leggono con riprovazione, nascondendo la loro eccitazione dietro parole indignate. È questo il gioco più sottile, più perverso: fingere di condannare mentre si brama di sapere di più. Dopo il mio ultimo racconto, qualcuno si sarà chiesto se ci sia un limite a ciò che sono disposta a vivere. Io stessa me lo chiedo, ogni volta. Ma poi accade qualcosa, un’occasione inaspettata, una proposta indecente. E il confine si sposta ancora un po’ più in là. Mio marito continua a non capire. Corazzato dal suo moralismo si diverte alla storia che lo attira morbosamente sentendosi tranquillo. Se leggesse tra le righe, se mettesse insieme i dettagli, vacillerebbe, ma so che non può accadere perché è troppo sicuro di me, della mia fedeltà. Perché, come tanti altri, preferisce non vedere. Ma ora basta preamboli. Se il primo incontro ha segnato la mia resa e il secondo la mia trasformazione, ciò che sto per raccontare è il passo successivo. Il punto di non ritorno.
Siete pronti?
“Mi trovavo intrappolata in un vortice di desiderio e trasgressione che sembra non avere fine. Ogni nuovo incontro spinge il limite un po' più avanti, ogni nuova esperienza mi lasciava sazia e al tempo stesso assetata di qualcosa di ancora più audace.
Quando Lapo mi fece quella proposta, rimasi in silenzio. Il cuore mi batteva più forte, le mani si strinsero sui bordi della sedia, come se cercassero un appiglio, per non cadere.
— Due miei amici vorrebbero conoscerti — disse Lapo, mentre si stava rivestendo. — Sono molto curiosi di scoprire se sei davvero così calda e assatanata come ti descrivo loro.
Sgranai gli occhi. - Due?
Avrei dovuto vomitargli addosso il mio sdegno, alzarmi e andarmene una volta per tutte, ma non lo feci.
Lapo mi guardava, strafottente e sicuro della mia incapacità di ribellarmi. Sapeva già quale sarebbe stata la risposta ancor prima che la pronunciassi.
— Ti spaventa? — mi provocò — o ti eccita?
Il rossore mi avvampò il viso. Lui comprendeva benissimo che quel pensiero mi stava facendo tremare… di eccitazione per quel cedere a un ulteriore passo verso la dissolutezza
Deglutii a fatica, cercando di controllare il respiro.
— Io… io non so…
Lapo ridacchiò. Si avvicinò a lei, sfiorandole il mento con due dita.
— Non devi decidere subito. Pensa solo a questo: al piacere che regalerai a te, per l’esperienza che ti aprirà la mente e a me, che potrò sfogare la mia vena voyeuristica nel vederti in azione.
Sentivo il cuore martellare nel petto mentre varcavo la soglia dell’appartamento che Lapo aveva scelto per l’incontro. L’ambiente era raffinato, illuminato da luci soffuse che gettavano ombre sensuali sulle pareti.
I due uomini erano già lì, rilassati, bevendo qualcosa. Osservavano con occhi esperti, valutandomi con aria sorniona ed esperta.
— Complimenti, Lapo — disse uno di loro, inclinando il bicchiere nella mia direzione per indicarmi. — Hai davvero buon gusto.
L’altro si limitò a un cenno, le pupille scure che mi percorrevano con un’intensità che mi fecero mancare il respiro.
— E tu, bellezza… — aggiunse il primo, con tono sicuro. — Spogliati.
Non potevo esitare, oppormi, ribellarmi al mio essere succube e mentre il tessuto scivolava sul pavimento, sentii brucianti gli sguardi su di me. Il desiderio palese nei loro occhi mi fece tremare, ma non di paura, ma per l’attesa emozionante. Ero in piedi, nuda, esaminata dai loro sguardi. Il silenzio che seguì fu più eloquente di qualsiasi parola. Sentivo il peso del desiderio che quei due uomini proiettavano su di me, un desiderio raffinato, esperto, malvagio nell’esaltazione del potere di considerarmi totalmente loro.
Uno dei due uomini si alzò, mi girò attorno come uno squalo che studia la preda. Mi sfiorò il fianco con il dorso delle dita, tracciando un percorso lento e studiato, indugiò sulla una pubica, — Bella pelle, e bel pelo, piacevolmente d’antan — mormorò, ammirato.
L’altro si limitò a un sorriso. — Vediamo se è anche troia quanto ci hai raccontato, Lapo.
Si avvicinò con calma, mi sollevò il mento con due dita, costringendola a guardarlo.
— Sei qui per darci piacere, vero?
Abbassai gli occhi. Il mio respiro si fece più rapido.
— Sì… — risposi in un soffio.
Lapo si era accomodato su una poltrona, divertito, compiaciuto nel vedermi in balia di quei due uomini.
— Allora inginocchiati, — ordinò il primo, con un sorriso soddisfatto.
Senza pensare, senza più esitazioni, scivolai lentamente sulle ginocchia. Loro si guardarono, annuirono. Il gioco era appena iniziato.
Inginocchiata, i glutei appoggiati sui talloni, sollevai lentamente lo sguardo verso di loro. I due uomini mi fissavano dall’alto, sicuri, dominanti, pronti a ricevere il piacere che ero lì per dare.
Le loro mani mi sfiorarono i capelli, prima con un tocco leggero, poi con una presa più decisa. Mi lasciai guidare al ritmo che imponevano. Passavo da un pene all’altro, alternandomi con voluttà, sentendo il calore dei loro corpi, l’erezione sempre più esplosiva, il desiderio che cresceva nell’aria.
Uno di loro mi accarezzò il viso con il pollice, osservandomi con un sorriso compiaciuto.
— Sei brava, — sussurrò.
Avvertii un fremito di piacere attraversarmi il corpo. Sapevo che ormai non mi restava che addentrarmi completamente in quel gioco di potere e sottomissione.Poi mi presero insieme, in uno sconcio gioco a tre che mi fece gemere e urlare di piacere. Il desiderio bruciava feroce, mi sentivo sporca e dissoluta e questo mi faceva impazzire. Ogni limite cadeva, ogni freno si dissolveva. Mi prendevano senza pietà, con una brutalità raffinata che mi faceva raggiungere orgasmi violenti, mentre mi sussurravano parole oscene che mai avrei immaginato esistessero. Mi sentivo dissoluta, oltre ogni pudore, una creatura di piacere e sottomissione, totalmente aperta a tutto ciò che stavano facendomi. Il suono dei loro corpi dentro di me, che mi schiacciavano in un contemporaneo sconcio gioco, i gemiti soffocati, i loro commenti volgari, il sudore sulla pelle, tutto contribuiva a rendermi ancora più eccitata, più vogliosa, più insaziabile. Mi piacque essere inondata del loro sperma di cui dissetai la mia gola, mi esaltai nel sentire il mio godimento mescolarsi al loro, amplificando l’eccitazione di quel gioco perverso in cui avevo trovato la mia più autentica e sfrenata realizzazione. Alla fine, esausta e tremante, sentii il fruscio di banconote accarezzare la mia pelle sudata e schizzata dei loro umori. Mi stavano pagando e non poco. E lì, mentre raccoglievo i miei vestiti, realizzai che non era solo il piacere a legarmi a questa nuova vita. Era il brivido, l’eccitazione, l’essere posseduta, usata, pagata.”
Sorrisi al pensiero che mio marito, ignaro, avrebbe letto tutto questo con un misto di sdegno e desiderio, senza mai capire che la protagonista fosse davvero sua moglie.
La nuova città era diversa, più anonima. Perfetta per ricominciare, per avere la possibilità di essere un’altra donna, di tornare ad essere irreprensibile. Ma la realtà era un’altra. Ugo non era cambiato. Il suo modo di fare l’amore era lo stesso: freddo, metodico, privo di quella carnalità che ormai per me era diventata una necessità. Dopo ogni amplesso con lui, restavo sveglia a fissare il soffitto, con un vuoto dentro che mi divorava. Non potevo tornare indietro.
E poi, un giorno, lo incontrai. Era più maturo di me, affascinante, con quell’aria di uomo che sa esattamente cosa vuole e come ottenerlo. Parlava con sicurezza, e nei suoi occhi c’era quel lampo di dominio che conoscevo fin troppo bene. Il fuoco mi si risvegliò dentro. Sapevo già come sarebbe andata a finire.”
non pensavo che la mia storia potesse suscitare tanto interesse. Eppure, sembra che le mie parole abbiano colpito nel segno, che abbiano toccato corde profonde, forse proibite. Ricevere la possibilità di continuare a raccontare mi onora… e mi diverte. So bene che ciò che scrivo può scandalizzare, che certi lettori leggono con riprovazione, nascondendo la loro eccitazione dietro parole indignate. È questo il gioco più sottile, più perverso: fingere di condannare mentre si brama di sapere di più. Dopo il mio ultimo racconto, qualcuno si sarà chiesto se ci sia un limite a ciò che sono disposta a vivere. Io stessa me lo chiedo, ogni volta. Ma poi accade qualcosa, un’occasione inaspettata, una proposta indecente. E il confine si sposta ancora un po’ più in là. Mio marito continua a non capire. Corazzato dal suo moralismo si diverte alla storia che lo attira morbosamente sentendosi tranquillo. Se leggesse tra le righe, se mettesse insieme i dettagli, vacillerebbe, ma so che non può accadere perché è troppo sicuro di me, della mia fedeltà. Perché, come tanti altri, preferisce non vedere. Ma ora basta preamboli. Se il primo incontro ha segnato la mia resa e il secondo la mia trasformazione, ciò che sto per raccontare è il passo successivo. Il punto di non ritorno.
Siete pronti?
“Mi trovavo intrappolata in un vortice di desiderio e trasgressione che sembra non avere fine. Ogni nuovo incontro spinge il limite un po' più avanti, ogni nuova esperienza mi lasciava sazia e al tempo stesso assetata di qualcosa di ancora più audace.
Quando Lapo mi fece quella proposta, rimasi in silenzio. Il cuore mi batteva più forte, le mani si strinsero sui bordi della sedia, come se cercassero un appiglio, per non cadere.
— Due miei amici vorrebbero conoscerti — disse Lapo, mentre si stava rivestendo. — Sono molto curiosi di scoprire se sei davvero così calda e assatanata come ti descrivo loro.
Sgranai gli occhi. - Due?
Avrei dovuto vomitargli addosso il mio sdegno, alzarmi e andarmene una volta per tutte, ma non lo feci.
Lapo mi guardava, strafottente e sicuro della mia incapacità di ribellarmi. Sapeva già quale sarebbe stata la risposta ancor prima che la pronunciassi.
— Ti spaventa? — mi provocò — o ti eccita?
Il rossore mi avvampò il viso. Lui comprendeva benissimo che quel pensiero mi stava facendo tremare… di eccitazione per quel cedere a un ulteriore passo verso la dissolutezza
Deglutii a fatica, cercando di controllare il respiro.
— Io… io non so…
Lapo ridacchiò. Si avvicinò a lei, sfiorandole il mento con due dita.
— Non devi decidere subito. Pensa solo a questo: al piacere che regalerai a te, per l’esperienza che ti aprirà la mente e a me, che potrò sfogare la mia vena voyeuristica nel vederti in azione.
Sentivo il cuore martellare nel petto mentre varcavo la soglia dell’appartamento che Lapo aveva scelto per l’incontro. L’ambiente era raffinato, illuminato da luci soffuse che gettavano ombre sensuali sulle pareti.
I due uomini erano già lì, rilassati, bevendo qualcosa. Osservavano con occhi esperti, valutandomi con aria sorniona ed esperta.
— Complimenti, Lapo — disse uno di loro, inclinando il bicchiere nella mia direzione per indicarmi. — Hai davvero buon gusto.
L’altro si limitò a un cenno, le pupille scure che mi percorrevano con un’intensità che mi fecero mancare il respiro.
— E tu, bellezza… — aggiunse il primo, con tono sicuro. — Spogliati.
Non potevo esitare, oppormi, ribellarmi al mio essere succube e mentre il tessuto scivolava sul pavimento, sentii brucianti gli sguardi su di me. Il desiderio palese nei loro occhi mi fece tremare, ma non di paura, ma per l’attesa emozionante. Ero in piedi, nuda, esaminata dai loro sguardi. Il silenzio che seguì fu più eloquente di qualsiasi parola. Sentivo il peso del desiderio che quei due uomini proiettavano su di me, un desiderio raffinato, esperto, malvagio nell’esaltazione del potere di considerarmi totalmente loro.
Uno dei due uomini si alzò, mi girò attorno come uno squalo che studia la preda. Mi sfiorò il fianco con il dorso delle dita, tracciando un percorso lento e studiato, indugiò sulla una pubica, — Bella pelle, e bel pelo, piacevolmente d’antan — mormorò, ammirato.
L’altro si limitò a un sorriso. — Vediamo se è anche troia quanto ci hai raccontato, Lapo.
Si avvicinò con calma, mi sollevò il mento con due dita, costringendola a guardarlo.
— Sei qui per darci piacere, vero?
Abbassai gli occhi. Il mio respiro si fece più rapido.
— Sì… — risposi in un soffio.
Lapo si era accomodato su una poltrona, divertito, compiaciuto nel vedermi in balia di quei due uomini.
— Allora inginocchiati, — ordinò il primo, con un sorriso soddisfatto.
Senza pensare, senza più esitazioni, scivolai lentamente sulle ginocchia. Loro si guardarono, annuirono. Il gioco era appena iniziato.
Inginocchiata, i glutei appoggiati sui talloni, sollevai lentamente lo sguardo verso di loro. I due uomini mi fissavano dall’alto, sicuri, dominanti, pronti a ricevere il piacere che ero lì per dare.
Le loro mani mi sfiorarono i capelli, prima con un tocco leggero, poi con una presa più decisa. Mi lasciai guidare al ritmo che imponevano. Passavo da un pene all’altro, alternandomi con voluttà, sentendo il calore dei loro corpi, l’erezione sempre più esplosiva, il desiderio che cresceva nell’aria.
Uno di loro mi accarezzò il viso con il pollice, osservandomi con un sorriso compiaciuto.
— Sei brava, — sussurrò.
Avvertii un fremito di piacere attraversarmi il corpo. Sapevo che ormai non mi restava che addentrarmi completamente in quel gioco di potere e sottomissione.Poi mi presero insieme, in uno sconcio gioco a tre che mi fece gemere e urlare di piacere. Il desiderio bruciava feroce, mi sentivo sporca e dissoluta e questo mi faceva impazzire. Ogni limite cadeva, ogni freno si dissolveva. Mi prendevano senza pietà, con una brutalità raffinata che mi faceva raggiungere orgasmi violenti, mentre mi sussurravano parole oscene che mai avrei immaginato esistessero. Mi sentivo dissoluta, oltre ogni pudore, una creatura di piacere e sottomissione, totalmente aperta a tutto ciò che stavano facendomi. Il suono dei loro corpi dentro di me, che mi schiacciavano in un contemporaneo sconcio gioco, i gemiti soffocati, i loro commenti volgari, il sudore sulla pelle, tutto contribuiva a rendermi ancora più eccitata, più vogliosa, più insaziabile. Mi piacque essere inondata del loro sperma di cui dissetai la mia gola, mi esaltai nel sentire il mio godimento mescolarsi al loro, amplificando l’eccitazione di quel gioco perverso in cui avevo trovato la mia più autentica e sfrenata realizzazione. Alla fine, esausta e tremante, sentii il fruscio di banconote accarezzare la mia pelle sudata e schizzata dei loro umori. Mi stavano pagando e non poco. E lì, mentre raccoglievo i miei vestiti, realizzai che non era solo il piacere a legarmi a questa nuova vita. Era il brivido, l’eccitazione, l’essere posseduta, usata, pagata.”
Sorrisi al pensiero che mio marito, ignaro, avrebbe letto tutto questo con un misto di sdegno e desiderio, senza mai capire che la protagonista fosse davvero sua moglie.
La nuova città era diversa, più anonima. Perfetta per ricominciare, per avere la possibilità di essere un’altra donna, di tornare ad essere irreprensibile. Ma la realtà era un’altra. Ugo non era cambiato. Il suo modo di fare l’amore era lo stesso: freddo, metodico, privo di quella carnalità che ormai per me era diventata una necessità. Dopo ogni amplesso con lui, restavo sveglia a fissare il soffitto, con un vuoto dentro che mi divorava. Non potevo tornare indietro.
E poi, un giorno, lo incontrai. Era più maturo di me, affascinante, con quell’aria di uomo che sa esattamente cosa vuole e come ottenerlo. Parlava con sicurezza, e nei suoi occhi c’era quel lampo di dominio che conoscevo fin troppo bene. Il fuoco mi si risvegliò dentro. Sapevo già come sarebbe andata a finire.”
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