Il mattino ha il cazzo in bocca

di
genere
corna

Uno strano caso di cuckoldismo

Aprii gli occhi: da sotto le tende oscuranti filtrava una timida luce, vago sentore dll’alba incipiente. Scivolai fuori dal letto dalla parte della pediera, per non svegliare chi dormiva con me. Piano mi intrufolai tra le tende, fino per trovarmi di fronte alla porta finestra che dava sul balcone. In alto, la luna piena calamitò il mio sguardo per alcuni istanti, poi aprii e mi immersi nella fresca aria, incurante della mia nudità. Il lago, immobile, davanti a me ed oltre la riva opposta la maestosa silhouette delle montagne. Respirai a pieni polmoni, godendomi il solletico della frescura sui capezzoli. Come ero arrivata fin lì? Com’era cambiata la mia vita in pochi mesi? Ero entrata in convento a 18 anni ed avevo preso i voti: per 30 anni avevo mantenuto fede a quelle promesse. Sì, è vero! Avevo avuto qualche esperienza saffica con le consorelle: la superiora, la prima diceva che non c’era nulla di male, che anzi serviva a non farci sentire il bisogno dell’uomo… Ma dopo 30 anni ero ancora vergine, lo giuro. Poi, era arrivato lui, don Mario, bello e luminoso come il sole, intelligente, affabulatore. Mi era bastato uno sguardo per sentirmi turbata, pochi giorni per senirmi attratta e solo un paio di settimane per finire a letto con lui. Avea qvent’anni e passa meno di me, ma… mi aveva chiamato nella casa canonica per parlarmi di un progetto. Don Oreste, vecchio e cagionevole di salute era in ospedale. Bastarono dieci minuti e lo dissi.
“Don Mario, credo di essermi innamorata di te!” mi aspettavo una reazione diversa, molto diversa, tipo una predica, o un anatema, invece:
“Spogliati!”
“Come?”
“Spogliati!”
“Sono vergine!”
“Meglio così!”
Credo che sembrassi un automa, mentre lentamente facevo scivolare l’abito ai miei piedi, poi il reggiseno e le mutande, per offrirgli la vista del mio corpo nudo. Lui mi accarezzò e mi baciò con tenerezza, quasi con delicatezza, soffermandosi sul collo e sul lobo delle orecchie. Mi strappò gemiti di piacere senza ancora indugiare sulle parti più intime del mio corpo. Mi fece schiudere le labbra, forzandole con la sua lingua: il mio primo bacio, alla soglia dei 50 anni. Come fu quella prima volta? Fu la festa della liberazione dal tabù del sesso. Ne rimasi entusiasta e scopare con lui divenne una piacevolissima abitudine, ma che comportava gravi rischi. Occorreva trovare sempre scuse nuove e plausibili. Così, un giorno decisi di passarlo interamente con lui, notte compresa. Avevo inventato una necessità in famiglia, che mi costringeva a raggiungere il mio paese, avevo chiamato mia madre, per accertarmi che tutto filasse liscio e per avvertirla di contattarmi esclusivamente sul cellulare, adducendo come motivazione che sarei stata fuori due giorni per visitare un santuario. Don Mario si era offerto di accompagnarmi; così avevamo passato del tempo prendendo un caffè in un paese dei dintorni, discutendo di problemi della parrocchia, in modo di non attirare la curiosità degli altri avventori, poi avevamo fatto ritorno, portando la macchina in garage, mentre io mi accucciavo sul sedile posteriore. Dalla porta interna, eravamo entrati in casa. “Spogliati! Voglio che rimaniamo nudi tutto il tempo che staremo insieme!” ubbidii senza controbattere.
Dalla mia destra, sul balcone di quell’hotel mi arrivò un intenso profumo di vaniglia e tabacco. Mi voltai: sul balcone accanto, un uomo dall’apparente mia età fumava un sigaro. “Buociorno!” disse con un forte accento teutonico. “Buongiorno!” risposi con un sorriso, senza neppure pensare di andare a coprirmi. Tornai ai miei ricordi. Fu al risveglio, la mattina dopo, che Mario mi rivelò il suo segreto.
“Sai, sono un cuckold? Uno a cui piace vedere la propria donna scopare con altri uomini. Credevo di aver sconfitto la mia natura abbandonandomi alla vocazione e ci ero riuscito. Ma poi sei arrivata tu: ti ho sentito subito come la mia donna, la mia sposa e quel desiderio sopito si è rimaterializzato.”
“Stai dicendo che vorrsti che scopassi con altri? Devi essere impazzito: già è difficile tra noi!”
“Se tu vuoi essere la mia donna devi accettarmi.” Scrutò il mio sguardo, ma credo che non potè leggere altro se non la mia totale dipendenza da lui.
“E con chi?” riuscii a balbettare.
“Non preoccuparti. Ho già in mente qualcuno, ma devo ancora lavorarci.
Sentii una mano appoggiarsi sul mio culo e Franco si affiancò a me: reclinai la testa sul suo petto.
“Don Mario dorme?” chiesi.
“Sì! E anche Matteo.”
“Lasciamoli dormire: è stata una notte faticosa poer tutti.”
“Per te specialmente!”
“Ma io sono abituata, tu, piuttosto!”
“Non lo so: mi sono svegliato.” Franco è bisex e mi era stato di grande aiuto quella notte, anche se me la sarei cavata anche sola.
Un rumore, sulla nostra destra attirò la nostra attenzione: il tedesco si era avvicinato al nostro balcone ed aveva infilato il cazzo nella fessura tra una doga e l’altra di legno.
“Credo ti stia chiedendo un pompino!” asserì Franco, col candore dei suoi 19 anni.
“Che sfacciato!” Commentai. “Ma non credo che a don Mario darà fastidio.”
“Non lo penso neanche io!”
Mi avvicinai e mi accovacciai per prendere in bocca quel cazzo: odorava di piscio e di birra. Facevo fatica a lavorare di labbra, perché continuavo a sbattere sul divisorio, così usai principalmente la lingua. Mentre adempivo al mio compito, mi sentii sollevare per i fianchi, poi Franco mi allargò le gambe e, mentre ancora continuavo la mia fellatio, me lo sbattè in culo senza complimenti. Ci avevo preso proprio gusto a scopare: avevo scoperto la mia femminilità, ma anche la mia troiaggine e ne ero proprio contenta, mentre quelle due verghe si sollazzavano del mio corpo. Vennero quasi simultaneamente, uno nella bocca e l’altro in culo. Magari le loro sborre si incontreranno a metà strada, pensai divertita. Il tedesco, con un DANKE si allontanò soddisfatto.
“Fammi sentire che sapore aveva il suo cazzo!” disse Franco, invitandomi a baciarlo. Ed eravamo ancora avvinghiati in quel bacio, quando Mario ci sorprese.
“E brava la mia santarellina! Ora vieni di là che io e Matteo ti diamo il resto.” Mi prese per mano e mi portò sul letto, dove Matteo, coetaneo di Franco ci aspettava con il cazzo già bello duro. Mi avventai su di lui famelica, a prenderlo in bocca, mentre Mario mi inculava, incurante della sborra di Franco che scivolava fuori dal mio retto.
“Che faccio? Vado a farmi una doccia?” Chiese Franco.
“Ma no: è troia abbastanza da reggerci tutti e tre. E poi, qualora avesse bisogno, puoi fare come stanotte e darle un culo ed una bocca tu.”
Mi scoparono a sazietà. Ero sazia io, ma anche loro, credo. Eppure, appena finito di scopare.
“Ora diamoci una mossa!” ordinò Don Mario “Abbiamo fatto tardi e vorrei essere in cima, al rifugio, prima del tramonto. E chissà che non troviamo qualcuno disposto ad unirsi a noi per far godere questa puttana!”


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scritto il
2024-10-09
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