La soglia del desiderio

di
genere
prime esperienze


Mia moglie era uscita con le amiche. La serata era uggiosa, e mi godevo il tepore del fuoco del camino, consolandomi per la mancanza di lei. Il crepitio delle fiamme riempiva l'aria con una sensazione di calma, il bicchiere di Armagnac in mano a scaldarmi il cuore, “Il passeggero” di Cormac McCarthy per andare con lui a caccia del mistero. Mentre mi accingevo a leggere il libro che avevo aperto sul tavolo, un foglietto cadde a terra, come se avesse cercato di attirare la mia attenzione.
Lo raccolsi e lessi con curiosità. “Ci siamo sempre detti tutto; eppure manca ancora una cosa che ho conservato come una mia proprietà, gelosamente tenuta per me. Come mi piace mettere a nudo il mio corpo davanti a te, ora lo faccio con la mia anima.”
Le parole mi colpirono profondamente nel silenzio della stanza. Cosa significava realmente? Sentii il cuore accelerare, la mente riempirsi di domande.
Mentre il fuoco danzava, la nebbia fuori toglieva nitidezza al paesaggio, lasciandomi sull’orlo vertiginoso dell’ignoto. La lettera mi sfidava a esplorare le profondità della nostra intimità, a scoprire quei segreti che avevamo lasciato in ombra. Cominciai a leggere.
…….
“ Sognavo, al compimento dei miei sedici anni, di vivere il mio primo rapporto, di cedere completamente tra le braccia di un ragazzo. Questo desiderio bruciante mi tormentava, crescendo ogni giorno di più. Le mie amiche avevano già vissuto le loro prime esperienze, e ogni loro racconto non faceva che alimentare la mia ansia, lasciandomi esclusa dalle loro conversazioni.
La mia educazione rigida era una barriera insormontabile. Nella mente di mia madre, sarei dovuta arrivare illibata all'altare, al fianco di un ragazzo che rispecchiasse i suoi standard. Ma in me, una giovane donna in preda alle tempeste ormonali, le pulsioni erano impossibili da ignorare. Ogni volta che la mia mente vagava verso fantasie proibite, la voce severa di mia madre risuonava in me - Ricorda Beatrice il valore della purezza, della virtù -. Eppure, più cercavo di reprimere quei pensieri, più diventavano intensi, come un fuoco che non potevo spegnere.
Il mio corpo, da poco sbocciato, si faceva notare, anche se non me ne rendevo conto. Due seni pieni si stagliavano su una figura ancora esile, nascosta però da abiti castigati, riflesso dell'antiquata educazione che avevo ricevuto. Non avevo mai realizzato quanto il mio aspetto potesse attirare gli sguardi maschili, forse perché il mio atteggiamento dimesso finiva con lo scoraggiare le iniziative dei ragazzi.
L'estate, come ogni anno, ci trasferimmo nella nostra proprietà in campagna. Un luogo incantevole con una piscina a disposizione, ma la solitudine mi pesava. L’unica compagnia era mio fratello minore, e tra noi non c'era molto da condividere. Mi annoiavo, fino a quando nella casa accanto arrivò Armando, un uomo sui quarant'anni, bello e sicuro di sé, con un'aura che mi attirava e mi turbava allo stesso tempo.
Lui era così diverso dai ragazzi della mia età. C’era qualcosa nel suo sguardo che mi trafiggeva, come se fosse capace di leggere i miei pensieri più nascosti. Ogni volta che i nostri occhi si incrociavano, provavo un misto di agitazione e curiosità. Mi interessavo a lui, ma non riuscivo a decifrare se anche lui provava lo stesso o se era solo la mia mente a fantasticare.
Un giorno, i miei genitori decisero di fare una gita al lago. Cercarono di convincermi ad accompagnarli, ma io preferii restare a casa, trovando scuse plausibili. In realtà, volevo restare per vedere Armando. Il pensiero di trovarmi sola con lui mi affascinava, anche se dentro di me sapevo che era sbagliato.
Non appena i miei partirono, Armando si affacciò alla siepe che divideva le nostre proprietà. Iniziò a parlare di cose futili, ma il suo sguardo sembrava studiare ogni mio movimento. Il mio respiro si fece più rapido quando si avvicinò, abbassando la voce. Divisi solo dalla siepe, la conversazione prese una piega più intima. Mi parlava con un'eloquenza elegante, e non potei fare a meno di esserne affascinata.
Poi, improvvisamente, mi disse:
– Sei una ragazza splendida, Bea.
Mi resi conto che la t-shirt aderente che avevo scelto – approfittando dell'assenza di mia madre – accentuava le curve del mio seno. Provai un misto di piacere e imbarazzo. Non sapevo cosa rispondere, ma il mio corpo reagì a quelle parole. Sentii il calore invadermi mentre una piccola voce colpevole si faceva strada nella mia testa.
Armando rise.
– Scusami, non volevo metterti a disagio.
Arrossii fino alla radice dei capelli.
– Bea, perché non vieni a fare uno spuntino con me in giardino?
Esitai, cercando di apparire indifferente.
– Non vorrei disturbare.
– Nessun disturbo, ci tengo.
Alla fine, accettai, e qualche ora dopo ci trovammo seduti su una tovaglia sotto il grande tiglio, con un brunch gustoso davanti a noi. La conversazione era leggera, ma la tensione tra noi era palpabile. Cercavo i suoi occhi, forse per capire meglio ciò che provavo, o forse semplicemente per capirmi.
A un certo punto, la mia mano sfiorò la sua, involontariamente. Mi sentii subito in imbarazzo, ma Armando non fece una piega. Al contrario, si avvicinò ancora un po', fino a far scivolare la sua mano sul mio piede. Il suo tocco era leggero, quasi impercettibile, ma bastò a far tremare il mio respiro. Il calore si diffuse lungo la mia gamba, e non riuscivo a capire se dovevo allontanarmi o lasciarmi andare.
– Ti piace stare così vicina a me? – mi chiese, la sua voce bassa e profonda.
Non sapevo cosa rispondere.
– Non lo so... mi piace, ma... e se fosse sbagliato?
Armando mi guardò intensamente.
– Non c’è niente di sbagliato nel seguire ciò che provi.
Il suo sguardo sembrava sciogliere ogni mia resistenza. Sentivo i capezzoli tesi contro il tessuto della maglietta, e sapevo che lui se n'era accorto. Lentamente, si avvicinò, il suo viso a pochi centimetri dal mio.
– Sei bellissima.
Prima che potessi rispondere, le sue labbra si posarono sulle mie. Sorpresa, rimasi immobile, ma poi il mio corpo rispose. Il mio cuore batteva all’impazzata, il suo profumo mi avvolgeva, e non riuscivo a pensare ad altro se non al suo bacio.
– Vieni, – sussurrò, – entriamo in casa.
Mi prese per mano e mi condusse dentro. Ogni passo verso la porta sembrava un viaggio verso un mondo sconosciuto, e dentro di me sapevo che stavo attraversando una soglia da cui non sarei più tornata indietro.
– Non devi avere paura, – disse Armando con dolcezza. – Non faremo nulla che tu non voglia. Sarai tu a decidere.
Le sue parole mi rassicuravano, ma comunque il desiderio che provavo era più forte di ogni dubbio. Mi baciò ancora, e stavolta risposi con passione, sentendo le sue mani che scorrevano lungo il mio corpo.
Quando mi chiese se volevo togliermi i vestiti, esitai, ma poi lo lasciai fare. Mi spogliò con delicatezza, fino a farmi sentire completamente nuda ai suoi occhi. E, per la prima volta, non provai vergogna. Solo un senso di libertà e desiderio…”
……….
Sorrisi pensoso, posai il bicchiere, presi la penna e cominciai a scrivere, completai, immaginai un flashback di una giovane Bea emozionata di fronte alla tempesta della perdita dell’innocenza
………
“Il sole filtrava attraverso le persiane, inondando la stanza di una luce tenue e dorata. Bea si stiracchiò languidamente tra le lenzuola stropicciate, i suoi sensi ancora inebriati. Il corpo, stanco ma appagato, sembrava ricordarle ogni istante di quel pomeriggio. Il cuore le batteva piano, ma il ricordo di come Armando l'aveva presa, la sua voce bassa e rassicurante che la guidava, era ancora vivido. Si girò su un fianco, il lenzuolo scivolò lentamente lungo i suoi fianchi nudi, e con un sospiro profondo ripensò a come il desiderio si era fatto strada in lei, travolgendo ogni remora. Il ricordo si insinuava tra i suoi pensieri, prima come un vago sussurro e poi, via via, con una chiarezza quasi travolgente.
Rammentava come, una volta varcata la soglia della camera da letto, l’atmosfera si era fatta densa di elettricità. Il suo cuore batteva forte, ma non era più paura: era desiderio, un’urgenza che non aveva mai sperimentato prima. Armando, con delicatezza, le aveva sfilato il reggiseno, lasciando che i suoi seni pieni si liberassero, il freddo dell’aria sulla pelle sensibile le aveva dato un brivido, un misto di ansia ed eccitazione. La vista del corpo nudo, così virile e potente, le aveva rubato il respiro,
Quando le mani di Armando avevano cominciato a esplorare il suo corpo, carezzandole i fianchi e risalendo lentamente verso i seni, Bea aveva sentito un’ondata di calore invaderle il ventre. Ogni tocco era misurato, preciso, ma allo stesso tempo sapeva di predatorio. Armando le aveva fatto capire che ogni movimento, ogni sfioramento, era solo il preludio di qualcosa di più intenso. I loro corpi si erano mossi insieme, sempre più vicini, le gambe di Bea si erano divaricate leggermente, come un invito silenzioso che il suo corpo non riusciva più a trattenere.
Le sue mani si erano aggrappate al lenzuolo quando aveva sentito le labbra di Armando scendere sul suo addome, fino a raggiungere il centro del suo piacere. La prima volta che la sua lingua l’aveva toccata, un gemito le era sfuggito, un suono incontrollabile che non aveva nemmeno riconosciuto come suo. Il piacere si era accumulato rapidamente, un crescendo di sensazioni che la portava sempre più vicina al limite.
Armando era salito su di lei, i loro corpi ormai sincronizzati in un ritmo naturale, le sue spinte lente ma decise. Bea aveva sentito una scossa percorrerle il corpo quando lui l’aveva penetrata per la prima volta. Era stata una sensazione che le aveva tolto il respiro, a metà tra il dolore e il piacere puro, il confine sottile tra i due che si era sfumato fino a non distinguersi più. Si era abbandonata completamente a lui, i loro corpi che si muovevano insieme in una danza primordiale. Le mani di Armando le tenevano saldi i fianchi, guidandola, mentre i loro sospiri e gemiti si fondevano nell’aria calda della stanza, il pensiero del sangue e del seme maschile l'aveva avvolta in un misto di paura e meraviglia.
Quando avevano raggiunto il climax insieme, Bea si era sentita come se il suo corpo si fosse dissolto, le onde di piacere che le attraversavano ogni muscolo, ogni fibra. Non c'era più stato spazio per il senso di colpa o per i dubbi, solo un’esplosione di sensazioni così travolgenti che l'avevano fatta sentire viva, completa, eppure vulnerabile al tempo stesso. Era stato in quel momento che aveva realizzato quanto il suo desiderio fosse stato represso per troppo tempo, e come finalmente si fosse liberata in tutta la sua carnalità.”
……..
Scrissi a conclusione:
- “ Bea, la nudità della tua anima mi affascina tanto, forse più di quella del tuo splendido corpo. Tuo, per sempre Max -“
Ripiegai il foglio e lo appoggiai dove l’avrebbe trovato al suo ritorno. Fuori la nebbia in cotonosi arabeschi sugli alberi rendeva la realtà sospesa come in un’attesa. Per me era l’attesa di Bea.
di
scritto il
2024-09-30
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