La notte di Monica

di
genere
tradimenti

Monica tornò in albergo la sera, dove alloggiava quei giorni, al termine una lunga giornata di lavoro. Era un alberghetto appena dignitoso e al telefono se ne era lagnata col suo capo.
- La prossima volta trovatemi un posto più decente o torno a casa -.
Si fermò nella hall, per fare alcune telefonate in attesa di cenare. Languidamente seduta con le gambe accavallate mentre parlava al telefono, si avvide degli sguardi affamati di un tipo poco distante - Se vuoi giocare….
Con la scusa di frugare nella borsetta si chinò in avanti mostrando il suo straripante décolleté. Allargò le cosce smaccatamente.
- Guarda quella…una bella maialona! -, pensò Mario, senza staccare gli occhi da Monica. - Ho l’impressione che cerchi compagnia, lancia segnali inequivocabili.
La osservò con attenzione: una donna non più giovanissima, all’incirca di cinquant'anni, piuttosto appariscente, dalle curve procaci, come piacevano a lui e, indubbiamente, con una faccia da grandissima porca.
Il suo autotreno aveva necessità di un intervento e così era concesso una sosta per un giorno di riposo, proprio in quello stesso albergo. Lui, spesso lontano da casa, considerava quelle circostanze una occasione per dar sfogo ai suoi istinti e aveva buon fiuto nel coglierle. Si avvicinò alla donna e attaccò bottone, avendo la conferma che Monica si trovasse lì da sola.
Lei stanca della giornata e della noia di quei giorni, dello squallore dell’albergo, si ringalluzzì subito, oppose che una resistenza così simbolica alle avances, che aveva piuttosto il sapore di un incoraggiamento. In quelle trasferte aveva la possibilità di sperimentare quegli incontri al buio che esercitavano in lei un’attrazione irresistibile. Si trovò così a cena con Mario in una trattoria nei paraggi : il vino allentava poi ogni inibizione, qualora ce ne fosse stata.
Lei studiava l’uomo: bruno di carnagione, segaligno, volto scavato, espressione dura.
Fra loro gli sguardi erano sempre più audaci, le parole cariche di sottintesi; una mano da sotto il tavolo le si appoggiò in grembo e la palpeggiò rozzamente. Monica si sentiva allegra, civettava spudoratamente, rideva sguaiatamente. La maschera severa che esibiva durante la sua attività si scioglieva, lasciando spazio alla sua natura autentica, di donna passionale, lussuriosa che si esprimeva senza ipocriti veli.
Le loro effusioni avevano attirato le attenzioni degli altri clienti, così Monica : - Potremmo vederci da me…mi sembra che stiamo dando spettacolo. Scrisse su un post-it il numero della sua camera: era un invito esplicito. Si allontanò ancheggiando sinuosamente.
Mario poteva ritenersi soddisfatto per quel preludio così incoraggiante.
In camera, Monica si preparò con cura, scegliendo una lingerie - esagerata ne convenne - che aveva messo in valigia per occasioni come questa e che metteva in risalto le sue forme assai generose. Quando sentì bussare alla porta, aprì lentamente, sbirciò in corridoio, lo fece entrare emozionata. Mario la guardava avidamente in un crescendo di tensione
- Che figone -, sussurrò.
Monica sorrise, mentre il battito del cuore accelerava. L'emozione la travolse e si sentì pronta a lasciarsi andare completamente. Si stupì di arrossire per un pudore insolito per lei.
Monica si avvicinò sinuosamente. C'era una consapevolezza provocante nei suoi movimenti, una sguardo di sfida. Così Mario non perse tempo; le sfilò la lingerie con una certa impazienza. Monica emise un piccolo gemito, un misto di eccitazione e sorpresa, mentre il suo corpo nudo veniva esposto a sguardi bramosi.
Le mutandine finirono nelle mani di Mario, che le portò al viso con un sorriso famelico. - Sei tanta…ti mangio tutta -, sussurrò, afferrandola per i fianchi e tirandola verso di sé. Monica sentiva un calore crescere dentro di lei, il desiderio che la divorava sempre di più. Non c'era più spazio per ripensamenti; si sentiva allegra, spensierata, libera a vivere ogni istante di quella notte. Lui si divertì a stringere le mani in quelle mammelle sontuose e in quelle generose natiche, la girò, affondando il viso tra i suoi glutei esplorandole la figa, già gonfia, e il buchetto bruno strappandole risatine oscene. Monica gemeva, incitando senza parole a continuare.
- Bravo leccami tutta, anche il culo che mi piace. - Si agitava facendo ballonzolare le grosse tette mentre avvertiva la bocca di Mario lavorarla da dietro. Era travolta da sensazioni inebrianti, potenti.
Quando Mario la penetrò con un impeto che la fece strillare, lui commentò beffardamente.
- È la tua prima volta?
- Scemo…scopami senza pietà, il tuo lurido cazzo lo voglio sentire dentro e fammi godere.
Apprezzava quel membro durissimo che la trivellava instancabile e si inarcava indietro. Lui le mordeva il collo e strapazzava le enormi mammelle facendola impazzire.
Mario estrasse la sua verga lucida degli umori della figa, rivolse la sua attenzione al buchetto anale e, dopo una breve sospensione, che Monica attese nell’impazienza - avendo compreso le sue intenzioni -, gliela ficcò dentro, in un colpo secco con un movimento deciso, facendola urlare in un misto di sorpresa, piacere e dolore. Le mani di Mario affondavano ora nei suoi fianchi carnosi, mentre la pompava sempre più in profondità, Monica ansimava forte e i suoi gemiti riempivano la stanza, mentre si perdeva in quel vortice di sensazioni.
- Non fermarti, ficcalo su per il mio culo, ancora, ancora -, lo incitava, la voce rotta dal piacere. Ogni parte del suo corpo era in tensione, come se il piacere fosse troppo intenso da contenere. Mario muggiva e grugniva da animale qual era, godendo di tutta quell’abbondanza a sua disposizione. La stanza era pervasa dall'odore del sesso, di sudore, per un desiderio primordiale. Ogni colpo, ogni spinta la faceva gridare più forte, e l'estasi la travolgeva, dimenticando ogni scrupolo, ogni remora. Era da tempo che non riceveva una ripassata del genere. La notte continuò, oscena e instancabile, i loro corpi si muovevano all’unisono in una oscena danza.
Monica volle concludere da porca come si era comportata reclamando che l’esplosione del membro dell’uomo avvenisse verso la sua faccia. La sborra calda schizzò sul suo volto, il collo, le mammelle e in parte fu inghiottita dalla sua bocca vorace con evidente compiacimento.
Esausti, crollarono sul letto tra lenzuola intrise di sudore, secrezioni e sperma. Monica, esausta, respirava affannosamente, il corpo ancora scosso dai tremori dell'orgasmo. Ma non c'era rimorso, non c'era vergogna. Solo una sensazione di profonda soddisfazione.
di
scritto il
2024-09-18
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