Inferno o paradiso Ultimo episodio
di
Davide Sebastiani
genere
dominazione
La sergente Marzia alzò il braccio. Appena quel braccio si sarebbe abbassato, le altre soldatesse avrebbero sparato e la vita di Filippo sarebbe di colpo terminata. Il ragazzo continuò a ridere istericamente per qualche altro secondo per poi abbandonarsi al pianto straziante. Vedeva la sua bellissima Marzia, la commissaria, la donna di cui si era perdutamente innamorato. La vedeva di fronte a se quasi come se fosse realmente presente. Morire dopo aver trovato l’amore è la cosa peggiore che possa accadere ad un uomo ed avrebbe pagato chissà cosa per poterla vedere anche solo per un breve istante, per ammirare quel viso meraviglioso, quegli splendenti occhi verdi e per poterla baciare appassionatamente anche solo per l’ultima volta. Chissà se avrebbe capito che lui cercava solamente di tornare nel suo mondo per poter rivedere i suoi affetti, per avvertirli, ma che poi sarebbe ritornato da lei. E non gli importava che nel mondo delle amazzoni lui avrebbe dovuto obbedire alla sua donna in modo totale. Con Marzia, non gli avrebbe pesato e sarebbe stato un marito perfetto per lei. Ma ormai, tutto questo non sarebbe potuto accadere. Chiuse gli occhi aspettando che la sua vita, la sua breve vita, terminasse in quel modo assurdo.
La donna si era ritrovata in volo senza avere la minima idea di cosa stesse accadendo. Aveva visto la luce accecante e poi Filippo, che ormai aveva quasi raggiunto, gettarsi all’interno di quella luce e poi scomparire. Non ci aveva pensato nemmeno un attimo. Aveva percorso di corsa e col fiato in gola tutta la distanza che la separavano da quel vortice multicolore e si era tuffata anche lei all’interno di quella strana cosa che si era creata, nella speranza di ritrovarsi insieme al ragazzo che amava ma di lui non c’era più traccia. Quando Marzia atterrò, si ritrovò in una specie di pineta simile a quella che lei conosceva ma non ci mise molto a comprendere che era tutto diverso. Considerando i racconti di Filippo, si trovava in un altro mondo, in un’altra dimensione ma, malgrado tutto la cosa non la sconvolse più di tanto. Doveva trovare assolutamente il suo ragazzo. Solo questo contava per lei.
Ripensò a come si era ritrovata in quella situazione. Era stata avvertita da Silvia che aveva ritrovato suo marito a terra svenuto e si era fatta leggere la lettera che il ragazzo le aveva lasciato in cui diceva di voler ritrovare i suoi cari per avvertirli per poi ritornare da lei. Ma non poteva lasciarlo da solo. Ci aveva messo poco a capire dove il ragazzo voleva andare per poter aprire quella porta dimensionale, ovvero nel punto in cui era stato ritrovato e dove lo aveva salvato da quelle tre violentatrici. Era stata velocissima, con una corsa pazza con la sua vettura e si era quindi gettata al suo inseguimento. Aveva avuto la giusta intuizione in quanto, percorso un beve tratto, lo aveva sentito mentre la precedeva di quelle poche centinaia di metri che non aveva fatto in tempo a percorrere per riabbracciarlo.
Adesso però doveva cercare di ragionare con calma ma quella pineta a lei sconosciuta le fece perdere per un bel po’ l’orientamento e quando si ritrovò nella strada, aiutata dalle luci delle macchine che l’avevano indirizzata nella giusta direzione, ebbe un attimo di smarrimento nel vedere che il suo adorato Filippo era salito su una vettura e si era allontanato poi rapidamente. Lo aveva trovato ma non aveva fatto in tempo a fermarlo. Maledizione! Quello che contava però, era che si trovavano nello stesso mondo. Già, ma come rintracciarlo? Se la distanza fosse stata uguale a quella del suo mondo avrebbe dovuto percorrere una quindicina di chilometri prima di trovare la città, cosa abbastanza semplice per una come lei in forma perfetta e non ci avrebbe messo molto tempo. Già, ma poi? Conosceva nome e cognome del suo amato e forse non sarebbe stato complicato ritrovarlo ma intanto doveva arrivare in città e poi chiedere informazioni. La lingua era simile, stando a come parlava Filippo, e non avrebbe avuto molte difficoltà nel farsi comprendere. Ma ora doveva incamminarsi.
Il braccio della soldatessa Marzia si stava per abbassare inesorabilmente quando il fastidioso gracchiare della sua radio ricetrasmittente la interruppe. Si guardò intorno con un senso di fastidio
“ Un attimo ragazze. Vediamo cosa vogliono e poi giustiziamo questo terrorista” Afferrò l’apparecchio e sentì la voce concitata del suo comandante
“ Sergente, avete giustiziato l’uomo?” domandò
“ Non ancora, comandante. Lo stavo per fare prima di essere interrotta da lei. C’è qualche novità?”
“ Ci sono novità e pure grosse. Sono stata appena avvertita che un uomo di nome Filippo Cancellieri è stato appena arrestato dopo un conflitto a fuoco”
“ Ma non è possibile. Filippo Cancellieri è davanti ai miei occhi”
“ Sospenda tutto, sergente. Dobbiamo prima verificare l’identità del personaggio che avete arrestato”
“ Non capisco, comandante. L’uomo ha confessato il suo nome e le impronte testimoniano che si tratta di lui”
“ Non possiamo giustiziare un uomo senza essere sicure che si tratti di un terrorista. Le ripeto l’ordine. Sospenda l’esecuzione”
“ E dopo? Cosa faremo dopo? Se dovessimo rilasciarlo, l’uomo potrebbe dire al mondo intero quanto noi siamo brutali”
“ Lo ha picchiato, sergente?”
“ Ho dovuto comandante. Non parlava e ho dovuto usare le maniere forti come mi era stato ordinato”
“ Non ha importanza. Potremo sempre dire che l’uomo si rifiutava di collaborare. Non sarebbe la prima volta e comunque, nessun giornale si azzarderebbe a dare risalto a questa storia. Tutti i media sono a favore del nostro governo femminile e per quello sconosciuto sarebbe solo fiato sprecato. Ma non possiamo comunque macchiarci del sangue di un innocente. L’aspetto in caserma col suo prigioniero e poi avvieremo le indagini per valutare chi dei due è veramente Filippo Cancellieri” La radio smise di parlare e Marzia allargò le braccia. Era un ordine e non era abituata a discutere un ordine. Camminò verso il ragazzo che, intontito dalle percosse che aveva ricevuto, aveva compreso ben poco della conversazione avvenuta e non sapeva di essere salvo. Il sergente lo guardò e per la prima volta lo fece con occhi diversi. Quella frase che lui le aveva detto sostenendo che stavano per uccidere un innocente e che prima o poi lei lo avrebbe capito, si era miracolosamente avverata. E molto prima di quello che il ragazzo potesse immaginare. Guardò poi verso le sue soldatesse
“ Ragazze, caricatelo nella macchina e portiamolo al comando” Flaminia, la giovane soldatessa che lo aveva raccolto e contribuito quindi all’arresto, la osservò perplessa
“ Cosa c’è sergente? Perché non finisce l’esecuzione?”
“ Perché un altro uomo è stato appena arrestato e pare essere il vero Filippo Cancellieri”
“ E questo chi è allora?” chiese Flaminia sempre più smarrita
“ Ne so quanto te. Forse un gemello di cui non eravamo a conoscenza”
“ Un gemello con lo stesso nome? Non le sembra strano?”
“ Tutto mi sembra strano. Sta di fatto che forse ho pestato un innocente. Per capirci qualcosa dovremo interrogare anche l’altro e poi tireremo le somme” concluse il sergente allargando le braccia sconsolata.
La commissaria Marzia Adriani ormai correva in direzione della città già da diverso tempo. Alcune vetture si erano fermate e poi, osservando il suo strano abbigliamento si erano allontanate velocemente. Alcune addirittura guidate dagli uomini, a riprova che Filippo aveva detto la verità. Era stata pervasa da una strana sensazione e aveva deciso di accelerare il passo e il suo corpo atletico e perfettamente allenato le aveva permesso di divorare quei pochi chilometri in un tempo relativamente breve. Ormai vedeva distintamente le luci della città e poi notò due vetture ferme sulla destra, all’altezza di una casupola. Accelerò ulteriormente la corsa. Una di quelle vettura sembrava essere la stessa che aveva raccolto il suo fidanzato. Perché era ferma in quel punto? Non aveva tempo di pensare a qualche eventualità e continuò a correre proprio quando vide cinque figure, due delle quali spingevano il suo Filippo verso una delle due macchine. Il ragazzo trasalì nel vedere la sua amata e stava quasi per correrle incontro quando le forti braccia delle due soldatesse che gli stavano a fianco lo bloccarono, facendolo urlare dal dolore a causa del braccio rotto. Le altre tre soldatesse, compresa il sergente, spianarono le armi verso la nuova arrivata, non senza averne ammirato la maestosa perfezione del suo statuario corpo. Erano allarmate ma era pur sempre una donna. E qualunque donna non poteva essere un pericolo
“ Si fermi. Chi è lei? Conosce quest’uomo?” La commissaria deglutì nervosamente. Aveva visto in volto il suo amato e aveva notato che era stato picchiato selvaggiamente. Chiuse gli occhi per concentrarsi su ciò che aveva appena sentito. Parlavano lo stesso dialetto di Filippo e faceva fatica a comprenderle ma quelle armi erano un segno inequivocabile delle loro intenzioni. Alzò le braccia
“ Il mio nome è Marzia Adriani e sono una commissaria di polizia. Quel ragazzo è il mio fidanzato”
“ Ci mostri i suoi documenti” insistette l’altra Marzia che aveva sorriso nel constatare l’omonimia con quella bellissima donna. La commissaria cercò di ragionare in fretta. Erano cinque ma quello non sarebbe stato un problema. Se erano del mondo di Filippo, erano senz’altro esseri deboli, anche se erano femmine. Quello che la preoccupavano erano le armi e quelle non erano certo armi elettriche. Quelle erano armi che avrebbero ucciso. Non sapeva quali fossero le intenzioni di quelle donne ma di sicuro non erano amichevoli e doveva fare qualcosa. Non aveva nessuna intenzione di lasciare il suo adorato Filippo nelle mani di quelle femmine che sembravano tenerlo prigioniero. Scatto’ immediatamente colpendo con un calcio al volto il giovane sergente che aveva appena ridicolizzato Filippo sul piano fisico e la giovane soldatessa fece una decina di metri in volo schiantandosi a terra quasi vicino alla casupola. La altre quattro rimaste avevano osservato la scena esterrefatte e quei pochi secondo bastarono alla commissaria che velocemente si avventò su di loro colpendole senza intenzione di ucciderle e soprattutto senza che riuscissero ad alzare le loro armi su di lei. Malgrado le soldatesse fossero allenate perfettamente non poterono opporsi in nessun modo allo strapotere della donna che veniva da un’altra dimensione. Il tutto durò pochissimi secondi. Filippo, ormai libero, corse felice verso la sua salvatrice gettandole il braccio sano al collo e cercando disperatamente le sue labbra dolcissime che tanto aveva agognato nei secondi che stavano per precedere la sua morte. La donna ricambiò con ardore e passione ma poi si stacco, pur con rammarico, dal suo amore
“ Stiamo in una via trafficata. Dobbiamo allontanarci da qui” disse al giovane afferrandogli la mano per allontanarsi con lui in direzione della città ormai alle porte. Il ragazzo però la fermò
“ Aspetti signorina Marzia. Prendiamo una delle due macchine”
“ Non credo di saper guidare un veicolo così primitivo” obiettò la bellissima poliziotta
“ Io si. Posso farlo io, se lei mi dà il permesso” La commissaria sorrise. Dovevano allontanarsi in fretta ed un mezzo di locomozione, sia pur primitivo, era più adatto. I due giovani salirono nella macchina di Flaminia allontanandosi velocemente dal punto dove giacevano i corpi inanimati delle cinque soldatesse per prendere la direzione del mare, quasi per tornare vicino al punto dove tutto era iniziato ovvero nella pineta. La commissaria guardò con tenerezza il giovane alla guida, una cosa impensabile per lei. Gli accarezzò teneramente il volto
“ Cosa ti hanno fatto? Perché ti hanno picchiato così selvaggiamente? E’ dunque questo l’universo per il quale te ne sei andato via da me?”
“ No, signorina Marzia. Non è questo il mio mondo” rispose Filippo snocciolando gli avvenimenti che si erano succeduti e che erano completamente ignorati dalla giovane poliziotta che rimase stupefatta
“ Oh, per tutte le dee. E’ assurdo. Quanti mondi paralleli ci potranno mai essere?”
“ Non so dirglielo. Tre o forse milioni”
“ Vuoi dire che forse nessuno di noi due rivedrà i propri cari? Oh, adesso ti comprendo. Capisco le tue sensazioni di smarrimento che avevi nel mio mondo” Filippo annuì fermando la vettura proprio quando erano arrivati a poche centinaia di metri dalla pineta dove tutto era cominciato. Il dolore al braccio era ormai insostenibile e non riusciva più a guidare senza sentire un dolore tremendo. Marzia si avvicinò al volto del ragazzo
“ Devo portarti in un ospedale”
“ No, la prego. Sarebbe troppo complicato spiegare tutto e lei ha appena percosso cinque soldatesse. Non sappiamo quali potrebbero essere le conseguenze legali di un simile fatto in questo mondo”
“ Qualunque siano, non mi interessa. Hai un braccio rotto e sei pieno di ecchimosi” Il giovane alzò le spalle
“ Posso farcela a resistere. Quello che conta è che stiamo di nuovo insieme” La donna baciò teneramente il ragazzo quindi strappò un lembo dei suoi pantaloni per legare il braccio rotto di Filippo al collo. In questo modo, il braccio non avrebbe subito scossoni e il dolore si sarebbe attenuato. Quindi, guardò il giovane
“ E adesso?” Filippo trovò il modo di sorridere
“ Beh, non è una bella situazione. Siamo senza soldi, in un mondo ostile. Ma c’è lei e questo renderà tutto più facile. Vorrà dire che faremo la danza della pioggia” La commissaria spalancò gli occhi
“ Negli altri mondi si può far piovere danzando? Ormai, non mi sorprenderei nemmeno di questo” Il ragazzo spiegò sorridendo cosa fosse quel modo di dire e poi proseguì
“ Quando piove, si apre la porta dimensionale, quella specie di vortice che ha visto lei stessa. Dovremo sperare che piova spesso” La donna annuì
“ E sperare che gli universi non siano infiniti. Dovremo trovare anche un modo per poterci nutrire, degli abiti più adatti ma ce la faremo. E ritroveremo sia tuo mondo che il mio. Li troveremo, Filippo. Insieme, ce la faremo. Voglio tornare in tempo per le nostre nozze” concluse la giovane poliziotta baciando nuovamente il suo innamorato. Forse ce l’avrebbero fatta, o forse no ma erano di nuovo insieme. Il ragazzo sorrise poggiando la sua testa sul corpo della sua donna. Si, insieme a lei avrebbe potuto sfidare il mondo, anzi, tutti i mondi. E sapeva dentro di se che ce l’avrebbero fatta. Non sarebbe stato facile. Le difficoltà erano enormi ma sapeva che la loro storia non poteva che avere un lieto fine. Cercò per l’ennesima volta le splendide labbra di Marzia mentre si accorse che alcune gocce di pioggia stavano bagnando i vetri della vettura. Il cielo stellato aveva lasciato il posto ad alcuni grossi nuvoloni che provenivano dal mare e che si avvicinavano velocemente. Forse era un segno del destino. I due giovani si guardarono e, con un cenno d’intesa, uscirono dalla macchina. Si presero per mano alzando gli occhi al cielo e osservando con gioia che le poche gocce stavano aumentando d’intensità. Si inoltrarono nella pineta proprio mentre la pioggia era diventata ormai un temporale di grosse dimensioni. Un lampo schiarì la notte buia e poi da terra alcune foglie iniziarono ad alzarsi, quasi sollevate da una forza misteriosa, e poi a girare vorticosamente fino a creare una spirale che si rischiarò improvvisamente, come se decine di lampi fossero caduti contemporaneamente in quel punto. E finalmente il vortice dimensionale si era creato. I due giovani si sorrisero, bagnati fradici e poi, sempre tenendosi per mano, corsero insieme verso quel vortice che sembrava aspettarli. Non avevano idea di dove sarebbero atterrati ma sapevano che lo avrebbero fatto insieme. E questa era l’unica cosa che a loro interessava.
FINE
La donna si era ritrovata in volo senza avere la minima idea di cosa stesse accadendo. Aveva visto la luce accecante e poi Filippo, che ormai aveva quasi raggiunto, gettarsi all’interno di quella luce e poi scomparire. Non ci aveva pensato nemmeno un attimo. Aveva percorso di corsa e col fiato in gola tutta la distanza che la separavano da quel vortice multicolore e si era tuffata anche lei all’interno di quella strana cosa che si era creata, nella speranza di ritrovarsi insieme al ragazzo che amava ma di lui non c’era più traccia. Quando Marzia atterrò, si ritrovò in una specie di pineta simile a quella che lei conosceva ma non ci mise molto a comprendere che era tutto diverso. Considerando i racconti di Filippo, si trovava in un altro mondo, in un’altra dimensione ma, malgrado tutto la cosa non la sconvolse più di tanto. Doveva trovare assolutamente il suo ragazzo. Solo questo contava per lei.
Ripensò a come si era ritrovata in quella situazione. Era stata avvertita da Silvia che aveva ritrovato suo marito a terra svenuto e si era fatta leggere la lettera che il ragazzo le aveva lasciato in cui diceva di voler ritrovare i suoi cari per avvertirli per poi ritornare da lei. Ma non poteva lasciarlo da solo. Ci aveva messo poco a capire dove il ragazzo voleva andare per poter aprire quella porta dimensionale, ovvero nel punto in cui era stato ritrovato e dove lo aveva salvato da quelle tre violentatrici. Era stata velocissima, con una corsa pazza con la sua vettura e si era quindi gettata al suo inseguimento. Aveva avuto la giusta intuizione in quanto, percorso un beve tratto, lo aveva sentito mentre la precedeva di quelle poche centinaia di metri che non aveva fatto in tempo a percorrere per riabbracciarlo.
Adesso però doveva cercare di ragionare con calma ma quella pineta a lei sconosciuta le fece perdere per un bel po’ l’orientamento e quando si ritrovò nella strada, aiutata dalle luci delle macchine che l’avevano indirizzata nella giusta direzione, ebbe un attimo di smarrimento nel vedere che il suo adorato Filippo era salito su una vettura e si era allontanato poi rapidamente. Lo aveva trovato ma non aveva fatto in tempo a fermarlo. Maledizione! Quello che contava però, era che si trovavano nello stesso mondo. Già, ma come rintracciarlo? Se la distanza fosse stata uguale a quella del suo mondo avrebbe dovuto percorrere una quindicina di chilometri prima di trovare la città, cosa abbastanza semplice per una come lei in forma perfetta e non ci avrebbe messo molto tempo. Già, ma poi? Conosceva nome e cognome del suo amato e forse non sarebbe stato complicato ritrovarlo ma intanto doveva arrivare in città e poi chiedere informazioni. La lingua era simile, stando a come parlava Filippo, e non avrebbe avuto molte difficoltà nel farsi comprendere. Ma ora doveva incamminarsi.
Il braccio della soldatessa Marzia si stava per abbassare inesorabilmente quando il fastidioso gracchiare della sua radio ricetrasmittente la interruppe. Si guardò intorno con un senso di fastidio
“ Un attimo ragazze. Vediamo cosa vogliono e poi giustiziamo questo terrorista” Afferrò l’apparecchio e sentì la voce concitata del suo comandante
“ Sergente, avete giustiziato l’uomo?” domandò
“ Non ancora, comandante. Lo stavo per fare prima di essere interrotta da lei. C’è qualche novità?”
“ Ci sono novità e pure grosse. Sono stata appena avvertita che un uomo di nome Filippo Cancellieri è stato appena arrestato dopo un conflitto a fuoco”
“ Ma non è possibile. Filippo Cancellieri è davanti ai miei occhi”
“ Sospenda tutto, sergente. Dobbiamo prima verificare l’identità del personaggio che avete arrestato”
“ Non capisco, comandante. L’uomo ha confessato il suo nome e le impronte testimoniano che si tratta di lui”
“ Non possiamo giustiziare un uomo senza essere sicure che si tratti di un terrorista. Le ripeto l’ordine. Sospenda l’esecuzione”
“ E dopo? Cosa faremo dopo? Se dovessimo rilasciarlo, l’uomo potrebbe dire al mondo intero quanto noi siamo brutali”
“ Lo ha picchiato, sergente?”
“ Ho dovuto comandante. Non parlava e ho dovuto usare le maniere forti come mi era stato ordinato”
“ Non ha importanza. Potremo sempre dire che l’uomo si rifiutava di collaborare. Non sarebbe la prima volta e comunque, nessun giornale si azzarderebbe a dare risalto a questa storia. Tutti i media sono a favore del nostro governo femminile e per quello sconosciuto sarebbe solo fiato sprecato. Ma non possiamo comunque macchiarci del sangue di un innocente. L’aspetto in caserma col suo prigioniero e poi avvieremo le indagini per valutare chi dei due è veramente Filippo Cancellieri” La radio smise di parlare e Marzia allargò le braccia. Era un ordine e non era abituata a discutere un ordine. Camminò verso il ragazzo che, intontito dalle percosse che aveva ricevuto, aveva compreso ben poco della conversazione avvenuta e non sapeva di essere salvo. Il sergente lo guardò e per la prima volta lo fece con occhi diversi. Quella frase che lui le aveva detto sostenendo che stavano per uccidere un innocente e che prima o poi lei lo avrebbe capito, si era miracolosamente avverata. E molto prima di quello che il ragazzo potesse immaginare. Guardò poi verso le sue soldatesse
“ Ragazze, caricatelo nella macchina e portiamolo al comando” Flaminia, la giovane soldatessa che lo aveva raccolto e contribuito quindi all’arresto, la osservò perplessa
“ Cosa c’è sergente? Perché non finisce l’esecuzione?”
“ Perché un altro uomo è stato appena arrestato e pare essere il vero Filippo Cancellieri”
“ E questo chi è allora?” chiese Flaminia sempre più smarrita
“ Ne so quanto te. Forse un gemello di cui non eravamo a conoscenza”
“ Un gemello con lo stesso nome? Non le sembra strano?”
“ Tutto mi sembra strano. Sta di fatto che forse ho pestato un innocente. Per capirci qualcosa dovremo interrogare anche l’altro e poi tireremo le somme” concluse il sergente allargando le braccia sconsolata.
La commissaria Marzia Adriani ormai correva in direzione della città già da diverso tempo. Alcune vetture si erano fermate e poi, osservando il suo strano abbigliamento si erano allontanate velocemente. Alcune addirittura guidate dagli uomini, a riprova che Filippo aveva detto la verità. Era stata pervasa da una strana sensazione e aveva deciso di accelerare il passo e il suo corpo atletico e perfettamente allenato le aveva permesso di divorare quei pochi chilometri in un tempo relativamente breve. Ormai vedeva distintamente le luci della città e poi notò due vetture ferme sulla destra, all’altezza di una casupola. Accelerò ulteriormente la corsa. Una di quelle vettura sembrava essere la stessa che aveva raccolto il suo fidanzato. Perché era ferma in quel punto? Non aveva tempo di pensare a qualche eventualità e continuò a correre proprio quando vide cinque figure, due delle quali spingevano il suo Filippo verso una delle due macchine. Il ragazzo trasalì nel vedere la sua amata e stava quasi per correrle incontro quando le forti braccia delle due soldatesse che gli stavano a fianco lo bloccarono, facendolo urlare dal dolore a causa del braccio rotto. Le altre tre soldatesse, compresa il sergente, spianarono le armi verso la nuova arrivata, non senza averne ammirato la maestosa perfezione del suo statuario corpo. Erano allarmate ma era pur sempre una donna. E qualunque donna non poteva essere un pericolo
“ Si fermi. Chi è lei? Conosce quest’uomo?” La commissaria deglutì nervosamente. Aveva visto in volto il suo amato e aveva notato che era stato picchiato selvaggiamente. Chiuse gli occhi per concentrarsi su ciò che aveva appena sentito. Parlavano lo stesso dialetto di Filippo e faceva fatica a comprenderle ma quelle armi erano un segno inequivocabile delle loro intenzioni. Alzò le braccia
“ Il mio nome è Marzia Adriani e sono una commissaria di polizia. Quel ragazzo è il mio fidanzato”
“ Ci mostri i suoi documenti” insistette l’altra Marzia che aveva sorriso nel constatare l’omonimia con quella bellissima donna. La commissaria cercò di ragionare in fretta. Erano cinque ma quello non sarebbe stato un problema. Se erano del mondo di Filippo, erano senz’altro esseri deboli, anche se erano femmine. Quello che la preoccupavano erano le armi e quelle non erano certo armi elettriche. Quelle erano armi che avrebbero ucciso. Non sapeva quali fossero le intenzioni di quelle donne ma di sicuro non erano amichevoli e doveva fare qualcosa. Non aveva nessuna intenzione di lasciare il suo adorato Filippo nelle mani di quelle femmine che sembravano tenerlo prigioniero. Scatto’ immediatamente colpendo con un calcio al volto il giovane sergente che aveva appena ridicolizzato Filippo sul piano fisico e la giovane soldatessa fece una decina di metri in volo schiantandosi a terra quasi vicino alla casupola. La altre quattro rimaste avevano osservato la scena esterrefatte e quei pochi secondo bastarono alla commissaria che velocemente si avventò su di loro colpendole senza intenzione di ucciderle e soprattutto senza che riuscissero ad alzare le loro armi su di lei. Malgrado le soldatesse fossero allenate perfettamente non poterono opporsi in nessun modo allo strapotere della donna che veniva da un’altra dimensione. Il tutto durò pochissimi secondi. Filippo, ormai libero, corse felice verso la sua salvatrice gettandole il braccio sano al collo e cercando disperatamente le sue labbra dolcissime che tanto aveva agognato nei secondi che stavano per precedere la sua morte. La donna ricambiò con ardore e passione ma poi si stacco, pur con rammarico, dal suo amore
“ Stiamo in una via trafficata. Dobbiamo allontanarci da qui” disse al giovane afferrandogli la mano per allontanarsi con lui in direzione della città ormai alle porte. Il ragazzo però la fermò
“ Aspetti signorina Marzia. Prendiamo una delle due macchine”
“ Non credo di saper guidare un veicolo così primitivo” obiettò la bellissima poliziotta
“ Io si. Posso farlo io, se lei mi dà il permesso” La commissaria sorrise. Dovevano allontanarsi in fretta ed un mezzo di locomozione, sia pur primitivo, era più adatto. I due giovani salirono nella macchina di Flaminia allontanandosi velocemente dal punto dove giacevano i corpi inanimati delle cinque soldatesse per prendere la direzione del mare, quasi per tornare vicino al punto dove tutto era iniziato ovvero nella pineta. La commissaria guardò con tenerezza il giovane alla guida, una cosa impensabile per lei. Gli accarezzò teneramente il volto
“ Cosa ti hanno fatto? Perché ti hanno picchiato così selvaggiamente? E’ dunque questo l’universo per il quale te ne sei andato via da me?”
“ No, signorina Marzia. Non è questo il mio mondo” rispose Filippo snocciolando gli avvenimenti che si erano succeduti e che erano completamente ignorati dalla giovane poliziotta che rimase stupefatta
“ Oh, per tutte le dee. E’ assurdo. Quanti mondi paralleli ci potranno mai essere?”
“ Non so dirglielo. Tre o forse milioni”
“ Vuoi dire che forse nessuno di noi due rivedrà i propri cari? Oh, adesso ti comprendo. Capisco le tue sensazioni di smarrimento che avevi nel mio mondo” Filippo annuì fermando la vettura proprio quando erano arrivati a poche centinaia di metri dalla pineta dove tutto era cominciato. Il dolore al braccio era ormai insostenibile e non riusciva più a guidare senza sentire un dolore tremendo. Marzia si avvicinò al volto del ragazzo
“ Devo portarti in un ospedale”
“ No, la prego. Sarebbe troppo complicato spiegare tutto e lei ha appena percosso cinque soldatesse. Non sappiamo quali potrebbero essere le conseguenze legali di un simile fatto in questo mondo”
“ Qualunque siano, non mi interessa. Hai un braccio rotto e sei pieno di ecchimosi” Il giovane alzò le spalle
“ Posso farcela a resistere. Quello che conta è che stiamo di nuovo insieme” La donna baciò teneramente il ragazzo quindi strappò un lembo dei suoi pantaloni per legare il braccio rotto di Filippo al collo. In questo modo, il braccio non avrebbe subito scossoni e il dolore si sarebbe attenuato. Quindi, guardò il giovane
“ E adesso?” Filippo trovò il modo di sorridere
“ Beh, non è una bella situazione. Siamo senza soldi, in un mondo ostile. Ma c’è lei e questo renderà tutto più facile. Vorrà dire che faremo la danza della pioggia” La commissaria spalancò gli occhi
“ Negli altri mondi si può far piovere danzando? Ormai, non mi sorprenderei nemmeno di questo” Il ragazzo spiegò sorridendo cosa fosse quel modo di dire e poi proseguì
“ Quando piove, si apre la porta dimensionale, quella specie di vortice che ha visto lei stessa. Dovremo sperare che piova spesso” La donna annuì
“ E sperare che gli universi non siano infiniti. Dovremo trovare anche un modo per poterci nutrire, degli abiti più adatti ma ce la faremo. E ritroveremo sia tuo mondo che il mio. Li troveremo, Filippo. Insieme, ce la faremo. Voglio tornare in tempo per le nostre nozze” concluse la giovane poliziotta baciando nuovamente il suo innamorato. Forse ce l’avrebbero fatta, o forse no ma erano di nuovo insieme. Il ragazzo sorrise poggiando la sua testa sul corpo della sua donna. Si, insieme a lei avrebbe potuto sfidare il mondo, anzi, tutti i mondi. E sapeva dentro di se che ce l’avrebbero fatta. Non sarebbe stato facile. Le difficoltà erano enormi ma sapeva che la loro storia non poteva che avere un lieto fine. Cercò per l’ennesima volta le splendide labbra di Marzia mentre si accorse che alcune gocce di pioggia stavano bagnando i vetri della vettura. Il cielo stellato aveva lasciato il posto ad alcuni grossi nuvoloni che provenivano dal mare e che si avvicinavano velocemente. Forse era un segno del destino. I due giovani si guardarono e, con un cenno d’intesa, uscirono dalla macchina. Si presero per mano alzando gli occhi al cielo e osservando con gioia che le poche gocce stavano aumentando d’intensità. Si inoltrarono nella pineta proprio mentre la pioggia era diventata ormai un temporale di grosse dimensioni. Un lampo schiarì la notte buia e poi da terra alcune foglie iniziarono ad alzarsi, quasi sollevate da una forza misteriosa, e poi a girare vorticosamente fino a creare una spirale che si rischiarò improvvisamente, come se decine di lampi fossero caduti contemporaneamente in quel punto. E finalmente il vortice dimensionale si era creato. I due giovani si sorrisero, bagnati fradici e poi, sempre tenendosi per mano, corsero insieme verso quel vortice che sembrava aspettarli. Non avevano idea di dove sarebbero atterrati ma sapevano che lo avrebbero fatto insieme. E questa era l’unica cosa che a loro interessava.
FINE
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