Le bollenti lettere di Jacopo Oldani Cucchi 3

Scritto da , il 2023-02-06, genere tradimenti

Borca, febbraio 1909

Jacopo mio,
qual brutta cosa devo raccontarti, che mai avrei pensato potesse accadere. Ma grazie ai buoni consigli di don Vito e del signor notaio, ma soprattutto alla presenza assidua di tuo cugino siamo riusciti a porre rimedio ed, anzi, come dice don Vito, a fare un nuovo passo avanti nel cambiare la mentalità di questo paese.
Devi sapere che si diffuse nel nostro borgo, Dio sa solo come, la diceria che io fossi portatrice di una malformazione fisica. Tuo cugino andò su tutte e furie ed avrebbe, forse, commesso uno sproposito, se don Vito non l’avesse acquietato suggerendogli una migliore soluzione.
Organizzò, lei locali vicini alla canonica, là dove si son tenute talvolta le recite, una rappresentazione: pochi minuti solo. Ma il tutto era una scusa per raggiungere poi il suo scopo.
Difatti, finita la rappresentazione, ha parlato lui ed i toni erano quelli di una gran predica. Ha rimproverato tutti per le maldicenze in generale, che spesso non hanno fondamento, “come quella” disse “che coinvolge in questi giorni una giovane moglie di questo paese.” Mi chiamò sul palco e mi invitò a togliermi i vestiti, fino all’ultimo. Poi, rivolto ai presenti, li ammonì dicendo “Quale difetto trovate in questa donna? Badate perché il male che fate lo riceverete.” Poi mi ha consentito di rivestirmi, mentre un brusio si alzava dalla sala di gente che condannava tale maldicenza e faceva voto di scuse nei miei confronti.
Mentre tutti si ritiravano per tornare a casa, si avvicinò a noi il signor marchese, per chiederci se avessimo piacere di raggiungerlo a casa sua, che voleva parteciparci qualcosa. Così lo seguimmo.
Ci fece accomodare nella grande sala, quella che usa solitamente per le feste. Don Vito chiese cosa volesse farci vedere e, senza che lui rispondesse, sua moglie la marchesa si spogliò, dichiarandosi disponibile a soddisfare sia tuo cugino, che compare Mario. Ci scappò un sorriso quando don Vito si lamentò di essere stato escluso e la marchesa, imbarazzata, cercò di rimediare dicendo che laddove v’è posto per due, ce n’è anche per tre.
Dunque, il desiderio del marchese era farci vedere come anche la nobile signora era obbediente e devota e capisci come sarebbe stato offensivo che si rifiutassero. Così la possedettero, un po’ a turno un po’ di concerto. Ma ad un certo punto, il signor marchese si portò alle mie spalle e si cimentò di sollevarmi le vesti. Stavo rifiutandomi, ma tuo cugino mi invitò con lo sguardo a non essere scortese. Ed ho obbedito! Il signor marchese è stato il secondo uomo a penetrarmi e non me lo sarei aspettato, ma se questo è il tuo volere, espresso attraverso il cugino, sia. La cosa non mi dispiace, se a te è gradita. Tanto più, che don Vito continua a dire, che in natura tutti questi impedimenti non ci sarebbero e che aprirsi e concedersi non ha nulla a che fare con l’amore, se fatto di concerto all’amato.
Io ho qualche perplessità. Perciò aspetterò la tua risposta con ancora più ansia che mai: ragguagliami su cosa pensi riguardo a questo e come vuoi che mi comporti. Ti ripeto: non ho nulla contro, se tu mi dici che sei d’accordo.
Infine mi raccomando di non consumarti procurandoti piacere, che prima o poi vorrei farlo con mio marito e non solo per procura.
Sempre più innamorata,
Silvia.
P.S.: dimenticavo di dirti la cosa più importante e che di sicuro ti farà gioire. Tra qualche mese sarai padre ed io sono felicissima di darti un figlio

Londra, dalla residenza dell’Ambasciata del Regno d’Italia, febbraio 1909
Vita mia,
quante cose mi raccontasti nell’ultima lettera, che davvero faccio gran fatica ad ordinarle d’importanza. Usatemi venia se ti sembrerà che io non consideri nel giusto modo ogni cosa-
Quale cattiveria! Mi chiedo chi e perché abbia ritenuto di far circolare voce che vi difetti il fisico in qualcosa? A chi e come possa giovare tale maldicenza? Ben fece don Vito a tacitare tutto, anche se ciò a comportato il doverti mostrare ignuda al pubblico. Mai avrei sopportato che la maldicenza continuasse, o che mio cugino pagasse il fio d’uno sproposito compiuto per causa nostra, dopo tutto il bene che ci ha arrecato e che ancora ci arreca. Spero solo che non sia stato di troppa sofferenza per quella santa donna di tua madre.
Poi, di quel che mi racconti avvenne in casa del signor marchese lasciò perplesso anche me. Mi sentì avvampare di gelosia, ma ancora una volta devo pensare che abbia visto giusto don Vito, perché tale gelosia che mi strinse il cuore mi provocò in verità un gran piacere. La notte non riuscì a dormire, al pensiero dell’uomo che ti desiderava e, senza neanche che mi toccassi provai piacere, imbrattandomi la camicia da notte che indossavo (che qui non se ne può fare a meno neanche d’estate, figurati in questo periodo).
Sono convinto di averti affidato in buone mani e che il progetto di don Vito di cambiare il nostro paese attraverso te e un percorso difficile, ma tu saprai assecondarlo e supportarlo come merita.
Ho lasciato per ultimo di ringraziarti della gran notizia che mi desti. Padre! Ancora non mi capacitò che tale gran fortuna sia capitata a me. Ti raccomando di aver riguardo di te e di pregare il cugino di aver pazienza per mio conto, in rispetto del tuo stato.
Continua a scrivermi, che dei tuoi scritti io vivo e dei tuoi racconti provo il piacere, che mai vorrei andare con le donne di strada e neanche delle altre che, ti giuro, neanche guardo. Sì obbediente all’uomo che mi rappresenta, come fin ora sei stata, che la gelosia che mi susciti fa crescere ancora il mio amore e nessun sentimento cattivo verso di te e chi riesce ad averti.
Con amore,
Jacopo


Borca, marzo 1909

Jacopo, amore,
davvero sono confusa. Mi chiedi di riguardarmi e di chiedere a tuo cugino pazienza per il mio stato, ma poi mi dici di essergli obbediente e che i miei racconti sono il tuo piacere. Cosa devo fare, di grazia?
Scherzo, amore mio. Che parlai col dottore di questo e non col vecchio Maffei, ma con un giovane e bravo dottore che viene dalla città e mi tranquillizzò di non curarmi di comportarmi normalmente se tutto procede bene. Gli chiesi espressamente se potessi adempiere comunque ai miei doveri di moglie e lui per tutta risposta mi disse che avrebbe voluto essere al posto di mio marito per tutto il tempo. Che simpatico! Lo raccontai a tuo cugino e mi disse che lo avremmo accontentato almeno una volta, prima o poi.
Ma ora fatti raccontare d’altro. Dopo il consulto col medico, tuo cugino ha voluto che festeggiassimo subito e così facemmo. Recatici a casa, facemmo convocare subito don Vito e compare Mario (il signor notaio non poté venire, occupato nei suoi affari) ed a noi volle unirsi mia madre, che è felicissima di me e di noi. Ieri sera mi disse che i nostri tempi aspettavano qualcuno che li sconvolgesse e tu e don Vito ed io anche (se me lo permetti) li stiamo rivoltando.
Mia madre propose (e tutti accettammo) di non lasciare che qualcosa potesse succedere per caso: facemmo l’amore tutti insieme, amore mio, e non avrei mai immaginato di poter provare piacere a vederti far l’amore con mia madre, se pur attraverso tuo cugino. Io, per parte mia, ho conosciuto nella carne don Vito e devo dire che, se continuerai a volerlo, lo rifarò volentieri. Meno, purtroppo, con compare Mario: di sicuro non avrebbe voluto, ma gli ci è voluto troppo poco per raggiungere il piacere e meno male per me che c’era chi lo sostituisse, che rischiavo di conoscere la prima delusione nel sesso.
Ti sono riconoscente perché ti astieni dal frequentare donne di mal costume e di rinunciare alle altre per amor mio. Ti prometto di impegnarmi tanto per farlo io per entrambi, senza mai dimenticare di essere tua moglie e di doverti fedeltà. Mentre ti scrivo, tuo cugino mi sta sodomizzando: è stato lui a volere che lo facessi, perché, dice, così saprò trasmetterti tutte le sensazioni che sto provando. Perdona, quindi, la scrittura tremolante, ma, ti assicuro, che non è facile.
Cura di stare bene,
Silvia
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