Acustiche emozioni

di
genere
etero

Che sensazione di tenerezza, può darti la schiuma da barba sul volto! Che sorpresa, per uno che si sveglia normalmente corrucciato e in conflitto col mondo, ma soprattutto con sé stesso.
Fisso, nello specchio, la mia faccia con la sua espressione enigmatica (“da culo sentenziereste voi, lo so”), ma soddisfatta.
Una mattina d’estate.
“ Si fa presto a vestirsi, si fa presto a stupirsi.”
Ah, Patty Pravo…
” Si vabbè, asserite che è vecchia, ma, vi dico che ha molta più classe ed erotismo di certe sciacquette che vi fanno andare in brodo di giuggiole.”
Il cielo d’Agosto è così chiaro, celeste, e disvela le sembianze, ancora nascoste, di quello settembrino. La delicatezza dei colori ha in sé i germi dell’immalinconirsi delle stagioni, della fine dell’estate, compensata da una dolcezza e mitezza inusuali. Sono di buon umore, senza una ragione precisa, godendo della brezza di questa incantevole mattinata, congratulandomi con me stesso per aver rinunciato al mare. La mia mente è leggera e saluto distrattamente i rari conoscenti, perduto nei miei pensieri.
Ma l’ultimo -Buon giorno- che mi viene rivolto, mi scuote, mi strappa dalle mie dolci e lievi meditazioni, vaporizzandole e disperdendole. Un tono di voce particolare, squillante, vibrante e caldo ad un tempo, con un non so che di suadente ed erotico.
Se gli stimoli visivi, e, più sottilmente, quelli olfattivi, sono normalmente evocativi e stuzzicanti, mai mi era capitato di eccitarmi per la peculiare sonorità di una voce.
Sta di fatto che mi sento costretto a focalizzare quella figura femminile che ho appena incrociato. Compio un’inversione di 180 gradi, e con veloci passi affianco la signora affaticata e rallentata da una pesante borsa della spesa. Mi rivolge uno sguardo fra il curioso e il divertito.
Sorrido. Non ho perso del tutto il mio appeal, sono ancora un affascinante bastardo.
“ Cosa avete da ridere e da ridire? Potrei stupirvi rendendo soddisfatte le vostre giovani compagne. Non siete d’accordo? Siete i soliti st…, cosa avete capito, volevo dire stolti, non uso parolacce io.”
Le offro di trasportarle la pesante borsa. Penso che questi gesti, come pure lasciare il passo alle signore, cedere loro il posto nei mezzi pubblici, mi renda anacronistico, demodé, ma così è.
-Accidenti che spesa, e quanto pesa! Ma quanti siete in famiglia?
Divertita, ridendo armoniosamente, mi risponde che è sola.
Pur guardandola in tralice, la studio minuziosamente, scandagliandola con il mio occhio allenato. Sui cinquanta, bel fisico ammorbidito piacevolmente nei punti giusti, capelli biondi raccolti.
“ Ma sarà bionda naturale? Ho una certa passione per questo tipo e c’è un solo modo per scoprirlo.”
Il volto è grazioso segnato da sottili rughe espressive. Indossa un tubino nero e calza eleganti sandali. Al polso destro (“Si, proprio destro, non mi son sbagliato: il decadimento cognitivo può attendere”) un Baume & Mercier Riviera.
Mi piace molto e la conversazione scorre fluida fra noi. Si stabilisce un bel feeling. Rallento volutamente il passo per prolungare e gustarmi le gradevoli chiacchiere. Giunti alla meta, la invito per un caffè nel bar sotto casa sua. Mi propone, in alternativa, di bere qualcosa su da lei.
I casi son due: o è rimasta molto colpita dal mio glamour (“Risparmiatemi i vostri commenti sarcastici, please.”), oppure è una killer seriale ed io sono la vittima designata. Decido, con sommo sprezzo del pericolo, di correre il rischio e salgo da Ludovica, questo è il suo nome, bello come lei.
Siamo due adulti ed entrambi sappiamo cosa vogliamo. Mi inebriano le note di rosa e bergamotto del suo profumo, mentre faccio scivolare le mie mani sulle natiche toniche e l’attiro a me. La bacio. Si divincola graziosamente dalle mie braccia e compie un passo indietro, si toglie i sandali con classe, abbassa le spalline che tengono su il suo tubino e, muovendosi flessuosamente, se lo fa scivolare giù, lungo il corpo e le gambe.
Una mattina d’estate: si fa presto a svestirsi e a perdersi nell’incanto. La contemplo ammutolito, stupito, estasiato. Sguscio le belle, morbide, tette dal reggiseno e le soppeso sul palmo delle mie mani prima di affondarvi la faccia, inebriandomi. Mi inginocchio e le tolgo le mutandine facendole sollevare alternativamente i piedi. La mia bocca è attirata dal triangolo di Venere; la mia lingua assale e si intinge nella sua figa che mi viene offerta invitante e bagnata per il piacere che s’annuncia, e si disseta. I suoi gemiti e gridolini di piacere accompagnano la mia azione. Svuoto il mio seme fra quelle cosce accoglienti. Passano le ore in quella dimensione fatata del tempo, tempo di sesso, di dialoghi, di sogni, di profumi, di suoni, di colori.
“Vi sento, vi sento, mentre mettete in dubbio le mie prestazioni amorose, ma vi assicuro, non ho mai fatto cilecca: voi chissà, e il Viagra ve lo lascio tutto, a me non serve.”
Il giorno sta declinando e il fuoco del tramonto colora di arancio carico, le pareti che catturano i suoi raggi. Sono ancora li con lei, che non ha intenzione di lasciarmi andare, né io potrei muovermi di li.
“ Mi state facendo in……, (riprendo il controllo) inalberare, infuriare: non è la lombo-sciatalgia che mi blocca a letto, ma è che io, voglio sia così, desidero star con Ludovica. Non vi aspettavate certo che un relitto (questo però lo dite voi, eh?) alla deriva come me, trovasse un porto così accogliente. A proposito, volevate sapere se Ludovica è bionda naturale? Vi lascerei volentieri a friggere nella vostra curiosità, ma ve lo svelerò: si è proprio una bionda naturale. Comunque lasciatevelo dire siete proprio st…. Ah, pensate che volessi apostrofarvi con la parola stolti. No, no, volevo proprio dirvi: stronzi.”
di
scritto il
2018-08-15
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