Una festa molto speciale

di
genere
gay

UNA FESTA MOLTO SPECIALE
Era una festa annuale giunta alla sua decima fortunata edizione. Ci si doveva prenotare per tempo. Gli attivi a pagamento. I passivi, buon per me, gratis. Negli ampi saloni dell'antico maniero presentarsi con l'adatto travestimento era di rigore. Tutti con la maschera calata sul volto, chi da commedia dell'arte, chi da animale, chi da personaggio horror o di fantascienza, nera dal naso adunco o colorata e compiacente con pizzi e piume. I passivi semplici venivano introdotti con slip di varia foggia e farfallino nero. I passivi slave stavano in serbo bardati da collari di pelle o a catena, oppure da semplici cravatte nere, che potevano servire tanto da collare quanto da guinzaglio. Gli attivi normali e gli attivi padroni vi stazionavano in slip a tema ed ampia cappa di seta nera fino ai piedi, col cappuccio che li adombrava. Ai dom era concesso di impugnare uno scudiscio di pronto uso. Ciascuno era riconoscibile all'istante per come intendeva proporsi o era destinato ad essere e a diventare. Luci colorate soffuse. Musiche suonate al pianoforte, a tratti lugubri e ossessive, a tratti semplicemente seduttive e di atmosfera. Da bel principio gli attivi raccolti in gruppetti controllavano uno per uno e scremavano i passivi in fila indiana e in passerella, per apprezzarli e scegliere quello più di suo gusto, alcuni più gettonati, altri da smistare col gioco dei resti. Ogni prescelto riceveva un bracciale multicolore col nome d'arte del suo futuro proprietario ai cui capricci doveva restare legato per l'intera serata a meno di essere licenziato prima e ritornare in palio. Primo compito dei predestinati alla soggezione era di tallonare il loro major e di accompagnarlo nei suoi andirivieni, anche in bagno se gli scappavano dei bisogni, o nei diversi separé dove si consumava una grande quantità di sesso. Una truppa di camerierini giovani, distinguibili perché completamente nudi e solo adornati di fiocchetto nero al collo era incaricati di porgere a destra e a manca vassoi ingombri di calici o strapieni di tartine. Il capo del branco, un esimio e collaudato rompiculo di razza, dava la stura al liberi tutti con tre colpo di gong. Battuti i quali nelle sale del castello si spandevano solo gemiti e guaiti. Tutto era lecito fare e trafiggere tranne che sottrarsi al proprio ruolo, anche il più infelice e penoso purché liberamente voluto. Gli schiavi dichiarati venivano condotti in buon numero nei vetusti sotterranei attrezzati da tempo immemorabile come camere di tortura, dove era difficile immaginare che trovassero scampo. Quattro autoambulanze super attrezzate in sosta sul piazzale antistante stavano pronte per soccorrere i più bisognosi. Di baldoria in baldoria, tra strepiti e urla lancinanti, la festa andò avanti fino all'alba. Fino al momento dello stop quando i sopravvissuti di ogni ordine e grado si riversavano nelle molte limousine che affollavano il piazzale, per riportare a casa i cazzuti di mestiere, più o meno accompagnati e riveriti dalle loro vittime con tanto di occhiaie stanche per come erano state tenuti sotto debito sforzo e per come erano richiesti di continuare per giorni e per mesi a rendersi disponibili da sguatteri a coloro che avevano solo voglia di goderseli. Sappiamo già che la prossima festa avrà per titolo e sommo emblema: “LO STERMINIO”. Sono sicuro che l'illustre potentato che mi ci porterà non avrà problemi a mostrare agli astanti quanto sono diventato suo, docile ai suoi comandi e disposto, se del caso, ad accondiscendere ai suoi amici .
scritto il
2025-12-29
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