Sonia & Tommaso - Capitolo 30 – Il Prezzo del Desiderio

di
genere
tradimenti

Dopo quell'ultimo bacio rubato a Mario, un segreto bruciante tra le labbra, io e Tommaso salimmo in camera, giusto il tempo di infilarci il costume e scendere di nuovo. Arrivati in spiaggia, posai gli occhiali da sole e iniziai a guardarmi intorno
Arrivati in spiaggia, posai gli occhiali da sole e iniziai a guardarmi intorno, cercando. Lo sguardo mi scivolò da un ombrellone all'altro, ma Nicola non c'era. E nemmeno sua moglie o i figli. Un pizzico di delusione, lo ammetto, ma anche la consapevolezza che il nostro pomeriggio sarebbe stato tranquillo. L’indomani saremmo tornati a casa, alla "normalità".
Mi sdraiai sul lettino, chiudendo gli occhi. E mentre il sole mi scaldava la pelle, i pensieri iniziarono a galoppare. Tutta quella folle vacanza mi ripassò davanti: le notti con Mario ed Enzo, le ragazze, la statale... e Nicola. Mi venne una voglia matta di sentire Luca. Sì, proprio lui. Un richiamo inaspettato, ma potentissimo.
Presi il telefono e gli inviai un messaggio. Non dovetti aspettare molto, la sua risposta arrivò quasi subito. Era contento di sentirmi, ma sperava che lo avessi fatto prima. Inventai delle scuse, qualcosa di vago, del tipo "la giornata è stata un delirio", quando in realtà Nicola me lo aveva fatto uscire completamente di mente. E così, iniziò uno scambio di messaggi, via via più intimi, più dolci, ricchi di promesse da mantenere, almeno sulla carta...
Sonia: Ciao Luca... scusa se ti scrivo solo ora. Questa vacanza è un casino! 😅 Luca: Finalmente! Speravo di sentirti prima, a dire il vero. Già mi manca il tuo profumo... e non solo quello 😉 Ma va bene, l'importante è che mi pensi ancora. Dove sei? Sei tornata a Cremona? Sonia: Ancora qui a Rimini, per oggi! Domani si torna alla "realtà"... 🙄 E tu? Mi manchi anche tu, sai? Tanto... ❤️‍🔥 Luca: Anche a me, piccola. Mi manchi da impazzire. Questa partenza... è stata più dura del previsto. Avrei voluto stringerti, non lasciarti andare. Sono tornato a casa... ma la mia testa è ancora lì, con te. Tu non immagini. 🥺 Sonia: Ti capisco... sai che anch'io ho provato una stretta al cuore quando ti ho visto partire. Non è stato facile per me, credimi. Ho tanti pensieri... 😔 Luca: Lo so, lo sento. Ma dimmi, a cosa pensi? Dimmi che pensi a noi, a quello che hai sentito tra le mie braccia. Al tuo corpo che si stringeva al mio... non lo dimentico. 🥵 Il nostro segreto... voglio che diventi realtà. Sonia: Certo che ci penso, sciocchino! Come potrei dimenticare? Il tuo profumo sulla mia pelle, le tue mani... è stato così intenso, così vero. 🫠 Ho sentito qualcosa che non avevo mai provato prima, con te. Qualcosa di... pulito. Luca: Ah, Sonia... "pulito". Mi fai impazzire quando dici così. È stato amore, per me. Puro e semplice. E per te? Sii sincera... è per quello che non volevi lasciarmi andare? 🥺 Sonia: Sì, Luca. È stato amore, anche per me. Un amore... proibito. Tu lo sai. Ma è stato vero. Così vero che mi brucia dentro. 🔥 Non riesco a smettere di pensare a te, a noi due. Luca: E allora perché tutta questa esitazione? So che sei con lui, ma tu... tu non sei come lui. Tu meriti di più. Meriti tutto. E io voglio darti tutto. Lascia perdere quel... pupo. Non capisce niente di te. 😠 Sonia: Non parlare così di Tommaso, ti prego. È complicato, Luca. Non posso semplicemente... Non è così facile. Ma tu non immagini quanto desideri che lo fosse. 😔 Quei giorni... eri così dentro di me, nel mio cuore, nella mia... tutto. 💦 Luca: Lo so che è complicato, ma non impossibile. E sì, ero dentro di te. E voglio tornarci. Voglio sentirti mia, ogni notte. Non un segreto, non un momento rubato. Voglio la tua bocca, la tua fica... tutto di te, solo per me. Ti ricordi quanto eri eccitata? 😈 Sonia: Me lo ricordo bene... e mi eccita al solo pensiero di te. 🤤 Sai quanto mi piace quando sei così possessivo. E poi, se mi parli così... Mi fai venire voglia di scappare da qui, di venire subito da te, di non pensare a niente. Sono una ragazza per bene, no? Ma tu mi fai sentire... diversa. Luca: Non devi scappare, devi solo scegliere. Scegli me. Scegli il vero piacere, il vero amore. Voglio sentirti dire che sei mia, Sonia. Solo mia. Voglio prenderti, possederti. 🍆🍑 Ti prometto che non ti farò mancare nulla. Nessuno ti darà quello che ti posso dare io. Sonia: Luca... mi fai perdere la testa. 😵‍💫 Sento il mio corpo che si scalda solo a leggere le tue parole. Non so cosa fare, davvero. Ho paura. Paura di quello che provo per te, paura di quello che vorrei fare. Ma voglio sentirti ancora. Voglio le tue mani su di me. Voglio il tuo sapore in bocca. 👅 Luca: Non avere paura, piccola. Paura di cosa? Di essere felice? Di essere te stessa? Non ti lascerò mai. Ti stringerò forte, ti proteggerò, ti darò tutto il mio amore. E tutto il mio cazzo. Ogni volta che lo vorrai, ovunque tu lo vorrai. 🍆 Ti prometto che sarai la donna più desiderata e amata del mondo. Sonia: Non so... non so. Ma le tue parole mi fanno sognare. E desiderare. Così tanto. Fammi sognare ancora, Luca. Promettimi che un giorno... 🤞 Un giorno saremo solo noi. Ti va? Luca: Promesso, Sonia. Un giorno... saremo solo noi. Insieme. E sarà solo l'inizio. Ti verrò a prendere, non dubitare mai. 😘
Misi via il telefono, con il cuore che batteva forte per l'illusione di un amore pulito che Luca mi offriva. Eppure, un pensiero strisciante mi assalì: dov’era finito Nicola? Quella era la vera domanda, il vero buco nero del mio desiderio. La sua assenza si faceva sentire, sentivo la mancanza del suo cazzo, del suo modo di prendermi, di dominarmi.
Ero lì, in topless come mi aveva ordinato lui, e mi godevo gli sguardi allupati dei ragazzi e dei signori. Fingevo di non guardarli, ma l'eccitazione mi saliva, una vampata di piacere che mi rendeva ancora più audace. Tommaso non c'era, mi sembrava di aver sentito la sua voce provenire dal campo di volley. Meglio così, campo libero per la mia sfacciataggine.
Ero stanca di stare lì da sola, così mi alzai e decisi di farmi un giro. Camminando sulla battigia, guardavo il mare. Sentivo già che mi sarebbe mancato, lo sapevo bene. Specialmente dopo tutti quei segreti che custodiva per me. E pensare che non ci sarei nemmeno voluta andare a Rimini...
Più avanti, fui fermata da tre ragazzi. Sembravano simpatici, e mi misi a parlare con loro con naturalezza. Iniziammo a camminare insieme. Loro ci provavano, specialmente il più carino: un ragazzo alto, biondo e dagli occhi azzurri di nome Filippo. Gli dissi che ero in vacanza con il mio ragazzo, ma a loro sembrava non importare affatto. Mi invitarono al bar e io accettai.
Ero in topless, ma non mi vergognai. Ci avevo fatto presto l'abitudine, e anzi, mi piaceva vedere i loro sguardi, ammirati e desiderosi, fissi sul mio seno nudo. Flirtare con loro era piacevole, divertente, un modo innocuo per non pensare a cose molto più peccaminose, quelle che mi aspettavano al calar del sole.
Al momento di lasciarsi, Filippo chiese un bacio. Guardandolo negli occhi, gli sorrisi; avrei voluto dire di no, che ero fidanzata. Ma lui, prima che potessi rispondere, lo fece. Un contatto a cui fui incapace di sottrarmi; anzi, la mia lingua incontrò volentieri la sua. Quel gesto sfrontato, capace ancora di sorprendermi e di eccitarmi, fu un piccolo, dolce tradimento, fatto con leggerezza. Quando poi volle il numero di telefono, glielo diedi senza esitare.
Tornai verso l'ombrellone, sentendomi stranamente felice. Ma dov'era finita la ragazza che sapeva respingere le avance, quella così ligia alle regole? Era sparita, o forse non era mai esistita davvero. Questa nuova Sonia piaceva, intrigava. E un pensiero mi attraversò la mente: peccato non averlo fatto prima…
In quel momento di euforia, mi fermai davanti al campo di volley. Lì c'era Tommaso, il mio Tommaso, che giocava con un sorriso radioso stampato in faccia. Cominciai a incitarlo, a tifare per la sua squadra; lui mi guardava e ricambiava con un amore così puro. Lo amavo anche io, lo sentivo. In quell'istante, i miei tradimenti e le avventure parevano un'altra cosa: un desiderio irrefrenabile di trasgredire che non c'entrava nulla con quello che provavo per lui. Dove avrei mai trovato un altro ragazzo tanto buono e ingenuo? Certamente non Luca, con la sua gelosia asfissiante.
Proprio allora, il telefono ronzò nella mano. Sorrisi. Era Filippo, non aveva perso tempo. Si dimostrò subito audace, furbetto, e io... io decisi di rispondergli a tono, con la solita, irresistibile malizia.
Filippo: Ciao Sonia... quel bacio non mi è bastato. 😉 Sei tornata all'ombrellone? O sei ancora in giro a far girare la testa ai ragazzi? Sonia: Ciao Filippo. Che sfrontato! 😂 Non è che non ti sia bastato, è che sei un furbetto. Sono al campo di volley, a tifare per... indovina chi? 😉 Filippo: Ah, la tua dolce metà, immagino. Che peccato. 😏 Ma non dirmi che il mio bacio non ti ha fatto effetto... non mentire, ho sentito la tua lingua. 👅 Sonia: Effetto? Forse un pizzico... 🤫 Ma non montarti la testa, carino. E la mia lingua, beh, quella è molto curiosa. Non sai in quali avventure si caccia. 😈 Filippo: Mmmh, "curiosa"... Mi piace. E io, sarei una di queste avventure, Sonia? Sono molto curioso anch'io, sai? Soprattutto di quelle più segrete. 🤫🔥 Sonia: Chissà... 🤔 dipende da quanto sei disposto a scoprire. E da quanto sei bravo a mantenere i segreti. A me piacciono i giochi. 😉 Filippo: I giochi mi piacciono da morire. E sono bravissimo a mantenere i segreti. Il tuo in particolare, lo custodirei nel mio cuore... e altrove. 😏 Quando ci vediamo per il prossimo? Il mio bacio è solo un assaggio, te lo assicuro. 💋 Sonia: Per ora accontentati dei sogni, Filippo. Domani torno a Cremona. Ma le promesse, si sa, a volte si avverano. E i sogni... beh, quelli sono fatti per essere realizzati. 🤫 Che ne dici? ✨ Filippo: Cremona... Lontano. 🥺 Ma per una come te, non c'è distanza che tenga. Fammi sognare con te, Sonia. Promettimi che non sparirai. Voglio sentirti, voglio vederti. Voglio assaggiarti ancora. 🤤 Sonia: Non sparisco facilmente, Filippo. E poi, il mio numero ce l'hai. 😉 Scrivimi quando vuoi. I sogni sono più belli quando si fanno in due. E chissà, magari un giorno... 🌹
Questo flirt con Filippo mi divertiva da morire, un'altra piccola scintilla nella mia vita così piena di contraddizioni. Ero già eccitata al pensiero di cosa avrebbe potuto succedere, anche se sapevo che con la partenza imminente sarebbe rimasto solo un desiderio inespresso... per il momento.
Ancora un ronzio. Pensai subito a Filippo, con quel suo modo sfrontato e insistente, ma mi sbagliavo. Sul display apparve il nome di Mario. E lì, il mio cuore fece un balzo.
Mario: Spero tu non ti sia addormentata, puttanella. 😉 La nostra sorpresa ti ha stancata troppo? 🍆 Sonia: Mario! A dire il vero, la voglia non passa mai. 🔥 Questa notte... mamma mia. Non bastava il tuo cazzo e quello di Enzo..., ma a me il piacere non stanca mai. Anzi. 💦 Mario: Lo so che sei la mia cagna preferita, non ti preoccupare. E mi è piaciuto sentirti gemere, stringerti tra le mie braccia. Eri perfetta, come sempre. 🤤 Senti ancora il sapore delle due puttane? Dopotutto, siete colleghe.🍑 Sonia: Sono sempre a tua disposizione, Mario. Lo sai. E la mia fica è pronta ad accoglierti, a farsi riempire. Mi manca già quel tuo modo di prendermi, di non lasciarmi scampo. E le due “colleghe”… Già mi mancano. 🥵 Le loro fiche..., mmmh... non dimenticherò mai questa notte. 💦👅 Mario: Sei stata una zoccola perfetta, e ti sei goduta tutto. Voglio rivederti così, selvaggia, desiderosa. Ti voglio sul mio cazzo, voglio sentire il tuo sapore, voglio che mi cavalchi fino a svenire. Ti va di divertirci ancora, prima che tu te ne vada? 🤔 Sonia: Sai che non ti direi mai di no, Mario. Mi eccita al solo pensiero di te. Del tuo cazzo grosso che mi riempie tutta, fino in fondo. Mi piace quando mi prendi senza pietà, quando mi fai sentire tua. 💦 Ma purtroppo.... 🛐 Non vedo l'ora di rivederti.
Quanti amanti avevo collezionato? Sorrisi, quasi orgogliosa, a quel pensiero. C'era Tommaso, certo, il mio fidanzato "ufficiale". Poi c'era Luca, la mia "tentazione gentile", l'amore proibito e possessivo. E c'era Nicola, il mio dominatore sfrontato, che mi aveva spinta oltre ogni limite. Poi c'erano Mario ed Enzo, i dominatori delle mie notti più selvagge e degradanti. Senza dimenticare Alessandro, il ragazzo ingenuo, e Filippo, l'ultimo arrivato, che mi aveva strappato un bacio e un numero di telefono.
Sette amanti, se li contavo tutti! Li avrei potuti avere anche prima, a Cremona, se solo avessi accettato di assecondare tutti quelli che mi ronzavano intorno. Con questo pensiero, un misto di soddisfazione e malizia, mi avviai verso il mio ombrellone.
Ero stanca di stare in spiaggia, era già tardi e quasi tutti se n'erano andati. Lanciai un ultimo sguardo malinconico al mare, un saluto intimo e silenzioso.
Poi me ne tornai in hotel. Passando vicino a Tommaso, che era ancora impegnato a giocare, gli dissi che lo aspettavo su. Indossavo degli short e una canotta a costine aderente, che lasciava intravedere le mie forme. Mi piaceva sentirmi così, libera e desiderabile.
Di Nicola e della sua famiglia, nemmeno al bar c'era traccia. Ma seduto a un tavolo, da solo, c'era Alessandro. Il cuore mi diede un colpo. Cercai di evitarlo, per l'imbarazzo di quanto era successo l'altra notte. Nonostante il piacere provato, il ricordo di quell'orgia con lui e Nicola mi faceva arrossire un po', anche se ero brava a nasconderlo.
Salii in camera, e Tommaso tornò poco dopo. La sua presenza riempiva la stanza di una quotidianità rassicurante e, per me, quasi soffocante. Lo sentivo canticchiare sotto la doccia, ignaro del turbine di pensieri che mi attraversava.
Lavai i capelli, sentendo l'acqua tiepida scorrere sulla nuca, un piacevole massaggio che mi riportò un po' alla realtà. Poi iniziai a truccarmi, con gesti precisi e abituati: un tocco di fondotinta per uniformare l'incarnato, un velo di mascara per allungare le ciglia e rendere gli occhi più grandi, più innocenti. Sulle labbra, un gloss rosato, quasi impercettibile, che conferiva un'aria di dolcezza. La maschera era completa.
Dovevo scegliere cosa indossare per la cena. Volevo qualcosa che fosse appropriato per una serata tranquilla, ma che nascondesse, sotto l'apparenza, un pizzico della mia vera natura, del mio desiderio. Scartai subito i vestiti troppo audaci, quelli che avrei indossato per un appuntamento con Mario o Nicola. Per Tommaso, per il "mondo", dovevo essere impeccabile.
Optai per un vestito estivo in lino bianco, semplice, leggero, che mi accarezzava il corpo senza stringere. Le spalline sottili lasciavano scoperte le spalle, abbronzate dal sole di Rimini, e la scollatura, discreta ma non troppo casta, insinuava senza rivelare. Arrivava appena sopra il ginocchio, quel tanto che bastava per essere elegante ma anche un po' civettuola.
Sotto, però, decisi di non mettere il reggiseno. I miei capezzoli, ancora leggermente turgidi per i pensieri di poco prima, si sarebbero appena intravisti attraverso la stoffa leggera, un piccolo segreto, una provocazione invisibile a chi sapeva guardare. E per le mutandine... infilai un piccolo tanga di seta color carne, quasi invisibile, sottilissimo, che si perdeva tra le natiche, non lasciando segni visibili sotto il vestito.
Mi guardai allo specchio. Ero perfetta. La brava ragazza borghese era pronta, ma sotto la superficie, la Sonia desiderosa era più viva che mai.
Scesi per cena con Tommaso, la mano di lui stretta alla mia. La mia maschera era impeccabile: il vestito di lino bianco mi accarezzava il corpo, leggero e innocente, eppure sotto, i miei capezzoli si indurivano leggermente contro la stoffa sottile, un segreto che solo io conoscevo. Sorrisi a Tommaso, risposi alle sue chiacchiere sul volley e sulle vacanze, mentre dentro di me un universo di pensieri e desideri ribolliva. Ogni risata, ogni sguardo dolce che gli rivolgevo, era un velo su una realtà ben più cruda.
Il ristorante dell'hotel era affollato, il brusio delle voci e il tintinnio delle posate creavano una colonna sonora di normalità. Scrutai i tavoli con discrezione, ma non vidi né Nicola né la sua famiglia.
Tommaso, con la sua solita, rassicurante semplicità, scelse un piatto di pasta al ragù. Io, invece, optai per qualcosa di più leggero, una semplice insalata di mare, per mantenere quell'aria di raffinatezza che mi ero imposta. Mentre parlavamo, la mia mente vagava. Ripensai alla chat con Mario, alle sue parole così dirette, così volgari eppure così eccitanti. Il suo invito per la serata, la sua promessa di "sorprese", mi faceva pulsare nelle vene un'ansia deliziosa. Sapevo che non avremmo avuto un altro incontro prima della partenza, ma anche solo l'idea, la possibilità, mi accendeva.
Poi il pensiero scivolò su Luca, con la sua gelosia possessiva e le sue promesse di un amore "pulito" che contrastavano così violentemente con la mia realtà. E Filippo, il biondino sfrontato della spiaggia, il suo bacio inaspettato che mi aveva lasciato una scia di curiosità. La mia vita, ultimamente, era diventata un intreccio di uomini e di piaceri proibiti. Era un gioco pericoloso, ma mi eccitava come nient'altro al mondo.
Durante la cena, un leggero fastidio si fece sentire, un prurito intimo, una sensazione di umidità che mi fece sentire la fica ancora più viva, più presente, quasi pulsante sotto il tanga sottile. Cercai di non darlo a vedere, di mantenere il mio aplomb, ma dentro di me, il mio corpo reagiva ai pensieri più reconditi. Incrociai le gambe sotto il tavolo, cercando di alleviare la sensazione, ma era inutile. Era un richiamo, un desiderio che non accennava a placarsi. Bevvi un sorso d'acqua, cercando di rinfrescare la gola che mi si era fatta improvvisamente secca.
Ero lì, a intavolare chiacchiere innocue con Tommaso, la mia mente che vagava tra i ricordi proibiti, quando d'un tratto, il mio sguardo si posò su di lui. Nicola. Arrivò con tutta la sua famiglia al seguito – la moglie, i bambini, un quadretto di normalità che strideva terribilmente con quello che era stato tra noi. Il boccone di insalata di mare mi andò quasi di traverso. Un'ondata di calore mi avvolse, il cuore iniziò a battere all'impazzata contro le costole, un ritmo selvaggio che solo lui sapeva provocare.
I suoi occhi, così sfrontati, si incrociarono con i miei. Un sorriso malizioso gli apparve sulle labbra, e poi... un occhiolino. Quell'occhiolino mi trafisse, un messaggio silenzioso e potente che solo io potevo decifrare. Si sedettero, e iniziarono a ordinare, mentre io sentivo il mio corpo vibrare, una scarica elettrica che mi attraversò tutta.
Capii che dovevo muovermi. Con la scusa di andare al buffet, mi alzai, cercando di mantenere un'aria disinvolta, ma sentivo già i miei sensi in allerta. Non dovetti aspettare molto. Lui mi seguì, i suoi passi decisi dietro di me. E poi, la sua voce, roca e profonda, mi raggiunse, senza preoccuparsi troppo di chi potesse sentirlo.
«Ti sono mancato, Sonia?»
Sorrisi. Un sorriso malizioso, che celava la mia vera risposta. Lo guardai, i miei occhi che si posarono sulle sue labbra, poi scesero lentamente, quasi una carezza visiva, sul suo corpo. Il desiderio mi colse, prepotente. Il brivido del proibito era già nell'aria, e io, Sonia, ero pronta a giocare.
Gli risposi: «Nicola... non sai quanto.»
La mia voce era un sussurro, appena percepibile nel chiacchiericcio del ristorante, ma densa di tutta la sfrontatezza e il desiderio che provavo. Lasciai che il mio sguardo si attardasse un attimo di troppo sul suo, un invito silenzioso a quello che avremmo potuto fare. Una sensazione di umidità tra le cosce, mi ricordò quanto il mio corpo fosse reattivo al suo richiamo. Era la mia risposta più sincera, molto più di qualsiasi parola.
Dopo cena, io e Tommaso scendemmo al bar. La solita confusione pre-festa regnava sovrana: l'hotel aveva organizzato la consueta serata con giochi e spettacoli. Gli animatori, indaffarati come sempre, cercavano concorrenti, e il primo che adocchiarono fu, naturalmente, Tommaso. Lui non esitò un attimo; era la nostra ultima sera lì, e da quando eravamo arrivati, aveva sempre partecipato a tutto con il suo solito entusiasmo fanciullesco.
C'era un tale trambusto, e i pochi posti a sedere erano già tutti occupati. Io mi misi in un angolo, rimanendo in piedi, osservando la scena con un sorriso distaccato, ma con la mia mente già proiettata altrove. Improvvisamente, una mano calda e decisa afferrò la mia. Mi voltai di scatto: era Nicola. I suoi occhi brillavano di una luce complice e sfrontata. Senza dire una parola, tirò leggermente la mia mano. Capii all'istante.
«Seguimi,» mi sussurrò, la sua voce roca che mi fece vibrare l'anima.
Mi lasciai guidare, il cuore che mi batteva all'impazzata. Ci dirigemmo verso gli ascensori, la sua presa ferma sulla mia mano. Appena le porte si chiusero dietro di noi, isolandoci dal mondo, mi chiese: «Hai la chiave della tua camera?» Annuii, la gola secca, il respiro corto.
Non mi diede il tempo di pensare. Le sue labbra si posarono sulle mie con una fame inaspettata. Un bacio avido, profondo, che mi risucchiò in un vortice di desiderio. Le nostre lingue si intrecciarono, una danza selvaggia che sapeva di proibito e di urgenza. Non smettemmo nemmeno quando le porte dell'ascensore si riaprirono al nostro piano. Percorremmo il corridoio buio, passo dopo passo, i nostri corpi che si strusciavano l'uno contro l'altro, i baci che non accennavano a fermarsi, una passione bruciante che ci divorava.
Cercai la chiave nella borsa, le mani che mi tremavano leggermente. Aprii la porta, spingendola con un calcio appena udibile. Una volta in camera, Nicola mi spinse delicatamente all'interno, chiudendo la porta con un click che sigillò il nostro segreto. L'aria era ancora carica del mio profumo e di quello di Tommaso, un contrasto quasi beffardo che rese il momento ancora più eccitante. Non perdemmo un istante. Le sue mani scivolarono sulla mia vita, tirandomi contro di lui. Il mio vestito bianco, così innocente, si stropicciò sotto la forza dei suoi baci.
Non c'era bisogno di parole. I nostri corpi si riconoscevano, desiderosi di recuperare il tempo perduto. Sentii il suo cazzo duro premere contro il mio ventre, già umido e pulsante. Una sensazione calda e scivolosa tra le cosce, come se la mia fica lo stesse già implorando. Nicola mi spinse contro il muro, le sue labbra non si staccarono mai dalle mie, mentre le sue mani scivolavano con avidità sul mio corpo.
Afferrò l'orlo del mio vestito, tirandolo su con una decisione che mi fece gemere nel bacio. Sentii l'aria fresca sfiorarmi le gambe, rivelando il mio tanga invisibile. Un attimo dopo, i suoi polpastrelli erano lì, a sfiorare la seta sottile, poi a scivolare sotto, a toccare la mia intimità già gonfia di desiderio. La mia fica sussultò al suo tocco.
La mia testa ricadde all'indietro contro il muro, mentre i suoi baci scendevano sul mio collo, poi sulla scollatura, liberando i miei capezzoli che si indurirono subito. Li accarezzò con la lingua, un tocco leggero che mi mandò in delirio. L'odore della sua pelle, un misto di dopobarba e un leggero sentore di sudore maschile, mi inebriò, un profumo di trasgressione che adoravo.
Eravamo uniti, due corpi che si cercavano con urgenza in quel santuario proibito. Il silenzio della camera era rotto solo dai nostri respiri affannosi e dai gemiti sommessi che non riuscivo a trattenere. Sapevamo entrambi che ogni istante era prezioso, rubato, e questo rendeva tutto più intenso, più folle.
Le sue mani si mossero veloci sul mio corpo. Nicola mi sollevò di peso, le mie gambe che si avvolsero istintivamente attorno alla sua vita, la mia fica bagnata che premeva con avidità contro la sua erezione. Sentii il calore del suo cazzo contro la mia fessura, una sensazione che fece vibrare ogni fibra del mio essere. I miei gemiti divennero più profondi, più audaci, mentre le sue labbra non smettevano un istante di divorare le mie.
Mi portò verso il letto, lasciandomi cadere con un tonfo soffice, lui sopra di me, il suo peso caldo e familiare. I miei occhi erano chiusi, persi in un vortice di sensazioni. La sua mano scese tra le mie cosce, trovando senza esitazione la mia fica già gonfia e bagnata. Le sue dita iniziarono a giocare, a sfiorare il clitoride, a scivolare dentro e fuori, facendomi inarcare la schiena in un arco di puro piacere. Un'ondata di calore mi percorse, dalla punta dei piedi fino ai capelli.
Sentivo il suo respiro affannoso sul mio viso, e l'odore della sua pelle, un misto di desiderio e di quel profumo maschile che mi faceva impazzire. Era un odore di trasgressione, di segreto rubato, che mi rendeva completamente dipendente da lui in quel momento. Il mio corpo rispondeva a ogni suo tocco, a ogni suo gemito rauco.
«Mi sei mancata da morire, Sonia,» mi sussurrò tra un bacio e l'altro, con una voce che mi fece sciogliere. La sua lingua accarezzò il mio lobo, poi scese lungo il collo, bagnando la pelle, lasciando una scia di brividi.
Non risposi a parole, ma solo con un gemito strozzato e un movimento istintivo del bacino, spingendomi contro la sua mano, implorando di più. La mia fica implorava il suo cazzo. Nicola abbassò con urgenza il mio tanga, un gesto rapido che liberò completamente la mia intimità. Poi, con un'altra mossa decisa, abbassò i suoi pantaloni. Sentii il suo cazzo caldo e duro che si posava sulla mia fica aperta, pronta ad accoglierlo.
Eravamo lì, in quella camera d'hotel, un mondo a parte, isolati da Tommaso che ignaro si divertiva di sotto. Il tempo si era fermato, e l'unica cosa che contava era la fame insaziabile dei nostri corpi.
Il suo cazzo caldo e duro premeva contro la mia fica bagnata, trovando il suo ingresso con un gemito di entrambi. Nicola mi penetrò lentamente, con una deliberazione che mi fece ansimare, poi affondò con decisione, riempiendomi tutta, fino in fondo. Sentii un profondo sospiro di piacere fuggirmi dalle labbra, mentre le mie gambe si stringevano intorno alla sua vita, tirandolo ancora più vicino, quasi volessi che si fondesse con me.
Il ritmo divenne subito incalzante, un battito furioso che ci avvolse. Ogni spinta era un'esplosione di sensazioni, la carne che sbatteva contro la carne, i nostri corpi che si muovevano in una danza antica e perversa. I suoi baci scendevano sul mio viso, sul mio collo, raggiungendo i miei capezzoli, che lui succhiò con avidità, mentre le sue mani stringevano con forza i miei fianchi, poi il mio culo, sollevandomi e riabbassandomi sul suo cazzo.
Sentii la mia fica contrarsi intorno a lui, il mio corpo che si preparava all'orgasmo. Un'ondata di calore insopportabile mi invase, la testa che mi girava, i muscoli che si tendevano. Le mie mani si aggrapparono alla sua schiena, le unghie che si conficcavano nella sua pelle, mentre i gemiti fuggivano incontrollati dalla mia gola. Chiusi gli occhi, e in quel momento, rividi lampi di quella notte in cascina: il volto di Mario, le ragazzine... tutto si fuse in un unico, travolgente vortice di piacere e degrado.
Nicola accelerò, i suoi colpi sempre più profondi, più potenti. «Vieni per me, Sonia,» mormorò, la sua voce rauca, mentre spingeva con un'ultima, furente spinta.
Sentii un grido liberarsi dalle mie labbra, un gemito animalesco, mentre l'orgasmo mi travolgeva. La mia fica si strinse convulsamente intorno al suo cazzo, e sentii la sua sborra calda inondarmi dentro, un'esplosione liquida che mi riempì. Il mio corpo si scosse in un'ultima, potente contrazione, e ricaddi sul letto, esausta, ma vibrante di un piacere che solo lui sapeva darmi.
Nicola rimase sopra di me per un momento, il suo respiro affannoso contro il mio collo, il suo peso che mi schiacciava dolcemente. Poi si tirò su, guardandomi con un sorriso soddisfatto. I nostri corpi erano sudati, l'aria della stanza intrisa del nostro odore, un profumo acre e dolce di sesso. Accarezzò la mia coscia, poi si tirò su i pantaloni.
«Mi sei mancata davvero, Sonia,» disse, la sua voce ora più calma, ma con un'intensità che mi colpì. Non c'era bisogno di aggiungere altro. Sapevo cosa intendeva.
Rimasi distesa un attimo, sentendo il calore della sua sborra dentro di me, il suo sapore ancora sulla lingua. Poi, con un gesto naturale, afferrai un pacchetto di Kleenex sul comodino. Estrassi qualche fazzolettino morbido e li passai sulla mia fica, ripulendola dal suo seme e dai miei umori. L'umidità si stemperò, lasciando una sensazione di pulito, ma l'odore del sesso era ancora lì, persistente, un promemoria di ciò che era appena successo. Era un gesto intimo, senza fretta, quasi un rituale dopo ogni nostro incontro proibito.
Ci ricomponemmo in silenzio, io sistemandomi il vestito bianco e lui i pantaloni. Un ultimo sguardo complice, un sorriso che ci diceva che il segreto era al sicuro tra noi. Uscimmo dalla camera, e non appena le porte dell'ascensore si richiusero, ci baciammo di nuovo, con la stessa passione bruciante di prima.
Le sue labbra erano avide, la sua lingua cercava la mia con urgenza. Sentii il suo cazzo indurirsi di nuovo contro la mia coscia, anche solo con i baci. Ma proprio mentre la tensione saliva, mi staccai da lui, lentamente, ma con una decisione improvvisa. Lo guardai negli occhi, un lieve sorriso increspò le mie labbra, un sorriso che lui non si aspettava.
«Sì,» gli sussurrai, la voce appena un soffio, ma carica di una nuova determinazione.
Nicola mi guardò, il suo sguardo interrogativo, chiaramente confuso. «Sì, cosa?» mi chiese, con un sopracciglio alzato.
Strinsi la sua mano, un gesto fermo. «Accetto,» gli dissi, con un tono più deciso ora, gli occhi fissi nei suoi. «Accetto di lavorare per te.»
Nicola mi fissò, il suo volto si aprì in un misto di sorpresa e una scintilla di ammirazione nei suoi occhi, di solito così decisi. Avevo lanciato un guanto di sfida, e lui, l'uomo che sembrava sempre avere il controllo, per un attimo restò senza parole. Il suo sopracciglio si sollevò leggermente, e un sorriso lento, quasi impercettibile, si disegnò sulle sue labbra. Era un sorriso che diceva: "Ah, Sonia... tu mi sorprendi sempre."
Strinse la mia mano ancora più forte, un gesto che valeva più di mille discorsi. "Accetti di lavorare per me," ripeté, quasi assaporando le parole, come se solo in quel momento ne afferrasse il peso, le implicazioni. C'era qualcosa nel suo sguardo, un bagliore di soddisfazione, forse l'accenno di una nuova, perversa intesa tra noi. Sapeva che non stavo parlando solo di un impiego qualunque e che con me tutto sarebbe stato un gioco. Una sfida. Una continua esplorazione dei limiti. Che il mio corpo sarebbe stata la moneta più preziosa.
L'ascensore emise un lieve "ding", e le porte si aprirono sul trambusto della hall. La musica assordante, le risate, il vociare della festa ci investirono, strappandoci al nostro piccolo mondo proibito. Nicola lasciò la mia mano solo per un istante, il tempo necessario per riacquistare il controllo di sé, di indossare la sua maschera da uomo di famiglia.
Appena fuori dall'ascensore, la scena si parò davanti a noi come un pugno nello stomaco. La moglie di Nicola era lì, a pochi passi, con i bambini che le zampettavano intorno. Il suo sguardo si posò su di noi un attimo, così serio, così indagatore. Non un accenno di sorriso, solo una consapevolezza che mi gelò per un istante. Ma lei non disse nulla, si limitò a girarsi, con un gesto quasi rassegnato, verso lo spettacolo degli animatori, come se volesse ignorare ciò che aveva appena visto, o forse ciò che immaginava. Il suo silenzio era assordante, una piccola vittoria che mi diede una scossa di eccitazione.
Poi arrivò Tommaso, come un ciclone di euforia. Era rosso in viso, sudato, gli occhi che brillavano di gioia. "Nicola! Che forza! Non hai visto cosa abbiamo fatto!" esclamò, salutandolo calorosamente, completamente ignaro di quello che era appena successo pochi secondi prima, nell'intimità dell'ascensore. La sua cieca ingenuità era quasi dolorosa, e allo stesso tempo, troppo rassicurante e un po' irritante per i miei nuovi gusti.
Tommaso si girò verso di me, il viso illuminato. "Amore! Hai visto quello che ho fatto? Sono stato bravissimo!" Mi chiese, il fiato corto per l'eccitazione.
Incatenai lo sguardo a quello di Nicola , i nostri sguardi si incrociarono in un lampo di intesa segreta, un riso strozzato e complice tra noi due. Poi rivolsi il mio sguardo a Tommaso, e un sorriso forzato ma convincente illuminò il mio viso. Annuii con entusiasmo, fingendomi felice per lui, la voce un po' più acuta del solito. "Sì, amore, bravissimo! Sei stato incredibile!" La mia recitazione era impeccabile. Lui era la mia facciata, e io ero la sua perfetta complice, avvolta nelle mie bugie e nei miei desideri inconfessabili.
Ora io ero lì, tra due uomini, con un segreto e una promessa che avrebbero cambiato tutto.
La festa volgeva al termine, il brusio allegro della serata si affievoliva pian piano. Io, Tommaso e Nicola ci dirigemmo fuori, scegliendo uno dei tavolini a bordo piscina. La serata era davvero bella, l'aria tiepida accarezzava la pelle, e la luna si rifletteva tremolante sull'acqua. Ognuno di noi aveva davanti la propria birra fresca, un piccolo piacere per concludere la giornata.
Presi un sorso, la birra fredda che mi scendeva in gola, e guardai Tommaso. Era il momento. "Amore," iniziai, la voce calma, ma con un pizzico di quella sfrontatezza che solo io conoscevo, "ho deciso... ho accettato di lavorare per Nicola."
Il suo volto si illuminò. Tommaso era entusiasta, la sua reazione era esattamente quella che mi aspettavo. Mi strinse la mano, gli occhi che brillavano di orgoglio e felicità per questa mia "nuova opportunità". La sua ingenuità era disarmante, e per un attimo, sentii quasi tenerezza, unita a un sottile senso di potere.
Restammo lì fuori, immersi in chiacchiere leggere. Parlando del nostro ritorno a Cremona, dei progetti futuri, delle piccole cose della vita quotidiana che per lui erano così importanti. Io annuivo, sorridevo, partecipavo alla conversazione, ma la mia attenzione era divisa.
Tra me e Nicola, si perpetuava un continuo scambio di sguardi d'intesa, un gioco silenzioso che solo noi due potevamo capire. I suoi occhi mi cercavano, i miei rispondevano, un ammiccamento discreto che mi faceva sentire il sangue pulsare. E ogni volta che Tommaso si distraeva, anche solo per un istante, la mano di Nicola scivolava con discrezione sotto il tavolo, trovando la mia coscia. Una stretta furtiva, un tocco che mi mandava un brivido lungo la schiena, un promemoria costante del nostro segreto, della perversione che ci legava.
Tommaso si voltò un attimo per salutare dei signori, e Nicola, con la stessa disinvoltura, risalì con la mano, il pollice che sfiorò la seta sottile del mio tanga, accarezzando per un istante la mia fica che ricordava ancora le sensazioni del suo cazzo. Sapevo che sentiva l'umidità della mia eccitazione e il calore pulsante della mia pelle. Quel tocco furtivo e perverso, sotto gli occhi inconsapevoli del mio fidanzato, fu il feticismo più puro e proibito che potessi desiderare.
Sapevamo che il tempo stava per scadere, che la normalità ci attendeva, ma quei pochi istanti rubati al bordo piscina, sotto le stelle, erano intrisi di una tensione e un desiderio che rendevano la mia doppia vita così incredibilmente eccitante. La sua mano tornò alla birra, lasciandomi quel fuoco segreto a bruciare tra le cosce.
scritto il
2025-12-26
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