Il parcheggio

di
genere
gay

Suonano il campanello, è Guido, lo so, ci siamo dati appuntamento al telefono per le nove ed è passato a prendermi. Ci frequentiamo da qualche mese, è un bel ragazzo, alto, massiccio, un filo di pancia che però lo rende ancora più desiderabile, per me. Quando i suoi intensi occhi castani mi guardano, mi sento proprio desiderato ed eccitato. Gli piace scoparmi e mi chiama principessa. Anche questo mi eccita, ad alcuni passivi dà fastidio questo cliché dell’effeminatezza, a me no, mi sono sempre sentito un po’ femmina. Da bambino mi vestivo con gli abiti delle mie sorelle e mi truccavo. Avevo perfino un nome da ragazza, che usavo nei giochi. A Guido piace questo mio lato femminile e a me eccita che a lui piaccia. Scendo veloce e sono in macchina con lui. Di solito andiamo a casa sua, e mi scopa, oppure facciamo una passeggiata da qualche parte, poi ci appartiamo in un posto tranquillo e scopiamo in macchina. Da un po’ Guido mi dice che gli piacerebbe farlo in pubblico, troverebbe eccitante essere guardato mentre mi scopa, io lo voglio assecondare, anche a me l’idea di sperimentare qualcosa di nuovo non dispiace, soprattutto perché lo farei con lui, mi alletta l’idea di provare esperienze nuove assieme. Abbiamo preso in considerazione diverse possibilità (spiaggia, sauna, gay club), alla fine abbiamo optato per un’area di cruising, un parcheggio poco distante da casa sua, vicino al casello dell’autostrada. Di sera si trovano parecchi maschi in cerca di avventure, ha già fatto un paio di sopralluoghi la settimana scorsa, che hanno confermato che è il posto giusto per noi. Prima di partire mi chiede se sono sicuro e se lo voglio davvero. “Non lo devi fare solo perché te lo chiedo io, principessa, deve piacere anche a te”, mi dice premuroso. Lo rassicuro, anch’io sono eccitato dal suo piano, e partiamo. Non so come si svolgerà la cosa, non abbiamo fissato tutti i particolari del nostro esperimento, ma anche questa incertezza aggiunge eccitazione all’avventura. Quando arriviamo ci sono già diverse auto e qualche tipo che si aggira nella penombra del parcheggio. Guido posteggia la nostra in una zona tranquilla, ma abbastanza in vista. Mi dice “Scendiamo”, io lo seguo senza obbiezioni, mi piace quando prende in mano la situazione. Si guarda intorno poi mi spinge dolcemente verso il cofano della sua macchina, e inizia a baciarmi. Lo lascio fare, sento la sua mano che mi percorre la schiena mentre la sua lingua si intreccia con la mia in bocca, poi scende con la mano verso il basso, entra nei miei pantaloncini di felpa, nei miei slip e infine sento le sue dita che mi frugano il buco del culo con la consueta voglia e impazienza. Poi, con mia sorpresa e con un po’ di sconcerto, mi abbassa i pantaloncini e le mutande, lasciandomi mezzo nudo. Faccio per chiedere se è sicuro che quello sia il modo giusto di fare, ma mi zittisce con un bacio. In fondo questa situazione eccita molto anche me. Mi gira, mi piega in avanti sul cofano della macchina, e inizia a leccarmi il buco. Adoro sentire la sua lingua morbida e vogliosa che mi bagna l’ano, allargo le gambe, chiudo gli occhi e mi godo la sensazione di umido e la leggera abrasione della sua barba sulle mie cosce. Quando li riapro vedo che attorno a noi ci sono già due o tre uomini che ci osservano. Guido non sembra turbato, anzi, mi fa girare, mi fa stendere sul cofano della macchina lentamente, mi sfila la maglietta lasciandomi nudo, solo con le scarpe, mi allarga le cosce e poi riprende a leccare. Immagino che i maschi lì attorno avranno una visione abbastanza chiara del mio buco, nonostante l’imbrunire, perché Guido si dà da fare per divaricarmi bene le gambe e allargare i glutei. Poi spinge dentro la lingua. Sento qualcuno che intorno a noi mormora in segno di approvazione. Guido a un certo punto si alza, lo sento slacciarsi i pantaloni, e puntarmi il cazzo sul buco. Un bello sputo per lubrificare e poi inizia a spingerlo dentro. Io lo sento che mi dilata lo sfintere e affonda lentamente nel mio retto, la bellissima sensazione di essere penetrato. Quasi dimentico quelli che ci stanno guardando, e gemo di piacere e anche un po’ di dolore: Guido ha davvero un bel cazzo, giusta lunghezza, giusta grossezza, una goduria quando ti entra dentro. Mi sbatte come uno stallone sul cofano della sua macchina, ansimando e chiamandomi “puttana” e “troia”. Spinge con energia, il buco cede ad ogni colpo, adesso non oppone più alcuna resistenza, si è allentato e il cazzo scivola dentro liscio e profondo, dandomi una bellissima sensazione di pieno. Sì, mi sento pieno e aperto ogni volta che lo spinge tutto dentro. Sento che Guido si sfila, poi sento di nuovo un cazzo che mi entra dentro. Mi sembra diverso stavolta. Apro gli occhi e guardo, non è Guido, è uno di quelli che ci osservavano prima, uno sulla quarantina, coi capelli brizzolati, gli vedo gli occhi pieni di eccitazione. Alzo la testa e vedo che Guido mi osserva, mentre uno gli sta succhiando il cazzo, inginocchiato davanti a lui. Mi sorride, come per trovare la mia approvazione, sono sorpreso ma eccitato, sorrido anch’io, poi guardo l’uomo che mi sta inculando a un ritmo sempre più accelerato. Mi dice: “Sei proprio una troia, hai una fica apertissima, puttana”. Dopo poco viene, e mi sfila il cazzo, ma non faccio a tempo ad alzarmi che un altro mi entra dentro. Mi sento proprio la troia del parcheggio. Guido sta inculando quello del pompino, io guardo chi è il padrone del cazzo che mi scopa sul cofano della sua macchina. È un bellissimo ragazzo di colore, gli occhi nerissimi, la pelle lucida di sudore e tesissima, mi sorride coi denti bianchissimi. Il suo cazzo è il più grosso che abbia mai preso, ma il buco ormai è spanato ed entra facilmente. Mi piace proprio questo ragazzo, avrà massimo venticinque anni, e scopa con l’urgenza e la foga di chi non lo fa da tempo. Gli accarezzo il petto muscoloso, vedo che si eccita ancora di più. Accelera, aumenta il ritmo, ansima, geme, poi esplode dentro di me con colpi fortissimi che fanno beccheggiare la macchina di Guido. Quando si sfila rimango un po’ lì, mentre sento delle mani che mi toccano il buco sborrato e il cazzo che sbava di eccitazione. Poi sento un altro uccello entrare dentro, guardo, è Guido. “Tutto bene, principessa?” mi fa. “Sì, bene”, gli dico e gli sorrido. Mi scopa con passione, mi bacia, mi succhia la lingua e mi morde le labbra. Mi sbatte come non ha mai fatto prima, con foga, desiderio e lussuria, fino a venirmi dentro con un ruggito. Mi tira su, mi aiuta a rivestirmi, saliamo in macchina e ripartiamo. “Ti è piaciuto?” mi chiede. “Sì, e a te?” “Anche a me, molto” mi risponde. “Ci torniamo?” mi chiede. Ci penso un attimo, rivedo gli occhi neri e la pelle lucida e tesa del bellissimo ragazzo di colore, mi ricordo come il suo cazzo mi entrava dentro e mi possedeva. “Sì certo, quando vuoi, gli rispondo”.
scritto il
2025-12-09
1 6 9
visite
2
voti
valutazione
9
il tuo voto
Segnala abuso in questo racconto erotico

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Viaggio in Germania: parte II

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.