Tra le dune
di
Antinoo25
genere
gay
Mi piaceva molto quel tratto di spiaggia: non era troppo difficile da raggiungere, era tranquillo, l’arenile un po’ selvaggio ma con sabbia fina e poche conchiglie, le dune ricche di folta vegetazione e alle spalle una lussureggiante pineta. C’ero andato un paio di volte, e avevo visto che tra le dune molti prendevano il sole nudi, soprattutto uomini. Nella pineta, poi, c’era abbastanza movimento e non era raro incontrare qualche maschio che passeggiava senza costume o si appostava per fare qualche nuova conoscenza. Io mi stendevo tra le dune sotto un basso pino che fungeva da ombrellone naturale, mi spalmavo la crema protezione sul tutto il corpo, soprattutto sulle parti intime, molto bianche giacché di rado venivano esposte. Qualche uomo maturo che passeggiava nudo si era fermato per attaccare discorso, ma io, un po’ timido, non avevo mai abboccato. Quel giorno però faceva molto caldo e avevo voglia di un bel bagno refrigerante. Mi rimisi il costume, uscii dal riparo delle dune, entrai in acqua e mi sfilai il costume e me lo arrotolai ad un polso come fosse un bracciale: la spiaggia, infatti, non era frequentata solo da nudisti ed era più prudente ricoprirsi. La sensazione di freschezza e di libertà dell’acqua di mare tra le gambe, sul pene, libero di fluttuare tra il pelo castano chiaro del pube, era davvero piacevole. Nuotai un po’, feci qualche tratto in apnea, mi godetti quell’acqua cristallina, nella quale si intravedevano dei pesci. Ad un tratto vidi che vicino a me in mare c’era un uomo sui trentacinque anni, biondo, con i capelli ricci già bagnati dall’acqua, fisico sportivo, completamente nudo. Non l’avevo visto entrare, probabilmente stavo nuotando, mentre lui sembrava proprio dirigersi verso di me. Quando mi fu a pochi metri si immerse, iniziò a nuotare, mi spruzzò ridendo. Aveva voglia di fare il bagno assieme e di giocare un po’. Io ci stetti, iniziammo a spingerci, nuotarci attorno, tuffarci. Ogni volta che mi veniva vicino sentivo le sue mani che mi toccavano il sedere, il pene o i testicoli, tanto che mi accorsi aveva una vistosa erezione. Parlava inglese, con forte accento americano, mi chiese se quella fosse una spiaggia gay, gli dissi che sì, c’erano anche i gay, ma era una spiaggia per tutti. Uscimmo nudi dall’acqua e mi diressi tra le dune, dove avevo il mio asciugamano e lo zainetto. Lui mi seguì e quando mi sedetti per asciugarmi, mi chiese se poteva mettersi accanto a me. Iniziammo a chiacchierare, lui mi faceva molti complimenti, mi diceva che ero il ragazzo più sexy della spiaggia, voleva sapere come mi chiamavo, dove abitavo e altro. Mentre parlavamo mi toccava la gamba e risaliva sempre più su. Io lasciavo fare, non avevo mai combinato niente su quella spiaggia, ma quell’americano mi piaceva davvero tanto. Ad un certo punto lo sentii accarezzarmi le palle e il cazzo, poi scese più in basso e iniziò a toccarmi il buco e a fare una leggera pressione con il dito. Io istintivamente allargai le gambe, e lui, che l’aveva notato subito, ne approfittò, per spingermi indietro delicatamente, divaricarmi bene le cosce mettendosi sopra di me e puntando il suo cazzo duro e bagnato sul mio buchetto stretto ma smanioso. Mi guardò con occhi pieni di eccitazione. “May I get inside, baby?”, posso entrare, mi chiese? “yes, fuck me”, gli dissi audace. Non se lo fece ripetere due volte, sentii che spingeva col cazzo sul mio buco, poi lentamente un lieve dolore mi annunciò che il suo uccello mi aveva penetrato e stava salendo sempre più a fondo nel mio retto. Quando sentii il suo pube contro il mio sedere, si fermò un attimo, tenne la posizione, aspettando che il mio buco si dilatasse un po’, poi iniziò a pomparmi il suo cazzone in pancia. Lo guardavo da steso, tra le mie gambe aperte, col suo bel petto muscoloso coperto da un folto pelo biondo contrarsi e flettersi a ogni spinta di quel cazzone, che mi stava aprendo tutto e riempiendo allo stesso tempo. Non so perché avevo lasciato che quello sconosciuto mi scopasse in spiaggia, all’aperto, col rischio che qualcuno ci vedesse, ma quel maschio mi dava una scarica elettrico ogni volta che mi toccava e non avevo saputo resistere al mio desiderio. Ora aveva accelerato il ritmo dei colpi di cazzo e anche il respiro, che si faceva affannato e ansimante. Spingeva con forza il suo membro nella mia fica anale, mi diceva che ero la sua “Italian bitch”, e mi dilatava sempre più il buco. Io un po’ lo fissavo, bello, sudato, eccitato, un po’ chiudevo gli occhi e mi godevo il senso di pieno del suo cazzone nel mio buco. Ormai mi sbatteva senza più indugi, con foga e forti spinte, grondando sudore sul mio corpo e sulla mia faccia, mi squassava ad ogni spinta, mi faceva gemere come una puttana in calore. Ad un tratto, dietro un cespuglio, ebbi l’impressione che qualcuno stesse guardando, ma proprio in quel momento l’americano mi fece girare a pancia in giù, mi divaricò le gambe, piantò il suo cazzone nel mio buco, e iniziò a pomparlo furiosamente, sbattendomi da dietro e dandomi forti sculacciate sul culo che si faceva sempre più rosso. Chiusi gli occhi e mi godetti quella sensazione di martellamento nell’intestino che il suo bastone mi procurava. Ad un certo momento lo sentii ruggire, irrigidirsi e provai una sensazione di caldo e bagnato nel culo: evidentemente aveva sborrato. Rimase dentro ancora per un po’, sfinito, poi mi disse che si andava a rinfrescare un attimo in mare. Io annuii, ma stetti lì, immobile, con le gambe ancora aperte e gli occhi chiusi a godermi l’eccitazione che quella situazione mi aveva provocato. Ma presto sentii un fruscio, poi una mano che mi toccava una gamba e infine qualcosa di enorme che mi entrava dentro il buco del culo sborrato dall’americano. Emisi un grido di sorpresa, aprii gli occhi, girai la testa e vidi un ragazzo di colore bellissimo e con gli occhi pieni di eccitazione che mi inculava da dietro: doveva essere l’ombra che avevo intravisto nel cespuglio, che aveva preso coraggio adesso che l’americano mi aveva abbandonato sul mio asciugamano. Per la sorpresa esitai un istante e non reagii subito, lui ne approfittò per piantarmi il cazzo tutto dentro, fino alle palle. Non avevo mai preso qualcosa di così grosso nel buco, lo sentivo dilatarsi e riempirsi come se fosse entrata una mazza da baseball. Mi arresi a quel cazzo enorme, volevo provare come mi scopava, per cui aprii bene le gambe, spinsi sul buco per dilatarlo e iniziai a gemere come una verginella alla prima chiavata. Lui pompava il suo enorme arnese dentro di me, senza mai rallentare né fermarsi per prendere fiato. Sentivo la foga e la voglia di scopare a fondo quel culetto bianco e liscio che aveva spiato dal cespuglio. Quando tornò l’americano non si scompose, prima osservò la scena con curiosità, poi mi mise il suo cazzo in bocca e mi disse di succhiarlo e che ero proprio una puttana ingorda. Il nero spingeva sempre più forte, ormai il buco era completamente allentato, e l’enorme mascolinità di quel ragazzo mi entrava dentro senza trovare resistenza. Rimasi con due cazzi dentro, uno in culo e uno in bocca, per almeno una ventina di minuti. Poi mi fecero girare e continuarono a scoparmi in due, il nero sempre nella fica anale, l’americano in bocca. Mi sborrarono quasi contemporaneamente dopo neppure dieci minuti. Il ragazzo di colore era sfinito, ma mi sorrideva con i suoi denti bianchissimi e con il sudore che gli imperlava la fronte. Sfilò il cazzo, mi ringraziò e si allontanò velocemente, sparendo tra la vegetazione e le dune. L’americano mi leccò per un po’ il buco spanato e sborrato, dove si mescolavano i sapori di due spermi. Poi, visto che non ero ancora venuto, iniziò a masturbarmi il buco con due dita che spingeva fino in fondo e rigirava senza ritegno. Sentirmi sfrugugliare dentro mi eccitò a tal punto che non resistetti più e sborrai. Ci andammo a fare un altro bagno in mare, poi, dopo esserci scambiati i numeri, Neil, l’americano mi salutò e se ne andò anche lui. Io rimasi lì ancora un po’, nudo, col culo sfondato, lo sperma di quei due maschi che continuava a colare dal buco, stanco ma felice di quella giornata al mare che non avrei dimenticato facilmente.
Non rividi più l’americano, né mai mi chiamò. Il ragazzo di colore, invece, lo rincontrai spesso tra le dune ed ebbi ogni volta il piacere intenso e selvaggio di sentire il suo enorme cazzo entrarmi nella fica anale vogliosa e riempirla di sperma caldo.
Non rividi più l’americano, né mai mi chiamò. Il ragazzo di colore, invece, lo rincontrai spesso tra le dune ed ebbi ogni volta il piacere intenso e selvaggio di sentire il suo enorme cazzo entrarmi nella fica anale vogliosa e riempirla di sperma caldo.
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