Il punto di vista di Sara

Scritto da , il 2017-06-13, genere sentimentali

Il punto di vista di Sara

La mattina successiva passai la maggior parte del tempo a guardarmi allo specchio. Ero come catturata da un improvviso senso di inappartenenza. Eppure nulla era cambiato, alla fin fine. Scrutavo ogni centimetro della figura riflessa di fronte a me, alla ricerca di qualcosa che sapevo non esistere. Quasi con imbarazzo, osservavo i miei seni, non grandi, sodi ed all'insù. I capezzoli si inturgidivano quando il mio sguardo si focalizzava su di loro. Non capivo, ero eccitata e spaesata. Eppure, ero davanti ai miei occhi ogni giorno da sedici anni a quella parte. C'era qualcosa di diverso quella volta. Sentivo come una tempesta nel mio cervello. Un veliero cullato dalle onde, in balia del vento. Eppure, il moto ondoso non cambiava la mia posizione, mi sollevava e ricadevo sempre nello stesso punto. Voltandomi notai come il sdere fosse leggermente arrossato proprio al centro delle natiche, complice la mattinata passata seduta sul letto a ricordare, immobile. Mi sentivo bella ma non mi sentivo me stessa. Immaginavo lui fosse ancora qui, al mio fianco. Avrei avuto poche parole da spendere, i patti erano chiari. Che strano... I brividi sulla schiena rieccheggiavano di un sordido piacere sbiadito, i gemiti mentre era dentro me venivano incisi sulla pelle candida del mio ventre e li soffocati dal suo corpo che andava, veniva, si muoveva, mi toccava. Pentimento? Si, cioè, no, a dire il vero cercavo ancora una risposta. Troppo bianco e nero, in amore esistono miliardi di sfumature di colori sconosciuti e comprensibili solo nell'istante in cui vengono concepiti. Per poi perdere per sempre il loro splendore. Evitavo di proposito il contatto con il mio sesso, sia visivo che tattile. Per paura quasi di voler ammettere che tutto era finito. Per ammettere che davvero per lui era stato solo un gioco. Eppure ti percepivo ancora, una vicina lontananza dai toni purpurei, una carezza fatta dal vento. Ti tocca ma non ti sfiora. Davvero quel dono non era altro che un soffio? Una brezza estiva preludio della tortida giornata? Davvero avevo per scelta deciso di condere il privilegio più grande ad un semplice gioco? Trovavo solo risposte positive a tutte queste domande. Di forza riaffioravano i ricordi, di nuovo quel senso di eccitazione malinconica che mi portava le dita alla bocca, scostandomi il labbro inferiore per poi finire con in percorrere tutto il mio corpo fino...... Non volevo continuare. Resistetti fin quando possibile. Il resto è venuto da se. Venni un paio di volte ancora quel giorno, consapevolmente. Ancora nuda fra le lenzuola umide ero alla ricerca del tuo odore fuggendo dalle incertezze. Un bacio ancora, S.

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