Sonia & Tommaso - Capitolo 18: Promesse e Bugie
di
Sonia e Tommaso
genere
tradimenti
Tommaso ci vide arrivare. "Ah, eccovi!" disse, ingenuo come sempre. "Vi stavamo aspettando. Mario mi ha fatto compagnia." Non fece una piega, non notò le nostre mani intrecciate, o il rossore sul mio viso, o l'intensità che c'era tra me e Luca.
Ma Mario... ah, Mario non era Tommaso. I suoi occhi neri si posarono su di me, poi su Luca, e in quello sguardo lessi subito tutto: la consapevolezza, il possesso, e un odio viscerale che si accendeva tra lui e Luca, così diretto, così palpabile che mi fece tremare. Un'ombra di minaccia passò sul suo volto, una promessa silenziosa di ciò che mi avrebbe fatto pagare per quella vicinanza.
Adesso per me cominciava il bello. Ero al centro di un triangolo esplosivo. Il cuore mi batteva all'impazzata, ma una parte di me, quella più perversa, sentiva un'eccitazione profonda, un brivido per il pericolo.
Il mio cuore batteva forte nel petto, un ritmo irregolare come i miei desideri contorti. Avevo Luca accanto a me, la sua mano calda che stringeva la mia, ignaro della tempesta che gli si stava scatenando intorno. E poi c'erano loro, Tommaso e Mario, le due facce della mia doppia vita, che ora si fronteggiavano in un silenzio carico di tensione. L'aria si era fatta densa, come prima di un temporale.
Tommaso, il mio ingenuo e fedele Tommaso, non aveva notato nulla. Le sue risate fragorose riempivano l'aria, ignare dell'odio palpabile che scorreva tra Luca e Mario. Ma io, io sentivo tutto. Sentivo gli sguardi di Mario che mi bruciavano sulla pelle, un misto di minaccia e di possesso che mi faceva fremere. E sentivo lo sguardo di Luca, un misto di amore e di una curiosità che, per ora, era ancora innocente.
Un brivido mi percorse la schiena: ero al centro di un crocicchio pericoloso, dove ogni passo falso avrebbe potuto far crollare il mio castello di bugie. L'eccitazione mi inondò per quella situazione così rischiosa, così proibita. La mia nuova vita era un gioco, e io ero pronta a giocare.
Il cuore mi batteva forte, e sentivo la mano di Luca stretta alla mia. Lui non l'avrebbe mollata, no. Voleva che il nostro amore si dichiarasse, senza segreti, sotto gli occhi di tutti. Ma io... io ero una bugiarda, e la verità era un lusso che non potevo permettermi. Ero in trappola.
Sentii lo sguardo di Mario bruciarmi addosso, un misto di sfida e di possesso che mi faceva fremere. Quella tensione pericolosa mi stava eccitando. Dovevo fare qualcosa, in fretta. Con la scusa patetica di dovermi aggiustare il costume, lasciai la mano di Luca. Il suo viso si rabbuiò all'istante, un lampo di offesa gli attraversò gli occhi. Non disse nulla, ma il suo silenzio fu più rumoroso di qualsiasi parola. Si voltò e se ne andò, lasciandomi lì, al centro di quel palco assurdo, con Mario e l'ingenuo Tommaso.
Ero lì, a chiedermi cosa ci facesse Mario in quel momento. La sua presenza era sempre un presagio di guai, o di piaceri proibiti. Ma stavolta era diverso, la tensione era troppo alta, il rischio troppo grande.
Tommaso, il mio povero, beato Tommaso, non ci mise molto a svelare il mistero. Si voltò verso di me, gli occhi brillanti di eccitazione e un velo di confusione. “Sonia, Mario è stato bravissimo!" esclamò, la voce alta. "Ha trovato due biglietti per il concerto di Cesena! Non ti ricordi? Ne avevamo parlato l'altra sera!"
Il mio stomaco si strinse. Il concerto a Cesena. Era vero, ne avevamo parlato, il mio cantante preferito. Ma non ricordavo assolutamente che lui avesse chiesto a Mario di aiutarci. Il solito Tommaso, ingenuo e distratto, che attribuiva a sé stesso meriti inesistenti. Finsi di riflettere, di cercare nella mia memoria un ricordo che non c'era. Tommaso sembrava avvilito dal fatto di non ricordare nulla, quasi fosse un problema suo, e la cosa mi fece sorridere interiormente. Era così facile manipolarlo.
Poi, come se fosse stato colpito da un'idea geniale, Tommaso si batté una mano sulla fronte. "Accidenti! Ma io ho un impegno con gli animatori stasera, la finale del torneo di carte!" La sua espressione si fece malinconica per un istante, ma poi si illuminò di nuovo. Si voltò verso Mario, con un sorriso smagliante. "Mario, visto che i biglietti ci sono e sai quanto a Sonia piaccia quel cantante, perché non la porti tu?"
Assistere a tutta quella discussione fu sbalorditivo. Tommaso mi stava consegnando nelle mani di Mario, come un pacco. Il mio cuore martellava nel petto, l'anticipazione mi inondò di calore. Mario, ovviamente, non esitò. I suoi occhi neri si posarono su di me per un istante, un lampo di trionfo e di possesso. "Certo, nessun problema," disse, con la sua voce roca. "Sarò a prenderti per le 7."
Il mio destino per la sera era segnato. Un concerto, Mario, e chissà quali altre perversioni. La mia discesa stava prendendo una piega ancora più interessante.
Il mio cuore batteva forte. Un concerto a Cesena con Mario? Non ricordavo bene come fosse saltato fuori quel discorso, ma la verità è che non m’importava. Era l'occasione perfetta per liberarmi, per sfuggire a Tommaso e tuffarmi di nuovo nel proibito. Ho subito colto la palla al balzo. Mario si è dileguato con un sorriso sornione, e io mi sono voltata verso Tommaso, fingendo un'improvvisa fretta.
"Tommaso, vado a prepararmi! È già tardi e non so ancora cosa mettermi!" ho esclamato, con un tono che non ammetteva repliche. Lui, il mio ingenuo fidanzato, ha annuito. Sapevo che se la sarebbe presa con calma. Dopo la spiaggia, si sarebbe fermato giù per l'aperitivo, a chiacchierare con le sue nuove amicizie. Il suo carattere così disponibile ed espansivo gli aveva procurato vari nuovi amici tra gli animatori, il personale dell'hotel e altri clienti come noi. Mi avrebbe dato tutto il tempo necessario per la mia piccola, perversa preparazione.
Appena sono arrivata in camera, il telefono ha vibrato nella mia mano. Sapevo già chi fosse. Un messaggio da Mario.
Mario: Allora, puttana, contenta che ti ho liberato per stasera? Ti farò divertire come non mai. 😉 Spero che il tuo culo sia già pronto per il mio cazzo. 😈
Sonia: Mario, tesoro, che modi! 🙄 Ma ammetto che la tua "intercessione" è stata... inaspettata. 😇 Il mio culetto è ancora dolente, lo sai il perché! Ma la mia fica ti aspetta impaziente. 😈
Mario: Non fare la piagnona con me, zoccola. So che non vedi l'ora di sentire il mio cazzo fino in fondo. E Luca? Lo hai già mollato? Quella checca innamorata... ti ha annoiato subito? Sei una puttana da battaglia, non una sfigata da romanticismo. 🖕
Sonia: Mario, Mario... 🤭 Sempre così diretto, così... volgare. Mi ecciti da morire quando fai così, lo sai? 🥵 Luca? Oh, Luca è un tesoro. Così dolce, così premuroso... 🥰 Ma tu sei la mia trasgressione, la mia perdizione. E la mia fica non dimentica chi la sa far urlare. 🔥 Non credi?
Mario: Parli troppo, troia. Sei una puttana viziata e schifosa. Ma mi piace quando fai la civetta. Mi eccita pensarti con il mio cazzo in bocca mentre parli delle tue stronzate. Ti farò stare zitta stasera. Ti riempirò la bocca e il culo finché non implorerai. 💦
Sonia: Oh, Mario... Le tue minacce sono la mia più grande promessa. 🤤 Mi piace quando dici che mi riempirai, ma il culo NO! Per ora almeno. 🤭 La mia bocca è già umida al pensiero del tuo cazzo, e la mia fica scalpita. 🍑 Non vedo l'ora di sentire la tua sborra calda schizzare dentro di me. 🌊 Sei così bravo a farmi sentire una vera cagna. 🐶
Mario: Ti stai bagnando solo a leggere, puttana? Immagina stasera. Ti farò scopare da tutti quelli che voglio. Ti farò ululare come una lupa in calore. E non ti libererai così facilmente di me. Sei mia. 🔗
Sonia: Mario, sei un diavolo! 😈 Mi fai impazzire. La mia figa è già una piscina al solo pensiero. ⛲ Sì, mi sto bagnando, tantissimo. Vorrei già sentire le tue mani addosso, il tuo cazzo che mi strappa via l'anima. Sono tua, lo sono sempre stata, fin dal primo tocco. E mi piace da morire essere la tua puttana. 🤫 Non vedo l'ora di vedere chi ci sarà con noi stasera. Mi stupirai, vero? Dimmi che mi farai godere come una vera troia. 😈
Mario: Non fare troppe domande, zoccola. La sorpresa è parte del divertimento. Preparati a essere usata come non mai. E non ti azzardare a fare la civetta con gli altri come fai con Luca. Altrimenti ti castro. E il tuo fidanzatino ti vedrà strisciare. Ci vediamo alle 7. E non fare tardi, puttana. ⏱️
Sonia: Agli ordini, padrone. 🙇♀️ La tua puttana sarà pronta. E non farò la civetta... prometto di essere la tua cagna ubbidiente, e solo tua. Almeno finché non mi darai il permesso di fare la troia con gli altri. 😇💋 A stasera, Mario. Non riesco ad aspettare. La mia fica è già in fiamme. 🔥🔥🔥
Il telefono mi vibrava ancora in mano, la conversazione con Mario mi aveva lasciata in un mix bollente di eccitazione e anticipazione. Ero pronta per entrare in bagno, lavarmi via il sale della spiaggia e prepararmi per la serata. Proprio mentre stavo per aprire la porta, sentii bussare. "Tommaso?" pensai, sorpresa. Era troppo presto perché fosse già lì.
Invece, quando aprii, mi trovai davanti Luca.
I suoi occhi, solitamente così dolci, avevano un'ombra di preoccupazione. "Luca? Che ci fai qui?" domandai, genuinamente sorpresa.
"Marco è con Tommaso, tranquilla," disse lui, entrando senza aspettare un invito esplicito. Era evidente che volesse parlare. I suoi occhi si posarono su di me, e poi, con un tono che tradiva una punta di irritazione, chiese: "Mario... chi è? Cosa vuole da voi? Non mi piace come ti guarda."
Cercai di divagare, con la mia solita disinvoltura. "Mario? Oh, è solo un amico di Tommaso. Di quelli che Tommaso si fa in spiaggia, sai com'è, sempre a fare amicizia con tutti." Il mio cuore martellava, ma la mia voce era calma, quasi annoiata.
Ma Luca non si bevve la storia. I suoi occhi si strinsero un po'. "Non mi sembra. Ti guarda in un modo strano, Sonia. È come se... fosse geloso."
Mi scappò una risata, finta ma convincente. "Ma no, Luca! Geloso Mario? È vecchio, a me non piace proprio!" Certo che mi piaceva, Mario, e come! Il solo pensiero mi faceva fremere e bagnare. Ma dovevo tranquillizzare Luca. Mi avvicinai, lo abbracciai con foga, le labbra che cercavano le sue con un desiderio che, in quell'attimo, era autentico. Lo baciai, cercando di infondergli calma, di distrarlo dalla sua gelosia.
Con una disinvoltura che sorprese persino me stessa, gli raccontai la storia del concerto a Cesena, della "bravura" di Mario nel procurarmi i biglietti, e dell'impegno di Tommaso con il torneo di carte. Sembrava tutto così innocente, così plausibile.
Poi, per distrarlo completamente e spegnere ogni sua preoccupazione, feci la mossa giusta. Mi tolsi il costume da bagno, lasciandolo cadere sul pavimento, e lo tirai a me sul letto. "Vieni qui, sciocco," sussurrai, le mie mani che lo attiravano verso il mio corpo nudo e desideroso.
Facemmo l'amore, o meglio, fu una scopata veloce, ma con un trasporto che mi fece tremare. Le sue mani sul mio corpo, la sua bocca sulla mia, il suo cazzo che si gonfiava dentro la mia fica umida. Ogni spinta diventava un brivido, ogni mio gemito la conferma che, in quell'istante, eravamo solo noi due; il mondo fuori aveva smesso di esistere. Non aveva nulla della brutalità di Mario; era un piacere dolce, un’onda intensa che mi colmava e mi costringeva a dimenticare, anche solo per un momento, il castello di bugie in cui vivevo. Luca ebbe un ultimo sussulto, cercò la mia bocca con la sua e poi si lasciò andare contro di me, esausto e soddisfatto.
Restammo così per qualche istante, con il fiato ancora corto e i cuori che battevano all'unisono. Poi, mentre il corpo ancora vibrava per i rimasugli del piacere, mi districai con dolcezza dal suo abbraccio. Lanciai un’occhiata distratta all'orologio sul comodino e un brivido di puro panico mi attraversò: era tardissimo!
Mi alzai di scatto dal letto, avvertendo immediatamente il calore del suo seme che iniziava a scivolare lungo l'interno delle cosce. Mi tamponai con la mano, un gesto quasi automatico e privo di ogni vergogna, mentre le scuse mi uscivano già dalle labbra in un sussurro affannato.
— Amore — dissi, la voce ancora un po' roca per l'emozione — devo correre a prepararmi, si è fatto tardi! —
Lui mi raggiunse in bagno, un'ombra dolce e amorevole. Mi baciò sul collo, un bacio che sapeva di fiducia e di un affetto che mi faceva quasi sentire in colpa. "Fai la brava," mi sussurrò, e poi se ne andò, lasciandomi sola in quel santuario profano. Feci una doccia rapida, l'acqua calda che scivolava sul mio corpo, portando via lo sperma di Luca, ma non l'odore, non il ricordo. La mia fica era ancora gonfia, e la coscia mi bruciava leggermente dove Maria aveva lasciato il suo marchio.
Uscii dalla doccia, la pelle ancora umida e vibrante. Ero in fermento. Non era una serata qualunque, era un appuntamento con il mio lato più oscuro, con la perversione che Mario sapeva così bene come accendere. Dovevo essere perfetta, un'esca irresistibile per la sua depravazione.
Decisi di non mettere nulla: niente pizzo, niente ostacoli. Volevo sentire la mia nudità fremere sotto il tessuto, pronta per essere scoperta. Afferrai il tubino nero, quello corto che mi fasciava ogni curva, e lo feci scivolare lungo le gambe con un movimento lento. La stoffa carezzò la mia carne con una nota gelida che mi fece sussultare, andando a premere proprio lì, sulla fica che già pulsava di un'umidità traditrice.
Mi guardai allo specchio: senza il sostegno del reggiseno, i seni erano sfrontati e i capezzoli disegnavano punte dure contro il nero dell'abito. Ero un'offerta esplicita, nuda sotto un involucro insignificante che Mario avrebbe strappato via in un attimo. Sapevo che ogni mio passo, ogni mio respiro, avrebbe gridato la mia sottomissione a chiunque avesse avuto il coraggio di guardarmi davvero.
Mi guardai allo specchio. La Sonia di un tempo era ormai svanita. Al suo posto vidi una donna sensuale, sfrontata, con gli occhi che brillavano di un’eccitazione quasi febbrile. Lasciai i capelli sciolti, una cascata di ciocche castane che mi incorniciava il viso, e stesi un velo di lucidalabbra rosso acceso per attirare l’attenzione sulla bocca, pronta a qualunque provocazione. Vaporizzai un profumo intenso, dolce e persistente, che si mescolava all’odore naturale della mia pelle; volevo che si imprimesse addosso a Mario, lasciando la mia traccia indelebile su di lui.
Ero pronta. Il mio corpo era un tempio di perversione, la mia anima una tela per i suoi desideri. Non vedevo l'ora che arrivasse Mario.
Il mio cuore batteva all'impazzata. Guardai l'orologio, già tardissimo! Presi la mia borsetta, quel piccolo scrigno di segreti e perversioni, e mi affrettai fuori dalla stanza, i miei tacchi altissimi che battevano sul corridoio con un ritmo frettoloso. Ogni passo era un'anticipazione della notte che mi aspettava.
Scendendo nella hall, lo vidi. Tommaso, proprio come avevo previsto, stava mangiucchiando qualcosa all'aperitivo offerto dall'hotel, il suo sorriso bonario stampato in faccia. Con lui c'erano Marco e Luca. Luca... il pensiero mi fece tremare la figa. L'avevo appena avuto dentro, e lui era lì, con il mio fidanzato, comportandosi come se nulla fosse accaduto. Che attore! E che brivido per me, la regina delle bugie.
Tommaso mi accolse felice, i suoi occhi che brillavano di innocenza. "Ciao, amore! Sei pronta?" Mi diede un veloce bacio sulla bocca, il mio fidanzato ufficiale, ignaro della tempesta che ero. I miei occhi, però, si posarono su Luca. Il suo sguardo era diverso. Un'ombra di dispiacere, di rabbia, attraversò i suoi occhi quando vide il mio look. La sua gelosia era palpabile, non la nascondeva. Era una pugnalata dolce al mio cuore, la conferma che il suo amore per me era autentico.
Un saluto veloce a Marco, un sorriso a Luca, i miei occhi che si incantarono un attimo di più sui suoi. Un'intesa solo nostra, un segreto bollente che ci legava. Poi, con un ultimo brivido, uscii dall'hotel.
Mario arrivò poco dopo, un grosso fuoristrada nero che si fermò proprio davanti a me. La sua figura imponente, il suo sguardo penetrante, mi fecero sentire subito a casa, nella mia zona di comfort, nel mio inferno privato.
Salii al suo fianco e, senza pensarci due volte, gli diedi un veloce bacio sulla bocca prima che partisse. Le sue labbra erano ruvide, il sapore di nicotina e di un qualcosa di selvaggio che mi eccitava da morire. Il concerto a Cesena era ovviamente solo una scusa patetica, un velo sottile sulla vera natura della nostra serata. I progetti di Mario erano ben diversi, e io, la sua Sonia, docile e vogliosa, lo avrei seguito ovunque avesse voluto portarmi.
L'auto era impeccabile, pulita, profumata, e anche lui lo era. Indossava dei jeans slavati che gli fasciavano le gambe robuste e una camicia scura che lasciava intravedere il suo petto villoso, un segno di mascolinità che mi faceva impazzire. Mi sentivo bene seduta al suo fianco, una strana sensazione di sicurezza, quasi di essere protetta da un vero maschio, un predatore con cui potevo essere completamente me stessa.
Mi portò fuori dalla zona turistica, lasciando alle spalle le luci e i rumori della costa. Ci inoltrammo lungo strade che si snodavano su per colline dalle curve morbide, illuminate a quell'ora dalla luce calda e avvolgente del tramonto. Non sapevo dove stessimo andando e non chiesi. Non mi importava. Mi bastava essere lì con lui, per la prima volta soli.
Arrivammo in un agriturismo da favola, immerso nella natura, con un panorama mozzafiato che si apriva davanti a noi. Il viaggio non era stato ricco di parole; bastavano i nostri sguardi, i nostri sorrisi d'intesa, un linguaggio silenzioso che capivamo solo noi. Cenammo sotto un pergolato, le luci soffuse creavano un'atmosfera incredibilmente riservata e quasi romantica. Era tutto così pacato, così rilassante.
Ero felice, davvero felice. In quel momento, dimenticai completamente Tommaso, Luca, e tutte le aspettative che si portavano dietro. Parlammo di un po' di tutto, delle nostre vite, dei nostri sogni, ma senza mai accennare direttamente ai nostri incontri perversi, a quelle notti di degrado che ci avevano uniti. Io lo guardavo con occhi che, in quel frangente, potevano sembrare davvero quelli di un'innamorata. E in verità, forse, in quel momento, un po' lo ero. L'eccitazione che sentivo era più morbida, quasi un preludio a qualcosa di inaspettato.
La cena sotto il pergolato era stata magica. Mario, quel predatore che credevo di conoscere, mi aveva sorpreso. Senza addentrarsi troppo nei dettagli, mi aveva raccontato della sua vita. Divorziato, con due figli di 8 e 10 anni che mi immaginavo già, piccoli e innocenti, in netto contrasto con il loro padre. Aveva una piccola impresa di costruzioni, "niente di che," aveva detto, ma abbastanza per una dignitosa esistenza. Quella conversazione mi aveva rivelato un lato di lui che non avrei mai immaginato, un uomo con una vita "normale" al di fuori delle nostre perversioni. E la cosa, stranamente, mi eccitava ancora di più.
Finita la cena, la notte ci chiamava e i nostri sguardi si incrociarono, l'intesa era chiara. Mi portò a casa sua, un elegante appartamento fuori Riccione. Rimasi sorpresa. Era così bello, ordinato, pulito, un contrasto netto con l'immagine rozza e brutale di Mario che avevo in testa, e che pure amavo. Era la dimostrazione che lui era più complesso, più sfaccettato di quanto credessi.
Senza tanti preamboli, finimmo in camera da letto. Un ambiente moderno e confortevole, con un letto matrimoniale grande e invitante. La luce soffusa creava un'atmosfera intima, quasi sacra per ciò che stava per accadere. La mia fica fremeva, bagnata, anticipando i piaceri che avremmo condiviso in quel santuario inaspettato. Il profumo di lui, di pulito, di dopobarba, si mescolava al mio, un inebriante mix di desiderio.
Non ci fu bisogno di parole, solo di sguardi e di respiri affannosi. Mi tirò verso di lui, le mie mani che si avventavano sulla sua camicia. La sbottonai con foga, liberando il suo petto villoso che tanto mi attirava. Sentii i suoi muscoli tesi sotto i miei polpastrelli mentre mi toglieva il vestito, lasciandolo cadere ai nostri piedi. Ero lì, in piedi davanti a lui, completamente nuda. La mia fica era già una fontana, e i miei capezzoli duri e turgidi imploravano di essere toccati.
Mario mi prese per i fianchi, i suoi occhi che brillavano nell'ombra. Non c'era la solita brutalità, non subito. C'era un desiderio profondo, quasi reverenziale. Mi baciò, un bacio lungo, intenso, che sapeva di scoperta. Le sue labbra erano morbide, ma la lingua era prepotente, esplorava la mia bocca con una fame insaziabile. Sentii le sue mani scendere sulla mia schiena, poi sul mio culetto. I suoi polpastrelli premevano, invitandomi a spingermi contro il suo bacino.
Mi sollevò, e mi appoggiò sul bordo del letto. I miei piedi non toccavano terra. Lui si inginocchiò davanti a me, e i suoi occhi scesero sul mio corpo. Poi, con un gesto che mi fece gemere, affondò il viso tra le mie cosce. La sua lingua, calda e umida, si avventò sul mio clitoride, succhiandolo con una forza e una delicatezza inaspettate. La mia schiena si inarcò, le gambe si aprirono da sole. Gemevo, e le mie mani affondavano nei suoi capelli. La mia fica era in fiamme, e il suo sapore era il paradiso.
Quando mi sentii sul punto di esplodere, Mario si alzò. Il suo cazzo, enorme e duro, era davanti ai miei occhi. Non era solo un oggetto di piacere, era la promessa di una possessione totale. Senza una parola, mi spinse sul letto. Mi mise a quattro zampe, la mia figa offerta, invitante. Non c'era bisogno di chiedere. Sentii la sua grossa verga scivolare dentro, lenta, inesorabile. Un gemito mi sfuggì, un mix di trasporto e di un piacere così intenso da togliermi il fiato. La mia fica si contraeva attorno a lui, cercando di accoglierlo completamente. Sentii la sua mano scendere sul mio clitoride, massaggiandolo mentre mi scopava, e la combinazione fu troppo. Urlai di piacere, presa da un orgasmo che mi fece tremare da capo a piedi.
Poi mi girò, e mi fece mettere di schiena, le mie gambe che gli stringevano i fianchi. Mi guardò negli occhi, un sorriso sornione sulle labbra. "Sei mia, Sonia," sussurrò, e in quel momento, ero completamente sua. Il suo cazzo si gonfiò di nuovo dentro la mia fica, e mi scopò con una foga inaudita, riempiendomi di sperma caldo e denso. La nostra notte era appena cominciata, e prometteva di essere lunga, selvaggia, e piena di ogni perversione che potessimo immaginare.
Il suo corpo muscoloso si muoveva sul mio con una foga inarrestabile. Non era solo sesso, era una danza tra il piacere e il dolore, un'esplorazione dei miei limiti più oscuri. Ogni volta che il suo cazzo si spingeva dentro di me, profondo, prepotente, lo incitavo. "Più forte, Mario! Fammi male!" gemevo, graffiandogli la schiena con le unghie. Il Mario dolce era un'illusione fugace, ciò che volevo da lui era la rudezza, la perversione, la sensazione di essere completamente sottomessa alla sua forza. Urlavo per essere riempita, per essere usata, per sentire il limite del sopportabile e oltrepassarlo. E lui, il mio padrone, mi accontentava, spingendo, picchiando, riempiendomi di ogni sua goccia di sperma caldo.
Ormai esausti, i nostri corpi umidi di sudore e sborra, riprendemmo fiato. Ero sdraiata accanto a lui, la testa appoggiata al suo petto villoso, sentendo il ritmo calmo del suo cuore. La mia mano, quasi senza volerlo, gli carezzava distrattamente i peli del torace, un gesto di intimità che strillava quasi normalità, ma che nascondeva un mondo di perversioni.
Il silenzio fu rotto dalla sua voce roca, un sussurro che fece vibrare il mio petto.
Mario: "Allora, puttana... Il tuo Tommaso... sa che sei così?"
Sonia: "Tommaso? Oh, il mio povero Tommaso... No, non sa nulla, Mario. È così ingenuo, così cieco. Crede a ogni mia parola, a ogni sorriso. Se sapesse la troia che sono diventata, morirebbe."
Mario: "E a casa? Lo fai anche a casa? C’è qualcuno che ti scopa come faccio io?"
Sonia: ”No, a casa non l’ho mai tradito.”
Mario: “E lui? Ti scopa anche lui come faccio io?”
Sonia: "No.... Non così. Non come te. Con lui è diverso. È... normale. Noioso, a volte. Ma tu... tu mi fai impazzire, Mario. Mi hai aperto un mondo che non sapevo esistesse."
Mario: "Un mondo di cazzi e sborra, eh? Di sporco e di... perversione. Racconta, Sonia. Dimmi cosa ti piace di questo mondo. Cosa ti eccita di più?"
Sonia: "Tutto, Mario. Tutto. All'inizio ero spaventata, certo. Ma poi... poi è stata una liberazione. Ricordi la cascina? Quando mi avete presa tu ed Enzo? La sua sborra che mi riempiva la figa, la tua rudezza... Mi sentivo una vera puttana, e la cosa mi eccitava da morire. Ma non è stato solo quello."
Mario: "Ah no? Cosa altro ti è piaciuto, zoccola? Dimmi ogni dettaglio. Voglio sentirti."
Sonia: "Quando... quando mi scopate e mi inculate fino allo stordimento."
Mario: "Sei una puttana senza limiti, Sonia. E le ragazze? Ti è piaciuto quando ti hanno umiliata? Quando ti hanno pisciato addosso e ti hanno fatto leccare il loro culo?"
Sonia: "Sì, Mario. Sì! All'inizio ho provato ribrezzo, ma poi... poi ho capito che era parte del gioco. Leccare il loro culo... era la prova della mia completa sottomissione. E poi la loro figa... il sapore di quelle ragazze... Mi sentivo così... degradata, ma in un modo che mi faceva impazzire. E i miei capezzoli... quando li torturavano... Il dolore mi faceva urlare, ma la mia fica era una fontana. Era una troia alla loro mercé."
Mario: "Sei una cagna perfetta, Sonia. Una vera pervertita. E il marchio sulla coscia? Ti piace?"
Sonia: "Il marchio... sì. Brucia ancora. Ma è un segno. Un segno che sono tua, che sono marchiata. È la prova che non posso più tornare indietro. Mi lega a te, a questo mondo. E sai cosa, Mario? La cosa che mi piace di più di tutto questo... è battere. Essere la puttana che deve dare il suo corpo. Sentire il denaro, sapere che il mio corpo ha un prezzo. È una libertà perversa, Mario. Una libertà che con Tommaso non avrei mai avuto."
Mario: "Lo sapevo, Sonia. Lo sapevo che eri una come me. Una che ama il proibito, il limite. Non ti lascerò andare. Mai. Sei troppo preziosa per questo mondo. E ti farò battere ancora. Molto. Ti farò diventare la regina delle puttane."
Sonia: "Lo spero, Mario. Lo spero. Fammi battere, fammi strisciare, fammi sentire che sono tua. Voglio che la mia fica sia sempre bagnata per te, per i tuoi amici, per chiunque tu voglia. Voglio essere la tua troia preferita. E voglio che mi rovini completamente. Mi eccita pensarti con me, sempre. Ogni volta che vedo una donna per strada, mi chiedo se anche lei è una come me. Se anche lei la sera si abbassa per un cazzo. E sapere che ci sono tante come me, mi fa sentire parte di qualcosa. Una famiglia, Mario. Una famiglia di puttane."
Mario: "Lo sei, Sonia. Lo sei. E ti insegnerò tutti i segreti. Ti farò provare piaceri che nemmeno immagini. Siamo solo all'inizio."
La conversazione si spense in un mormorio, le mie parole si mescolavano al battito del suo cuore. Ero completamente sua. E il mio cuore, la mia fica, la mia anima, non desideravano altro.
Quei discorsi, quelle confessioni sussurrate nel buio, avevano riacceso in me e in Mario una fame ancora più intensa. Sentivo il suo corpo che si ridestava accanto al mio, e la mia figa già pulsava, rispondendo al suo desiderio rinnovato. Lui mi si strinse, il suo respiro caldo sul mio collo.
"A che ora devi tornare, Sonia?" mi chiese, la voce roca di desiderio.
Non lo sapevo, in realtà. Tommaso, il mio povero, ingenuo Tommaso, non avrebbe dormito. Non potevo certo fare mattina. "Non so, Mario... Tommaso non dormirà, non posso fare troppo tardi," risposi, la voce un po' pensierosa.
Mario, però, aveva già la soluzione. Il suo cervello da predatore era sempre un passo avanti. "Chiama il tuo fidanzato," mi disse. "Digli che abbiamo trovato una compagnia di amici e amiche e che ci hanno proposto di andare con loro a ballare. Chiedigli se gli dispiace, altrimenti ti faresti subito riaccompagnare."
Un lampo di genio. Era la bugia perfetta, così credibile. Non esitai. Presi il telefono e, con la massima disinvoltura, chiamai Tommaso. La sua voce, dall'altra parte, era stanca ma felice. "Ciao, amore! Allora?"
"Ciao, tesoro," gli dissi, con la voce più dolce che potevo. "Siamo qui al concerto, ma abbiamo trovato una compagnia di amici di Mario, e ci hanno proposto di andare tutti a ballare dopo. Ti dispiace? Altrimenti Mario mi riaccompagna subito, lo sai..."
Sentii il suo sospiro dall'altra parte, ma era un sospiro di sollievo, non di disappunto. "Ma no, amore, tranquilla! Divertiti! Io sono ancora qui con gli animatori. Non preoccuparti per me." Ci credette. Ci credette senza un'ombra di dubbio.
Riattaccai e guardai Mario con un sorriso sornione. Un'altra vittoria, un'altra bugia che mi apriva le porte a nuove perversioni. Lui mi strinse, il suo sguardo che mi bruciava. "Allora, puttana," sussurrò, "cosa ti piacerebbe fare ora?"
La mia figa si contrasse in risposta. Non esitai un istante. Lo guardai negli occhi, i miei che brillavano di un desiderio che non ammetteva mezze misure. "Portami a battere, Mario," sussurrai, la mia voce un filo roca, carica di una brama inconfessabile. "Voglio sentire la mia fica in azione, voglio che mi usino, che mi riempiano. Voglio sentirmi una vera troia."
Ma Mario... ah, Mario non era Tommaso. I suoi occhi neri si posarono su di me, poi su Luca, e in quello sguardo lessi subito tutto: la consapevolezza, il possesso, e un odio viscerale che si accendeva tra lui e Luca, così diretto, così palpabile che mi fece tremare. Un'ombra di minaccia passò sul suo volto, una promessa silenziosa di ciò che mi avrebbe fatto pagare per quella vicinanza.
Adesso per me cominciava il bello. Ero al centro di un triangolo esplosivo. Il cuore mi batteva all'impazzata, ma una parte di me, quella più perversa, sentiva un'eccitazione profonda, un brivido per il pericolo.
Il mio cuore batteva forte nel petto, un ritmo irregolare come i miei desideri contorti. Avevo Luca accanto a me, la sua mano calda che stringeva la mia, ignaro della tempesta che gli si stava scatenando intorno. E poi c'erano loro, Tommaso e Mario, le due facce della mia doppia vita, che ora si fronteggiavano in un silenzio carico di tensione. L'aria si era fatta densa, come prima di un temporale.
Tommaso, il mio ingenuo e fedele Tommaso, non aveva notato nulla. Le sue risate fragorose riempivano l'aria, ignare dell'odio palpabile che scorreva tra Luca e Mario. Ma io, io sentivo tutto. Sentivo gli sguardi di Mario che mi bruciavano sulla pelle, un misto di minaccia e di possesso che mi faceva fremere. E sentivo lo sguardo di Luca, un misto di amore e di una curiosità che, per ora, era ancora innocente.
Un brivido mi percorse la schiena: ero al centro di un crocicchio pericoloso, dove ogni passo falso avrebbe potuto far crollare il mio castello di bugie. L'eccitazione mi inondò per quella situazione così rischiosa, così proibita. La mia nuova vita era un gioco, e io ero pronta a giocare.
Il cuore mi batteva forte, e sentivo la mano di Luca stretta alla mia. Lui non l'avrebbe mollata, no. Voleva che il nostro amore si dichiarasse, senza segreti, sotto gli occhi di tutti. Ma io... io ero una bugiarda, e la verità era un lusso che non potevo permettermi. Ero in trappola.
Sentii lo sguardo di Mario bruciarmi addosso, un misto di sfida e di possesso che mi faceva fremere. Quella tensione pericolosa mi stava eccitando. Dovevo fare qualcosa, in fretta. Con la scusa patetica di dovermi aggiustare il costume, lasciai la mano di Luca. Il suo viso si rabbuiò all'istante, un lampo di offesa gli attraversò gli occhi. Non disse nulla, ma il suo silenzio fu più rumoroso di qualsiasi parola. Si voltò e se ne andò, lasciandomi lì, al centro di quel palco assurdo, con Mario e l'ingenuo Tommaso.
Ero lì, a chiedermi cosa ci facesse Mario in quel momento. La sua presenza era sempre un presagio di guai, o di piaceri proibiti. Ma stavolta era diverso, la tensione era troppo alta, il rischio troppo grande.
Tommaso, il mio povero, beato Tommaso, non ci mise molto a svelare il mistero. Si voltò verso di me, gli occhi brillanti di eccitazione e un velo di confusione. “Sonia, Mario è stato bravissimo!" esclamò, la voce alta. "Ha trovato due biglietti per il concerto di Cesena! Non ti ricordi? Ne avevamo parlato l'altra sera!"
Il mio stomaco si strinse. Il concerto a Cesena. Era vero, ne avevamo parlato, il mio cantante preferito. Ma non ricordavo assolutamente che lui avesse chiesto a Mario di aiutarci. Il solito Tommaso, ingenuo e distratto, che attribuiva a sé stesso meriti inesistenti. Finsi di riflettere, di cercare nella mia memoria un ricordo che non c'era. Tommaso sembrava avvilito dal fatto di non ricordare nulla, quasi fosse un problema suo, e la cosa mi fece sorridere interiormente. Era così facile manipolarlo.
Poi, come se fosse stato colpito da un'idea geniale, Tommaso si batté una mano sulla fronte. "Accidenti! Ma io ho un impegno con gli animatori stasera, la finale del torneo di carte!" La sua espressione si fece malinconica per un istante, ma poi si illuminò di nuovo. Si voltò verso Mario, con un sorriso smagliante. "Mario, visto che i biglietti ci sono e sai quanto a Sonia piaccia quel cantante, perché non la porti tu?"
Assistere a tutta quella discussione fu sbalorditivo. Tommaso mi stava consegnando nelle mani di Mario, come un pacco. Il mio cuore martellava nel petto, l'anticipazione mi inondò di calore. Mario, ovviamente, non esitò. I suoi occhi neri si posarono su di me per un istante, un lampo di trionfo e di possesso. "Certo, nessun problema," disse, con la sua voce roca. "Sarò a prenderti per le 7."
Il mio destino per la sera era segnato. Un concerto, Mario, e chissà quali altre perversioni. La mia discesa stava prendendo una piega ancora più interessante.
Il mio cuore batteva forte. Un concerto a Cesena con Mario? Non ricordavo bene come fosse saltato fuori quel discorso, ma la verità è che non m’importava. Era l'occasione perfetta per liberarmi, per sfuggire a Tommaso e tuffarmi di nuovo nel proibito. Ho subito colto la palla al balzo. Mario si è dileguato con un sorriso sornione, e io mi sono voltata verso Tommaso, fingendo un'improvvisa fretta.
"Tommaso, vado a prepararmi! È già tardi e non so ancora cosa mettermi!" ho esclamato, con un tono che non ammetteva repliche. Lui, il mio ingenuo fidanzato, ha annuito. Sapevo che se la sarebbe presa con calma. Dopo la spiaggia, si sarebbe fermato giù per l'aperitivo, a chiacchierare con le sue nuove amicizie. Il suo carattere così disponibile ed espansivo gli aveva procurato vari nuovi amici tra gli animatori, il personale dell'hotel e altri clienti come noi. Mi avrebbe dato tutto il tempo necessario per la mia piccola, perversa preparazione.
Appena sono arrivata in camera, il telefono ha vibrato nella mia mano. Sapevo già chi fosse. Un messaggio da Mario.
Mario: Allora, puttana, contenta che ti ho liberato per stasera? Ti farò divertire come non mai. 😉 Spero che il tuo culo sia già pronto per il mio cazzo. 😈
Sonia: Mario, tesoro, che modi! 🙄 Ma ammetto che la tua "intercessione" è stata... inaspettata. 😇 Il mio culetto è ancora dolente, lo sai il perché! Ma la mia fica ti aspetta impaziente. 😈
Mario: Non fare la piagnona con me, zoccola. So che non vedi l'ora di sentire il mio cazzo fino in fondo. E Luca? Lo hai già mollato? Quella checca innamorata... ti ha annoiato subito? Sei una puttana da battaglia, non una sfigata da romanticismo. 🖕
Sonia: Mario, Mario... 🤭 Sempre così diretto, così... volgare. Mi ecciti da morire quando fai così, lo sai? 🥵 Luca? Oh, Luca è un tesoro. Così dolce, così premuroso... 🥰 Ma tu sei la mia trasgressione, la mia perdizione. E la mia fica non dimentica chi la sa far urlare. 🔥 Non credi?
Mario: Parli troppo, troia. Sei una puttana viziata e schifosa. Ma mi piace quando fai la civetta. Mi eccita pensarti con il mio cazzo in bocca mentre parli delle tue stronzate. Ti farò stare zitta stasera. Ti riempirò la bocca e il culo finché non implorerai. 💦
Sonia: Oh, Mario... Le tue minacce sono la mia più grande promessa. 🤤 Mi piace quando dici che mi riempirai, ma il culo NO! Per ora almeno. 🤭 La mia bocca è già umida al pensiero del tuo cazzo, e la mia fica scalpita. 🍑 Non vedo l'ora di sentire la tua sborra calda schizzare dentro di me. 🌊 Sei così bravo a farmi sentire una vera cagna. 🐶
Mario: Ti stai bagnando solo a leggere, puttana? Immagina stasera. Ti farò scopare da tutti quelli che voglio. Ti farò ululare come una lupa in calore. E non ti libererai così facilmente di me. Sei mia. 🔗
Sonia: Mario, sei un diavolo! 😈 Mi fai impazzire. La mia figa è già una piscina al solo pensiero. ⛲ Sì, mi sto bagnando, tantissimo. Vorrei già sentire le tue mani addosso, il tuo cazzo che mi strappa via l'anima. Sono tua, lo sono sempre stata, fin dal primo tocco. E mi piace da morire essere la tua puttana. 🤫 Non vedo l'ora di vedere chi ci sarà con noi stasera. Mi stupirai, vero? Dimmi che mi farai godere come una vera troia. 😈
Mario: Non fare troppe domande, zoccola. La sorpresa è parte del divertimento. Preparati a essere usata come non mai. E non ti azzardare a fare la civetta con gli altri come fai con Luca. Altrimenti ti castro. E il tuo fidanzatino ti vedrà strisciare. Ci vediamo alle 7. E non fare tardi, puttana. ⏱️
Sonia: Agli ordini, padrone. 🙇♀️ La tua puttana sarà pronta. E non farò la civetta... prometto di essere la tua cagna ubbidiente, e solo tua. Almeno finché non mi darai il permesso di fare la troia con gli altri. 😇💋 A stasera, Mario. Non riesco ad aspettare. La mia fica è già in fiamme. 🔥🔥🔥
Il telefono mi vibrava ancora in mano, la conversazione con Mario mi aveva lasciata in un mix bollente di eccitazione e anticipazione. Ero pronta per entrare in bagno, lavarmi via il sale della spiaggia e prepararmi per la serata. Proprio mentre stavo per aprire la porta, sentii bussare. "Tommaso?" pensai, sorpresa. Era troppo presto perché fosse già lì.
Invece, quando aprii, mi trovai davanti Luca.
I suoi occhi, solitamente così dolci, avevano un'ombra di preoccupazione. "Luca? Che ci fai qui?" domandai, genuinamente sorpresa.
"Marco è con Tommaso, tranquilla," disse lui, entrando senza aspettare un invito esplicito. Era evidente che volesse parlare. I suoi occhi si posarono su di me, e poi, con un tono che tradiva una punta di irritazione, chiese: "Mario... chi è? Cosa vuole da voi? Non mi piace come ti guarda."
Cercai di divagare, con la mia solita disinvoltura. "Mario? Oh, è solo un amico di Tommaso. Di quelli che Tommaso si fa in spiaggia, sai com'è, sempre a fare amicizia con tutti." Il mio cuore martellava, ma la mia voce era calma, quasi annoiata.
Ma Luca non si bevve la storia. I suoi occhi si strinsero un po'. "Non mi sembra. Ti guarda in un modo strano, Sonia. È come se... fosse geloso."
Mi scappò una risata, finta ma convincente. "Ma no, Luca! Geloso Mario? È vecchio, a me non piace proprio!" Certo che mi piaceva, Mario, e come! Il solo pensiero mi faceva fremere e bagnare. Ma dovevo tranquillizzare Luca. Mi avvicinai, lo abbracciai con foga, le labbra che cercavano le sue con un desiderio che, in quell'attimo, era autentico. Lo baciai, cercando di infondergli calma, di distrarlo dalla sua gelosia.
Con una disinvoltura che sorprese persino me stessa, gli raccontai la storia del concerto a Cesena, della "bravura" di Mario nel procurarmi i biglietti, e dell'impegno di Tommaso con il torneo di carte. Sembrava tutto così innocente, così plausibile.
Poi, per distrarlo completamente e spegnere ogni sua preoccupazione, feci la mossa giusta. Mi tolsi il costume da bagno, lasciandolo cadere sul pavimento, e lo tirai a me sul letto. "Vieni qui, sciocco," sussurrai, le mie mani che lo attiravano verso il mio corpo nudo e desideroso.
Facemmo l'amore, o meglio, fu una scopata veloce, ma con un trasporto che mi fece tremare. Le sue mani sul mio corpo, la sua bocca sulla mia, il suo cazzo che si gonfiava dentro la mia fica umida. Ogni spinta diventava un brivido, ogni mio gemito la conferma che, in quell'istante, eravamo solo noi due; il mondo fuori aveva smesso di esistere. Non aveva nulla della brutalità di Mario; era un piacere dolce, un’onda intensa che mi colmava e mi costringeva a dimenticare, anche solo per un momento, il castello di bugie in cui vivevo. Luca ebbe un ultimo sussulto, cercò la mia bocca con la sua e poi si lasciò andare contro di me, esausto e soddisfatto.
Restammo così per qualche istante, con il fiato ancora corto e i cuori che battevano all'unisono. Poi, mentre il corpo ancora vibrava per i rimasugli del piacere, mi districai con dolcezza dal suo abbraccio. Lanciai un’occhiata distratta all'orologio sul comodino e un brivido di puro panico mi attraversò: era tardissimo!
Mi alzai di scatto dal letto, avvertendo immediatamente il calore del suo seme che iniziava a scivolare lungo l'interno delle cosce. Mi tamponai con la mano, un gesto quasi automatico e privo di ogni vergogna, mentre le scuse mi uscivano già dalle labbra in un sussurro affannato.
— Amore — dissi, la voce ancora un po' roca per l'emozione — devo correre a prepararmi, si è fatto tardi! —
Lui mi raggiunse in bagno, un'ombra dolce e amorevole. Mi baciò sul collo, un bacio che sapeva di fiducia e di un affetto che mi faceva quasi sentire in colpa. "Fai la brava," mi sussurrò, e poi se ne andò, lasciandomi sola in quel santuario profano. Feci una doccia rapida, l'acqua calda che scivolava sul mio corpo, portando via lo sperma di Luca, ma non l'odore, non il ricordo. La mia fica era ancora gonfia, e la coscia mi bruciava leggermente dove Maria aveva lasciato il suo marchio.
Uscii dalla doccia, la pelle ancora umida e vibrante. Ero in fermento. Non era una serata qualunque, era un appuntamento con il mio lato più oscuro, con la perversione che Mario sapeva così bene come accendere. Dovevo essere perfetta, un'esca irresistibile per la sua depravazione.
Decisi di non mettere nulla: niente pizzo, niente ostacoli. Volevo sentire la mia nudità fremere sotto il tessuto, pronta per essere scoperta. Afferrai il tubino nero, quello corto che mi fasciava ogni curva, e lo feci scivolare lungo le gambe con un movimento lento. La stoffa carezzò la mia carne con una nota gelida che mi fece sussultare, andando a premere proprio lì, sulla fica che già pulsava di un'umidità traditrice.
Mi guardai allo specchio: senza il sostegno del reggiseno, i seni erano sfrontati e i capezzoli disegnavano punte dure contro il nero dell'abito. Ero un'offerta esplicita, nuda sotto un involucro insignificante che Mario avrebbe strappato via in un attimo. Sapevo che ogni mio passo, ogni mio respiro, avrebbe gridato la mia sottomissione a chiunque avesse avuto il coraggio di guardarmi davvero.
Mi guardai allo specchio. La Sonia di un tempo era ormai svanita. Al suo posto vidi una donna sensuale, sfrontata, con gli occhi che brillavano di un’eccitazione quasi febbrile. Lasciai i capelli sciolti, una cascata di ciocche castane che mi incorniciava il viso, e stesi un velo di lucidalabbra rosso acceso per attirare l’attenzione sulla bocca, pronta a qualunque provocazione. Vaporizzai un profumo intenso, dolce e persistente, che si mescolava all’odore naturale della mia pelle; volevo che si imprimesse addosso a Mario, lasciando la mia traccia indelebile su di lui.
Ero pronta. Il mio corpo era un tempio di perversione, la mia anima una tela per i suoi desideri. Non vedevo l'ora che arrivasse Mario.
Il mio cuore batteva all'impazzata. Guardai l'orologio, già tardissimo! Presi la mia borsetta, quel piccolo scrigno di segreti e perversioni, e mi affrettai fuori dalla stanza, i miei tacchi altissimi che battevano sul corridoio con un ritmo frettoloso. Ogni passo era un'anticipazione della notte che mi aspettava.
Scendendo nella hall, lo vidi. Tommaso, proprio come avevo previsto, stava mangiucchiando qualcosa all'aperitivo offerto dall'hotel, il suo sorriso bonario stampato in faccia. Con lui c'erano Marco e Luca. Luca... il pensiero mi fece tremare la figa. L'avevo appena avuto dentro, e lui era lì, con il mio fidanzato, comportandosi come se nulla fosse accaduto. Che attore! E che brivido per me, la regina delle bugie.
Tommaso mi accolse felice, i suoi occhi che brillavano di innocenza. "Ciao, amore! Sei pronta?" Mi diede un veloce bacio sulla bocca, il mio fidanzato ufficiale, ignaro della tempesta che ero. I miei occhi, però, si posarono su Luca. Il suo sguardo era diverso. Un'ombra di dispiacere, di rabbia, attraversò i suoi occhi quando vide il mio look. La sua gelosia era palpabile, non la nascondeva. Era una pugnalata dolce al mio cuore, la conferma che il suo amore per me era autentico.
Un saluto veloce a Marco, un sorriso a Luca, i miei occhi che si incantarono un attimo di più sui suoi. Un'intesa solo nostra, un segreto bollente che ci legava. Poi, con un ultimo brivido, uscii dall'hotel.
Mario arrivò poco dopo, un grosso fuoristrada nero che si fermò proprio davanti a me. La sua figura imponente, il suo sguardo penetrante, mi fecero sentire subito a casa, nella mia zona di comfort, nel mio inferno privato.
Salii al suo fianco e, senza pensarci due volte, gli diedi un veloce bacio sulla bocca prima che partisse. Le sue labbra erano ruvide, il sapore di nicotina e di un qualcosa di selvaggio che mi eccitava da morire. Il concerto a Cesena era ovviamente solo una scusa patetica, un velo sottile sulla vera natura della nostra serata. I progetti di Mario erano ben diversi, e io, la sua Sonia, docile e vogliosa, lo avrei seguito ovunque avesse voluto portarmi.
L'auto era impeccabile, pulita, profumata, e anche lui lo era. Indossava dei jeans slavati che gli fasciavano le gambe robuste e una camicia scura che lasciava intravedere il suo petto villoso, un segno di mascolinità che mi faceva impazzire. Mi sentivo bene seduta al suo fianco, una strana sensazione di sicurezza, quasi di essere protetta da un vero maschio, un predatore con cui potevo essere completamente me stessa.
Mi portò fuori dalla zona turistica, lasciando alle spalle le luci e i rumori della costa. Ci inoltrammo lungo strade che si snodavano su per colline dalle curve morbide, illuminate a quell'ora dalla luce calda e avvolgente del tramonto. Non sapevo dove stessimo andando e non chiesi. Non mi importava. Mi bastava essere lì con lui, per la prima volta soli.
Arrivammo in un agriturismo da favola, immerso nella natura, con un panorama mozzafiato che si apriva davanti a noi. Il viaggio non era stato ricco di parole; bastavano i nostri sguardi, i nostri sorrisi d'intesa, un linguaggio silenzioso che capivamo solo noi. Cenammo sotto un pergolato, le luci soffuse creavano un'atmosfera incredibilmente riservata e quasi romantica. Era tutto così pacato, così rilassante.
Ero felice, davvero felice. In quel momento, dimenticai completamente Tommaso, Luca, e tutte le aspettative che si portavano dietro. Parlammo di un po' di tutto, delle nostre vite, dei nostri sogni, ma senza mai accennare direttamente ai nostri incontri perversi, a quelle notti di degrado che ci avevano uniti. Io lo guardavo con occhi che, in quel frangente, potevano sembrare davvero quelli di un'innamorata. E in verità, forse, in quel momento, un po' lo ero. L'eccitazione che sentivo era più morbida, quasi un preludio a qualcosa di inaspettato.
La cena sotto il pergolato era stata magica. Mario, quel predatore che credevo di conoscere, mi aveva sorpreso. Senza addentrarsi troppo nei dettagli, mi aveva raccontato della sua vita. Divorziato, con due figli di 8 e 10 anni che mi immaginavo già, piccoli e innocenti, in netto contrasto con il loro padre. Aveva una piccola impresa di costruzioni, "niente di che," aveva detto, ma abbastanza per una dignitosa esistenza. Quella conversazione mi aveva rivelato un lato di lui che non avrei mai immaginato, un uomo con una vita "normale" al di fuori delle nostre perversioni. E la cosa, stranamente, mi eccitava ancora di più.
Finita la cena, la notte ci chiamava e i nostri sguardi si incrociarono, l'intesa era chiara. Mi portò a casa sua, un elegante appartamento fuori Riccione. Rimasi sorpresa. Era così bello, ordinato, pulito, un contrasto netto con l'immagine rozza e brutale di Mario che avevo in testa, e che pure amavo. Era la dimostrazione che lui era più complesso, più sfaccettato di quanto credessi.
Senza tanti preamboli, finimmo in camera da letto. Un ambiente moderno e confortevole, con un letto matrimoniale grande e invitante. La luce soffusa creava un'atmosfera intima, quasi sacra per ciò che stava per accadere. La mia fica fremeva, bagnata, anticipando i piaceri che avremmo condiviso in quel santuario inaspettato. Il profumo di lui, di pulito, di dopobarba, si mescolava al mio, un inebriante mix di desiderio.
Non ci fu bisogno di parole, solo di sguardi e di respiri affannosi. Mi tirò verso di lui, le mie mani che si avventavano sulla sua camicia. La sbottonai con foga, liberando il suo petto villoso che tanto mi attirava. Sentii i suoi muscoli tesi sotto i miei polpastrelli mentre mi toglieva il vestito, lasciandolo cadere ai nostri piedi. Ero lì, in piedi davanti a lui, completamente nuda. La mia fica era già una fontana, e i miei capezzoli duri e turgidi imploravano di essere toccati.
Mario mi prese per i fianchi, i suoi occhi che brillavano nell'ombra. Non c'era la solita brutalità, non subito. C'era un desiderio profondo, quasi reverenziale. Mi baciò, un bacio lungo, intenso, che sapeva di scoperta. Le sue labbra erano morbide, ma la lingua era prepotente, esplorava la mia bocca con una fame insaziabile. Sentii le sue mani scendere sulla mia schiena, poi sul mio culetto. I suoi polpastrelli premevano, invitandomi a spingermi contro il suo bacino.
Mi sollevò, e mi appoggiò sul bordo del letto. I miei piedi non toccavano terra. Lui si inginocchiò davanti a me, e i suoi occhi scesero sul mio corpo. Poi, con un gesto che mi fece gemere, affondò il viso tra le mie cosce. La sua lingua, calda e umida, si avventò sul mio clitoride, succhiandolo con una forza e una delicatezza inaspettate. La mia schiena si inarcò, le gambe si aprirono da sole. Gemevo, e le mie mani affondavano nei suoi capelli. La mia fica era in fiamme, e il suo sapore era il paradiso.
Quando mi sentii sul punto di esplodere, Mario si alzò. Il suo cazzo, enorme e duro, era davanti ai miei occhi. Non era solo un oggetto di piacere, era la promessa di una possessione totale. Senza una parola, mi spinse sul letto. Mi mise a quattro zampe, la mia figa offerta, invitante. Non c'era bisogno di chiedere. Sentii la sua grossa verga scivolare dentro, lenta, inesorabile. Un gemito mi sfuggì, un mix di trasporto e di un piacere così intenso da togliermi il fiato. La mia fica si contraeva attorno a lui, cercando di accoglierlo completamente. Sentii la sua mano scendere sul mio clitoride, massaggiandolo mentre mi scopava, e la combinazione fu troppo. Urlai di piacere, presa da un orgasmo che mi fece tremare da capo a piedi.
Poi mi girò, e mi fece mettere di schiena, le mie gambe che gli stringevano i fianchi. Mi guardò negli occhi, un sorriso sornione sulle labbra. "Sei mia, Sonia," sussurrò, e in quel momento, ero completamente sua. Il suo cazzo si gonfiò di nuovo dentro la mia fica, e mi scopò con una foga inaudita, riempiendomi di sperma caldo e denso. La nostra notte era appena cominciata, e prometteva di essere lunga, selvaggia, e piena di ogni perversione che potessimo immaginare.
Il suo corpo muscoloso si muoveva sul mio con una foga inarrestabile. Non era solo sesso, era una danza tra il piacere e il dolore, un'esplorazione dei miei limiti più oscuri. Ogni volta che il suo cazzo si spingeva dentro di me, profondo, prepotente, lo incitavo. "Più forte, Mario! Fammi male!" gemevo, graffiandogli la schiena con le unghie. Il Mario dolce era un'illusione fugace, ciò che volevo da lui era la rudezza, la perversione, la sensazione di essere completamente sottomessa alla sua forza. Urlavo per essere riempita, per essere usata, per sentire il limite del sopportabile e oltrepassarlo. E lui, il mio padrone, mi accontentava, spingendo, picchiando, riempiendomi di ogni sua goccia di sperma caldo.
Ormai esausti, i nostri corpi umidi di sudore e sborra, riprendemmo fiato. Ero sdraiata accanto a lui, la testa appoggiata al suo petto villoso, sentendo il ritmo calmo del suo cuore. La mia mano, quasi senza volerlo, gli carezzava distrattamente i peli del torace, un gesto di intimità che strillava quasi normalità, ma che nascondeva un mondo di perversioni.
Il silenzio fu rotto dalla sua voce roca, un sussurro che fece vibrare il mio petto.
Mario: "Allora, puttana... Il tuo Tommaso... sa che sei così?"
Sonia: "Tommaso? Oh, il mio povero Tommaso... No, non sa nulla, Mario. È così ingenuo, così cieco. Crede a ogni mia parola, a ogni sorriso. Se sapesse la troia che sono diventata, morirebbe."
Mario: "E a casa? Lo fai anche a casa? C’è qualcuno che ti scopa come faccio io?"
Sonia: ”No, a casa non l’ho mai tradito.”
Mario: “E lui? Ti scopa anche lui come faccio io?”
Sonia: "No.... Non così. Non come te. Con lui è diverso. È... normale. Noioso, a volte. Ma tu... tu mi fai impazzire, Mario. Mi hai aperto un mondo che non sapevo esistesse."
Mario: "Un mondo di cazzi e sborra, eh? Di sporco e di... perversione. Racconta, Sonia. Dimmi cosa ti piace di questo mondo. Cosa ti eccita di più?"
Sonia: "Tutto, Mario. Tutto. All'inizio ero spaventata, certo. Ma poi... poi è stata una liberazione. Ricordi la cascina? Quando mi avete presa tu ed Enzo? La sua sborra che mi riempiva la figa, la tua rudezza... Mi sentivo una vera puttana, e la cosa mi eccitava da morire. Ma non è stato solo quello."
Mario: "Ah no? Cosa altro ti è piaciuto, zoccola? Dimmi ogni dettaglio. Voglio sentirti."
Sonia: "Quando... quando mi scopate e mi inculate fino allo stordimento."
Mario: "Sei una puttana senza limiti, Sonia. E le ragazze? Ti è piaciuto quando ti hanno umiliata? Quando ti hanno pisciato addosso e ti hanno fatto leccare il loro culo?"
Sonia: "Sì, Mario. Sì! All'inizio ho provato ribrezzo, ma poi... poi ho capito che era parte del gioco. Leccare il loro culo... era la prova della mia completa sottomissione. E poi la loro figa... il sapore di quelle ragazze... Mi sentivo così... degradata, ma in un modo che mi faceva impazzire. E i miei capezzoli... quando li torturavano... Il dolore mi faceva urlare, ma la mia fica era una fontana. Era una troia alla loro mercé."
Mario: "Sei una cagna perfetta, Sonia. Una vera pervertita. E il marchio sulla coscia? Ti piace?"
Sonia: "Il marchio... sì. Brucia ancora. Ma è un segno. Un segno che sono tua, che sono marchiata. È la prova che non posso più tornare indietro. Mi lega a te, a questo mondo. E sai cosa, Mario? La cosa che mi piace di più di tutto questo... è battere. Essere la puttana che deve dare il suo corpo. Sentire il denaro, sapere che il mio corpo ha un prezzo. È una libertà perversa, Mario. Una libertà che con Tommaso non avrei mai avuto."
Mario: "Lo sapevo, Sonia. Lo sapevo che eri una come me. Una che ama il proibito, il limite. Non ti lascerò andare. Mai. Sei troppo preziosa per questo mondo. E ti farò battere ancora. Molto. Ti farò diventare la regina delle puttane."
Sonia: "Lo spero, Mario. Lo spero. Fammi battere, fammi strisciare, fammi sentire che sono tua. Voglio che la mia fica sia sempre bagnata per te, per i tuoi amici, per chiunque tu voglia. Voglio essere la tua troia preferita. E voglio che mi rovini completamente. Mi eccita pensarti con me, sempre. Ogni volta che vedo una donna per strada, mi chiedo se anche lei è una come me. Se anche lei la sera si abbassa per un cazzo. E sapere che ci sono tante come me, mi fa sentire parte di qualcosa. Una famiglia, Mario. Una famiglia di puttane."
Mario: "Lo sei, Sonia. Lo sei. E ti insegnerò tutti i segreti. Ti farò provare piaceri che nemmeno immagini. Siamo solo all'inizio."
La conversazione si spense in un mormorio, le mie parole si mescolavano al battito del suo cuore. Ero completamente sua. E il mio cuore, la mia fica, la mia anima, non desideravano altro.
Quei discorsi, quelle confessioni sussurrate nel buio, avevano riacceso in me e in Mario una fame ancora più intensa. Sentivo il suo corpo che si ridestava accanto al mio, e la mia figa già pulsava, rispondendo al suo desiderio rinnovato. Lui mi si strinse, il suo respiro caldo sul mio collo.
"A che ora devi tornare, Sonia?" mi chiese, la voce roca di desiderio.
Non lo sapevo, in realtà. Tommaso, il mio povero, ingenuo Tommaso, non avrebbe dormito. Non potevo certo fare mattina. "Non so, Mario... Tommaso non dormirà, non posso fare troppo tardi," risposi, la voce un po' pensierosa.
Mario, però, aveva già la soluzione. Il suo cervello da predatore era sempre un passo avanti. "Chiama il tuo fidanzato," mi disse. "Digli che abbiamo trovato una compagnia di amici e amiche e che ci hanno proposto di andare con loro a ballare. Chiedigli se gli dispiace, altrimenti ti faresti subito riaccompagnare."
Un lampo di genio. Era la bugia perfetta, così credibile. Non esitai. Presi il telefono e, con la massima disinvoltura, chiamai Tommaso. La sua voce, dall'altra parte, era stanca ma felice. "Ciao, amore! Allora?"
"Ciao, tesoro," gli dissi, con la voce più dolce che potevo. "Siamo qui al concerto, ma abbiamo trovato una compagnia di amici di Mario, e ci hanno proposto di andare tutti a ballare dopo. Ti dispiace? Altrimenti Mario mi riaccompagna subito, lo sai..."
Sentii il suo sospiro dall'altra parte, ma era un sospiro di sollievo, non di disappunto. "Ma no, amore, tranquilla! Divertiti! Io sono ancora qui con gli animatori. Non preoccuparti per me." Ci credette. Ci credette senza un'ombra di dubbio.
Riattaccai e guardai Mario con un sorriso sornione. Un'altra vittoria, un'altra bugia che mi apriva le porte a nuove perversioni. Lui mi strinse, il suo sguardo che mi bruciava. "Allora, puttana," sussurrò, "cosa ti piacerebbe fare ora?"
La mia figa si contrasse in risposta. Non esitai un istante. Lo guardai negli occhi, i miei che brillavano di un desiderio che non ammetteva mezze misure. "Portami a battere, Mario," sussurrai, la mia voce un filo roca, carica di una brama inconfessabile. "Voglio sentire la mia fica in azione, voglio che mi usino, che mi riempiano. Voglio sentirmi una vera troia."
4
voti
voti
valutazione
2.8
2.8
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Sonia & Tommaso - Capitolo 17: Il Bivio
Commenti dei lettori al racconto erotico