Sonia & Tommaso - Capitolo 17: Il Bivio
di
Sonia e Tommaso
genere
tradimenti
Benché la notte fosse stata popolata da sogni osceni e vividi, mi svegliai sentendomi stranamente riposata. Era stata una dormita agitata, sì, ma dopo le notti insonni passate a cavalcare cazzi e a subire degradazioni, ci voleva proprio un po' di riposo, anche se la mia mente continuava a elaborare le sue perverse avventure.
I giorni di vacanza stavano volando, una settimana era già trascorsa in questo vortice di piacere e inganno. Erano le otto del mattino quando io e Tommaso avevamo aperto gli occhi. Ci preparammo felici, la routine di una coppia in vacanza che stonava così tanto con il mio segreto.
Scelsi un costume intero, di un azzurro cielo intenso, semplice e raffinato, che avvolgeva bene le mie forme senza essere volgare, ma al tempo stesso lasciava intravedere il mio corpo tonico e le mie gambe slanciate. Sopra, indossai un pareo di lino bianco leggerissimo, che mi scivolava addosso e arrivava alle caviglie, con un nodo civettuolo sul fianco. Ai piedi, semplici sandali piatti color cuoio.
A colazione, il buffet era affollato. Trovammo Marco e Luca già seduti al loro tavolo, arzilli e sorridenti. Luca, appena mi vide, mi fece un occhiolino, un gesto rapido, quasi impercettibile, ma che mi fece vibrare la fica sotto il costume. Era la nostra intesa, il nostro piccolo segreto nel mezzo di tanta normalità.
La mattinata in spiaggia fu tranquilla e spensierata. Il sole di Rimini mi accarezzava la pelle, il rumore delle onde mi cullava. Mario sembrava un pensiero lontano, un fantasma, e io mi sentii davvero, per qualche ora, la brava fidanzatina borghese, spensierata e innamorata. Un inganno perfetto.
Ma sapevo che la calma era solo apparente. Fu nel pomeriggio che il velo di normalità si ruppe. Tommaso, con il suo solito entusiasmo, mi disse. "Sonia, con Marco andrò a fare un giro in bici. Ci vediamo più tardi."
I miei occhi si incrociarono con quelli di Marco. Il suo sguardo, come sempre, era complice e divertito. Mi fece l’occhiolino e io capii subito. Il loro "giro in bici" era solo una scusa.
Tommaso e Marco erano appena partiti, le voci che si allontanavano nel frastuono della spiaggia. Ero rimasta sola, il telefono in mano, quando un messaggio illuminò lo schermo. Era di Luca. Il cuore mi fece un balzo, un tamburo impazzito nel petto. Il messaggio era semplice, diretto: Sono in camera. Ti aspetto.
Un attimo di esitazione, una minuscola pausa in cui la "brava fidanzatina" lottò contro la puttana che mi ero trasformata. Ma la lotta fu breve. La libidine vinse. Presi le mie cose, un asciugamano e la piccola pochette, e tornai verso l'hotel.
La loro camera era un piano sopra la nostra. Il corridoio era silenzioso, l'aria condizionata fredda sulle mie braccia nude. Davanti alla porta, il mio cuore batteva così forte che pensavo potesse sentirlo. Ancora un attimo di esitazione, una scarica elettrica di paura e desiderio che mi percorse. Poi, bussai.
La porta si aprì quasi subito. Luca era lì, il suo sorriso caldo che mi inondò. I suoi occhi mi guardarono con una profondità che mi fece tremare. Mi prese la mano, la sua stretta rassicurante e al tempo stesso piena di una promessa. Mi tirò dolcemente dentro la stanza. La porta si richiuse alle mie spalle con un click morbido, sigillando il nostro segreto.
Eravamo finalmente soli. Sentii la mia figa grondare, gocce che mi scendevano lungo le cosce. Ero molto eccitata, sì, ma non era solo il sesso. Con lui, era diverso.
Luca non perse tempo. Le sue braccia mi cinsero, tirandomi contro il suo corpo. Le nostre bocche si unirono in un bacio profondo, avido, che sapeva di attesa, di promesse mantenute. Le sue labbra si mossero sulle mie con una dolcezza e una passione che mi fecero sciogliere. Non c'era la brutalità di Mario, la volgarità. C'era un desiderio puro, una connessione che sentivo fin dentro l'anima. Le mie mani scivolarono sul suo collo, stringendolo, approfondendo il bacio. La sua lingua si intrecciò con la mia in una danza sensuale, e gemetti, il mio corpo che si premeva contro il suo.
Le sue mani scesero lungo la mia schiena, accarezzando il mio culetto coperto solo dal pareo. Con un gesto lento e sensuale, me lo sfilò, lasciandolo cadere sul pavimento. Ero solo con il costume intero, ma sapevo che presto sarei stata nuda per lui. I suoi baci scesero sul mio collo, sui miei seni che spingevano contro il tessuto del costume. Non c'era fretta, solo un desiderio lento, quasi sacro, di assaporare ogni istante.
Mi sfilò il costume, prima le spalline, poi lo fece scivolare giù lungo il mio corpo, svelando la mia pelle, i miei seni, la mia fica già bagnata e fremente. I suoi occhi mi divoravano, il suo sguardo pieno di un amore e di un desiderio che mi fecero tremare. Mi prese in braccio, leggermente, e mi adagiò sul letto. I suoi occhi che non si staccavano dai miei, pieni di un desiderio così profondo che mi sentii nuda non solo nel corpo, ma nell'anima. Si distese accanto a me, la sua mano che mi accarezzava il fianco, risalendo lentamente verso il seno. Le sue labbra cercarono le mie, e il nostro bacio si fece più intenso, più lungo, un'esplosione di gusto e passione. La sua lingua danzava con la mia, esplorando ogni angolo della mia bocca, e gemetti, il mio corpo che rispondeva a ogni suo tocco.
Non c'era fretta in lui, solo una voluttà lenta e consapevole. I suoi baci scesero lungo la mia gola, sul mio petto, fino ai miei seni turgidi. La sua bocca li avvolse, succhiando con avidità, e sentii un brivido scuotermi fin dentro l'anima. Le sue mani accarezzavano la mia pelle, scendevano lungo la mia pancia, soffermandosi sulla mia figa già grondante. La sua lingua continuava a torturare i miei capezzoli, facendoli diventare duri e sensibili.
Poi, con un movimento lento e deliberato, la sua testa scese ancora, verso la mia intimità. La sua bocca si posò sulla mia fica, e sentii la sua lingua calda e umida iniziare a leccarmi. Non era come gli altri. La sua lingua era esperta, delicata e al tempo stesso così profonda. Mi leccò il clitoride, lo succhiò, lo massaggiò con una sapienza che mi fece contorcere dal piacere. Ansimavo, gemevo, e con le mani che gli afferravo i capelli, tirandoli dolcemente. La mia figa era in fiamme, ogni cellula del mio corpo urlava il suo nome. Luca continuò, con una pazienza infinita, portandomi sull'orlo del baratro più volte, facendomi pregare per il culmine.
Quando l'orgasmo arrivò, fu un'esplosione cosmica. Non era solo un piacere fisico, era un rilascio emotivo, un'onda che mi scosse fin dentro le ossa. Mi inarcai, il mio corpo che si tendeva, le gambe che tremavano incontrollabilmente, mentre gemiti rochi mi sfuggivano dalle labbra. Luca non si fermò, continuò a leccarmi, a succhiarmi, fino a che ogni contrazione non si fu spenta e mi sentii completamente svuotata, ma in un modo così appagante che non avevo mai provato prima.
Si sollevò, i suoi occhi che brillavano. Il suo cazzo era lì, duro, pulsante, in attesa. Era lungo e teso, e la mia fica lo desiderava con ogni fibra. Non aspettai. Con un gesto deciso, lo presi in mano, sentendo la sua consistenza vellutata e calda. Lo guidai verso di me.
La penetrazione fu lenta, consapevole. Sentii il suo cazzo scivolare dentro di me, riempiendomi completamente, fino in fondo. Non era un assalto, ma una fusione. Gemetti di piacere, il mio corpo che si adattava perfettamente al suo. Le sue spinte erano ritmiche, profonde, ma delicate. Mi guardava negli occhi, e in quello sguardo c'era un'intesa, una connessione che andava oltre il sesso. Stavamo facendo l'amore. Il tradimento era lì, palpabile, ma era un tradimento che si tingeva di una passione così autentica da farmi dubitare di tutto.
Sentii la sua sborra calda e abbondante riempirmi completamente, un'ondata che mi fece gemere. Luca mi cinse forte, e io strinsi le gambe intorno a lui, il mio corpo che si godeva ogni goccia del suo seme. Rimanemmo abbracciati a lungo, i nostri corpi ancora uniti, i respiri affannosi che si mescolavano nel silenzio della stanza. Era finita, per il momento. Eravamo sfiniti, ma pieni di una soddisfazione che superava ogni esperienza precedente.
Facemmo l'amore a lungo, in quel pomeriggio rubato nella camera di Luca. Non era solo sesso, no. Era qualcosa di più profondo, un abbandono totale che mi travolgeva. Alternavamo momenti di forte intimità, dove i nostri sguardi si incontravano e si perdevano l'uno nell'altro, a momenti di sesso dolce ma intenso, dove ogni carezza, ogni bacio, era carico di un significato che superava il puro piacere fisico. Luca mi baciava con una delicatezza che mi toglieva il fiato, mi accarezzava i capelli, sussurrandomi parole che mi prendevano nell'anima.
Mi disse che si era innamorato di me. Lo disse apertamente, senza esitazione, e i suoi occhi brillavano di una sincerità che mi disarmava. Mi disse che ero la più bella, la più desiderabile, la ragazza che aveva sempre sognato. Le sue parole si insinuavano dentro di me, sciogliendo ogni resistenza, ogni barriera.
E io? Io mi sentivo sua, sì. Mi piaceva tantissimo essere a letto con lui, sentire il suo corpo forte e al tempo stesso così tenero contro il mio. Mi piaceva rimanere stretta a lui dopo ogni orgasmo, sentire il suo respiro sul mio collo, il battito del suo cuore contro il mio. Era un senso di completezza, di appartenenza, che non avevo mai provato con nessun altro. Era un tradimento, certo, ma un tradimento che aveva il sapore dolce e avvolgente del vero amore. Mi sentivo come se fossi tornata a casa, in un luogo dove potevo essere me stessa, vulnerabile e desiderosa.
Rimanemmo in quella camera per quasi tre ore. Il tempo volava, dissolto nella passione e nell'intimità che ci legava. Il mondo esterno scomparve, esistevamo solo noi due, i nostri corpi intrecciati, le nostre anime che si riconoscevano.
Fu un messaggio a riportarci bruscamente alla realtà. Il telefono di Luca vibrò sul comodino. Era Marco. Ci avvisava che stavano tornando. Fu dura separarci. I nostri corpi erano ancora stretti l'uno all'altro, impregnati del profumo del sesso e di un sentimento che sembrava troppo grande per essere contenuto. Luca mi strinse a sé con forza, come se non volesse lasciarmi andare, e io mi aggrappai a lui, assaporando gli ultimi istanti di quella bolla perfetta. Ci scambiammo un ultimo bacio, lungo, profondo, una promessa silenziosa di ciò che sarebbe stato.
Tornai direttamente nella mia camera, il cuore che batteva all'impazzata, la mia mente ancora persa nel ricordo di Luca. Mi spogliai velocemente, infilai il costume e un pareo puliti, pronta ad accogliere il mio ignaro fidanzato con l'ennesima bugia, con un sorriso e uno sguardo che nascondevano un pomeriggio di amore proibito e di tradimento profondo.
Tommaso entrò in camera, entusiasta come un bambino. Le sue guance erano rosse per il sole e per lo sforzo del giro in bici. Mi abbracciò, e iniziò subito a raccontare della sua avventura, dei paesaggi di Rimini, di come si era divertito con Marco. Lo ascoltavo, sorridendo, annuendo al posto giusto, recitando la parte della fidanzata felice e innamorata. Ma la mia mente era altrove, persa nel ricordo delle parole di Luca, del suo corpo, del suo sperma ancora dentro di me.
Il contrasto mi colpì come un pugno nello stomaco. Tre anni. Tre anni con Tommaso, e lui non mi era mai venuto dentro. Luca, in un pomeriggio, si era spinto così avanti, mi aveva dichiarato il suo amore, mi aveva riempita del suo seme. Era un abisso tra i due, un abisso che mi faceva impazzire.
E io cosa provavo per Luca? La domanda mi martellava in testa. C'era un trasporto fortissimo, una connessione che andava oltre il sesso, un sentimento che mi faceva desiderare di dargli tutto. Avrei voluto darmi a lui completamente, anima e corpo, senza riserve. Ma poi, come un'ombra, riemergevano le mie perversioni. Sapevo che, prima o poi, quel richiamo oscuro si sarebbe fatto sentire di nuovo. Quella sete di degradazione, di dominio, di esplorare i limiti del piacere e del dolore.
Luca non era ingenuo come Tommaso. Con lui certi inganni non avrebbero funzionato. Non potevo presentargli le stesse bugie, la stessa facciata. E il pensiero di rinunciare a quelle "cose", a quelle trasgressioni estreme che mi avevano segnato e, perversamente, eccitato, era insopportabile. Ero in un bivio: l'amore e la normalità con Luca, o l'abisso delle mie perversioni che mi chiamava con insistenza.
Con la testa ancora immersa in questi pensieri, mi alzai e mi diressi verso il bagno. Mi lavai, cercando di cancellare ogni traccia, ogni odore della mia trasgressione con Luca, e mi preparai per la cena, pronta a indossare un'altra maschera, a recitare un'altra parte.
La cena fu un'altra prova da superare, una farsa a cui presi parte con un sorriso tirato, un capitolo forzato della mia doppia vita. Era sempre più difficile nascondere la nostra intesa. Dopo quel pomeriggio celestiale, dove i nostri corpi e le nostre anime si erano intrecciati in un amore proibito, celare i nostri sentimenti era possibile solo grazie alla cieca e ottusa ingenuità di Tommaso. Chiunque altro avrebbe capito: i nostri occhi rivelavano la nostra intesa a ogni sguardo rubato, a ogni tocco involontario. Fu una tortura squisita, desiderare un uomo mentre ne stringevo un altro.
Il pomeriggio del giorno seguente, la tensione era quasi insopportabile. Tommaso, con la sua attenzione completamente assorbita dall'ennesima gara organizzata dagli animatori, ci lasciò liberi. Io e Luca ci allontanammo, quasi senza parlare, e iniziammo a passeggiare sulla battigia, mano nella mano. La sabbia calda sotto i piedi, il rumore delle onde che si infrangevano sulla riva, il sole che accarezzava la pelle. Chiunque ci avesse visto, avrebbe detto che eravamo fidanzati. C'era un'intimità così naturale tra noi, un'armonia fisica che mi faceva sentire completa.
Avevamo camminato a lungo, senza accorgerci del tempo e della distanza. Ogni tanto ci fermavamo, e dopo una veloce occhiata attorno per assicurarci di essere soli, ci baciavamo. Baci lunghi, intensi, che sapevano di desiderio represso e di una promessa di futuro. Il mio corpo era in fiamme, la mia fica già grondante a ogni suo tocco, a ogni sua parola sussurrata contro il mio orecchio.
Fu proprio dopo uno di quei baci così intensi, con le mie labbra ancora gonfie e il cuore che mi batteva all'impazzata, che Luca si scostò leggermente, il suo sguardo serio, profondo. La sua proposta mi fece fremere e bagnare ulteriormente, un'onda di calore mi percorse il corpo.
"Sonia," mi disse, la sua voce bassa ma ferma. "Mettiti con me. Diventa la mia ragazza."
Quella proposta era tutto ciò che desideravo sentire, ma anche la più difficile a cui rispondere. Richiedeva una scelta, una decisione che in quell'attimo non ero in grado di dare. Luca mi guardò, i suoi occhi che cercavano i miei. "Cosa provi per me, Sonia?" mi chiese, la voce incerta.
Lo guardai, i miei occhi pieni di lacrime non versate, di conflitti che mi dilaniavano l'anima. Le parole mi si bloccarono in gola. Volevo dirgli di sì, volevo gettarmi tra le sue braccia e abbandonarmi a quell'amore che sentivo così forte. Ma c'era l'altra me, quella perversa, quella che desiderava l'abisso.
"Luca," risposi, la mia voce un sussurro, a malapena udibile sopra il rumore delle onde. "Io... io sento una cosa incredibile per te. Un'emozione così forte da farmi paura." Mi fermai, cercando le parole giuste, quelle che avrebbero nascosto la mia tormentata verità. "Ma... ma in questo momento, non posso darti una risposta. Devo capire come conciliare quello che sento con chi sono."
Luca mi sorrise, e in quel sorriso lessi tutto: la delusione per la mia risposta, ma anche una profonda comprensione. Era un ragazzo maturo e intelligente, e sapeva che la mia scelta non sarebbe stata facile, divisa com'ero tra due mondi. Mi capiva, e paradossalmente, mi stimava ancora di più per la mia apparente onestà.
Tornammo sui nostri passi, lungo la battigia, in un silenzio che si fece intenso. Il rumore delle onde sembrava amplificato, riempiendo il vuoto delle parole non dette. Sentivo il suo sguardo su di me, e il mio cuore batteva forte, desideroso di annullare quella distanza che si era creata tra noi.
Poi, non resistetti più. Mi fermai. Mi girai di scatto, mettendomi davanti a lui, i miei occhi che cercavano i suoi con un'urgenza disperata. Le mie mani salirono sul suo viso, accarezzando la sua guancia, e lo baciai. Un bacio che era una risposta, un sì silenzioso ma travolgente.
"Luca," sussurrai, la mia voce roca per l'emozione, le lacrime che minacciavano di scendere, lacrime di pura felicità e follia. "Sì. Sì, Luca, voglio mettermi con te. Ti amo."
Le parole mi sfuggirono, un torrente in piena, senza filtri, senza freni. "Non ho mai provato niente di simile. Non so cosa mi stai facendo, ma mi hai... mi hai preso l'anima. Voglio stare con te. Voglio esplorare ogni cosa con te." La mia voce tremava, ma la mia convinzione era totale in quell'istante. "Questo amore... mi spaventa. Mi spaventa quanto desidero essere tua, ogni giorno, ogni notte."
Luca mi strinse forte, un sospiro profondo che gli sfuggì dalle labbra. "Sonia," mi disse, la sua voce spezzata dall'emozione. "Anche io. Ti amo da impazzire. Non vedo l'ora che tu sia mia." Mi baciò di nuovo, un bacio che sigillava una promessa. Le sue mani mi accarezzavano la schiena, stringendomi a lui con una forza che mi faceva sentire protetta, amata. In quell'istante, Mario, Tommaso, le ragazzine... tutto svanì. C'eravamo solo noi due, il nostro amore appena sbocciato, così travolgente e così pericoloso.
La mia fica fremeva, era già un'onda pronta a infrangersi. Sentivo il suo cazzo duro contro la mia coscia, e il desiderio di consumare subito quell'amore era quasi insopportabile. Ma il luogo, la spiaggia affollata, ci impediva di andare oltre. Era un'agonia, ma un'agonia dolcissima.
Dopo quella dichiarazione bruciante e la promessa incandescente, Luca mi strinse forte a sé, il suo corpo che irradiava felicità. Ma il suo sorriso si fece subito più serio.
"Allora, amore mio," mi disse, la sua voce bassa e decisa. "Lo dirai a Tommaso, vero? Il prima possibile. Voglio che tu sia solo mia."
Sentii un brivido freddo percorrermi la schiena. La realtà mi colpì in pieno. Avevo promesso troppo, troppo in fretta. "Luca, ti prego," risposi, cercando di fargli capire. "Non posso cambiare le cose da un momento all'altro. Non è così semplice. Gli voglio bene, e lui si fida ciecamente. Devo trovare il modo giusto, il momento opportuno." Volevo prendere tempo, guadagnare ogni singolo minuto per capire come districarmi da quel che avevo combinato.
Luca sospirò, ma annuì. "Va bene, Sonia. Ma non farti aspettare troppo. Io sono impaziente. Ti voglio." I suoi occhi mi supplicavano, e per un attimo mi sentii davvero la persona più crudele del mondo.
Tornammo sui nostri passi, ancora mano nella mano, cercando di rallentare il passo, di prolungare quei minuti rubati. Ma quando ci avvicinammo all'ombrellone, il mio cuore fece un balzo in petto, questa volta non per l'eccitazione. Tommaso era lì, seduto sulla sdraio, e accanto a lui, con quel suo sorriso sornione che già conoscevo così bene, c'era Mario.
I giorni di vacanza stavano volando, una settimana era già trascorsa in questo vortice di piacere e inganno. Erano le otto del mattino quando io e Tommaso avevamo aperto gli occhi. Ci preparammo felici, la routine di una coppia in vacanza che stonava così tanto con il mio segreto.
Scelsi un costume intero, di un azzurro cielo intenso, semplice e raffinato, che avvolgeva bene le mie forme senza essere volgare, ma al tempo stesso lasciava intravedere il mio corpo tonico e le mie gambe slanciate. Sopra, indossai un pareo di lino bianco leggerissimo, che mi scivolava addosso e arrivava alle caviglie, con un nodo civettuolo sul fianco. Ai piedi, semplici sandali piatti color cuoio.
A colazione, il buffet era affollato. Trovammo Marco e Luca già seduti al loro tavolo, arzilli e sorridenti. Luca, appena mi vide, mi fece un occhiolino, un gesto rapido, quasi impercettibile, ma che mi fece vibrare la fica sotto il costume. Era la nostra intesa, il nostro piccolo segreto nel mezzo di tanta normalità.
La mattinata in spiaggia fu tranquilla e spensierata. Il sole di Rimini mi accarezzava la pelle, il rumore delle onde mi cullava. Mario sembrava un pensiero lontano, un fantasma, e io mi sentii davvero, per qualche ora, la brava fidanzatina borghese, spensierata e innamorata. Un inganno perfetto.
Ma sapevo che la calma era solo apparente. Fu nel pomeriggio che il velo di normalità si ruppe. Tommaso, con il suo solito entusiasmo, mi disse. "Sonia, con Marco andrò a fare un giro in bici. Ci vediamo più tardi."
I miei occhi si incrociarono con quelli di Marco. Il suo sguardo, come sempre, era complice e divertito. Mi fece l’occhiolino e io capii subito. Il loro "giro in bici" era solo una scusa.
Tommaso e Marco erano appena partiti, le voci che si allontanavano nel frastuono della spiaggia. Ero rimasta sola, il telefono in mano, quando un messaggio illuminò lo schermo. Era di Luca. Il cuore mi fece un balzo, un tamburo impazzito nel petto. Il messaggio era semplice, diretto: Sono in camera. Ti aspetto.
Un attimo di esitazione, una minuscola pausa in cui la "brava fidanzatina" lottò contro la puttana che mi ero trasformata. Ma la lotta fu breve. La libidine vinse. Presi le mie cose, un asciugamano e la piccola pochette, e tornai verso l'hotel.
La loro camera era un piano sopra la nostra. Il corridoio era silenzioso, l'aria condizionata fredda sulle mie braccia nude. Davanti alla porta, il mio cuore batteva così forte che pensavo potesse sentirlo. Ancora un attimo di esitazione, una scarica elettrica di paura e desiderio che mi percorse. Poi, bussai.
La porta si aprì quasi subito. Luca era lì, il suo sorriso caldo che mi inondò. I suoi occhi mi guardarono con una profondità che mi fece tremare. Mi prese la mano, la sua stretta rassicurante e al tempo stesso piena di una promessa. Mi tirò dolcemente dentro la stanza. La porta si richiuse alle mie spalle con un click morbido, sigillando il nostro segreto.
Eravamo finalmente soli. Sentii la mia figa grondare, gocce che mi scendevano lungo le cosce. Ero molto eccitata, sì, ma non era solo il sesso. Con lui, era diverso.
Luca non perse tempo. Le sue braccia mi cinsero, tirandomi contro il suo corpo. Le nostre bocche si unirono in un bacio profondo, avido, che sapeva di attesa, di promesse mantenute. Le sue labbra si mossero sulle mie con una dolcezza e una passione che mi fecero sciogliere. Non c'era la brutalità di Mario, la volgarità. C'era un desiderio puro, una connessione che sentivo fin dentro l'anima. Le mie mani scivolarono sul suo collo, stringendolo, approfondendo il bacio. La sua lingua si intrecciò con la mia in una danza sensuale, e gemetti, il mio corpo che si premeva contro il suo.
Le sue mani scesero lungo la mia schiena, accarezzando il mio culetto coperto solo dal pareo. Con un gesto lento e sensuale, me lo sfilò, lasciandolo cadere sul pavimento. Ero solo con il costume intero, ma sapevo che presto sarei stata nuda per lui. I suoi baci scesero sul mio collo, sui miei seni che spingevano contro il tessuto del costume. Non c'era fretta, solo un desiderio lento, quasi sacro, di assaporare ogni istante.
Mi sfilò il costume, prima le spalline, poi lo fece scivolare giù lungo il mio corpo, svelando la mia pelle, i miei seni, la mia fica già bagnata e fremente. I suoi occhi mi divoravano, il suo sguardo pieno di un amore e di un desiderio che mi fecero tremare. Mi prese in braccio, leggermente, e mi adagiò sul letto. I suoi occhi che non si staccavano dai miei, pieni di un desiderio così profondo che mi sentii nuda non solo nel corpo, ma nell'anima. Si distese accanto a me, la sua mano che mi accarezzava il fianco, risalendo lentamente verso il seno. Le sue labbra cercarono le mie, e il nostro bacio si fece più intenso, più lungo, un'esplosione di gusto e passione. La sua lingua danzava con la mia, esplorando ogni angolo della mia bocca, e gemetti, il mio corpo che rispondeva a ogni suo tocco.
Non c'era fretta in lui, solo una voluttà lenta e consapevole. I suoi baci scesero lungo la mia gola, sul mio petto, fino ai miei seni turgidi. La sua bocca li avvolse, succhiando con avidità, e sentii un brivido scuotermi fin dentro l'anima. Le sue mani accarezzavano la mia pelle, scendevano lungo la mia pancia, soffermandosi sulla mia figa già grondante. La sua lingua continuava a torturare i miei capezzoli, facendoli diventare duri e sensibili.
Poi, con un movimento lento e deliberato, la sua testa scese ancora, verso la mia intimità. La sua bocca si posò sulla mia fica, e sentii la sua lingua calda e umida iniziare a leccarmi. Non era come gli altri. La sua lingua era esperta, delicata e al tempo stesso così profonda. Mi leccò il clitoride, lo succhiò, lo massaggiò con una sapienza che mi fece contorcere dal piacere. Ansimavo, gemevo, e con le mani che gli afferravo i capelli, tirandoli dolcemente. La mia figa era in fiamme, ogni cellula del mio corpo urlava il suo nome. Luca continuò, con una pazienza infinita, portandomi sull'orlo del baratro più volte, facendomi pregare per il culmine.
Quando l'orgasmo arrivò, fu un'esplosione cosmica. Non era solo un piacere fisico, era un rilascio emotivo, un'onda che mi scosse fin dentro le ossa. Mi inarcai, il mio corpo che si tendeva, le gambe che tremavano incontrollabilmente, mentre gemiti rochi mi sfuggivano dalle labbra. Luca non si fermò, continuò a leccarmi, a succhiarmi, fino a che ogni contrazione non si fu spenta e mi sentii completamente svuotata, ma in un modo così appagante che non avevo mai provato prima.
Si sollevò, i suoi occhi che brillavano. Il suo cazzo era lì, duro, pulsante, in attesa. Era lungo e teso, e la mia fica lo desiderava con ogni fibra. Non aspettai. Con un gesto deciso, lo presi in mano, sentendo la sua consistenza vellutata e calda. Lo guidai verso di me.
La penetrazione fu lenta, consapevole. Sentii il suo cazzo scivolare dentro di me, riempiendomi completamente, fino in fondo. Non era un assalto, ma una fusione. Gemetti di piacere, il mio corpo che si adattava perfettamente al suo. Le sue spinte erano ritmiche, profonde, ma delicate. Mi guardava negli occhi, e in quello sguardo c'era un'intesa, una connessione che andava oltre il sesso. Stavamo facendo l'amore. Il tradimento era lì, palpabile, ma era un tradimento che si tingeva di una passione così autentica da farmi dubitare di tutto.
Sentii la sua sborra calda e abbondante riempirmi completamente, un'ondata che mi fece gemere. Luca mi cinse forte, e io strinsi le gambe intorno a lui, il mio corpo che si godeva ogni goccia del suo seme. Rimanemmo abbracciati a lungo, i nostri corpi ancora uniti, i respiri affannosi che si mescolavano nel silenzio della stanza. Era finita, per il momento. Eravamo sfiniti, ma pieni di una soddisfazione che superava ogni esperienza precedente.
Facemmo l'amore a lungo, in quel pomeriggio rubato nella camera di Luca. Non era solo sesso, no. Era qualcosa di più profondo, un abbandono totale che mi travolgeva. Alternavamo momenti di forte intimità, dove i nostri sguardi si incontravano e si perdevano l'uno nell'altro, a momenti di sesso dolce ma intenso, dove ogni carezza, ogni bacio, era carico di un significato che superava il puro piacere fisico. Luca mi baciava con una delicatezza che mi toglieva il fiato, mi accarezzava i capelli, sussurrandomi parole che mi prendevano nell'anima.
Mi disse che si era innamorato di me. Lo disse apertamente, senza esitazione, e i suoi occhi brillavano di una sincerità che mi disarmava. Mi disse che ero la più bella, la più desiderabile, la ragazza che aveva sempre sognato. Le sue parole si insinuavano dentro di me, sciogliendo ogni resistenza, ogni barriera.
E io? Io mi sentivo sua, sì. Mi piaceva tantissimo essere a letto con lui, sentire il suo corpo forte e al tempo stesso così tenero contro il mio. Mi piaceva rimanere stretta a lui dopo ogni orgasmo, sentire il suo respiro sul mio collo, il battito del suo cuore contro il mio. Era un senso di completezza, di appartenenza, che non avevo mai provato con nessun altro. Era un tradimento, certo, ma un tradimento che aveva il sapore dolce e avvolgente del vero amore. Mi sentivo come se fossi tornata a casa, in un luogo dove potevo essere me stessa, vulnerabile e desiderosa.
Rimanemmo in quella camera per quasi tre ore. Il tempo volava, dissolto nella passione e nell'intimità che ci legava. Il mondo esterno scomparve, esistevamo solo noi due, i nostri corpi intrecciati, le nostre anime che si riconoscevano.
Fu un messaggio a riportarci bruscamente alla realtà. Il telefono di Luca vibrò sul comodino. Era Marco. Ci avvisava che stavano tornando. Fu dura separarci. I nostri corpi erano ancora stretti l'uno all'altro, impregnati del profumo del sesso e di un sentimento che sembrava troppo grande per essere contenuto. Luca mi strinse a sé con forza, come se non volesse lasciarmi andare, e io mi aggrappai a lui, assaporando gli ultimi istanti di quella bolla perfetta. Ci scambiammo un ultimo bacio, lungo, profondo, una promessa silenziosa di ciò che sarebbe stato.
Tornai direttamente nella mia camera, il cuore che batteva all'impazzata, la mia mente ancora persa nel ricordo di Luca. Mi spogliai velocemente, infilai il costume e un pareo puliti, pronta ad accogliere il mio ignaro fidanzato con l'ennesima bugia, con un sorriso e uno sguardo che nascondevano un pomeriggio di amore proibito e di tradimento profondo.
Tommaso entrò in camera, entusiasta come un bambino. Le sue guance erano rosse per il sole e per lo sforzo del giro in bici. Mi abbracciò, e iniziò subito a raccontare della sua avventura, dei paesaggi di Rimini, di come si era divertito con Marco. Lo ascoltavo, sorridendo, annuendo al posto giusto, recitando la parte della fidanzata felice e innamorata. Ma la mia mente era altrove, persa nel ricordo delle parole di Luca, del suo corpo, del suo sperma ancora dentro di me.
Il contrasto mi colpì come un pugno nello stomaco. Tre anni. Tre anni con Tommaso, e lui non mi era mai venuto dentro. Luca, in un pomeriggio, si era spinto così avanti, mi aveva dichiarato il suo amore, mi aveva riempita del suo seme. Era un abisso tra i due, un abisso che mi faceva impazzire.
E io cosa provavo per Luca? La domanda mi martellava in testa. C'era un trasporto fortissimo, una connessione che andava oltre il sesso, un sentimento che mi faceva desiderare di dargli tutto. Avrei voluto darmi a lui completamente, anima e corpo, senza riserve. Ma poi, come un'ombra, riemergevano le mie perversioni. Sapevo che, prima o poi, quel richiamo oscuro si sarebbe fatto sentire di nuovo. Quella sete di degradazione, di dominio, di esplorare i limiti del piacere e del dolore.
Luca non era ingenuo come Tommaso. Con lui certi inganni non avrebbero funzionato. Non potevo presentargli le stesse bugie, la stessa facciata. E il pensiero di rinunciare a quelle "cose", a quelle trasgressioni estreme che mi avevano segnato e, perversamente, eccitato, era insopportabile. Ero in un bivio: l'amore e la normalità con Luca, o l'abisso delle mie perversioni che mi chiamava con insistenza.
Con la testa ancora immersa in questi pensieri, mi alzai e mi diressi verso il bagno. Mi lavai, cercando di cancellare ogni traccia, ogni odore della mia trasgressione con Luca, e mi preparai per la cena, pronta a indossare un'altra maschera, a recitare un'altra parte.
La cena fu un'altra prova da superare, una farsa a cui presi parte con un sorriso tirato, un capitolo forzato della mia doppia vita. Era sempre più difficile nascondere la nostra intesa. Dopo quel pomeriggio celestiale, dove i nostri corpi e le nostre anime si erano intrecciati in un amore proibito, celare i nostri sentimenti era possibile solo grazie alla cieca e ottusa ingenuità di Tommaso. Chiunque altro avrebbe capito: i nostri occhi rivelavano la nostra intesa a ogni sguardo rubato, a ogni tocco involontario. Fu una tortura squisita, desiderare un uomo mentre ne stringevo un altro.
Il pomeriggio del giorno seguente, la tensione era quasi insopportabile. Tommaso, con la sua attenzione completamente assorbita dall'ennesima gara organizzata dagli animatori, ci lasciò liberi. Io e Luca ci allontanammo, quasi senza parlare, e iniziammo a passeggiare sulla battigia, mano nella mano. La sabbia calda sotto i piedi, il rumore delle onde che si infrangevano sulla riva, il sole che accarezzava la pelle. Chiunque ci avesse visto, avrebbe detto che eravamo fidanzati. C'era un'intimità così naturale tra noi, un'armonia fisica che mi faceva sentire completa.
Avevamo camminato a lungo, senza accorgerci del tempo e della distanza. Ogni tanto ci fermavamo, e dopo una veloce occhiata attorno per assicurarci di essere soli, ci baciavamo. Baci lunghi, intensi, che sapevano di desiderio represso e di una promessa di futuro. Il mio corpo era in fiamme, la mia fica già grondante a ogni suo tocco, a ogni sua parola sussurrata contro il mio orecchio.
Fu proprio dopo uno di quei baci così intensi, con le mie labbra ancora gonfie e il cuore che mi batteva all'impazzata, che Luca si scostò leggermente, il suo sguardo serio, profondo. La sua proposta mi fece fremere e bagnare ulteriormente, un'onda di calore mi percorse il corpo.
"Sonia," mi disse, la sua voce bassa ma ferma. "Mettiti con me. Diventa la mia ragazza."
Quella proposta era tutto ciò che desideravo sentire, ma anche la più difficile a cui rispondere. Richiedeva una scelta, una decisione che in quell'attimo non ero in grado di dare. Luca mi guardò, i suoi occhi che cercavano i miei. "Cosa provi per me, Sonia?" mi chiese, la voce incerta.
Lo guardai, i miei occhi pieni di lacrime non versate, di conflitti che mi dilaniavano l'anima. Le parole mi si bloccarono in gola. Volevo dirgli di sì, volevo gettarmi tra le sue braccia e abbandonarmi a quell'amore che sentivo così forte. Ma c'era l'altra me, quella perversa, quella che desiderava l'abisso.
"Luca," risposi, la mia voce un sussurro, a malapena udibile sopra il rumore delle onde. "Io... io sento una cosa incredibile per te. Un'emozione così forte da farmi paura." Mi fermai, cercando le parole giuste, quelle che avrebbero nascosto la mia tormentata verità. "Ma... ma in questo momento, non posso darti una risposta. Devo capire come conciliare quello che sento con chi sono."
Luca mi sorrise, e in quel sorriso lessi tutto: la delusione per la mia risposta, ma anche una profonda comprensione. Era un ragazzo maturo e intelligente, e sapeva che la mia scelta non sarebbe stata facile, divisa com'ero tra due mondi. Mi capiva, e paradossalmente, mi stimava ancora di più per la mia apparente onestà.
Tornammo sui nostri passi, lungo la battigia, in un silenzio che si fece intenso. Il rumore delle onde sembrava amplificato, riempiendo il vuoto delle parole non dette. Sentivo il suo sguardo su di me, e il mio cuore batteva forte, desideroso di annullare quella distanza che si era creata tra noi.
Poi, non resistetti più. Mi fermai. Mi girai di scatto, mettendomi davanti a lui, i miei occhi che cercavano i suoi con un'urgenza disperata. Le mie mani salirono sul suo viso, accarezzando la sua guancia, e lo baciai. Un bacio che era una risposta, un sì silenzioso ma travolgente.
"Luca," sussurrai, la mia voce roca per l'emozione, le lacrime che minacciavano di scendere, lacrime di pura felicità e follia. "Sì. Sì, Luca, voglio mettermi con te. Ti amo."
Le parole mi sfuggirono, un torrente in piena, senza filtri, senza freni. "Non ho mai provato niente di simile. Non so cosa mi stai facendo, ma mi hai... mi hai preso l'anima. Voglio stare con te. Voglio esplorare ogni cosa con te." La mia voce tremava, ma la mia convinzione era totale in quell'istante. "Questo amore... mi spaventa. Mi spaventa quanto desidero essere tua, ogni giorno, ogni notte."
Luca mi strinse forte, un sospiro profondo che gli sfuggì dalle labbra. "Sonia," mi disse, la sua voce spezzata dall'emozione. "Anche io. Ti amo da impazzire. Non vedo l'ora che tu sia mia." Mi baciò di nuovo, un bacio che sigillava una promessa. Le sue mani mi accarezzavano la schiena, stringendomi a lui con una forza che mi faceva sentire protetta, amata. In quell'istante, Mario, Tommaso, le ragazzine... tutto svanì. C'eravamo solo noi due, il nostro amore appena sbocciato, così travolgente e così pericoloso.
La mia fica fremeva, era già un'onda pronta a infrangersi. Sentivo il suo cazzo duro contro la mia coscia, e il desiderio di consumare subito quell'amore era quasi insopportabile. Ma il luogo, la spiaggia affollata, ci impediva di andare oltre. Era un'agonia, ma un'agonia dolcissima.
Dopo quella dichiarazione bruciante e la promessa incandescente, Luca mi strinse forte a sé, il suo corpo che irradiava felicità. Ma il suo sorriso si fece subito più serio.
"Allora, amore mio," mi disse, la sua voce bassa e decisa. "Lo dirai a Tommaso, vero? Il prima possibile. Voglio che tu sia solo mia."
Sentii un brivido freddo percorrermi la schiena. La realtà mi colpì in pieno. Avevo promesso troppo, troppo in fretta. "Luca, ti prego," risposi, cercando di fargli capire. "Non posso cambiare le cose da un momento all'altro. Non è così semplice. Gli voglio bene, e lui si fida ciecamente. Devo trovare il modo giusto, il momento opportuno." Volevo prendere tempo, guadagnare ogni singolo minuto per capire come districarmi da quel che avevo combinato.
Luca sospirò, ma annuì. "Va bene, Sonia. Ma non farti aspettare troppo. Io sono impaziente. Ti voglio." I suoi occhi mi supplicavano, e per un attimo mi sentii davvero la persona più crudele del mondo.
Tornammo sui nostri passi, ancora mano nella mano, cercando di rallentare il passo, di prolungare quei minuti rubati. Ma quando ci avvicinammo all'ombrellone, il mio cuore fece un balzo in petto, questa volta non per l'eccitazione. Tommaso era lì, seduto sulla sdraio, e accanto a lui, con quel suo sorriso sornione che già conoscevo così bene, c'era Mario.
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