Sonia & Tommaso - Capitolo 16: Il Ricordo Bruciante
di
Sonia e Tommaso
genere
tradimenti
Ho aperto gli occhi con fatica. La luce del mattino filtrava dalle finestre, troppo limpida, quasi offensiva, dopo il buio e le follie della notte. La testa pulsava, forse per gli strascichi della cocaina, ma il mio corpo era un fascio di dolori. Un dolore specifico, lacerante e osceno, dominava tutti gli altri: il mio culo.
Tommaso era già in piedi, un'ombra indistinta che si muoveva per la camera, borbottando tra sé mentre cercava i vestiti. Ho sentito il rumore leggero dei suoi passi e poi la sua voce, calda e impastata di ingenuità.
"Sonia, sei sveglia? Come ti senti?" mi ha chiesto, avvicinandosi al letto. Si è chinato su di me, il suo viso ingenuamente preoccupato. "Io non ricordo niente della nottata, di nuovo. Abbiamo bevuto così tanto? La testa mi scoppia."
L'ho guardato, i miei occhi ancora velati dalla stanchezza. "Sì, Tommaso," ho risposto, la mia voce un po' roca, ma abbastanza convincente. "Abbiamo esagerato un pochino. Anche io mi sento un po' frastornata. Mi fa male la testa..." La menzogna mi è scivolata dalle labbra senza sforzo. In realtà, non era la testa: era il mio ano che urlava.
Quell'idiota ha annuito, credendo a ogni mia parola. "Vado in bagno," ha detto, e si è allontanato, lasciandomi di nuovo sola nel mio segreto bollente.
Appena ho udito il rumore dell'acqua che scorreva, la mia mano è scivolata tra le cosce, dietro, per toccare. Il mio ano... oh, dio. Andava già meglio, la crema che mi aveva applicato Enzo sembrava aver fatto effetto. Ma bruciava, bruciava da impazzire. Il ricordo della violenza, di quel grosso manico che mi aveva quasi stuprata, mi ha assalito con prepotenza. Sentivo ancora quell’attimo doloroso e al tempo stesso così profondamente destabilizzante.
Mentre Tommaso si lavava in bagno, la mia mente era già altrove. Ripercorrevo la perversione della notte. Quel ricordo – il dolore mischiato alla consapevolezza di aver subito qualcosa di così estremo e innaturale – mi ha fatto fremere. Nonostante il bruciore, la mia fica si è subito inumidita. Un lago di desiderio, pronto a qualsiasi cosa.
Poi, un'altra immagine è balenata nella mia mente: le ragazze. Le loro facce, le loro risate, le loro piccole mani che mi pizzicavano e il modo in cui mi avevano costretto a fare quel che avevo fatto. Leccare i loro culi, la loro figa. Era stata una forzatura, eppure... erano tutte così carine e giovani, con quei corpicini acerbi. In verità non mi era dispiaciuto affatto. Anzi. C'era stato qualcosa di profondamente eccitante nel sentire il sapore delle loro fiche sulla mia lingua, nell'obbedire a quelle piccole ma crudeli padrone.
L'ora si era fatta tarda, sentivo il sole farsi più forte attraverso le tende. Erano già passate le undici, e la mia pigrizia mista a quel persistente stordimento mi teneva inchiodata al materasso.
Quando Tommaso è uscito dal bagno, già vestito, l'ho fermato. "Tesoro," ho detto, la mia voce un po' strascicata, ma abbastanza dolce. "Scendi pure, io... sono troppo stanca. Ci vediamo direttamente a pranzo." Sapevo che avrebbe accettato senza fare domande. Era così facile manipolarlo.
Nonostante la stanchezza, che mi pesava nelle ossa, un'eccitazione latente mi stimolava. I fatti della notte precedente non accennavano a lasciarmi. Le ragazze, l'urina... ogni dettaglio mi tornava in mente con una vividezza quasi dolorosa, ma anche con un brivido di quella nuova, selvaggia libidine che avevo scoperto.
Un flash improvviso: la mia coscia. Le iniziali di quella piccola troia, Maria, erano ancora lì. Mi sono toccata la pelle, proprio sopra il ginocchio. Le sentivo, le piccole incisioni, il bruciore sottile che mi ricordava quella sua perfida vendetta. Enzo aveva detto che probabilmente sarebbero andate via, ma cosa avrei inventato se fossero rimaste? Come avrei giustificato quel marchio sulla mia pelle al mio seppur ingenuo fidanzato?
La voglia di alzarmi era pari a zero. Volevo solo rimanere lì, ad assaporare i ricordi proibiti della notte, a sentire il mio corpo che, nonostante il dolore, fremeva ancora per quelle nuove trasgressioni.
Mentre ero lì, persa tra il dolore e i ricordi osceni, il telefono ha vibrato sul comodino. L'ho afferrato distrattamente, e lo sguardo è caduto sul display: Mario. Uno scatto, e mi sono messa subito a sedere sul letto, la stanchezza dimenticata, sostituita da un'ondata di adrenalina.
Il suo messaggio era insolitamente pacato, quasi preoccupato.
Mario: Buongiorno, zoccola. Come stai? Tutto intero? 😏
Un sorriso malizioso mi si è disegnato sulle labbra. Ho digitato veloce, pronta a ribattere.
Sonia: Buongiorno al mio carceriere! 😠 Sto bene, grazie. E tu? Ti riprendi dalla nottataccia? 😉
Mario: Ah, la mia puttanella ha la lingua lunga anche stamattina. Sono al top, tranquilla. A differenza di te, io non ho fatto la cagna per ore. 😂
Sonia: Davvero? Non ricordi? Eri così dolce poche ore fa, Mario. ❤️ Sotto la doccia, a lavarmi con tanta delicatezza... Chi l'avrebbe mai detto che dietro tutta quella brutalità si nascondesse un'anima sensibile? 🤔🛁
Mario: Ah, quella... quella è stata la cura ricostituente per la mia proprietà! 😉 Non vorrai mica rovinarti, no? E poi, come si fa a resistere a un culo così martoriato? 😈 A proposito, ti saluta... il tuo nuovo amante. Quello di legno. ⛏️ 😂
La sua battuta sul manico mi ha fatto arrossire, ma una risata mi è sfuggita, un suono roco e genuino che mi ha fatto vibrare la fica. Quel bastardo! Ma mi eccitava, mi eccitava tantissimo.
Sonia: Sei un bastardo, Mario! 😡 Non nominarlo nemmeno! Il mio culo sta urlando vendetta, lo sai? Mi fa male da morire! 😩 Brucia! 🔥
Mario: Lo so, lo so, povera principessa. Ma d'ora in poi il tuo culetto sarà una seconda fica. Anzi, forse la tua prima, visto quanto ti piace prenderlo li. È meglio se brucia, così non ti dimentichi chi comanda. E poi, il dolore ti eccita, non negarlo. 😈🌶️
Sonia: Oh, certo, tu sai tutto di me, vero? Il mio culo non ha più segreti per te! Ma non è solo il dolore a eccitarmi, stronzo. È la tua perversione! E le ragazze... sono delle piccole diavolesse! 😈😈😈 Vi hanno tenuto sotto scacco! 💪
Mario: Ah... Quelle sono piccole iene! 🐺 Ci hanno messi alle strette, sì. Ma vedi, anche loro hanno capito come si tratta una come te. E poi, ti hanno fatto un bel regalino, no? Un ricordo indelebile. 😉✍️
Sonia: Un regalino che brucia! 😫 E che non so come nasconderò! Ma non illuderti, Mario, quel marchio mi ricorderà solo che siete dei selvaggi! E che mi hai fatto fare delle cose... 😈 Quelle ragazze... devo dire che comandavano bene! E le loro fiche... non male per essere così giovani! E la pipì in bocca... 😋👅🍑
Mario: Ah, la mia puttanella! Ti è piaciuto baciare le fighette e bere il piscio delle ragazze? 😲 Non sapevo che fossi così... depravata. Forse dovremmo organizzare una lezione speciale per te. 📝 Ci sono tante cose che non hai ancora provato, sai? 😏 E non preoccuparti per il marchio, è solo un segno di appartenenza. 🔗 Ti rende mia. 👑
Sonia: Tua? Mario, non esagerare! 🙅♀️ Stanotte, ho assaggiato tanti sapori, ma non sono di nessuno. Però, l'idea di nuove "lezioni" non mi dispiace affatto. Anzi, mi eccita un sacco. 😈 Chissà cosa mi farai fare la prossima volta... E chissà chi altro ci sarà a guardare... 🥵 Sono curiosa, lo sai. Non mi piace limitarmi. 🌍
Mario: Mi piace questa Sonia! Affamata. Disposta a tutto. 🤤 Ti assicuro che avremo tanto da "imparare" insieme. E non solo noi due. Ci sono un sacco di uomini che non vedono l'ora di conoscerti, di assaggiarti, di farti sentire quanto vali. 💯 Stai pronta, puttana. La prossima serata sarà indimenticabile, te lo prometto. E il tuo culetto, sarà ancora più aperto. 🍑🔓
Sonia: Non vedo l'ora, Mario. Non vedo l'ora di sentire il mio culo che si apre ancora di più, di sentire altri cazzi riempirmi. 💦 Fammi soffrire, fammi godere, fammi sentire viva! Sono la tua puttanella, ma anche la tua regina del vizio. 😈👑 Portami al limite, e anche oltre. 🚀 Dimmi solo quando, e io sarò pronta. Senza mutandine, ovviamente. 😉😘
A letto, con la fica che pulsava e un sorriso malizioso stampato sul viso, rileggendo l'ultima, perversa chat con Mario. Il telefono era ancora caldo tra le mie dita quando ho sentito bussare alla porta. Un leggero, discreto colpo. Ho pensato subito alle donne delle pulizie.
Senza pensarci due volte, nuda come ero, mi sono alzata dal letto e mi sono avvicinata alla porta. L'ho aperta con un leggero scatto e mi sono sporta appena, quel tanto che bastava per sbirciare.
I miei occhi si sono spalancati per la sorpresa. Era Luca, e il suo sorriso, quel sorriso un po' timido ma così seducente, mi ha colpito dritto in petto.
"Sonia," ha detto, la sua voce calda e vellutata. "Come stai? Posso entrare?"
Un'ondata di incertezza mi ha invaso, mescolata a una fortissima scarica di adrenalina. Avevo paura, paura Tommaso tornasse all'improvviso e mi trovasse lì, nuda, con Luca. "Luca... io... e se torna Tommaso?" ho balbettato, la mia voce un sussurro traditore.
Lui mi ha sorriso, rassicurante, la sua calma così diversa dalla mia agitazione. "Tranquilla, Sonia. Il tuo fidanzato è impegnato in una partita a bocce con gli animatori. Marco è con lui, e nel caso, mi avvisa." Le sue parole mi hanno tranquillizzata appena, ma la voglia era troppa.
L'ho fatto entrare, e la porta si è richiusa dolcemente alle nostre spalle. Eravamo lì, tu per tu. Io, completamente nuda, avvolta solo nell'aria della stanza, il mio corpo esposto alla sua vista. Ho sentito immediatamente la mia figa pulsare, e un'umidità traditrice farsi strada tra le mie cosce. Il ricordo delle sue dita che mi avevano sfiorato in ascensore, facendomi bagnare senza sforzo, mi è tornato vivido in mente. La tensione era quasi palpabile, l'aria densa di un desiderio proibito.
Non c'è stato bisogno di parole. Si è avvicinato, le sue braccia mi hanno stretto la vita e le sue labbra si sono posate sulle mie in un bacio avido e profondo. Ho sentito le mie gambe tremare e il mio corpo cedere. Ci siamo lasciati cadere sul letto, la sua bocca che non si staccava mai dalla mia.
I suoi baci sono scesi avidi lungo il mio collo, sulla mia gola, sul mio petto. La sua lingua percorreva ogni centimetro della mia pelle, e io l'ho lasciato fare, gemendo, la mia eccitazione che montava a ogni suo tocco. Le sue mani mi accarezzavano i fianchi, mentre la sua lingua scivolava ancora più in basso, dirigendosi verso la mia figa.
La sua lingua ha iniziato a muoversi, con una delicatezza e una sapienza che mi hanno fatto contorcere dal piacere. Ogni movimento era un'ondata di estasi che mi percorreva, e non ho potuto fare a meno di gemere forte, il mio corpo che si inarcava, la schiena che si staccava dal letto. Mi ha leccato con avidità, con passione, finché non ho sentito il piacere esplodere dentro di me. Un lungo e possente orgasmo mi ha scossa da capo a piedi, un'ondata così forte che mi ha fatto tremare in ogni fibra.
Quando mi sono ripresa, Luca mi ha guardato, un sorriso fiero e soddisfatto sul viso. Mentre io ero ancora lì, ansimante e completamente svuotata dal piacere, lui si è sfilato i suoi boxer da spiaggia. E lì, davanti ai miei occhi, è apparso il suo cazzo: bello, prepotente, durissimo. La mia mente lo stava già assaporando, sentivo già il suo calore e la sua consistenza dentro di me.
Tre colpi secchi alla porta ci fecero sussultare. Bum! Bum! Bum! Era la donna delle pulizie. La sua voce si è fatta sentire attraverso la porta chiusa. "Signorina? Posso entrare a sistemare la camera?"
Ci siamo guardati, i suoi occhi che brillavano di divertimento e di una punta di delusione. "Mi dia cinque minuti," ho risposto, cercando di ricompormi. Luca ha sorriso, un sorriso che prometteva un seguito, e si è tirato su il costume da bagno, coprendo quel cazzo che ora desideravo più che mai.
Mi sono alzata velocemente, ho afferrato un abito leggero che era sul letto e l'ho infilato sul mio corpo nudo, umido di sudore. Siamo usciti in modo furtivo, cercando di passare inosservati. Inevitabilmente, le signore delle pulizie erano lì, nel corridoio, con i loro carrelli. Ci hanno guardato, i loro occhi si sono posati prima su di me, poi su Luca, e di nuovo sul mio viso, che doveva essere ancora rosso per l’orgasmo e l'imbarazzo. Sulle loro labbra, si è disegnato un sorriso sornione. Avevano capito tutto!
Una volta in ascensore, Luca mi ha tirato di nuovo a sé. Le sue labbra si sono posate sulle mie in un bacio vero, un bacio che non era solo desiderio, ma una promessa. Tutto era solo rimandato.
Quello tra me e Luca, si era fatto gioco pericoloso, un'intesa fatta di sguardi, sorrisi e occhiolini complici. Ogni occasione buona per sfiorarci, per uno sguardo rubato che racchiudeva tutto il desiderio che ardeva tra noi. E il povero Tommaso, il mio ingenuo fidanzato, si fidava ciecamente di me, rendendo il tutto ancora più eccitante.
Quel pomeriggio, con un'intesa fatta di gesti, ci siamo dati appuntamento in un luogo osceno e perfetto: i cessi della spiaggia.
Siamo entrati, l'una dopo l'altro, chiudendoci dentro la piccola cabina. L'odore di cloro e umidità era forte, ma non ce la facevamo più ad aspettare. La mia figa pulsava, pronta a esplodere. Non ho detto una parola. Mi sono inginocchiata davanti a lui, i miei occhi fissi nei suoi, e gli ho abbassato i boxer. Il suo cazzo è scattato fuori come una molla, lungo, teso, impaziente.
Con lentezza voluttuosa, l'ho leccato, assaporando la sua cappella umida e facendolo gemere. Preso in bocca, ne ho sentito la consistenza vellutata e dura, il sapore salato e intenso. Ho iniziato a pompare: la mia lingua l'avvolgeva, le mie labbra succhiavano con avidità. L'ho fatto impazzire con quel pompino, fino a che ho sentito il suo corpo tendersi, il suo respiro farsi affannoso.
Quando è venuto, non ho distolto lo sguardo dai suoi occhi, mentre la sua sborra calda e abbondante mi riempiva la bocca. Ho ingoiato avidamente, assaporandone l'intensità. Cinque, sei, forse sette schizzi, uno dopo l'altro, che scendevano caldi nella mia gola. Luca era estasiato, e la sua sborrata è stata lunghissima, un vero fiume di piacere che ho accettato senza riserve.
Mi sono alzata, le labbra ancora umide del suo seme. Luca mi ha baciata, un bacio che era un misto di desiderio, gratitudine e complicità. Era finito, per il momento. Lui è uscito per primo, come previsto, per non destare sospetti.
Mi sono guardata allo specchio del cesso, sentendo il profumo acre di cloro mescolarsi al mio piacere. Un sorriso malizioso si è disegnato sul mio viso. I miei occhi brillavano, e sentivo la mia figa bagnata, pulsante. Mi sono sistemata velocemente i capelli e il costume. Sono uscita come niente fosse, tornando all'ombrellone con un'aria di innocenza che solo io sapevo quanto fosse falsa. Ma nei miei occhi, un guizzo di soddisfazione tradiva il segreto appena consumato.
Calata la sera, ci siamo messi d’accordo per un’uscita a quattro, una nuova occasione per il nostro gioco perverso. Tommaso era entusiasta di rivedere Luca e Marco, ignaro di come la loro presenza fosse diventata per me un'arma a doppio taglio, un mix di piacere e pericolo assoluto. Mi sono preparata con cura, con una meticolosità che non avevo mai avuto prima. Volevo essere bella, sì, ma non tanto per Tommaso, quanto per Luca. Il pensiero dei suoi baci rubati e del suo cazzo mi accendeva, e desideravo che i suoi occhi si posassero solo su di me.
Il mio culetto mi doleva ancora, specie quando mi sedevo. Una fitta acuta mi ricordava la violenza subita. Ma era un dolore che non mi dispiaceva affatto, anzi. Era il ricordo vivo della mia trasgressione, il sigillo di una notte che mi aveva cambiata per sempre. Quando ripensavo a quella violenza, a quelle ragazze indiavolate, un brivido di eccitazione perversa mi percorreva tutta, e la mia figa diventava un lago, grondante di desiderio.
Sotto il vestito, ho scelto un completo intimo audace ma invisibile: una brasiliana di pizzo nero, e un reggiseno a balconcino coordinato, che spingeva i miei seni in alto, quasi volessero fuoriuscire. Sopra, ho indossato un abito aderente, che esaltava le mie forme senza essere volgare. Era semplice, ma con uno spacco laterale che arrivava appena sopra il ginocchio, quel tanto che bastasse per mostrare un accenno della mia coscia, sperando che il marchio inciso non fosse visibile. Ai piedi, un paio di sandali neri con tacco a spillo, che slanciavano le mie gambe e mi facevano sentire ancora più sensuale. Come accessori, solo un paio di orecchini a cerchio in oro e una piccola pochette nera.
La serata si è svolta tra diversi pub del centro. La compagnia di Luca e Marco era tranquilla e piacevole. Tommaso sembrava divertirsi un mondo, specialmente con Marco. Tra loro sembrava essere nata una vera amicizia, di quelle maschili, spensierate e superficiali. Era bello vederlo così felice e ingenuo, ignaro di come il suo "amico" stesse in realtà giocando un ruolo fondamentale nel mio doppio gioco. Sapevo che dietro quella facciata di cameratismo si celava un'ombra, una complicità perversa che mi legava a loro.
Marco, con un'abilità quasi diabolica, faceva di tutto per fare in modo di lasciare soli me e Luca. Bastava pochi attimi, per scambiarci baci rapidi e toccatine veloci che mi facevano fremere.
Salutati i nostri amici, la porta della camera si è chiusa alle nostre spalle, lasciandomi sola con Tommaso. La serata, pur piacevole, era stata una lunga agonia di desideri inappagati, un preludio a qualcosa che non era arrivato.
Una volta a letto, mi sono strusciata a Tommaso come una gatta in calore. Erano giorni che non avevamo intimità, e mi sentivo un po' in colpa, per averlo trascurato. Tommaso, sempre così buono, allegro e terribilmente prevedibile, mi ha accolto con dolcezza tra le sue braccia, mentre le sue mani mi accarezzavano i capelli. Abbiamo fatto l'amore, un atto semplice, affettuoso, e all'apparenza ci siamo coricati felici.
Lui si è addormentato quasi subito, il suo respiro regolare che riempiva il silenzio della camera. Io, con la testa appoggiata al suo petto, pensavo. Mi mancava qualcosa, quell'appagamento profondo e viscerale che avevo provato solo nelle ultime notti. Ripensando a quei momenti osceni, un brivido mi ha percorso e la fica si è bagnata al solo ricordo. Quelle trasgressioni, la violenza, l'umiliazione, mi mancavano terribilmente. La normalità di quella sera, nonostante la presenza di Luca e la sua promessa di piacere rimandato, mi aveva quasi annoiata.
Questa consapevolezza un po' mi preoccupava, ma al tempo stesso, non volevo nascondere a me stessa le sensazioni provate con Mario ed Enzo. Erano state intense, reali, e mi avevano rivelato una parte di me che non sapevo esistesse. Perfino le ragazzine, le piccole diavolesse che mi avevano torturato e sporcato, mi mancavano. Sarei stata disposta a piegarmi a ogni loro richiesta, a subire ogni loro perversione, pur di sentire di nuovo quel brivido.
Nel silenzio della camera, con il solo russare del mio ragazzo, il desiderio è diventato insopportabile. Non ho potuto fare a meno di far scivolare una mano sotto il lenzuolo, trovando la mia figa già bollente e grondante. Ho iniziato a masturbarmi in silenzio, le mie dita che cercavano il clitoride, le mie gambe che si stringevano. Ogni tocco era un'ondata di piacere, un'esplosione silenziosa che cercavo disperatamente. Dopo quell'orgasmo liberatorio, finalmente mi sono addormentata, ma il mio sonno è stato popolato da strani sogni, un misto di sesso proibito, e risate di ragazzine.
Tommaso era già in piedi, un'ombra indistinta che si muoveva per la camera, borbottando tra sé mentre cercava i vestiti. Ho sentito il rumore leggero dei suoi passi e poi la sua voce, calda e impastata di ingenuità.
"Sonia, sei sveglia? Come ti senti?" mi ha chiesto, avvicinandosi al letto. Si è chinato su di me, il suo viso ingenuamente preoccupato. "Io non ricordo niente della nottata, di nuovo. Abbiamo bevuto così tanto? La testa mi scoppia."
L'ho guardato, i miei occhi ancora velati dalla stanchezza. "Sì, Tommaso," ho risposto, la mia voce un po' roca, ma abbastanza convincente. "Abbiamo esagerato un pochino. Anche io mi sento un po' frastornata. Mi fa male la testa..." La menzogna mi è scivolata dalle labbra senza sforzo. In realtà, non era la testa: era il mio ano che urlava.
Quell'idiota ha annuito, credendo a ogni mia parola. "Vado in bagno," ha detto, e si è allontanato, lasciandomi di nuovo sola nel mio segreto bollente.
Appena ho udito il rumore dell'acqua che scorreva, la mia mano è scivolata tra le cosce, dietro, per toccare. Il mio ano... oh, dio. Andava già meglio, la crema che mi aveva applicato Enzo sembrava aver fatto effetto. Ma bruciava, bruciava da impazzire. Il ricordo della violenza, di quel grosso manico che mi aveva quasi stuprata, mi ha assalito con prepotenza. Sentivo ancora quell’attimo doloroso e al tempo stesso così profondamente destabilizzante.
Mentre Tommaso si lavava in bagno, la mia mente era già altrove. Ripercorrevo la perversione della notte. Quel ricordo – il dolore mischiato alla consapevolezza di aver subito qualcosa di così estremo e innaturale – mi ha fatto fremere. Nonostante il bruciore, la mia fica si è subito inumidita. Un lago di desiderio, pronto a qualsiasi cosa.
Poi, un'altra immagine è balenata nella mia mente: le ragazze. Le loro facce, le loro risate, le loro piccole mani che mi pizzicavano e il modo in cui mi avevano costretto a fare quel che avevo fatto. Leccare i loro culi, la loro figa. Era stata una forzatura, eppure... erano tutte così carine e giovani, con quei corpicini acerbi. In verità non mi era dispiaciuto affatto. Anzi. C'era stato qualcosa di profondamente eccitante nel sentire il sapore delle loro fiche sulla mia lingua, nell'obbedire a quelle piccole ma crudeli padrone.
L'ora si era fatta tarda, sentivo il sole farsi più forte attraverso le tende. Erano già passate le undici, e la mia pigrizia mista a quel persistente stordimento mi teneva inchiodata al materasso.
Quando Tommaso è uscito dal bagno, già vestito, l'ho fermato. "Tesoro," ho detto, la mia voce un po' strascicata, ma abbastanza dolce. "Scendi pure, io... sono troppo stanca. Ci vediamo direttamente a pranzo." Sapevo che avrebbe accettato senza fare domande. Era così facile manipolarlo.
Nonostante la stanchezza, che mi pesava nelle ossa, un'eccitazione latente mi stimolava. I fatti della notte precedente non accennavano a lasciarmi. Le ragazze, l'urina... ogni dettaglio mi tornava in mente con una vividezza quasi dolorosa, ma anche con un brivido di quella nuova, selvaggia libidine che avevo scoperto.
Un flash improvviso: la mia coscia. Le iniziali di quella piccola troia, Maria, erano ancora lì. Mi sono toccata la pelle, proprio sopra il ginocchio. Le sentivo, le piccole incisioni, il bruciore sottile che mi ricordava quella sua perfida vendetta. Enzo aveva detto che probabilmente sarebbero andate via, ma cosa avrei inventato se fossero rimaste? Come avrei giustificato quel marchio sulla mia pelle al mio seppur ingenuo fidanzato?
La voglia di alzarmi era pari a zero. Volevo solo rimanere lì, ad assaporare i ricordi proibiti della notte, a sentire il mio corpo che, nonostante il dolore, fremeva ancora per quelle nuove trasgressioni.
Mentre ero lì, persa tra il dolore e i ricordi osceni, il telefono ha vibrato sul comodino. L'ho afferrato distrattamente, e lo sguardo è caduto sul display: Mario. Uno scatto, e mi sono messa subito a sedere sul letto, la stanchezza dimenticata, sostituita da un'ondata di adrenalina.
Il suo messaggio era insolitamente pacato, quasi preoccupato.
Mario: Buongiorno, zoccola. Come stai? Tutto intero? 😏
Un sorriso malizioso mi si è disegnato sulle labbra. Ho digitato veloce, pronta a ribattere.
Sonia: Buongiorno al mio carceriere! 😠 Sto bene, grazie. E tu? Ti riprendi dalla nottataccia? 😉
Mario: Ah, la mia puttanella ha la lingua lunga anche stamattina. Sono al top, tranquilla. A differenza di te, io non ho fatto la cagna per ore. 😂
Sonia: Davvero? Non ricordi? Eri così dolce poche ore fa, Mario. ❤️ Sotto la doccia, a lavarmi con tanta delicatezza... Chi l'avrebbe mai detto che dietro tutta quella brutalità si nascondesse un'anima sensibile? 🤔🛁
Mario: Ah, quella... quella è stata la cura ricostituente per la mia proprietà! 😉 Non vorrai mica rovinarti, no? E poi, come si fa a resistere a un culo così martoriato? 😈 A proposito, ti saluta... il tuo nuovo amante. Quello di legno. ⛏️ 😂
La sua battuta sul manico mi ha fatto arrossire, ma una risata mi è sfuggita, un suono roco e genuino che mi ha fatto vibrare la fica. Quel bastardo! Ma mi eccitava, mi eccitava tantissimo.
Sonia: Sei un bastardo, Mario! 😡 Non nominarlo nemmeno! Il mio culo sta urlando vendetta, lo sai? Mi fa male da morire! 😩 Brucia! 🔥
Mario: Lo so, lo so, povera principessa. Ma d'ora in poi il tuo culetto sarà una seconda fica. Anzi, forse la tua prima, visto quanto ti piace prenderlo li. È meglio se brucia, così non ti dimentichi chi comanda. E poi, il dolore ti eccita, non negarlo. 😈🌶️
Sonia: Oh, certo, tu sai tutto di me, vero? Il mio culo non ha più segreti per te! Ma non è solo il dolore a eccitarmi, stronzo. È la tua perversione! E le ragazze... sono delle piccole diavolesse! 😈😈😈 Vi hanno tenuto sotto scacco! 💪
Mario: Ah... Quelle sono piccole iene! 🐺 Ci hanno messi alle strette, sì. Ma vedi, anche loro hanno capito come si tratta una come te. E poi, ti hanno fatto un bel regalino, no? Un ricordo indelebile. 😉✍️
Sonia: Un regalino che brucia! 😫 E che non so come nasconderò! Ma non illuderti, Mario, quel marchio mi ricorderà solo che siete dei selvaggi! E che mi hai fatto fare delle cose... 😈 Quelle ragazze... devo dire che comandavano bene! E le loro fiche... non male per essere così giovani! E la pipì in bocca... 😋👅🍑
Mario: Ah, la mia puttanella! Ti è piaciuto baciare le fighette e bere il piscio delle ragazze? 😲 Non sapevo che fossi così... depravata. Forse dovremmo organizzare una lezione speciale per te. 📝 Ci sono tante cose che non hai ancora provato, sai? 😏 E non preoccuparti per il marchio, è solo un segno di appartenenza. 🔗 Ti rende mia. 👑
Sonia: Tua? Mario, non esagerare! 🙅♀️ Stanotte, ho assaggiato tanti sapori, ma non sono di nessuno. Però, l'idea di nuove "lezioni" non mi dispiace affatto. Anzi, mi eccita un sacco. 😈 Chissà cosa mi farai fare la prossima volta... E chissà chi altro ci sarà a guardare... 🥵 Sono curiosa, lo sai. Non mi piace limitarmi. 🌍
Mario: Mi piace questa Sonia! Affamata. Disposta a tutto. 🤤 Ti assicuro che avremo tanto da "imparare" insieme. E non solo noi due. Ci sono un sacco di uomini che non vedono l'ora di conoscerti, di assaggiarti, di farti sentire quanto vali. 💯 Stai pronta, puttana. La prossima serata sarà indimenticabile, te lo prometto. E il tuo culetto, sarà ancora più aperto. 🍑🔓
Sonia: Non vedo l'ora, Mario. Non vedo l'ora di sentire il mio culo che si apre ancora di più, di sentire altri cazzi riempirmi. 💦 Fammi soffrire, fammi godere, fammi sentire viva! Sono la tua puttanella, ma anche la tua regina del vizio. 😈👑 Portami al limite, e anche oltre. 🚀 Dimmi solo quando, e io sarò pronta. Senza mutandine, ovviamente. 😉😘
A letto, con la fica che pulsava e un sorriso malizioso stampato sul viso, rileggendo l'ultima, perversa chat con Mario. Il telefono era ancora caldo tra le mie dita quando ho sentito bussare alla porta. Un leggero, discreto colpo. Ho pensato subito alle donne delle pulizie.
Senza pensarci due volte, nuda come ero, mi sono alzata dal letto e mi sono avvicinata alla porta. L'ho aperta con un leggero scatto e mi sono sporta appena, quel tanto che bastava per sbirciare.
I miei occhi si sono spalancati per la sorpresa. Era Luca, e il suo sorriso, quel sorriso un po' timido ma così seducente, mi ha colpito dritto in petto.
"Sonia," ha detto, la sua voce calda e vellutata. "Come stai? Posso entrare?"
Un'ondata di incertezza mi ha invaso, mescolata a una fortissima scarica di adrenalina. Avevo paura, paura Tommaso tornasse all'improvviso e mi trovasse lì, nuda, con Luca. "Luca... io... e se torna Tommaso?" ho balbettato, la mia voce un sussurro traditore.
Lui mi ha sorriso, rassicurante, la sua calma così diversa dalla mia agitazione. "Tranquilla, Sonia. Il tuo fidanzato è impegnato in una partita a bocce con gli animatori. Marco è con lui, e nel caso, mi avvisa." Le sue parole mi hanno tranquillizzata appena, ma la voglia era troppa.
L'ho fatto entrare, e la porta si è richiusa dolcemente alle nostre spalle. Eravamo lì, tu per tu. Io, completamente nuda, avvolta solo nell'aria della stanza, il mio corpo esposto alla sua vista. Ho sentito immediatamente la mia figa pulsare, e un'umidità traditrice farsi strada tra le mie cosce. Il ricordo delle sue dita che mi avevano sfiorato in ascensore, facendomi bagnare senza sforzo, mi è tornato vivido in mente. La tensione era quasi palpabile, l'aria densa di un desiderio proibito.
Non c'è stato bisogno di parole. Si è avvicinato, le sue braccia mi hanno stretto la vita e le sue labbra si sono posate sulle mie in un bacio avido e profondo. Ho sentito le mie gambe tremare e il mio corpo cedere. Ci siamo lasciati cadere sul letto, la sua bocca che non si staccava mai dalla mia.
I suoi baci sono scesi avidi lungo il mio collo, sulla mia gola, sul mio petto. La sua lingua percorreva ogni centimetro della mia pelle, e io l'ho lasciato fare, gemendo, la mia eccitazione che montava a ogni suo tocco. Le sue mani mi accarezzavano i fianchi, mentre la sua lingua scivolava ancora più in basso, dirigendosi verso la mia figa.
La sua lingua ha iniziato a muoversi, con una delicatezza e una sapienza che mi hanno fatto contorcere dal piacere. Ogni movimento era un'ondata di estasi che mi percorreva, e non ho potuto fare a meno di gemere forte, il mio corpo che si inarcava, la schiena che si staccava dal letto. Mi ha leccato con avidità, con passione, finché non ho sentito il piacere esplodere dentro di me. Un lungo e possente orgasmo mi ha scossa da capo a piedi, un'ondata così forte che mi ha fatto tremare in ogni fibra.
Quando mi sono ripresa, Luca mi ha guardato, un sorriso fiero e soddisfatto sul viso. Mentre io ero ancora lì, ansimante e completamente svuotata dal piacere, lui si è sfilato i suoi boxer da spiaggia. E lì, davanti ai miei occhi, è apparso il suo cazzo: bello, prepotente, durissimo. La mia mente lo stava già assaporando, sentivo già il suo calore e la sua consistenza dentro di me.
Tre colpi secchi alla porta ci fecero sussultare. Bum! Bum! Bum! Era la donna delle pulizie. La sua voce si è fatta sentire attraverso la porta chiusa. "Signorina? Posso entrare a sistemare la camera?"
Ci siamo guardati, i suoi occhi che brillavano di divertimento e di una punta di delusione. "Mi dia cinque minuti," ho risposto, cercando di ricompormi. Luca ha sorriso, un sorriso che prometteva un seguito, e si è tirato su il costume da bagno, coprendo quel cazzo che ora desideravo più che mai.
Mi sono alzata velocemente, ho afferrato un abito leggero che era sul letto e l'ho infilato sul mio corpo nudo, umido di sudore. Siamo usciti in modo furtivo, cercando di passare inosservati. Inevitabilmente, le signore delle pulizie erano lì, nel corridoio, con i loro carrelli. Ci hanno guardato, i loro occhi si sono posati prima su di me, poi su Luca, e di nuovo sul mio viso, che doveva essere ancora rosso per l’orgasmo e l'imbarazzo. Sulle loro labbra, si è disegnato un sorriso sornione. Avevano capito tutto!
Una volta in ascensore, Luca mi ha tirato di nuovo a sé. Le sue labbra si sono posate sulle mie in un bacio vero, un bacio che non era solo desiderio, ma una promessa. Tutto era solo rimandato.
Quello tra me e Luca, si era fatto gioco pericoloso, un'intesa fatta di sguardi, sorrisi e occhiolini complici. Ogni occasione buona per sfiorarci, per uno sguardo rubato che racchiudeva tutto il desiderio che ardeva tra noi. E il povero Tommaso, il mio ingenuo fidanzato, si fidava ciecamente di me, rendendo il tutto ancora più eccitante.
Quel pomeriggio, con un'intesa fatta di gesti, ci siamo dati appuntamento in un luogo osceno e perfetto: i cessi della spiaggia.
Siamo entrati, l'una dopo l'altro, chiudendoci dentro la piccola cabina. L'odore di cloro e umidità era forte, ma non ce la facevamo più ad aspettare. La mia figa pulsava, pronta a esplodere. Non ho detto una parola. Mi sono inginocchiata davanti a lui, i miei occhi fissi nei suoi, e gli ho abbassato i boxer. Il suo cazzo è scattato fuori come una molla, lungo, teso, impaziente.
Con lentezza voluttuosa, l'ho leccato, assaporando la sua cappella umida e facendolo gemere. Preso in bocca, ne ho sentito la consistenza vellutata e dura, il sapore salato e intenso. Ho iniziato a pompare: la mia lingua l'avvolgeva, le mie labbra succhiavano con avidità. L'ho fatto impazzire con quel pompino, fino a che ho sentito il suo corpo tendersi, il suo respiro farsi affannoso.
Quando è venuto, non ho distolto lo sguardo dai suoi occhi, mentre la sua sborra calda e abbondante mi riempiva la bocca. Ho ingoiato avidamente, assaporandone l'intensità. Cinque, sei, forse sette schizzi, uno dopo l'altro, che scendevano caldi nella mia gola. Luca era estasiato, e la sua sborrata è stata lunghissima, un vero fiume di piacere che ho accettato senza riserve.
Mi sono alzata, le labbra ancora umide del suo seme. Luca mi ha baciata, un bacio che era un misto di desiderio, gratitudine e complicità. Era finito, per il momento. Lui è uscito per primo, come previsto, per non destare sospetti.
Mi sono guardata allo specchio del cesso, sentendo il profumo acre di cloro mescolarsi al mio piacere. Un sorriso malizioso si è disegnato sul mio viso. I miei occhi brillavano, e sentivo la mia figa bagnata, pulsante. Mi sono sistemata velocemente i capelli e il costume. Sono uscita come niente fosse, tornando all'ombrellone con un'aria di innocenza che solo io sapevo quanto fosse falsa. Ma nei miei occhi, un guizzo di soddisfazione tradiva il segreto appena consumato.
Calata la sera, ci siamo messi d’accordo per un’uscita a quattro, una nuova occasione per il nostro gioco perverso. Tommaso era entusiasta di rivedere Luca e Marco, ignaro di come la loro presenza fosse diventata per me un'arma a doppio taglio, un mix di piacere e pericolo assoluto. Mi sono preparata con cura, con una meticolosità che non avevo mai avuto prima. Volevo essere bella, sì, ma non tanto per Tommaso, quanto per Luca. Il pensiero dei suoi baci rubati e del suo cazzo mi accendeva, e desideravo che i suoi occhi si posassero solo su di me.
Il mio culetto mi doleva ancora, specie quando mi sedevo. Una fitta acuta mi ricordava la violenza subita. Ma era un dolore che non mi dispiaceva affatto, anzi. Era il ricordo vivo della mia trasgressione, il sigillo di una notte che mi aveva cambiata per sempre. Quando ripensavo a quella violenza, a quelle ragazze indiavolate, un brivido di eccitazione perversa mi percorreva tutta, e la mia figa diventava un lago, grondante di desiderio.
Sotto il vestito, ho scelto un completo intimo audace ma invisibile: una brasiliana di pizzo nero, e un reggiseno a balconcino coordinato, che spingeva i miei seni in alto, quasi volessero fuoriuscire. Sopra, ho indossato un abito aderente, che esaltava le mie forme senza essere volgare. Era semplice, ma con uno spacco laterale che arrivava appena sopra il ginocchio, quel tanto che bastasse per mostrare un accenno della mia coscia, sperando che il marchio inciso non fosse visibile. Ai piedi, un paio di sandali neri con tacco a spillo, che slanciavano le mie gambe e mi facevano sentire ancora più sensuale. Come accessori, solo un paio di orecchini a cerchio in oro e una piccola pochette nera.
La serata si è svolta tra diversi pub del centro. La compagnia di Luca e Marco era tranquilla e piacevole. Tommaso sembrava divertirsi un mondo, specialmente con Marco. Tra loro sembrava essere nata una vera amicizia, di quelle maschili, spensierate e superficiali. Era bello vederlo così felice e ingenuo, ignaro di come il suo "amico" stesse in realtà giocando un ruolo fondamentale nel mio doppio gioco. Sapevo che dietro quella facciata di cameratismo si celava un'ombra, una complicità perversa che mi legava a loro.
Marco, con un'abilità quasi diabolica, faceva di tutto per fare in modo di lasciare soli me e Luca. Bastava pochi attimi, per scambiarci baci rapidi e toccatine veloci che mi facevano fremere.
Salutati i nostri amici, la porta della camera si è chiusa alle nostre spalle, lasciandomi sola con Tommaso. La serata, pur piacevole, era stata una lunga agonia di desideri inappagati, un preludio a qualcosa che non era arrivato.
Una volta a letto, mi sono strusciata a Tommaso come una gatta in calore. Erano giorni che non avevamo intimità, e mi sentivo un po' in colpa, per averlo trascurato. Tommaso, sempre così buono, allegro e terribilmente prevedibile, mi ha accolto con dolcezza tra le sue braccia, mentre le sue mani mi accarezzavano i capelli. Abbiamo fatto l'amore, un atto semplice, affettuoso, e all'apparenza ci siamo coricati felici.
Lui si è addormentato quasi subito, il suo respiro regolare che riempiva il silenzio della camera. Io, con la testa appoggiata al suo petto, pensavo. Mi mancava qualcosa, quell'appagamento profondo e viscerale che avevo provato solo nelle ultime notti. Ripensando a quei momenti osceni, un brivido mi ha percorso e la fica si è bagnata al solo ricordo. Quelle trasgressioni, la violenza, l'umiliazione, mi mancavano terribilmente. La normalità di quella sera, nonostante la presenza di Luca e la sua promessa di piacere rimandato, mi aveva quasi annoiata.
Questa consapevolezza un po' mi preoccupava, ma al tempo stesso, non volevo nascondere a me stessa le sensazioni provate con Mario ed Enzo. Erano state intense, reali, e mi avevano rivelato una parte di me che non sapevo esistesse. Perfino le ragazzine, le piccole diavolesse che mi avevano torturato e sporcato, mi mancavano. Sarei stata disposta a piegarmi a ogni loro richiesta, a subire ogni loro perversione, pur di sentire di nuovo quel brivido.
Nel silenzio della camera, con il solo russare del mio ragazzo, il desiderio è diventato insopportabile. Non ho potuto fare a meno di far scivolare una mano sotto il lenzuolo, trovando la mia figa già bollente e grondante. Ho iniziato a masturbarmi in silenzio, le mie dita che cercavano il clitoride, le mie gambe che si stringevano. Ogni tocco era un'ondata di piacere, un'esplosione silenziosa che cercavo disperatamente. Dopo quell'orgasmo liberatorio, finalmente mi sono addormentata, ma il mio sonno è stato popolato da strani sogni, un misto di sesso proibito, e risate di ragazzine.
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