Sonia & Tommaso - Capitolo 15: Cura e Rinascita Oscura

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tradimenti

Mario si girò verso di me, i suoi occhi esprimevano un'insolita tristezza. "Sonia, ci dispiace per quello che è successo," disse, la sua voce più morbida del solito. Enzo annuì, lo sguardo a terra. "Ti preghiamo di perdonarci. Non doveva andare così."
Nonostante tutti gli abusi a cui mi avevano abituata, la loro costernazione era sincera. Mario poi, con un gesto inaspettato, forse nel tentativo di alleviare il dolore, prese una bustina di coca e me ne mise un po' sulla gengiva. Il sapore amaro mi invase subito la bocca , regalandomi un piacevole intorpidimento e una sensazione di leggerezza.
Il mio corpo era a pezzi. Ma mentre la droga iniziava a fare effetto, una strana consapevolezza cominciò a pervadermi. Nonostante l'orrore, il dolore e la degradazione, quel pericolo e quella violenza, mi avevano in qualche modo... eccitata. Ero andata oltre ogni limite, e in quel fondo ho trovato un brivido perverso che mi faceva sentire incredibilmente viva.
E ora ero lì, sporca, con il dolore attenuato dalla coca, e la mente che danzava tra l'orrore appena vissuto e una strana, perversa eccitazione. I miei aguzzini, Enzo e Mario, erano divenuti i miei soccorritori. E tutto questo accadeva mentre il mio fidanzato dormiva ignaro accanto a me. Solo una settimana prima non avrei nemmeno immaginato una situazione simile, ma nonostante il dolore e le umiliazioni subite, mi sentivo serena, come se quella vita mi fosse sempre appartenuta.
Arrivati in hotel, con la massima discrezione, Enzo e Mario ci hanno accompagnato in camera. Tommaso dormiva ancora, un peso inerte tra le loro braccia. Lo hanno spogliato con delicatezza, messo a letto, e coperto con il lenzuolo come fosse un bambino. Il mio fidanzato dormiva beato, ignaro di tutto. In quel momento, ho avvertito una fitta di qualcosa che somigliava alla tenerezza, subito soppressa dalla mia nuova, perversa identità. La maschera che cedeva il posto a ciò che ero.
Poi, Mario si voltò verso di me, e senza dire una parola, si denudò. Il suo corpo possente, che poco prima mi aveva usata con tanta brutalità, ora era lì, in attesa. Temevo un'altra violenza, ma non è successo.
Mi spinse dolcemente verso il bagno, e si infilò nella doccia, lasciando scorrere l’acqua finché non diventò calda, pronta per me. Lì, sotto il getto caldo e rilassante, mi ha lavata con una delicatezza da lasciarmi senza parole. Le sue mani, che prima mi avevano strattonata e afferrata, ora mi accarezzavano la pelle, togliendo lo sporco, il sangue, le tracce di feci e il fieno. Ogni tocco era morbido, premuroso.
Mario era eccitato, e sentivo la sua erezione premere contro il mio fianco. Gli sorrisi, un sorriso che era un misto di desiderio, gratitudine per le sue cure e la consapevolezza della perversione che ci legava. Lui mi ha sorriso di rimando, e sotto il getto dell'acqua, ci siamo baciati. Non un bacio violento, famelico, come quelli a cui mi aveva abituata, ma di una dolcezza sorprendente.
Enzo, che era rimasto in disparte, ci passò gli asciugamani. Avvolgendomi nel morbido tessuto, mi hanno asciugata con cura, e con la stessa premura, messa a letto, accanto a Tommaso.
Non dissero altro, lasciandomi lì, nella semi-oscurità. Pulita, provata, con il corpo che doleva, ma la mente curiosamente lucida. Quella notte mi aveva cambiata per sempre, marchiandomi non solo con i graffi e il dolore, ma con una consapevolezza profonda di me stessa e dei miei desideri più inconfessabili.
scritto il
2025-12-09
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