Estate 2025 - 01 - La collana
di
Alessia&Nicola
genere
esibizionismo
Il sole picchia forte, senza ombre. Il mare davanti a noi è piatto, Alessia è accanto a me in topless, come sempre qui al Cesano. Dice che lo fa per non avere segni dell’abbronzatura, in realtà le piace essere guardata: del resto, la sua quarta abbondante non passa inosservata, i seni pieni e rotondi si muovono al minimo respiro, i capezzoli tesi dalla brezza. A me sta bene, la lascio fare, complice nelle sue fantasie, un po' geloso ma eccitato dal suo gioco.
Mentre frugo nello zaino per cercare una sigaretta lo sento arrivare: il venditore ambulante che passa tutti i giorni, si chiama Idris, ma noi lo chiamiamo “Ciàpa”, per il suo intercalare buffo – “Ciapa qui, ciapa là!” – che ci fa sorridere… Robusto, un po' di pancetta che sporge dalla camicia sbiadita, trascina una grossa borsa piena di collanine appesa a tracolla. Si ferma davanti a noi, ma non guarda Alessia. Guarda me, paziente, in attesa di un mio consenso prima di avvicinarsi a mia moglie. Glielo do con un cenno.
«Bella signora, collana oggi?» chiede lui, con la voce educata, l'accento straniero, occhi bassi.
Alessia si tira su, i seni che sobbalzano con naturalezza. «Sì, non abbiamo mai comprato niente, oggi mi sembra il giorno giusto, fammi vedere quella con le pietre chiare», risponde tranquilla.
Lui gliela porge, ma lei fa un gesto deciso. «No, mettimela tu, ho le mani sporche di crema solare», gli dice, con quel tono sfrontato che le viene naturale.
Ciàpa esita, le mani robuste che tremano appena. Si avvicina, le passa la collana dietro il collo sfiorandole la pelle calda e sudata. I capezzoli di lei si irrigidiscono orgogliosi, puntando verso l'alto come se reclamassero attenzione. Non li nasconde: respira piano, inarcando il petto per offrirgli meglio panorama.
Cosa cazzo sta facendo, mi chiedo.
Lui lo nota, si irrigidisce, distoglie lo sguardo per pudore, ma gli occhi tornano lì, fissi sul suo seno di mia moglie, lucido di crema solare e sudore.
Io osservo, un nodo di gelosia mi stringe lo stomaco, ma, inutile negarlo, l'eccitazione sale, il mio cazzo che inizia a indurirsi nel costume, affascinato dal modo in cui lei si offre alla sua vista senza pudore.
«Bella…» mormora lui, la voce un po' rauca, non si capisce se parla della collana o di mia moglie.
«Mh, carina, però è troppo corta», dice lei guardandosi nel telefono. «Ne hai una un po' di più lunga?»
Lui annuisce, confuso, fruga nella borsa e tira fuori un modello più sottile. Stavolta prende l'iniziativa: le si china vicino, le dita callose le sfiorano il collo, scendono sotto il seno, indugiando sulla pelle morbida, tracciando la curva inferiore dove la carne è più sensibile. Non è un errore: preme piano, sentendo il peso del seno contro il dorso della mano. La reazione di Alessia è evidente: i capezzoli si tendono di più, arrossisce un poco. «Tutto ok?» gli chiede con un sorriso.
Ciàpa deglutisce, le mani ferme lì troppo a lungo, sfregando la pelle calda. «Scusa, se non la sistemo bene cade», borbotta lui, senza distogliere lo sguardo.
Alessia abbassa le spalle piano, un invito silenzioso a continuare. Lui posa la mano aperta sulla curva del seno, lento e convinto, non più tremante, palpando la carne piena, sentendone il calore e la morbidezza sotto il palmo sudato.
Forse dovrei fermarlo, sta accarezzando mia moglie davanti a tutti e lei sembra apprezzare, ma soprattutto, il gonfiore nel mio costume tradisce la mia eccitazione alla vista di quelle mani scure su di lei.
Alessia gli prende il polso, non per fermarlo, ma per premerlo di più, guidandolo a stringere leggermente. «Così va meglio?» chiede lui, con la voce che trema un po'.
«Molto meglio», risponde lei, il respiro che accelera. Inclina il busto in avanti, facilitandogli il contatto, i seni che spingono contro la sua mano. Lui cambia presa: le accarezza la rotondità, pesandola nel palmo, sentendo il peso e la fermezza, poi con il pollice sfiora il capezzolo, prima cauto in cerchi lenti, poi deciso, pizzicandolo piano per farla ansimare.
Sto per fermarlo, ma Alessia solleva il petto contro la sua mano, un sì silenzioso, un invito a continuare.
Lui si sente autorizzato ad andare oltre, la mano libera parte dal fianco, risale lenta lungo le costole, sfiorando la pelle umida. Si incontrano sul seno: una da sotto a sostenerlo, palpandolo dal basso, l'altra dall'alto a modellarne la forma, una presa decisa che la fa gemere piano. Lei inarca la schiena per assecondarlo, le labbra dischiuse in un sospiro. Lui alterna la pressione, stringendo e rilasciando, i pollici sui capezzoli in ritmo, ruotandoli fino a farli inturgidire al massimo, rossi e sensibili.
È l'ultima occasione che ho per fermarli. Non li fermo.
Alessia afferra i suoi polsi: Stringi, sembra dire, spingendolo a afferrarla pienamente, le dita di lui che affondano nella carne morbida.
Lei gli appoggia una mano sul fianco, scendendo alla vita, poi ai pantaloncini. Infila la mano sotto l'elastico, accarezzandogli l'inguine attraverso il tessuto sottile.
Alessia mi guarda, la gelosia mi trafigge, ma vederla così mi eccita da impazzire, non dico niente.
Si gira di nuovo verso di lui «Non fermarti adesso», gli sussurra con la voce incrinata per il desiderio.
Ciàpa capisce che può andare oltre, la borsa gli cade sulla sabbia, si avvicina di più, deciso: le prende i seni pieni, li modella tra le dita robuste, stringendoli sempre più forte. Si incolla al suo corpo, il suo cazzo premuto contro la coscia di lei attraverso i pantaloncini. Lei stringe la presa, masturbandolo con movimenti decisi.
Una mano di lui scivola più in basso, lungo il fianco, all'ombelico, al bordo dello slip. Indugia, sfiorando il tessuto bagnato, poi prosegue: infila le dita sotto, le labbra intime gonfie e umide che accolgono il suo tocco. Affonda con decisione, esplorando il clitoride con cerchi lenti, poi spingendo un dito dentro di lei.
Alessia mi guarda per un attimo, poi solleva il bacino, allarga le gambe quel tanto, un gemito che le sfugge mentre lo guida più profondo, il suo sesso che stilla umori caldi sulla mano di lui. Lui spinge, insiste con due dita ora, curvandole per toccare quel punto sensibile, il pollice che continua sul clitoride, aumenta il ritmo.
I respiri si fondono, corti e tremanti, il corpo di lei che si tende, i seni che sobbalzano a ogni spinta.
Raggiungono il piacere insieme: un tremito violento che la fa contrarre attorno alle sue dita, un orgasmo silenzioso ma intenso, mentre lui emette un grugnito basso, il suo seme che schizza caldo nella mano di lei. Si arrendono in quel cedimento condiviso, corpi tremanti e sudati.
Ha goduto con un altro… sono paralizzato.
Lui si ritrae di scatto, le dita bagnate che brillano al sole. Lei trattiene il fiato, il sesso ancora pulsante, le mani tremanti.
All’improvviso si guardano intorno, si rendono conto di non essere soli. Risate lontane: due ragazzi passano vicini, fingendo disinteresse, ma i loro sguardi tradiscono eccitazione.
Io osservo silenzioso, il mio sesso duro e gonfio nel costume, preme contro il tessuto, pronto a scoppiare.
Ciàpa balbetta, cerca parole, il suo sesso ancora semieretto nei pantaloncini macchiati. Alessia sorride calma, riprende il controllo. «Quanto ti devo per la collana?» gli chiede.
«Niente… è omaggio», mormora lui, con la voce che trema ancora.
Lei lo guarda un attimo di troppo. «Ok, allora domani torna pure. Voglio un vestitino da abbinare, bianco, magari anche un po’ trasparente, quello però te lo pago».
«Sì… va bene, signora... domani porto roba buona…» risponde lui, annuendo veloce, e se ne va di fretta, la borsa che sbatte, le gambe che non lo reggono bene.
Alessia si volta verso di me, respiro irregolare, occhi lucidi, il volto ancora arrossato dall'orgasmo.
«Cosa cazzo ho appena fatto?»
La osservo, cercando le parole: «Ti sei divertita, hai fatto divertire lui e, probabilmente, tutta la spiaggia.»
Mi sorride, poi nota il gonfiore evidente nel mio costume, il contorno del mio sesso duro che spinge contro il tessuto sottile, la punta umida che trapela. «Mi sa che ho fatto divertire anche te...» sussurra ridendo piano. «Tranquillo, non ti lascio certo così.»
Si alza lentamente e si dirige verso il canneto che divide la spiaggia dalla statale, i fianchi che ondeggiano, lo slip un po' basso che le scopre quasi il culo. Si gira verso di me e si toglie il costume.
Sparisce tra le canne alte.
La seguo senza esitare, il cuore che martella, il sesso che pulsa dolorosamente, la gelosia sparisce per lasciar posto solo all'eccitazione. Nel fitto del canneto, la trovo in attesa, nuda, la pelle calda e sudata. Mi abbassa il costume con urgenza, afferra il mio cazzo duro e venoso, lo accarezza con la mano ancora appiccicosa dal seme di Ciàpa e lo prende in bocca ingoiandolo con ardore, la lingua che preme e scivola, ogni movimento un’onda di calore che mi travolge.
Ma non voglio venirle in bocca, voglio sborrarle nella fica che ha appena offerto a uno sconosciuto.
La spingo contro i resti di una vecchia capanna diroccata. Le sue gambe si spalancano. Le entro dentro con una spinta brutale. «Cazzo, Alessia,» grugnisco, la voce spezzata, un ringhio che mi sfugge mentre affondo ancora, più profondo, sentendo ogni centimetro del suo corpo che mi accoglie, che mi sfida. Lei ansima, un suono gutturale che mi fa ribollire il sangue, le sue unghie che mi artigliano la schiena, scavando solchi rossi, le cosce che si serrano attorno ai miei fianchi, tirandomi dentro con forza.
«Più forte, amore, spaccami», mi sussurra all’orecchio. Accelero, martellando con spinte rabbiose, ogni affondo un’esplosione di carne contro carne, il rumore osceno dei nostri corpi che sbattono insieme rimbalza tra le canne. Le afferro i seni, stringendoli con una forza che le strappa un grido, i capezzoli duri che premo tra le dita fino a farla inarcare, il corpo che vibra sotto di me. Il suo corpo preme contro il mio a ogni spinta, e lei si contorce, i muscoli tesi come corde pronte a spezzarsi, il respiro si frantuma in gemiti spezzati.
La giro di scatto, con un gesto brusco. La prendo da dietro, con forza. «Sì, così, Nico, scopami», ansima, spingendosi indietro con forza, il suo calore mi avvolge, il suo odore mi annebbia i sensi. Ogni spinta è una deflagrazione, il mio cazzo che affonda fino in fondo, riempiendola, il suo corpo che risponde con contrazioni sempre più forti. I nostri gemiti si mescolano, un groviglio di desiderio e rabbia, la sua voce che si spezza in un “ancora” soffocato, il mio respiro che diventa un ringhio mentre la spingo contro il legno.
Il suo orgasmo arriva come un’onda, i muscoli che si contraggono attorno a me, un grido soffocato nel silenzio del canneto. Vengo insieme a lei con un gemito roco, schizzi caldi che la riempiono, colano lungo le sue cosce mentre il mio corpo trema, crollando contro la sua schiena, la pelle bollente e appiccicosa che si fonde con la mia. Restiamo lì, intrecciati, il respiro che rallenta piano, il cuore che batte ancora all’impazzata. Lei si gira, mi bacia, un bacio lento, profondo, che sa di mare e di noi
Torniamo alla spiaggia, Lei con una vistosa macchia sullo slip, io con il costume tirato su alla bell'e meglio, il sesso ancora semieretto e bagnato. Ci stendiamo sugli asciugamani tra gli sguardi divertiti o scandalizzati degli altri bagnanti: una coppia ride sottovoce, un uomo anziano scuote la testa fingendo disapprovazione ma con un sorriso, due ragazze sussurrano eccitate.
Alessia si sdraia di nuovo, sfrontata, come se nulla fosse, io mi siedo accanto, il corpo ancora fremente. Il sole continua a picchiare e il mare lambisce la riva, penso a quello che è successo: Le mani di Ciàpa su di lei… L'orgasmo con un altro uomo… Però… vederla così libera e audace... Dovrei dirle qualcosa, invece… la bacio in silenzio.
Mentre frugo nello zaino per cercare una sigaretta lo sento arrivare: il venditore ambulante che passa tutti i giorni, si chiama Idris, ma noi lo chiamiamo “Ciàpa”, per il suo intercalare buffo – “Ciapa qui, ciapa là!” – che ci fa sorridere… Robusto, un po' di pancetta che sporge dalla camicia sbiadita, trascina una grossa borsa piena di collanine appesa a tracolla. Si ferma davanti a noi, ma non guarda Alessia. Guarda me, paziente, in attesa di un mio consenso prima di avvicinarsi a mia moglie. Glielo do con un cenno.
«Bella signora, collana oggi?» chiede lui, con la voce educata, l'accento straniero, occhi bassi.
Alessia si tira su, i seni che sobbalzano con naturalezza. «Sì, non abbiamo mai comprato niente, oggi mi sembra il giorno giusto, fammi vedere quella con le pietre chiare», risponde tranquilla.
Lui gliela porge, ma lei fa un gesto deciso. «No, mettimela tu, ho le mani sporche di crema solare», gli dice, con quel tono sfrontato che le viene naturale.
Ciàpa esita, le mani robuste che tremano appena. Si avvicina, le passa la collana dietro il collo sfiorandole la pelle calda e sudata. I capezzoli di lei si irrigidiscono orgogliosi, puntando verso l'alto come se reclamassero attenzione. Non li nasconde: respira piano, inarcando il petto per offrirgli meglio panorama.
Cosa cazzo sta facendo, mi chiedo.
Lui lo nota, si irrigidisce, distoglie lo sguardo per pudore, ma gli occhi tornano lì, fissi sul suo seno di mia moglie, lucido di crema solare e sudore.
Io osservo, un nodo di gelosia mi stringe lo stomaco, ma, inutile negarlo, l'eccitazione sale, il mio cazzo che inizia a indurirsi nel costume, affascinato dal modo in cui lei si offre alla sua vista senza pudore.
«Bella…» mormora lui, la voce un po' rauca, non si capisce se parla della collana o di mia moglie.
«Mh, carina, però è troppo corta», dice lei guardandosi nel telefono. «Ne hai una un po' di più lunga?»
Lui annuisce, confuso, fruga nella borsa e tira fuori un modello più sottile. Stavolta prende l'iniziativa: le si china vicino, le dita callose le sfiorano il collo, scendono sotto il seno, indugiando sulla pelle morbida, tracciando la curva inferiore dove la carne è più sensibile. Non è un errore: preme piano, sentendo il peso del seno contro il dorso della mano. La reazione di Alessia è evidente: i capezzoli si tendono di più, arrossisce un poco. «Tutto ok?» gli chiede con un sorriso.
Ciàpa deglutisce, le mani ferme lì troppo a lungo, sfregando la pelle calda. «Scusa, se non la sistemo bene cade», borbotta lui, senza distogliere lo sguardo.
Alessia abbassa le spalle piano, un invito silenzioso a continuare. Lui posa la mano aperta sulla curva del seno, lento e convinto, non più tremante, palpando la carne piena, sentendone il calore e la morbidezza sotto il palmo sudato.
Forse dovrei fermarlo, sta accarezzando mia moglie davanti a tutti e lei sembra apprezzare, ma soprattutto, il gonfiore nel mio costume tradisce la mia eccitazione alla vista di quelle mani scure su di lei.
Alessia gli prende il polso, non per fermarlo, ma per premerlo di più, guidandolo a stringere leggermente. «Così va meglio?» chiede lui, con la voce che trema un po'.
«Molto meglio», risponde lei, il respiro che accelera. Inclina il busto in avanti, facilitandogli il contatto, i seni che spingono contro la sua mano. Lui cambia presa: le accarezza la rotondità, pesandola nel palmo, sentendo il peso e la fermezza, poi con il pollice sfiora il capezzolo, prima cauto in cerchi lenti, poi deciso, pizzicandolo piano per farla ansimare.
Sto per fermarlo, ma Alessia solleva il petto contro la sua mano, un sì silenzioso, un invito a continuare.
Lui si sente autorizzato ad andare oltre, la mano libera parte dal fianco, risale lenta lungo le costole, sfiorando la pelle umida. Si incontrano sul seno: una da sotto a sostenerlo, palpandolo dal basso, l'altra dall'alto a modellarne la forma, una presa decisa che la fa gemere piano. Lei inarca la schiena per assecondarlo, le labbra dischiuse in un sospiro. Lui alterna la pressione, stringendo e rilasciando, i pollici sui capezzoli in ritmo, ruotandoli fino a farli inturgidire al massimo, rossi e sensibili.
È l'ultima occasione che ho per fermarli. Non li fermo.
Alessia afferra i suoi polsi: Stringi, sembra dire, spingendolo a afferrarla pienamente, le dita di lui che affondano nella carne morbida.
Lei gli appoggia una mano sul fianco, scendendo alla vita, poi ai pantaloncini. Infila la mano sotto l'elastico, accarezzandogli l'inguine attraverso il tessuto sottile.
Alessia mi guarda, la gelosia mi trafigge, ma vederla così mi eccita da impazzire, non dico niente.
Si gira di nuovo verso di lui «Non fermarti adesso», gli sussurra con la voce incrinata per il desiderio.
Ciàpa capisce che può andare oltre, la borsa gli cade sulla sabbia, si avvicina di più, deciso: le prende i seni pieni, li modella tra le dita robuste, stringendoli sempre più forte. Si incolla al suo corpo, il suo cazzo premuto contro la coscia di lei attraverso i pantaloncini. Lei stringe la presa, masturbandolo con movimenti decisi.
Una mano di lui scivola più in basso, lungo il fianco, all'ombelico, al bordo dello slip. Indugia, sfiorando il tessuto bagnato, poi prosegue: infila le dita sotto, le labbra intime gonfie e umide che accolgono il suo tocco. Affonda con decisione, esplorando il clitoride con cerchi lenti, poi spingendo un dito dentro di lei.
Alessia mi guarda per un attimo, poi solleva il bacino, allarga le gambe quel tanto, un gemito che le sfugge mentre lo guida più profondo, il suo sesso che stilla umori caldi sulla mano di lui. Lui spinge, insiste con due dita ora, curvandole per toccare quel punto sensibile, il pollice che continua sul clitoride, aumenta il ritmo.
I respiri si fondono, corti e tremanti, il corpo di lei che si tende, i seni che sobbalzano a ogni spinta.
Raggiungono il piacere insieme: un tremito violento che la fa contrarre attorno alle sue dita, un orgasmo silenzioso ma intenso, mentre lui emette un grugnito basso, il suo seme che schizza caldo nella mano di lei. Si arrendono in quel cedimento condiviso, corpi tremanti e sudati.
Ha goduto con un altro… sono paralizzato.
Lui si ritrae di scatto, le dita bagnate che brillano al sole. Lei trattiene il fiato, il sesso ancora pulsante, le mani tremanti.
All’improvviso si guardano intorno, si rendono conto di non essere soli. Risate lontane: due ragazzi passano vicini, fingendo disinteresse, ma i loro sguardi tradiscono eccitazione.
Io osservo silenzioso, il mio sesso duro e gonfio nel costume, preme contro il tessuto, pronto a scoppiare.
Ciàpa balbetta, cerca parole, il suo sesso ancora semieretto nei pantaloncini macchiati. Alessia sorride calma, riprende il controllo. «Quanto ti devo per la collana?» gli chiede.
«Niente… è omaggio», mormora lui, con la voce che trema ancora.
Lei lo guarda un attimo di troppo. «Ok, allora domani torna pure. Voglio un vestitino da abbinare, bianco, magari anche un po’ trasparente, quello però te lo pago».
«Sì… va bene, signora... domani porto roba buona…» risponde lui, annuendo veloce, e se ne va di fretta, la borsa che sbatte, le gambe che non lo reggono bene.
Alessia si volta verso di me, respiro irregolare, occhi lucidi, il volto ancora arrossato dall'orgasmo.
«Cosa cazzo ho appena fatto?»
La osservo, cercando le parole: «Ti sei divertita, hai fatto divertire lui e, probabilmente, tutta la spiaggia.»
Mi sorride, poi nota il gonfiore evidente nel mio costume, il contorno del mio sesso duro che spinge contro il tessuto sottile, la punta umida che trapela. «Mi sa che ho fatto divertire anche te...» sussurra ridendo piano. «Tranquillo, non ti lascio certo così.»
Si alza lentamente e si dirige verso il canneto che divide la spiaggia dalla statale, i fianchi che ondeggiano, lo slip un po' basso che le scopre quasi il culo. Si gira verso di me e si toglie il costume.
Sparisce tra le canne alte.
La seguo senza esitare, il cuore che martella, il sesso che pulsa dolorosamente, la gelosia sparisce per lasciar posto solo all'eccitazione. Nel fitto del canneto, la trovo in attesa, nuda, la pelle calda e sudata. Mi abbassa il costume con urgenza, afferra il mio cazzo duro e venoso, lo accarezza con la mano ancora appiccicosa dal seme di Ciàpa e lo prende in bocca ingoiandolo con ardore, la lingua che preme e scivola, ogni movimento un’onda di calore che mi travolge.
Ma non voglio venirle in bocca, voglio sborrarle nella fica che ha appena offerto a uno sconosciuto.
La spingo contro i resti di una vecchia capanna diroccata. Le sue gambe si spalancano. Le entro dentro con una spinta brutale. «Cazzo, Alessia,» grugnisco, la voce spezzata, un ringhio che mi sfugge mentre affondo ancora, più profondo, sentendo ogni centimetro del suo corpo che mi accoglie, che mi sfida. Lei ansima, un suono gutturale che mi fa ribollire il sangue, le sue unghie che mi artigliano la schiena, scavando solchi rossi, le cosce che si serrano attorno ai miei fianchi, tirandomi dentro con forza.
«Più forte, amore, spaccami», mi sussurra all’orecchio. Accelero, martellando con spinte rabbiose, ogni affondo un’esplosione di carne contro carne, il rumore osceno dei nostri corpi che sbattono insieme rimbalza tra le canne. Le afferro i seni, stringendoli con una forza che le strappa un grido, i capezzoli duri che premo tra le dita fino a farla inarcare, il corpo che vibra sotto di me. Il suo corpo preme contro il mio a ogni spinta, e lei si contorce, i muscoli tesi come corde pronte a spezzarsi, il respiro si frantuma in gemiti spezzati.
La giro di scatto, con un gesto brusco. La prendo da dietro, con forza. «Sì, così, Nico, scopami», ansima, spingendosi indietro con forza, il suo calore mi avvolge, il suo odore mi annebbia i sensi. Ogni spinta è una deflagrazione, il mio cazzo che affonda fino in fondo, riempiendola, il suo corpo che risponde con contrazioni sempre più forti. I nostri gemiti si mescolano, un groviglio di desiderio e rabbia, la sua voce che si spezza in un “ancora” soffocato, il mio respiro che diventa un ringhio mentre la spingo contro il legno.
Il suo orgasmo arriva come un’onda, i muscoli che si contraggono attorno a me, un grido soffocato nel silenzio del canneto. Vengo insieme a lei con un gemito roco, schizzi caldi che la riempiono, colano lungo le sue cosce mentre il mio corpo trema, crollando contro la sua schiena, la pelle bollente e appiccicosa che si fonde con la mia. Restiamo lì, intrecciati, il respiro che rallenta piano, il cuore che batte ancora all’impazzata. Lei si gira, mi bacia, un bacio lento, profondo, che sa di mare e di noi
Torniamo alla spiaggia, Lei con una vistosa macchia sullo slip, io con il costume tirato su alla bell'e meglio, il sesso ancora semieretto e bagnato. Ci stendiamo sugli asciugamani tra gli sguardi divertiti o scandalizzati degli altri bagnanti: una coppia ride sottovoce, un uomo anziano scuote la testa fingendo disapprovazione ma con un sorriso, due ragazze sussurrano eccitate.
Alessia si sdraia di nuovo, sfrontata, come se nulla fosse, io mi siedo accanto, il corpo ancora fremente. Il sole continua a picchiare e il mare lambisce la riva, penso a quello che è successo: Le mani di Ciàpa su di lei… L'orgasmo con un altro uomo… Però… vederla così libera e audace... Dovrei dirle qualcosa, invece… la bacio in silenzio.
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