Lucrezia
di
ANNA BOLERANI
genere
trio
LUCREZIA
"Mamma mia, Mario, dobbiamo assolutamente arrivare in tempo all'aeroporto!" Lucrezia, con la voce affannata, guardava l'orologio sul cruscotto. Erano le 17:30 e il traffico di Roma stava lentamente impazzendo, intrecciando le vite di mille automobili in un groviglio di acciaio e vetri.
Mario, al volante, cercava di non farsi travolgere dallo stress. Aveva 34 anni, era un ginecologo affermato e teneva alla pelle liscia e al sorriso rilassato. "Stai calma, tesoro," rispose, "abbiamo il tempo necessario."
L'auto si fece strada tra i veicoli, come un pesce in un fiume di metallo. Lucrezia, 32 anni, infermiera di ruolo, molto bella e molto formosa, si stringeva la mano con un filo di preoccupazione. Sapeva che Mario non amava le corse, ma la gioia del viaggio di nozze a Torremolinos era tale da poter superare qualsiasi difficoltà.
Avevano programmato il matrimonio in un piccolo ristorante di campagna alle 10 del mattino, in modo da poter godere del pomeriggio con gli amici e parenti e avere il tempo sufficiente per arrivare all'aeroporto. Tutti gli invitati si congratularono con il sorriso, ma adesso, a poche ore dal volo, il traffico minacciava di rovinare i piani.
Mario, cercando di non farsi cogliere dal nervosismo, prese la mano di Lucrezia. "Non preoccuparti, amore," le disse con tono calmo e rassicurante, "ce la faremo." abbiamo tutto il tempo.
Il traffico cominciò a fluidificarsi man mano che uscivano dal caos del centro di Roma. La luce del tardo pomeriggio inondava le strade con un caldo bagliore aranciato. Le case e i palazzi storici si allontanavano lentamente, sostituiti da una miriade di cartelli stradali e negozi di periferia. L'aria, carica di profumo di salsedine, li accolse come un segnale che stavano per lasciare la frenetica quotidianità dietro di loro.
Mentre si avvicinavano all'autostrada, Mario lanciò uno sguardo rapido a Lucrezia. I capelli scuri raccolti in un pratico chignon le lasciavano scoperte le spalle bianche e il viso leggermente accaldato. La guardò con ammirazione per la forza che dimostrava nonostante la tensione del momento. Lei lo sorrise debolmente, ma quegli occhi neri brillavano di gioia e di un desiderio che non poteva nascondere.
All'improvviso, il traffico si fece più leggero e Mario poté accelerare. La macchina prese velocità, come se sentisse l'urgenza di portarli via da lì il prima possibile. Il vento soffiava leggero attraverso i finestrini abbassati, portando con sé il rumore sordo e costante del motore e il profumo di fiori appena tagliati che si mischiava con la fragranza del profumo di Lucrezia.
Mentre percorrevano l'autostrada, Mario si sentiva il cuore gonfiare di emozione. Erano due mesi che per loro stessa decisione non facevano sesso e la voglia era ormai incontenibile per entrambi.
"Non ho dormito bene, amore," confessò Lucrezia, "Ho passato la notte a pensare a oggi. Spero di non deludere le tue aspettative stanotte"
Mario le strinse la mano con dolcezza. "Anche io, tesoro. Non ho chiuso occhio. Sono troppo emozionato per il nostro grande giorno e poi avevo sempre nella mente quel tuo...."
"Quel mio cosa...?" chiese Lucrezia con occhi pieni di curiosità.
Mario arrossì leggermente, ma non poté evitare di sorridere. "Al tuo culo . Ricordati la promessa.”
Quale promessa disse Lucrezia fingendo di non ricordare.
Mario non poteva nascondere la gioia che gli scintillava in fondo agli occhi. "Mi hai promesso, la prima notte di nozze, che mi avresti regalato qualcosa di speciale."
Lucrezia arrossì leggermente, ma la battuta l'aveva presa con il giusto spirito. "Ah sì, la mia promessa...," disse, guardandolo con maliziosità. "Dovrai meritartelo aggiunse?"
Mario rise a denti stretti, cercando di non farsi travolgere da anticipazioni troppo forti. "Certo, ma lo meriterò."
Con un'aria di sfida e un lampo di desiderio nei suoi occhi, Lucrezia allungò spudoratamente una mano sul braccio di Mario. La pelle vellutata scivolò lentamente sui muscoli tesi, avvicinandosi a un certo obiettivo. Mario trattenne il respiro, le sue mani stringevano il volante con forza, il cuore batteva all'impazzata.
Appena le dita di Lucrezia toccarono il tessuto che copriva il sesso duro come il marmo di Mario, la macchina sembrò brulicare di energia. I motori ruggirono in risposta, e per un attimo, il rumore del traffico si perse dietro la crescente tensione in cabina. La pelle di Mario si rizzò all'impatto, il respiro divenne irregolare. Non poteva credere a ciò che stava accadendo, la realtà e il desiderio si fondendo in un'unica, travolgente sensazione.
Con un movimento lento e calcolato, Lucrezia slacciò il bottone del pantalone di Mario e scese la cerniera. La testa di Mario cadde leggermente all'indietro, come se il peso del piacere lo avesse colpito all'improvviso. La strada continuava a scorrere veloce sotto i loro occhi, ma la realtà si era ristretta al confine di quei sedili in pelle. Il sole caldo del tramonto disegno' ombre e luci sul viso di Lucrezia, accentuando il desiderio che ne illuminava gli occhi.
Le dita di Lucrezia incontrarono la pelle calda di Mario, stringendo con delicatezza il pene ormai duro come il marmo. Mario emise un sospiro soffocato, la sensazione di essere al limite tra la realtà e il sogno lo faceva vacillare. Non poteva credere che stesse accadendo, la pressione sul volante si faceva minima, le sue dita si mossero automaticamente per accarezzare la pelle di Lucrezia.
"Stai attento alla strada, amore," sussurrò lei, il tono di voce sensuale e pieno di promesse. La situazione era eccitante e pericolosa allo stesso tempo, ma l'adrenalina che scorreva nel sangue di entrambi li spingeva a osare di più.
Mario, con una mossa rapida e decisa, si spostò leggermente il sedile indietro per dare a Lucrezia la libertà di muoversi. La macchina proseguiva la sua corsa veloce, ma i due non potevano smettere di guardarsi e toccarsi.
Lucrezia, con il cuore in gola, cominciò a muovere la mano su e giù con un'andatura lenta e delicata. La pelle di Mario si fece tesa e calda al contatto, il respiro affannato e i muscoli che si contraevano per cercare di trattenere il piacere. I movimenti di Lucrezia si facevano via via più decisi e il ritmo si faceva crescere, come la tensione in quell'abitacolo chiuso.
Poi, proprio come un fulmine a ciel sereno, Mario le chiese di fermarsi. Era troppo rischioso e pericoloso continuare. La strada era piena di macchine e il pericolo di un incidente era reale. La realtà li colpì come una doccia fredda, facendoli tornare con i piedi per terra.
"Magari continuiamo in aeroporto," sussurrò con un sorriso malizioso.
Mentre l'autostrada scorreva veloce, Mario non poté fare a meno di pensare a come avrebbero potuto consumare il loro desiderio represso. Avevano tempo, sì, ma non volevano rischiare di arrivare in ritardo all'imbarco. La macchina si diresse inesorabilmente verso l'area di sosta indicata sul navigatore, l'unico rifugio in quella giungla di cemento.
"Siamo arrivati anche in anticipo," disse Mario, il tono di voce leggermente ansimante. La vettura si fermò con un leggero sussulto, come se anch'essa avvertisse il bisogno di tirare il fiato. L'area di sosta era deserta, con la sola eccezione di un furgone parcheggiato in lontananza. La coppia scambiò un rapido sguardo, pieno di
comprensione e di complicità.
Mentre Mario cercava di riassestare i propri pantaloni, Lucrezia non perse tempo. Con un gesto deciso, si chinò tra i sedili e prese il membro del marito in bocca. La sensazione fu tale che Mario chiuse gli occhi e si abbandonò al piacere che stava provando. La strada e il traffico che avevano appena attraversato si allontanarono, rimpiazzati dal calore e dal suono del respiro affannato di Lucrezia.
Le sue labbra calde e umide avvolgevano il membro di Mario con maestria, le lingua faceva movimenti sinuosi attorno al glande, risalendo e scendendo con un ritmo incalzante. Lui non poteva fare a meno di emettere sospiri di piacere, le mani di Lucrezia afferravano i fianchi stretti per non farla allontanare.
"Sborrami in bocca, chiese a Mario, voglio avere il tuo sapore in bocca durante il viaggio." Quelle parole, dette con un tono di voce suadente e determinato, fecero accrescere la tensione all'interno del veicolo. Mario si sentiva come se stesse per esplodere, la pressione all'interno di lui cresceva inesorabilmente.
Con un grido soffocato, Mario perse il controllo e si abbandonò al piacere. Il seme caldo riempì la bocca di Lucrezia, che lo accolse con un sorriso di soddisfazione. Rise e si sedette, guardando il marito con occhi che brillavano di emozione.
"Perché hai quel sorrisetto ironico?" chiese Lucrezia, pulendosi le labbra con la lingua.
Mario le sfiorò il viso con le dita, il sorriso che si era disegnato sul volto le sembrò un po' diverso dal solito. "Perché mi ricordo la prima volta che ti ho vista," rispose con voce bassa, lo sguardo perso nel passato.
Era notte fonda in quell'ospedale, e la luce fredda delle lampade al neon faceva risaltare le ombre. Mi ero appena trasferito da New York e avevo appeno preso servizio a Pertini, Non dovevo esserci quella sera , ma aveva dimenticato nel suo studio ed ero ritornato per prendere dei documenti che avevo dimenticato. Ho aperto la porta dello studio e ho visto quella scena.
Intervenne Lucrezia "Dio che imbarazzo quella sera, mi hai trovato in ginocchio davanti al dottor Loiero mentre...
"Mentre gli facevi un ultimo pompino di addio. Sei sempre stata brava a fare pompini" poi lui ci ha presentato e senza farsi sentire mi ha detto: Oltre ad essere un brava infermiera fa dei pompini favolosi: "Mi innamorai subito di te"
Quel ricordo quasi dimenticato mi fece ricordare un lato di mia moglie che avevo dimenticato. Il pensiero di ricordarla in una simile posizione, con un uomo che non ero io, mi fece eccitare nuovamente.
"Mi piacerebbe rivederti in quella situazione," dissi, con un sguardo complice ed eccitato.
"Perché?" chiede Lucrezia, curiosa ed eccitata a propria volta.
Mario non rispose subito, ma il desiderio che si era risvegliato in lui era palpabile. "Solo se lo fai per me," sussurrò infine, il volto acceso da un fuoco interno.
"Lo farò," disse Lucrezia, con un tono di voce calmo e deciso. Magari durante il viaggio di nozze, con un ragazzo spagnolo bello e muscoloso."
Mario rise di gusto all'idea, il pensiero di vederla in azione con un estraneo lo faceva eccitare come non accadeva da tempo. "Certo," disse, "ma solo se avrò la prima scelta."
"Che intendi?" chiese Lucrezia, un po' confusa ma allo stesso tempo intrigata.
"Beh," inizio Mario con un sorriso malizioso, "mi piacerebbe che il tuo primo incontro anale accadesse con qualcuno speciale. E chi meglio di un ragazzo spagnolo, bello e muscoloso, come hai detto tu?"
Lucrezia lo guardò incredula, lo desideri veramente?
" Si amore, sarebbe molto eccitante" Ma ora andiamo o facciamo tardi per l'imbarco
Scesero dall'auto e presero la navetta che li portò alterminal
I passeggeri intorno a loro parlavano e ridevano, ignari del segreto piccante che Lucrezia e Mario portavano con sé. L'eccitazione per la prossima avventura si mescolava all'anticipazione del volo.
All'aeroporto, la coppia si precipitò tra i banchi del check-in e i metal detector. La fretta si era tramutata in un'euforia leggera, e i sorrisi non li abbandonarono neanche per un attimo. Arrivati in tempo per l'imbarco, si sedettero in attesa del volo. L'aria condizionata del terminal faceva sussurrare le voci attorno a loro, e gli occhi di Mario continuavano a tornare a quei pantaloni bianchi aderenti che lasciavano intravedere le curve di Lucrezia.
Mentre aspettavano, Lucrezia sentiva una leggerezza al basso ventre. Il pompino che aveva fatto in auto l'aveva eccitata al limite, e la frase di Mario sul primo incontro anale con un ragazzo spagnolo le aveva suscitato pensieri che non avrebbe mai immaginato. Si toccò di nascosto, sentendo la biancheria bagnata e l'umidità che si era creata. Aveva bisogno di un po' di sollievo, ma non poteva farlo lì, in mezzo a tutti quei passeggeri.
"Ascusami amore," disse a Mario in un bisbiglio, "Devo andare in bagno."
Mentre Lucrezia si allontanava, Mario non poteva fare a meno di guardarla camminare con quell'andare sensuale. Non era abituato a sentirsi in colpa per i propri desideri, ma in quel preciso istante, la vedeva come se la stesse offrendo a un estraneo. Era come se la stesse dando a un'entità invisibile, a qualcuno che non conosceva. La gelosia gli mordeva lo stomaco, ma era un dolore dolce, un'eccitazione pericolosa che non voleva smettere.
In quei pochi metri che la separavano dal bagno, la fantasia di Mario andò in tilt. Vide se stesso come un osservatore invisibile, la moglie che si spogliava per un uomo che non era lui, le mani forti che l'afferravano, la bocca che le baciava la pelle. Un brivido gli scorse per la schiena e la gola si fece secca.
Quando Lucrezia entrò nel bagno, si guardò allo specchio e si sentì diversa. Non era solo la sposa in partenza per il viaggio di nozze, ma una donna desiderata, pronta per una nuova avventura. Un lampo di desiderio le attraversò la mente, immaginando le dita di un ragazzo spagnolo che la esplorassero. Un sorriso le sfiorò le labbra, ma si ricordò di non farsi scoprire. Si chiuse in un bagno tolse le mutandine bagnate e si sedette sul water, le dita che si muovevano in un balletto intimo che la faceva girare la testa.
Lo sguardo di Lucrezia si perse nel nulla, i pensieri che si affollavano nella mente si facevano via via più reali. Immaginava un uomo scuro, con gli occhi brucianti e il fisico scolpito, che la prendeva per i fianchi e la spingeva su di sé, le mani che si insinuassero tra le sue cosce. Un sussurro di piacere le sfuggì, il respiro affannato riempiva la piccola stanza. I movimenti si facevano più rapidi, il piacere montava come un'onda.
Fu allora che sentì un rumore di passi all'esterno della porta. Un attimo di panico la colse, La paura si mescolò al piacere, creando un cocktail esplosivo di emozioni. La masturbò si fece frenetica, e venne in un vortice di piacere e lussuria.
Con un respiro profondo, si asciugò velocemente mise le mutandine pulite e si alzò i pantaloni. Non poteva lasciare Mario in attesa troppo a lungo, sapeva che il volo stava per partire. Uscita dal bagno, si guardò intorno. La sala d'attesa era piena di gente, ma nessuno le prestò attenzione. Si sentiva come se avesse appena commesso un piccolo delitto, un segreto piccante che solo lei conosceva e che fra poco avrebbe confessato a Mario per farlo eccitare ancor di più.
Tornò al fianco del marito, il cuore in gola. "Mi sento meglio," disse con un sorriso enigmatico.
Mario la guardò con un misto di desiderio e apprensione. "Manca poco l'imbarco," le disse, la mente in subbuglio tra i pensieri scatenati dal discorso in auto.
"Devo dirti una cosa. Mentre ero in bagno pensavo a quello che mi hai chiesto e...."
"e..? chiese Mario.
"Ero cosi eccitata all'idea che non sono riuscita a trattenermi e mi sono masturbata."
"Brava amore mio cosi ti voglio, moglie premurosa ma un po' troia"
"Tutta troia" aggiunse lei sorridendo e baciandolo sulla bocca." poi all'orecchio per non farsi sentire: "Mi farò rompere il culo per te."
I minuti passarono come secondi, il volo veniva annunciato. Si alzarono in piedi e si misero in coda. Il respiro di Lucrezia era pesante, il volto leggermente accaldato. Mario non poteva non notare lo sguardo languido e soddisfatto di Lucrezia, il piacere appena provato le brillava in fondo agli occhi.
Quando salirono a bordo, la complicità fra loro era palpabile. Si sedettero ai loro posti e nel sedile dalla fila opposta alla loro c'era seduto un ragazzo sulla trentina, di carnagione scusa, molto aitante Era come se il destino avesse voluto mettere le cose in chiaro sin da subito.
Durante il volo, non poterono resistere a scambiarsi carezze e tocchi discreti. Il pensiero del ragazzo spagnolo e del primo incontro anale si faceva strada tra le conversazioni banali e il brusio del motore e ti tanto in tanto Lucrezia gettava uno sguardo sorridente al ragazzo seduto nell'altra fila sta che ricambiava il suo sorriso con complicità.
Poi di colpo si rivolse verso Mario:
"E se...," inizio Lucrezia, ma si interruppe.
"E se?" chiese Mario con un tono di voce bassa.
"E se lo facessi qui, sul aereo?"
Mario rimase a bocca aperta, la fantasia prese il sopravvento. "Non penso che sia la soluzione ideale," disse cercando di nascondere il proprio eccitamento.
"Perché no?" disse Lucrezia, con un tono di sfida.
"E... dove?
"Nel bagno dell'aereo"
"Lascia stare non è semplice possono vederti o scoprirti"
"Lo so," rispose Lucrezia con un sorriso malizioso, "Ma la tentazione di fare qualcosa di proibito mi eccita."
Mentre il volo proseguiva, il desiderio tra di loro si faceva incontenibile. Le mani di Lucrezia si agitavano e si aggrappavano al bracciolo del sedile, il respiro affannato e la pelle sudata testimoniavano la tensione che li stava consumando.
Poi arrivò il momento. L'aereo decollò, e il personale di cabina si allontanò per il servizio.
"Ora," disse Lucrezia con decisione, "Ora lo faccio."
Si alzò, si piegò verso il ragazzo e gli sussurrò qualcosa all'orecchio poi si diresse al bagno.
Mario la seguì con lo sguardo i suoi movimenti, il cuore in gola. Non poteva credere a ciò che stava accadendo, eppure non poteva negare la voglia che lo divorava.
Entrando nel bagno, Lucrezia si chiuse la porta alle spalle, si tolse le scarpe, i pantaloni e le mutandine. Il bagno era piccolo e angusto ma l'eccitazione faceva a pugni con la paura di farsi beccare. Sentiva il battito del cuore accelerare e la vagina che si bagnava all'idea di ciò che stava per fare. Si spalmò una crema che aveva con se sul buco del culo convinta che era la volta buona per farselo sverginare.
Dopo qualche secondo anche il ragazzo si diresse verso il bagno. Nessuno badava a lui. Neanche Mario si accorse di quel movimento. Appena giunto alla toilette fece un toc sulla porta che si aprì ed entrò richiudendola dietro di se.
Mario non poteva smettere di pensare a ciò aveva intenzione di fare Lucrezia e se lo avesse fatto realmente. La paura che eventualmente qualcuno potesse scoprirla si mischiava al piacere proibito che si stava creando.
Dopo un po' minuti, la vide tornare. Era agitata e sudata, ma c'era qualcosa di diverso. Aveva lo sguardo di chi ha appena commesso un gesto proibito e ne godeva. Si sedette, i capelli un po' scomposti e il respiro affannato.
"L'ho fatto," sussurrò, il tono di voce emozionato.
Mario la guardò con gli occhi sgranati, non capiva. "Cosa?" chiese.
"Mi sono fatta rompere il culo da un estraneo," rispose Lucrezia, "Nel bagno, un ragazzo spagnolo. Ho voluto provare come mi sentissi."
Mario la fissò per qualche attimo, la mente in subbuglio. Non sapeva se credere alle proprie orecchie. Vide il ragazzo bruno provenire dalla stessa direzione e sedersi al suo posto e capì tutto.
"Lo hai fatto con lui? chiese Mario indicando con un gesto del viso il ragazzo.
"Si . ha detto che ho un culo fantastico che ero la ragazza che stava cercando. Mi ha dato anche il suo numero e volessimo rivederlo in Spagna," continuò Lucrezia, il volto rosso per l'imbarazzo e l'eccitazione.
Dove ha sborrato? l'ha tolto fuori prima divenire ed ha sborrato nell avandino.
"Adesso," disse Lucrezia con un filo di voce, "Voglio che appena arriviamo tu mi inculi come non hai mai fatto prima. E bellissimo prenderlo nel culo"
Mario si senti come se qualcuno gli avesse dato un pugno allo stomaco. Era eccitato e arrabbiato allo stesso tempo, ma sapeva che non poteva reagire in quell'ambiente. "Certo," rispose, con un tono freddo e controllato.
Il volo passò lentamente, con la mente di Mario che continuava a tornare all'immagine del ragazzo spagnolo che penetrava la propria moglie. Non poteva credere a ciò che stava accadendo, e il desiderio di possedere Lucrezia in tutti i modi si faceva strada in un turbine di gelosia e desiderio.
Finalmente, l'aereo atterrò all'aeroporto di Torremolinos. La coppia uscì, e il caldo umido si abbatté su di loro come un'ondata. La sensualità spagnola riempiva l'aria, e Mario non poteva fare a meno di immaginare le mani calde del ragazzo sui fianchi di Lucrezia, la lingua che esplorava il buco del culo appena sverginato.
Mentre attendevano i bagagli, Lucrezia si strusciò vicino a lui, facendolo quasi impazzire di voglia. "Non ce la faccio ad aspettare," sussurrò, "Devo sentire la tua lingua lì."
Mario la trasse in disparte, in un angolo isolato. Lei si chinò, il viso acceso, e con un rapido gesto si sollevò la gonna da sposa, rivelando il culo rosa e gonfio. Con la lingua, Mario esplorò la fessura, sentendo la puzza del seme mescolata al profumo dolce di Lucrezia. Lei sussultò, ma non lo fermò.
Poi ritirarono i bagagli e con un taxi raggiunsero l'albergo
Una volta in camera d'albergo, la situazione esplose. Mario la spinse sul letto e si tolse i pantaloni. la voglia di possederla era inarrestabile.
"Voglio che mi lecchi il buco del culo," disse Lucrezia , "e poi mi infili il cazzo.". Si stese sul lettone pancia in giù mettendo bene in vista il suo meraviglioso culetto un po' arrossato dopo essere stato sverginato dal grosso cazzo del ragazzo mulatto sull'aereo. Poi con le mani allargo le natiche mostrando il buco del culo in tutto il suo splendore.
Mario si piegò e comincio a leccare. Sentiva il sapore della moglie mista al sapore del cazzo che l'aveva da poco penetrata e questo aumentò la sua eccitazione
Dopo averla fatta godere con la lingua, estrasse il pene duro come la pietra. La guardò e le disse: "Adesso, tesoro, adesso ti infilo la mia spada nel tuo culo."
Lei lo guardò con un mix di paura ed eccitazione. "Lentamente," sussurrò."
Mario prese la crema cominciò a spalmarla sul proprio pene. Con l'altro dito, ne introdusse un po' all'interno del buco del culo di Lucrezia, allargandolo delicatamente.
"E adesso?" chiese Lucrezia, la voce tremante.
Mario si sdraiò su di lei e la penetrò con forza. Un grido si levò da Lucrezia, ma non di dolore. Era un grido di piacere e di sottomissione.
Con movimenti lenti e decisi, Mario incominciò a scopare il culo di Lucrezia. Lei, a sua volta, si aggrappava alle lenzuola, il viso contorto in un'espressione di estasi.
"Mi piace," gridò, "Mi piace avere il culo pieno del tuo cazzo."
Anche con Manuel mi sono fatta inculare così. Sono sicura che ti sei eccitato a sentirmelo dire,
Mario non poteva credere alle parole che uscivano dalla bocca di Lucrezia. La gelosia si era tramutata in un'eccitazione selvaggia, il pensiero del ragazzo spagnolo che l'aveva scopata nel bagno dell'aereo lo faceva impazzire.
I colpi si fecero via via più forti e veloci, il rumore del culo di Lucrezia che sbatteva sul letto riempiva la camera.
"Voglio sentirti venire," gridò Mario, "Voglio che mi chiedi di sborrare nel culo."
"Vieni," urlò Lucrezia, "Sborrami addosso!"
Mario non poté resistere di più. Con un grido animale, espulse il proprio seme sul viso e sul seno di Lucrezia. Lei lo accolse come se stesse ricevendo un dono, leccando la sborra dal cazzo del marito.
Mentre giacevano sul letto, coperti di sudore e di piacere, non poterono fare a meno di pensare a come la luna di miele avesse preso un'inaspettata piega. Il desiderio era cresciuto a dismisura, e la promessa di nuove avventure li aspettava, pronti a esplorare i confini del proprio matrimonio in un turbinio di voglia e passione.
Ma la notte non era ancora finita. Mentre si riposavano, la mente di Lucrezia cominciò a immaginare la prossima sfida. "Mi piacerebbe provare con due uomini," disse a Mario con un sorriso malizioso.
Mario la guardò, il respiro corto e il cuore in gola. La voglia di possederla e dominarla era tanta, ma il pensiero di condividerla era insopportabile.
"Perché no?" rispose, fingendo di non sentire la gelosia che gli stringeva il cuore.
E con queste parole, aprirono le porte a un'esplorazione del sesso che avrebbe messo
a dura prova la solidità del loro legame. Un viaggio iniziatico attraverso il desiderio e la gelosia, il piacere e il possesso.
Mentre si riposavano, Lucrezia prese il cellulare e cercò il numero del ragazzo spagnolo. Il cuore le batteva all'impazzia, ma la voglia di continuare la propria avventura era troppo grande.
Con un tono caldo e suadente, Lucrezia compose il numeri e lo senti squillare. Attese con ansia. Poi, la voce di Manuel rispose.
"Ciao, bella," disse, "Come stai?"
"Bene," rispose Lucrezia, "Ma mi manchi."
Mentre parlavano, Mario la osservava, le labbra serrate, le mani che stringevano il cuscino. Non sapeva se avrebbe potuto sopportare la scena che stava per accadere, ma la voglia di provare qualcosa di diverso era troppo potente.
"E il mio culo?" chiese Lucrezia, "Ti manca?"
Manuel rise, "Molto, ragazza. Sei un sogno."
"Allora vieni," continuò Lucrezia, "Vieni qui, in albergo. Voglio che mi incontri con mio marito."
Mario la guardò, incredulo. La vedeva come se avesse preso fuoco, l'eccitazione le illuminava il viso.
"Non capisco," disse Manuel, "Con il marito?"
"Siamo una coppia... speciale," spiegò Lucrezia, "E tu sei benvenuto fra di noi."
Dopo un po' di esitazioni, il ragazzo accettò. "Sarei un pazzo per dire no," rispose, "Dove siete?"
Dopo avergli fornito le informazioni, Lucrezia appese il telefono. La stanza era immersa nel silenzio.
Mario la guardò, la paura e l'eccitazione che si combattevano nei suoi occhi. "Che hai combinato?" chiese.
"Abbiamo un ospite," rispose Lucrezia, "Manuel verrà qui."
Mentre aspettavano, il desiderio si faceva strada in Mario. Non sapeva se odiava o amava l'idea, ma la tensione era palpabile.
Poi, il suono leggero di un campanello, come un colpo di scena in un film erotico.
Mario aprì la porta, il cuore in gola. Di fronte a lui c'era Manuel, il ragazzo spagnolo, con un sorriso ammiccante e due bottiglie di vino in mano.
E la notte si tingeva di nuove sfumature, pronta a regalare emozioni inedite e forse un po' troppo pericolose. Ma la coppia, ormai in preda al desiderio, non poteva tornare indietro.
Mario aprì la prima bottiglia di vino e ne versò un po' in tre bicchieri. Bevvero con circospezione, gli occhi che non lasciavano la figura di Lucrezia. Lei, alzò lo sguardo e lo fissò con intensità, come se volesse leggere la verità nel fondo del bicchiere. Poi, con un cenno impercettibile, si diresse al centro della stanza. La colonna sonora di una canzone lenta e sensuale si diffuse da un angolo, e Lucrezia cominciò a muovere il bacino in un ballo sinuoso.
Manuel, il ragazzo spagnolo, la osservava con un mix di desiderio e curiosità. I muscolosi bicipiti di Mario si tesero e rilassarono, come se stesse lottando tra il bisogno di afferrare la propria moglie e il desiderio di lasciarla ballare per un po' di tempo. Infine, si alzò dal letto e si avvicinò a loro.
Con movimenti lenti e calcolati, Lucrezia e Manuel iniziarono a spogliare l'uno l'altro. I vestiti cadevano a terra come foglie in autunno, rivelando la pelle liscia e scura del ragazzo, a contrasto con la pelle chiara di Lucrezia. La camera d'albergo si riempiva di sospiri, di fruscii e di carezze, come se i tre stessero creando la propria melodia di passione.
Mentre i vestiti venivano via, la tensione saliva. Mario non poteva credere a ciò che stava accadendo, ma la voglia di Lucrezia e il fascino di Manuel lo tenevano inchiodato a quella poltrona. Le mani di Lucrezia esploravano il petto scolpito del ragazzo, le sue dita si attorcigliavano nei peli neri, il respiro si faceva affannoso.
Manuel, a sua volta, non perdeva di vista la figura mascolina di Mario. L'eccitazione lo pervadeva, la voglia di toccare e di essere toccato era troppo forte. Con un'occhiata carica di sfida e desiderio, si avvicinò a Lucrezia e la baciò appassionatamente.
Mentre i due si baciavano, le mani di Mario si posarono sul proprio cazzo, duro come non lo era mai stato. Non poteva credere a ciò che stava osservando, ma la voglia di unirsi a loro era irresistibile.
La canzone sullo sfondo continuava a suonare, come a guidarli in una danza proibita. La stanza era avvolta da un'atmosfera carica di tensione ed eros, i corpi si muovevano come in una coreografia di lussuria.
Poi, con un gesto audace, Lucrezia si staccò dal bacio e si avvicinò a Mario. I capelli le scendevano a cascate sul viso, le labbra umide e rosse. "Vuoi unirti a noi?" chiese, la voce roca per il desiderio.
Mario, fissandola, non poté fare a meno di sentire un brivido di eccitazione e paura. Non sapeva come reagire, ma il cazzo duro tra le gambe parlava chiaro. Con un nodo in gola, annuì.
E la scena prese una piega ancor piú eccitante.
Mentre Lucrezia si dimenava, i due uomini si la strinsero. I cazzi duri come il marmo di Mario e Manuel si muovevano come serpenti in preda al desiderio, strisciando sul corpo di Lucrezia come se stessero esplorando un tesoro proibito. La pelle di Mario si rizzò all'aria condizionata fredda, il respiro di Manuel sul collo di Lucrezia era caldo come il fuoco.
Le mani di Manuel si spostarono sul petto di Lucrezia, le dita si attorcigliavano intorno ai capezzoli duri, come se volessero strapparli. Lei emise un sospiro, il viso rosso come una mela matura, gli occhi chiusi in estasi.
I corpi si intrecciavano come viti di piacere, le lingue si incontravano e si separavano, in un balletto di desiderio. Il letto cigolava al ritmo di tre corpi in estasi, la stanza si riempiva di gemiti e di respiri affannati.
Mentre la notte scorreva veloce come un fiume in piena, la scena si fece ancor piú intensa. Mario si alzò e si mise dietro a Lucrezia, la punta del cazzo pronta a penetrare il buco del culo appena sverginato.
Mario la penetrò lentamente, il culo di Lucrezia si allargava per accettare la propria carne. Lei gridò, ma non di dolore. Era un grido di piacere e di voglia.
Manuel, non poteva rimanere a guardare, si avvicinò a Lucrezia e le infilò la lingua in bocca, soffocando i gemiti. Le mani di Mario si posero sul seno di Lucrezia, stringendoli come se volesse farli scoppiare, il cazzo che entrava e usciva dal culo di Lucrezia come se stesse cercando qualcosa di inafferrabile.
I movimenti si fecero via via piú forti, piú rapidi, il rumore del sesso riempiva l'aria. La camera d'albergo era come un'arena, dove il desiderio e la passione si scontravano in un duello senza fine.
Poi, in un attimo di pura follia, Lucrezia si voltò, il viso bagnato di sudore e di piacere, e prese in bocca il cazzo di Manuel. Il ragazzo la guardò, gli occhi sgranati, il respiro che si faceva pesante.
Mentre Mario continuava a scopare il culo di Lucrezia, Manuel si mosse e la penetrò vaginalmente, creando un'esplosione di sensazioni. Le urla di Lucrezia si alzarono, riempendo la stanza come un grido di battaglia.
Era la prima volta che Lucrezia veniva posseduta in entrambe le estremità, e il piacere era talmente intenso da farla sentire come se stesse per svenire. Le sensazioni si intrecciavano in un groviglio di piacere e dolore, il cazzo di Mario che si muoveva lentamente all'interno del suo sodo anale, e il membro duro di Manuel che la riempiva completamente.
I due uomini si guardarono, il desiderio e la competitività scambiandosi un'occhiata che parlava di sfida e dominio. Mario stringeva le mani sui seni di Lucrezia, sentendo il battito del cuore accelerare ad ogni colpo che dava. Manuel, a sua volta, la teneva per i fianchi, guidandola come una marionetta, il viso contorto in un'espressione di estasi.
Lei era la dea al centro di un rituale di lussuria, e i due uomini si muovevano come se stessero adorando il proprio dio. Le lacrime le rigavano il viso, ma non di dolore, bensì di piacere. Si sentiva piena come non lo era mai stata, e il pensiero che presto avrebbero entrambi raggiunto l'orgasmo era quasi insopportabile.
"Voglio che veniate entrambi," gridò Lucrezia, la voce roca e sofferente.
Mario e Manuel accelerarono il ritmo, come due stalloni in un incontro di tori. Lei si sentiva come se stesse per schizzare, il piacere che la travolgeva era un oceano in piena.
All'improvviso, Mario sentì l'esplosione imminente, la pressione all'interno di Lucrezia che cresceva, la voglia di possederla completamente. Con un ultimo colpo potente, si liberò all'interno del culo di Lucrezia, il seme caldo che riempiva il buco stretto.
Manuel, sentendo il calore di Mario, non resistette a lungo. Con un urlo che pareva strappargli la gola, si versò all'interno di Lucrezia, il cazzo pulsante che le riempiva la vagina di seme.
I tre rimasero immobili per un attimo, il respiro pesante che riempiva la stanza, i corpi sudati che si attaccavano l'uno all'altro. Poi, lentamente, si separarono, gli occhi che si fissavano in un silenzio carico di emozioni.
Mentre si godeva la sensazione di completezza, Lucrezia non poteva fare a meno di pensare a come il proprio matrimonio stesse per cambiare per sempre. La gelosia e il desiderio si mescolavano in un cocktail esplosivo, ma il legame con Mario era piú saldo che mai.
"Lo rifaremo?" chiese, il viso illuminato da un sorriso malizioso.
Mario e Manuel la guardarono, i volti contratti in un'espressione di pura voglia.
"Assolutamente," dissero in coro, "E la prossima volta, sarà ancora piú intenso."
Con le gambe molli come la gelatina e il cuore che batteva all'impazzia, Lucrezia si accasciò sul letto, i pensieri che le scorrevano per la mente come un fiume in piena. Il sogno stava per iniziare, e non voleva svegliarsi.
Mentre si godeva la sensazione di pienezza, sentendo il seme di entrambi gli uomini caldo e viscoso che scorreva all'interno di lei, non poteva fare a meno di pensare a come la propria notte di nozze stesse superando le sue aspettative. Questo era il primo passo in un'avventura che avrebbe sconvolto la loro relazione per sempre.
Manuel andò vie a Mario e Lucrezia si stesero nuovamente sul letto rilassandosi dopo l'intensa scopata.
Mentre il respiro di Mario rallentava, Lucrezia lo guardò con un misto di ammirazione e sconcerto. "Che stiamo facendo?" sussurrò.
Mario la prese per le spalle, facendola girare a pancia in su. I capelli le caddero sugli occhi, ma non distolse lo sguardo da lei. "Ci stiamo godendo la nostra luna di miele," rispose con un sorriso "E forse, scoprendo cose nuove sul nostro matrimonio."
"Ma... con un'altro uomo," mormorò Lucrezia, il viso arrossendo.
"Siamo due adulti che si amano," continuò Mario, "E se il nostro amore si fa grande a sufficienza, potrà accettare cose che forse non avremmo nemmeno considerato prima."
Si baciarono, il sapore del sesso e del vino mischiati alle loro lingue. Quel bacio fu come una promessa, un patto di fede che si stavano facendo l'uno all'altro.
Mentre si rigiravano tra le lenzuola, le mani di Lucrezia si posarono sul ventre di Mario, sentendone le contrazioni. "Mi piace l'idea di avere un segreto che ci unisce," confessò.
"Ma non voglio che sia solo un segreto," disse Mario, "Voglio che sia la nostra normalità."
Lucrezia lo guardò, gli occhi brillanti. "Significherebbe... fare sesso con altri?"
"Significherebbe vivere la nostra sessualità liberi da gabbie e pregiudizi," spiegò. "Ma solo se lo vogliamo veramente entrambi."
La notte si allungava come un serpente pieno di promesse, e la coppia si addormentò in un'intreccio di braccia e gambe, le ultime parole di Mario che ronzavano come un'eco nei pensieri di Lucrezia.
Sognò di notti calde e incontri proibiti, di sguardi infuocati e tocchi proibiti. Sognò di se stessa e di Mario in un gioco di corpi che non conoscevano limiti.
Al mattino quando si svegliò, la stanza era avvolta da un'aria pesante, come se il desiderio e la paura avessero preso possesso di essa.
Mentre si preparavano per la giornata, il silenzio era quasi palpabile. Ciascuno di loro si chiedeva se l'altro avesse cambiato idea, se la notte appena trascorsa non avesse alterato per sempre il destino del proprio matrimonio.
Ma, al momento di uscire, Mario le prese la mano e le sussurrò all'orecchio: "Siamo pronti per la prossima avventura?"
Lucrezia, con un nodo allo stomaco e il cuore in gola, annuí. La voglia di provare qualcosa di diverso, di vivere la propria sessualità al massimo, era troppo grande per resistere.
Dopo una mattinata con pranzo in un ristorantino sul mare e visita alla cittadina ed ai suoi mercatini tornarono in hotel e si prepararono per la serata e dopo una bella doccia uscirono e
iniziarono a esplorare la Torremolinos notturna, la mente piena di desideri proibiti e di emozioni contrastanti. La luna pallida li guardava, come a benedire la propria unione e a illuminare la strada che avevano scelto di percorrere.
In giro per la città, gli occhi di Lucrezia balzavano da un uomo all'altro, immaginando come potrebbero sentirsi le mani su di lei, come potrebbero gustare le lingue sconosciute. Mario notò il cambiamento in lei, il desiderio che la pervadeva come un'eco del passato.
In una strada buia, incontrarono un ragazzo spagnolo, il viso da angelo e il corpo di un demone. Lo sguardo di Lucrezia brillò di voglia, e Mario sentì la gelosia come un morso acuto. Quello sguardo, quegli occhi neri come la notte, la pelle scura come il cioccolato...Lucrezia si avvicino a lui: "Ciao Io sono Lucrezia, stavamo cercando un locale per divertirci."
" Mi chiamo Carlos" disse il ragazzo "vi posso accompagnare io."
Mentre camminavano, la conversazione si fece appassionata, il ragazzo si avvicinò a Lucrezia e la baciò, la lingua che si insinuò tra le labbra di lei come un serpente in un giardino proibito. Mario, a fianco a loro, osservava la scena, il cazzo duro come non lo era mai stato.
"Siamo appena arrivati," rispose Lucrezia con voce tremante, "Siamo in luna di miele."
Carlos rise, mostrando un sorriso da lupo affamato. "Beh, allora dobbiamo festeggiare," disse, stringendoli entrambi a sé li portò in un vicoletto buio e cominciò baciare Lucrezia sotto lo sguardo attento di Mario anche se il posto non era abbastanza tranquillo
Carlos la fece girare le fece poggiare le mani al muro poi le alzò la gonna e le abbasso le mutandine alle caviglie poi disse a Mario di toglierle completamente in modo che Lucrezia potesse allargare bene le gambe Con le mani tremanti, Lucrezia prese il cazzo di Carlos e lo guidò al proprio culo, ancora caldo e gonfio per le recenti penetrazioni. L'espressione di Mario era un mix di paura e desiderio, come se stesse per assistere a un miracolo o a un delitto.
"Ti prego, fammelo," disse Lucrezia, le labbra che si schiudevano in un bacio che non poteva arivare.
E Carlos, il ragazzo spagnolo che era entrato come un vento caldo in quella camera d'albergo, la penetrò lentamente, il viso contorto in un'espressione di pura voglia.
Mentre Carlos le riempiva il culo, Lucrezia chiese a Mario di masturbarsi, voleva vederlo sborrare.
Mario l'accontentò e quando sentì Carlos borrare nel culo di Lucrezia venne abbondantemente schizzando sulle cosce della moglie.
Carlos tirò fuori dal culo di Lucrezia il cazzo sgocciolante, lei lo prese in bocca e lo pulì con passione mentre Mario dietro di lei con la lingua le puliva il culetto e le cosce dalla sua sborra e da quella di Carlos. Poi riassettatosi insieme andarono in un locale non molto distante a bere.
Il locale era affollato, il rumore della gente che rideva e chiacchierava si mescolava alle note di una musica latina che invadevano la stanza. La pista da ballo era piena di corpi che si muovevano sensuali e le luci colorate si riflettevano su di essi come gocce di lava su pelle scura.
Mentre bevevano i loro cocktail, i tre si scambiavano occhiate cariche di desiderio e promesse. La tensione erotica tra di loro era palpabile, e le mani di Mario continuavano a vagare sul sedere di Lucrezia, come per confermare che era ancora lì, che era ancora la donna che avrebbe condiviso con un estraneo.
"Mi piace come mi guardi," sussurrò Lucrezia a Mario, le labbra umide e rosate. "Mi fa sentire viva."
Mario le sorrise, le dita che le accarezzavano il collo. "Lo sai che ti amo, vero?"
"Lo so," rispose Lucrezia
Carlos li interruppe chiedendo a Lucrezia di ballare ovviamente chiese se Mario era d'accordo.
"Certo fece Mario, io berrò un altro di questi splenditi cocktail" dirò al mio amico barman di portartelo" disse Carlos allontanandosi con Lucrezia che con la mente in subbuglio, si lascò guidare da Carlos in un angolo buio del locale. La pelle di Lucrezia era scottata dal sole e umida di desiderio, e la voglia di sentire qualcuno all'interno di sé era quasi insopportabile.
"E adesso?" chiese, ansiosa.
Carlos la spingeva delicatamente contro il muro, le mani che scivolavano sul corpo come se lo conoscesse da una vita. La baciò appassionatamente, la lingua che esplorava la bocca di Lucrezia come se cercasse un tesoro nascosto. Poi, con un gesto deciso, le sollevò la gonna e le sfilò le mutandine, le gambe che si aprivano come un fiore in attesa di ricevere il nettare.
Mario, a distanza di diversi metri, li guardava con gli occhi sgranati. Non vedeva bene ma cercava di immaginare al meglio ciò che stava accadendo. Era eccitatissimo e la voglia di unirsi a loro era come una forza inarrestabile.
Mentre Carlos la penetrava lentamente nel culo, Lucrezia si voltò a guardare Mario, sapeva che lui la stava osservando da lontano, la bocca che le formava un anello gli mando un bacio.
Carlos accelerò il ritmo, il cazzo che si muoveva all'interno di Lucrezia come se stesse danzando una rumba selvaggia. La sensazione era diversa da qualsiasi altra volta, il piacere che le travolgeva il corpo era come un'onda calda che la spingeva incontro a un abisso di lussuria.
Intanto, Lucrezia si strofinava la clitoride, il dito che si muoveva in circolo, mentre il suo culo che si contraeva attorno al membro del ragazzo spagnolo.
"Voglio che vieni," gridò, la voce soffocata dal piacere.
Carlos obbedì, il viso contorto in un'espressione di estasi, lo sperma che si riversava nel culo di Lucrezia come un fiume in piena.
Mentre si riprendeva, Lucrezia sentiva il seme di Carlos scivolarle tra le cosce, mischiato al proprio. Un sorriso le illuminò il viso, era come se avesse appena compiuto un rito di iniziazione in un tempio segreto.
"E adesso?" chiese, il respiro che le usciva a singhiozzi.
Carlos le sussurrò all'orecchio qualcosa in spagnolo, e Lucrezia sentì un brivido gelato scendere le lungo la schiena. Era il prossimo passo, qualcosa di ancor più proibito.
Torno a tavolo da Mario, il viso pieno di desiderio, e gli disse: "Voglio che lo facciamo qui, adesso seguici nel bagno"
Mentre gli occhi di Mario si allargavano, Lucrezia si inginocchiò e prese in bocca il cazzo del marito, le labbra che si stringevano attorno a lui come se volesse assorbire l'intero uomo.
I due uomini si scambiarono un'occhiata di intesa, e con un cenno del capo,Carlos la penetrò di nuovo, il cazzo che scivolava facilmente tra le labbra gonfie e umide di Lucrezia.
Mentre i due amanti si abbandonavano all'atto, Mario si avvicinò lentamente, la bocca secca per l'emozione. Voleva assaggiare la propria moglie, sentire il gusto di un'altro uomo su di lei.
"Amore," sussurrò Lucrezia, "Voglio che tu venga qui," e indicò il culo di Carlos.
"Si fallo disse Carlos"
Mario non esitò, la gelosia e l'eccitazione che lo divoravano lo spingevano a unirsi a quell'intreccio di corpi. Si tolse i pantaloni e si avvicinò, il cazzo duro come non lo era mai stato, pronto a esplorare nuove profondità.
Con un po' di imbarazzo, si posizionò dietro Carlos, il cazzo che pulsava all'unisono con il cuore.
"Fallo," disse Lucrezia, la voce rauca di passione.
Mario lo fece, la punta che sfregava leggermente l'ano del ragazzo. Un attimo di esitazione, e poi si spinse avanti, la testa che
si apriva un varco in quell'inaspettato caldo.
I tre si muovevano come in una danza primitiva, il suono del respiro affannato e il rumore sordo del cazzo che entrava e usciva riecheggiava nel bagno come un mantra del piacere.
La voglia di possedere e di essere posseduti si mescolava in un vortice di sensazioni, e nessuno di loro poteva dire chi era il cacciatore e chi la preda.
Il tempo sembrò fermarsi, e il bagno divenne il palcoscenico di una performance erotica in cui i confini tra amore e desiderio, tra marito e amante, tra gelosia e piacere, si dissolvevano come in un sogno bagnato di sperma.
Fu allora che sentirono qualcuno aprire la porta del bagno, ma la voglia era troppa, la passione li accecava.
Non si fermarono, anzi, si spingevano l'uno sull'altro come se la propria anima stesse per uscire dal proprio corpo.
Quando la porta si richiuse, e il rumore di passi si allontanò, si resero conto di avere appena sfidato la convenzione, di avere appena varcato la soglia di un gioco pericoloso ma irresistibile.
Ripresi i sensi, si vestirono in fretta, il viso rosato e il respiro pesante. Uscirono dal bagno come se nulla fosse accaduto, ma la consapevolezza di ciò che avevano appena condiviso li legava come un vincolo invisibile.
Mentre uscivano dal locale, la notte di Torremolinos si allungava dinanzi a loro, piena di promesse e di segreti.
Non sapevano se il destino li avrebbe condannati per la propria audacia, ma in fondo, non gli importava.
L'importante era che, per quella notte, si sentissero liberi, uniti da un desiderio che non poteva essere spento da nessuna regola o convenzione.
Vennero insieme, Carlos nel culo li Lucrezia e Mario in quello di Carlos e mentre Lucrezia prese in bocca il cazzo di Carlos per pulirlo altrettanto fece Carlos col cazzo di Mario. I tre tornarono in sala e mentre Mario e Lucrezia tornarono al tavolino per finire di bere, Carlos si dileguò portandosi le mutandine di Lucrezia come ricordo, come aveva gia fatto Manuel ed il ragazzo sull'aereo.
Domani devo comprare delle nuove mutandine disse Lucrezia sorridendo....
"Sarà difficile superare la scena di oggi," disse Mario con un tono che mescolava la tensione e l'eccitazione.
I due sposi si guardarono intensamente, le mani intrecciate e le labbra umide di piacere appena saziato. La notte era calda e la luna splendeva sul mare come un invito a continuare la propria avventura.
"Andiamo in spiaggia," propose Lucrezia.
Mentre camminavano sul bagnasciuga, i piedi affondando leggermente nella sabbia tiepida, le onde che si infrangevano ai lati come se applaudissero la loro audacia, Mario si sentiva come se stesse camminando su un filo teso tra il paradiso e l'inferno.
"Voglio che mi riempia la bocca," disse Lucrezia improvvisamente, guardando il marito con occhi pieni di desiderio.
Mario non resistette, si fermò, si tolse i pantaloni e la fece inginocchiare. Le labbra di Lucrezia si aprirono come un fiore notturno e accolsero il cazzo del marito, la lingua che si muoveva attorno a esso con maestria.
Intanto, sullo sfondo, sentirono voci e risate di coppie in lontananza. La sensazione di pericolo e di proibito rendeva il piacere ancor piu intenso.
Mentre Lucrezia succhiava avidamente, Mario si chiedeva se qualcuno li stesse osservando, se qualcuno stesse godendo come stava facendo lui di quell'atto.
E proprio in quel pensiero, Lucrezia sentì la pressione crescere, il sapore del seme di Mario riempirle la bocca.
Rialzandosi, il viso illuminato dalla luna, disse: "Voglio provare qualcosa di diverso."
Mentre si spostava di lato, Mario capì. Lei voleva che la penetrasse dietro, all'aria aperta, come se la notte intera stesse aspettando per assorbire il suono del proprio piacere.
Con un sospiro, Lucrezia si chinò, il culo che si alzava come una scultura erotica. Mario si avvicinò, il cazzo duro come la roccia.
"Fallo," sussurò, "Fammi sentire la sabbia tra le chiappe."
E Mario obbedì, infilandola lentamente, il suono del mare che accompagnava il rumore del sesso.
La sabbia calda scivolava tra le natiche di Lucrezia, il sale che mischiava al proprio sapore, creando un mix di desiderio e selvaggia sensualità.
"Più veloce," implorava, il viso sepolto tra le mani, il corpo che si contraeva in spasmi di piacere.
Mario accelerò, il ritmo che si univa a quello del mare, il vento che portava con sé la fragranza di salsedine e di passione.
Furono scossi da un rumore. Un ombra si avvicinava a grandi passi.
"Oh Dio," mormorò Lucrezia, "Ci stanno per scoprire."
Ma l'ombra si rivelò essere un cane, che passò indifferente, il guinzaglio che si muoveva come un serpente.
I due proseguirono la propria notte di passione, esplorando i limiti del proprio desiderio in modi che non avrebbero mai immaginato.
E la luna, la complice silenziosa, continuava a illuminare le scene di un film erotico che si girava in ralenti, la luce che si rifletteva sui corpi sudati e sui volti contorti in grida di godimento.
E il mare, il grande confessore, accoglieva i suoni e i segreti di una notte che non voleva finire. Il vento caldo di Torremolinos accarezzava la pelle di Lucrezia, bagnata di sudore e di sperma, il rumore del mare faceva da colonna sonora al suono del piacere che si diffondeva per la spiaggia deserta.
Mentre Mario la penetrava da dietro, sentiva la sabbia che si infilava tra i glutei di Lucrezia, il rumore che faceva la carne che si urtava la eccitava ancor di più. La vagina di Lucrezia era calda come la lava di un vulcano, il culo che si apriva per accoglierlo era come un regalo che la notte gli stava facendo.
La sensazione era indescrivibile, il piacere era come un'eco che si ripeteva all'infinito, il desiderio che non smetteva di crescere.
Mentre Lucrezia si abbandonava al piacere, sentiva il bisogno di gridare, di urlare a tutti i venti che la stavano accarezzando che era la puttana del marito, la puttana di Torremolinos.
Ma non fece in tempo, un'onda salata arrivò a bagnarli, come se il mare volesse unirsi al gioco.
"Oh Dio," urlò, "Voglio che lo facciamo qui, in acqua."
E allora, come se la notte avesse capito le sue parole, si alzò in piedi, si tolse il vestito e si buttò in acqua, trascinando Mario con sé.
L'acqua salata avvolse i corpi, il movimento delle onde che si univano al movimento del sesso. La luna, la grande complice, si rifletteva sul mare, creando un alone di luce che avvolgeva la coppia in un'atmosfera surreale.
Mentre si baciavano, si sentirono come se stessero facendo l'amore in un'altra dimensione, come se il tempo si fosse fermato e la sola realtà che esistesse in quel momento fossero i loro corpi che si fondevano.
Fuono avvolti da un'onda, si persero di vista per un attimo, e quando riapparvero, Mario si era staccato da Lucrezia, e sulla spiaggia c'era Carlos, che era uscito dal locale e si era avvicinato a loro. per ammirarli.
I tre si guardarono, le labbra che sorridevano per il piacere e per la complicità.
"Ti unisci a noi?" chiese Lucrezia uscendo nuda dall'acqua, I due uomini la penetrarono, uno di fronte e l'altro di dietro, come se la notte volesse regalargli un ultimo dono prima di concedere il riposo.
Lei si sentiva come se stesse fluttuando, tra i due cazzi che la riempivano, il mare che la baciava, la luna che la guardava.
Furono attirati da un rumore, una luce che si avvicinava. Erano due ragazzi spagnoli, che si stavano avvicinando, attratti da quei suoni inconfondibili.
Non si fermarono, anzi, continuarono a godere, la voglia di mostrare il proprio piacere a tutti era come un fuoco che bruciava la pelle.
I due spettatori si unirono, e la notte si fece ancor di più calda e umida.
La luna, la complice silenziosa, continuava a illuminare le scene di un film erotico che si girava in tempo reale, la luce che si rifletteva sui corpi che si muovevano come in una danza ancestrale, il rumore del mare che copriva i gemiti di piacere di quattro uomini che davano piacere ad una sola donna.
E la passione, la grande regina, regnava incontrastata in quella notte di Torremolinos, la notte in cui Lucrezia e Mario avevano deciso di esplorare i propri limiti, di andare dove non avevano mai osato andare, di vivere.
Ma la mattina, come un bacio del sole, arrivò a svegliare i sensi e a riportare la coppia alle proprie vite, alle proprie realtà.
Con la luce del giorno, il desiderio si fece meno pressante, ma non per questo meno reale. Decisero di passare la giornata in spiaggia, godendosi il caldo sole spagnolo.
Dopo aver pranzato in un ristorantino tipico, si addormentarono sui lettini, la pelle calda e il cuore leggero.
Quando si svegliarono, era ormai il tardo pomeriggio. Decisero partire subito per Màlaga, la bellissima città costiera a soli pochi chilometri di distanza che era la seconda tappa del loro giro di nozze.
Mentre percorrevano la strada, Lucrezia, seduta sul sedile posteriore del taxi, si sentiva come se il proprio corpo bramasse per un'altra avventura, un'altra scoperta.
Mario, di fronte a lei, le teneva la gamba, la pelle abbronzata e liscia, il tocco che le faceva venire la pelle d'oca.
Appena arrivati, lasciati i bagagli in albego, si buttarono tra le vie strette e i mercati colorati di Màlaga. La voglia di scoprire, di assaggiare, di vivere era inebriante.
Mentre camminavano tra le bancarelle, le mani si fecero più audaci, i baci si fecero appassionati.
E in un angolo buio, tra le ombre di un vicolo, Mario spinse Lucrezia, la fece appoggiare al muro, le alzò la gonna e le infilò il cazzo, come se la voglia di possedere la propria moglie in pieno giorno, in piena vista, li avesse resi incapaci di resistere.
La penetrazione fu veloce e profonda, il rumore del traffico e il vociare della gente che camminava per le strade si mescolava al suono del proprio respiro affannato.
Lucrezia sentiva il cazzo del marito che entrava e usciva, il muro caldo a contatto con la schiena, il sapore del seme di Carlos che le era rimasto in bocca, e si sentiva la regina del proprio desiderio.
Mentre Mario la riempiva di sperma, la guardò, gli occhi pieni di amore e di brama.
"E' solo l'inizio," sussurrò, "L'inizio di una vacanza che non dimenticherai mai."
E Lucrezia, con il viso rosato e il culo che bruciava, lo guardò, la mente che vagava tra i ricordi di quella notte e le fantasie del futuro.
Sapeva che la notte di Torremolinos non era stata una parentesi, ma l'inizio di un viaggio in un'isola di desideri inesplorati, un viaggio che avrebbero intrapreso assieme, un passo alla volta.
E Màlaga, la bellissima Màlaga, era solo la seconda tappa di un'avventura che si preannunciava calda, appassionata e piena di segreti. Non aveva rimesso le mutandine e sentire la sborra del marito che le colava lungo le cosce l'eccitava tantissimo .
Tornati in albergo, Mario non resistette e la trascinò in camera. Non c'era bisogno di parole, i corpi parlavano da soli. Lei si spogliava come se stesse facendo una danza del ventre, i vestiti che cadevano a terra come foglie in autunno.
Lui la guardava come se la stesse scoprendo per la prima volta, la vagina umida e gonfia, il culo rosa e desideroso, le tette che si muovevano come se ballassero a tempo con la musica del piacere.
Si gettarono sul letto come animali in calore, il desiderio che non lasciava spazio a nessun pensiero.
Mentre faceva l'amore con la propria moglie, Mario non poteva non pensare a come il seme di Carlos si mescolava con il proprio, a come il culo di Lucrezia si adattava al proprio cazzo come se avessero fatto l'amore mille e una notte.
E Lucrezia, che sentiva la lingua del marito che le leccava il clitoride, pensava a come il cazzo del ragazzo spagnolo le avesse aperto il cuore come nessuno prima d'ora.
Lei voleva provare di nuovo, voleva sentire la spada di un estraneo che la infilzava, voleva assaporare la paura e l'eccitazione di farsi scoprire.
Mentre si godeva l'orgasmo, la mente di Lucrezia cominciò a vagare. Aveva bisogno di divertirsi, di sentirsi desiderata, di sentirsi viva. E allora, tra le lenzuola che profumavano di sesso e di mare, decise che non si sarebbe fermata lì.
Mentre si abbracciava a Mario, pensava a come avrebbe continuato a vivere la propria avventura erotica, a come avrebbe continuato a farsi inculare da sconosciuti, a come avrebbe continuato a farlo di fronte al marito, a come avrebbe continuato a godere come non aveva mai goduto in tutta la propria vita.
La notte a Màlaga era calda e piena di suoni, di profumi, di desideri inespressi. I due si addormentarono stretti l'uno all'altro, la pelle che si attaccava a causa del caldo, i sogni che si mescolavano come le onde del mare.
Al risveglio, si resero conto di aver dimenticato di chiudere le tende. La luce del sole entrava a fiotti, illuminando i corpi nudi e appagati.
Con un sorriso, Mario si alzò, andò alla finestra e le chiuse, regalando alla stanza un'atmosfera di intimità e di mistero.
"Dove andiamo stasera?" chiese Lucrezia, con la voce roca per la notte insonne.
Mario le si avvicinò, le sfiorò il viso con la punta del naso. "Restiamo a Malaga, ti porto In un posticino che ho scoperto ieri su internet," disse, "Un locale per adulti, dove potremo continuare la nostra avventura."
Si prepararono per una giornata di esplorazioni e nuove avventure, sapendo che la notte avrebbero potuto vivere un sogno proibito che si stava materializzando.
Mentre si vestivano, si scambiarono sguardi pieni di desiderio, di promesse non dette.
"Cosa si fa in quel locale dove vuoi portarmi?"
"Tutto quello che vuoi, sarai tu a decidere quello che vuoi fare. È un posto senza limiti."
"Bello! E... posso fare tutto quello che voglio?"
"Certo amore, tutto quello che vuoi"
Lo baciò languidamente "Grazie amore, non te ne farò pentire"
"Non mene pentirò, ma mi devi poi raccontare tutto quello che farai."
"Certo amore non ti ho mai nascosto niente,l o sai. A proposito dobbiamo andare a comprare le mutandine.
"Va bene, ma tanto la non ti serviranno. Si entra senza mutandine e chi le indossa le deve togliere all'igresso."
"Mmm che porcelli."
Mentre camminavano per la strada, Lucrezia si sentiva eccitata all'idea di poter fare qualsiasi cosa la notte. La voglia di sentire nuovamente il piacere che solo un cazzo in culo sa dare era inarrestabile.
La giornata passò in fretta e la sera chiamarono un taxi per andare al locale che era un po' fuori Malaga
Giunti si accorsero che era un locale elegante, con un'aria di mistero. C'era un buttafuori all'ingresso, un uomo grande e muscoloso, che le diede un'occhiata lasciva.
"Posso entrare?" chiese Lucrezia con un tono di voce provocatorio.
"Certo signora," rispose l'uomo, "Ma devo pregarla di togliere le mutandine."
Lucrezia sorrise "Non le indosso mai la sera" disse ammiccando.
All' interno del locale c'erano coppie e single, uomini e donne, che si guardavano con occhi pieni di voglia. La musica era bassa e sensuale, le luci soffuse. C'era un'aria di erotismo che si respirava in ogni angolo.
Mentre si facevano strada tra la folla, Lucrezia si sentiva come se stesse camminando nuda in un sogno, il culo scoperto e desiderato.
Lucrezia era eccitata e lo si vedeva chiaramente. Si avvicinò a un tavolo dove c'era un uomo solo. Un uomo maturo, con la pelle abbronzata e gli occhi che brillavano come diamanti.
"Posso sedermi qui?" chiese.
L'uomo la guardò, le fece cenno di sì.
Lei si sedette e cominciò a parlare con l'uomo mentre Mario si sedette in un tavolino ed ordinò da bere seguendo da lontano alla scena. La conversazione scivolò presto su argomenti intimi e piccanti. Lui le chiese se le piaceva farsi inculare.
"Certo," rispose Lucrezia, "Ma solo se il cazzo che me lo fa e abbastanza duro e grosso come piace a me."
L'uomo sorrise, le fece un cenno con la testa e le disse che poteva andare con lui in una stanza privata.
Lucrezia si alzò e lo seguì, il cuore in gola, il culo desideroso. La stanza era piccola, con un letto a una piazza e mezza e un tavolo con oggetti che non avevano bisogno di spiegazioni. C'era una piccola finestra unidirezionale da dove, di solito, i mariti assistevano alle evoluzioni delle loro mogli.
Così fece anche Mario. Si avvicinò alla stanza spostò la tenda e si piazzò dietro la finestra chiudendola alle sue spalle in modo che nessun altro potesse vedere.
L'uomo si avvicinò a Lucrezia, le sollevò la gonna e le chiese se poteva toccare. Lei annuí, il desiderio che la stava travolgendo era come un'onda del mare.
Lui le carezzo il culo, le allargò le natiche e le introdusse un dito nel buco del culo.
"Sei pronta per me?" chiese.
"Certo," rispose Lucrezia, "Pronta come non lo sono mai stata."
Lui si tolse i pantaloni, il cazzo era grande e duro, il preliminare era breve e intenso. Poi la penetrò, lentamente, ma con decisione. Lei si aggrappò al letto, il piacere che provava era come un fulmine che la trapassava.
"Ah, sì," gridò, "Ti sento, ti sento in fondo."
L'uomo accelerò, il rumore del cazzo che entrava e usciva dal culo di Lucrezia si mescolava al rumore del respiro affannato.
Lucrezia si sentiva come se stesse per esplodere, il piacere era intenso, la voglia di gridare al mondo che era la regina del proprio desiderio la travolse.
Intanto, fuori, Mario assisteva con una eccitazione mai provata e con il cazzo duro in mano
"Ti piace, vero?" le chiese l'uomo.
"Sì," rispose Lucrezia,
"Ti piace godere con un estraneo."
"Si, molto"
Mentre l'uomo la scopava, Lucrezia pensava a come avrebbe raccontato a Mario l'esperienza appena trascorsa non immaginando che Mario la stava osservando di nascosto. Sapeva che avrebbe goduto nel descrivere i dettagli, l'eccitazione nel sapere che la moglie stava provando piacere con un estraneo, che il proprio desiderio la faceva sentire come la dea del sesso.
Lucrezia continuò a godersi l'uomo, il culo che si apriva e chiudeva come le fauci di un animale affamato, il piacere che la travolgeva come un'onda del mare.
Poi, l'uomo le sussurrò all'orecchio: “Sai che tuo marito ti sta guardando. È sicuramente dietro quella finestra a godersi lo spettacolo come fanno tutti gli altri mariti. Fagli vedere quanto sei troia.
"Siii era quello che volevo."
"Sei la regina del culo." Lei rise,
il viso rosato per il piacere. Sapeva che stava facendo impazzire il marito, e le piaceva. Questo era il gioco che si stavano concedendo, un gioco di potere e di sottomissione, di gelosia e di piacere.
E all'improvviso, si sentì un'esplosione di sperma che la riempiva, che le usciva dal buco del culo, che le scorreva tra le gambe. Resto con il culo in aria e lo sperma che usciva in bella vista per Mario. L'uomo la bacio ed uscì. Mario tornò al tavolo con l'eccitazione nei pantaloni e poco dopo torno anche Lucrezia che si sedette soddisfatta.
“Hai visto tutto? “gli chiese.
“Si amore,sei stata fantastica.”
Nel frattempo, la notte a Màlaga continuava a offrire le sue sorprese. Mentre si godevano il drink, un'altra coppia si avvicinò a Lucrezia e Mario, invitandoli a unirsi a loro in una stanza ancora più privata.
"Siamo qui per divertirci," disse la donna, "E penso che voi due abbiate lo stesso spirito."
Mentre li guardavano, si accorsero che la coppia era formata da un uomo anziano con occhi vispi e una donna matura, elegante e affascinante.
Con un po' di titubanza, accettarono l'invito e li seguirono in una stanza al piano superiore, dove il letto era circondato da specchi.
"Pensavate che la vostra notte si fermasse qui?" chiese la donna, ridendo.
"No," rispose Lucrezia, "Siamo qui per provare cose nuove."
Mentre si spogliava, la donna la guardò con ammirazione. "Sei bellissima," le disse, "E il tuo culo... wow."
E con queste parole, le due si baciarono appassionatamente, le mani che vagavano sui corpi l'una dell'altra.
Mario si sentiva come se stesse uscendo da un film porno, ma allo stesso tempo era eccitato all'idea di vedere la moglie con un'altra donna
La serata proseguì con i corpi che si intrecciavano, i gemiti che si mescolavano, le lingue che esploravano.
Poi Lucrezia di fece inculare dal marito mentre la coppia di anziani guardava e la donna lo masturbava per farglielo diventare duro quando fu pronto chiese di prendere il posto di Mario,
si avvicinò a Lucrezia, il cazzo duro come il legno.
"Posso?" chiese.
Lei lo guardò, le labbra che formavano la parola "sì".
Lui la penetrò, lentamente, come se stesse scoprendo un tesoro.
La donna, intanto, si avvicinò a Mario, gli prese in mano il cazzo , appena uscito dal culo di Lucrezia. egli fece un pompino grandioso facendosi sborrare in bocca.
E così, la notte continuò, un turbine di piacere e di scoperte, di desideri e di lussuria.
La camera era piena di sospiri, di suoni di corpi che si univano, di sguardi carichi di voglia.
E in quel letto, tra gli specchi che riflettevano la scena, si consumò un atto di passione e di condivisione, un atto che avrebbe segnato per sempre il loro matrimonio.
Quando la notte volse al termine, la coppia anziana li ringraziò e si congedò, e Lucrezia e Mario, esausti ma soddisfatti, si coccolarono a vicenda, il sapore del seme e di sperma che si mescolava alle lacrime di piacere.
Fuori, la città di Màlaga brillava di mille luci, come se stesse applaudendo alla fine di un'avventura erotica che era solo all'inizio.
Mentre tornavano in albergo, camminando a braccetto, la mente di Lucrezia era piena di idee e desideri. "Cosa faremo di nuovo domani? "
"Vedremo" rispose lui. "Tu che vorresti fare"
"Ci penserò stanotte"
Arrivati in camera si misero a nudo e si coccolarono a letto, rievocando i momenti appena trascorsi.
"Mi piace l'idea di potermi godere con te e con un' altra persona. Ero veramente emozionata"
"Lo so amore"
La notte passò tra baci appassionati e carezze, il desiderio che non li lasciava in pace.
Al mattino, con il sole che filtrava tra le tende, Lucrezia si svegliò e si alzò.
"Che fai?"
"Vado a fare colazione da sola. Ho bisogno di pensare."
Mentre girava per la hall, si imbatté in un uomo che le fece subito battere il cuore. Era bellissimo, con la pelle scura come il cioccolato e gli occhi che brillavano come due stelle.
"Buongiorno" disse, con un accento spagnolo che le fece venire la pelle d'oca.
"Buongiorno" rispose,
"Ti trovi bene qui?" e le propose di unirsi a lui a tavola.
Con la mente che correva a mille, Lucrezia accettò. Il desiderio di provare cose nuove era come un fuoco che la stava consumando.
Mentre parlavano, si scoprirono di avere molte cose in comune, il sesso era uno di quei argomenti. L'uomo, di nome Alejandro, era a conoscenza del locale di ieri e le propose di portarla in un club privato di Malaga dove poteva vivere le sue fantasie in un ambiente più riservato e lussuoso.
"Mi piace l'idea" disse Lucrezia, il cuore che batteva all'impazzia. "Ma devo chiedere a mio marito."
"Certo" rispose Alejandro, "Ma non preoccuparti, la coppia che si diverte assieme, rimane unita."
Quando tornò in camera, raccontò a Mario del incontro con Alejandro e del club.
Mario la guardò con un misto di sorpresa e eccitazione. "Vuoi farlo?"
"Sii"
"Allora va bene."
Così, la notte successiva, si ritrovarono in un club esclusivo, pieno di gente bella e ricca, con un'aria di mistero e lussuria. Alejandro li accompagnò in una stanza privata, dove il letto era coperto di sete e di piume.
"Questo è il mio regno," disse Alejandro, "E qui potete fare ciò che volete."
Mentre si spogliava, Lucrezia sentiva gli occhi di Mario e Alejandro addosso, come se stessero per divorarla. Si sentiva come se stesse per vivere la notte più eccitante della propria esistenza.
Iniziarono a baciarla e a toccarla, le mani che si muovevano come serpenti intrecciati.
Mentre Alejandro le leccava i capezzoli, Mario le stava sfregando il clitoride. Poi, Alejandro le chiese se poteva penetrare il culo.
Lei annuí e si allargò le gambe, pronta per la prossima ondata di piacere. Alejandro si avvicinò, il cazzo che brillava come una pietra preziosa.
Mentre lo guardava, Lucrezia si sentiva come se stesse per compiere un rito di passaggio. Stava per scoprire nuovi limiti, per superare le proprie paure e per vivere come la regina del proprio desiderio.
E con un sospiro, il cazzo di Alejandro la penetrò, lentamente, ma con decisione.
Lei gridò, il piacere che le stava per travolgere come un'onda.
Mentre si muoveva su di lei, la guardò con occhi che brillavano di passione. "Sei la mia dea," le disse.
Mentre Alejandro le allargava le natiche e la riempiva del suo seme, Lucrezia pensò a Mario che la guardava, sapeva che l'avrebbe eccitato al massimo.
Poi, come per incanto, la serata fini. Alejandro li salutò con un sorriso, la donna si alzò, si vestì e usci seguita da Mario
Mentre uscivano, Lucrezia sentiva gli occhi di tutti addosso, ma non si sentiva a disagio.
Si sentiva potente.
Tornati in camera, si buttarono sul letto e si dissetarono del proprio amore.
Mentre facevano l'amore, le parole di Alejandro riecheggiavano nella testa di Lucrezia.
"Siamo qui per divertirci," le disse Mario, leccandole il collo. "E io non ho intenzione di smettere."
Con la mattinata che faceva capolino, la coppia decise di esplorare la spiaggia.
Mentre camminavano, si avvicinò un uomo, un bell'uomo, con la pelle abbronzata e gli occhi verdi come il mare.
"Ciao," disse, "Siete in vacanza?"
Lucrezia lo guardò, il desiderio che le faceva battere il cuore.
"Siamo in luna di miele," rispose, con un sorriso malizioso.
L'uomo, di nome Javier, si offrì di farle fare un tuffo a largo col suo motoscafo
Lucrezia accettò mentre Mario restò a riva.
Javier si dimostrò subito disinibito, e Lucrezia non poté fare a meno di notare il suo sguardo insistente sul proprio seno.
Dopo essersi goduto il sole sulla barca, Javier le propose di fare un tuffo in acqua.
"Perché no?" rispose Lucrezia, e si spostò il costume in modo da far uscire un capezzolo.
Mentre nuotava, si sentiva libera come non lo era mai stata.
Poi, Javier le si avvicinò, e la baciò.
Fu come se l'acqua salata del mare si mescolasse con il proprio desiderio, creando una corrente di piacere che la fece impazzire.
Mario, che li stava osservando da riva, si sentì geloso, ma eccitato.
Sapeva che la propria moglie stava vivendo la propria fantasia, e che presto avrebbero condiviso un'altra notte di passione.
Poi raggiunsero una caletta segreta ed isolata scesero dalla barca e si stesero sulla sabbia lei era pancia in giù con il culo in bellavista dopo che si era tolto il costume come lui gli aveva proposto. Javier si stese su di lei e puntò diritto nel suo culo.
Mentre la penetrava, Lucrezia sentiva la sabbia scivolare tra le natiche e il rumore del mare come un'orchestra di passione.
E in quell'istante, Lucrezia capì che il proprio matrimonio stava per compiere un salto di qualità.
Era pronta a vivere la propria luna di miele come non l'aveva mai immaginata anche lontano da Mario.
Con il rumore del mare a coprire i propri gemiti, la coppia e Javier si abbandonarono al piacere, come se stessero creando una propria danza, un balletto di corpi che si univano e si separavano.
Quando Javier ebbe finito riaccompagno Lucrezia da Mario, si allontanò.
"Ti è piaciuto? chiese Mario visibilmente eccitato.
" Si molto." disse lei, prendendogli la mano e portandosela fra le cosce ancora piene dello sperma di Javier. Lui penetrò con le dita il culetto della moglie e raccolse lo sperma e se lo portò in bocca leccando fino all'ultima goccia.
Lei emise un gemito chiuse gli occhi per il piacere.
E allora, il giorno successivo, Lucrezia e Mario decisero di mettere in pratica le fantasie che la mattinata con Javier avevano acceso in entrambi, cosi andarono nuovamente, questa volta insieme, nella caletta e Javier le scopò il culo nuovamente mentre Mario li guardava poi li riaccompagnò in spiaggia.
Tornati in albergo, si spogliarono a vicenda, le mani frementi di desiderio. "Mi hai guardato?" chiese Lucrezia, guardando il marito dritto negli occhi.
"Sì," rispose Mario, con un filo di gelosia e un oceano di eccitazione.
"E ti è piaciuto?"
"Tantissimo," ammise. "Ero geloso, ma... mi ha eccitato."
Si baciarono, la lingua di Lucrezia che esplorava la bocca del marito come se cercasse il gusto di un'avventura proibita.
Poi, Mario le fece girare e la penetrò, facendola gridare di piacere.
Mentre si muovevano come un tango selvaggio, Lucrezia immaginava il volto di Javier, le sue mani su di lei, il sapore del sesso sul mare.
Mentre facevano l'amore, Mario le chiese: "Pensi a lui?"
"Solo per renderti felice," sussurrò Lucrezia, le labbra che si schiudevano per il piacere. "Perché so che ti piace pensare che io... "
"Zitta," disse Mario, leccandole il lobo. "Non voglio parlare. Voglio solo sentirti."
E allora, la notte si fece silenziosa, piena solo di sospiri e di gemiti.
Erano due anime unite in un ballo di passione, due corpi che si cercavano e si perdevano in un oceano di piacere.
Il giorno successivo, decisero di esplorare la città di Malaga, piena di storie e di segreti.
Mentre camminavano per le strade, incontrarono un'altro uomo, un uomo con la barba curata e gli occhi scuri come la notte.
Si presentò come Pablo, e il richiamo del desiderio era inevitabile.
Pablo li invitò a visitare la propria villa, lontana dal rumore e dagli sguardi indiscreti.
Iniziarono a parlare di sesso e di fantasie, e Lucrezia si sentì come se stesse fluttuando.
Questa notte, avrebbero portato la propria relazione su un livello superiore, un livello in cui il desiderio non conosceva confini.
Mentre si preparava per l'incontro, si guardò allo specchio, il cuore in gola,era bellissima.
Pablo li accolse in villa, circondata da giardini lussureggianti e da mura che nascondevano i suoni del di fuori.
"Volete un drink?" chiese, con un sorriso che le fece venire la pelle d'oca.
Accettarono, e presto si ritrovarono nudi, i corpi che si intrecciavano in un triplo gioco di piacere.
Mentre Lucrezia godeva di due cazzi in lei, Mario le leccava i capezzoli e la guardava con occhi pieni di amore.
La notte a Malaga si era rivelata piena di sorprese, e la coppia ne era uscita ancora più unita.
Ogni fantasia, ogni desiderio era divenuto realtà, e la luna di miele si era tramutata in un'esplorazione continua del proprio eros.
E così, la coppia continuò a vivere la propria avventura, la propria odissea del piacere, scoprendo nuove emozioni e nuove sfumature del proprio amore.
Ogni notte era come un dono, una scoperta, e il pensiero di dover tornare alla normalità, al grigio quotidiano, li faceva tremare.
Ma la luna di miele non era finita, e le stelle del destino avevano in serbo per loro un'ultima sorpresa.
In un club privato di Malaga, incontrarono un uomo misterioso, un uomo che li avrebbe condotti a un'esperienza che avrebbero ricordato per il resto della propria esistenza.
Si faceva chiamare El Moro, e il fascino che emanava era come un incanto.
Parlarono a bassa voce, i sogni che si intrecciavano, le voglie che si scambiavano.
E quando El Moro le propose di vivere la propria fantasia, Lucrezia e Mario non poterono resistere.
Lo seguirono in una stanza buia, piena di ombre e di suoni sussuranti.
C'erano uomini e donne, nudi, che si muovevano come figure in un quadro erotico.
E lì, in mezzo a quei corpi, Lucrezia si sentì come se stesse per vivere il proprio iniziazione, come se stesse per scoprire un lato di sé che non conosceva.
El Moro la fece girare, le mani accarezzavano il suo culo, il sapore del piacere che si insinuava tra lesuenatiche.
E quando le labbra di uno sconosciuto si posarono sul clitoride di Lucrezia, il marito la guardò, il desiderio che gli faceva venire la voglia di unirsi a quell'atto proibito.
Ma Lucrezia voleva andare oltre, voleva provare qualcosa di veramente estremo.
E allora, El Moro le chiese: "Ti piace il dolore?"
Lei annuì, il respiro affannato, il cuore che batteva come un tamburo.
E allora, tra i mormori e le carezze, tra le lacrime e i gemiti, la notte si fece ancora più calda e proibita.
Con la frusta di El Moro che la baciava dolcemente, Lucrezia scoprì il lato oscuro del piacere, il lato in cui il dolore si confondeva con l'estasi.
Mario, che la osservava, si sentiva come se stesse assistendo a un rito antico e misterioso.
Vedere la propria moglie in estasi, tra le mani di un estraneo, lo faceva sentire come se stessero creando un legame speciale, un legame che li avrebbe uniti per sempre.
E quando la notte si spense, come se avesse esaurito il proprio respiro, la coppia tornò in hotel, il corpo segnato da baci e morsi, il cuore pieno di emozioni.
Mentre si addormentavano, stretti l'uno all'altro, si dissetarono del proprio amore, sapendo che la propria luna di miele li avrebbe portati a vivere la propria fantasia, la propria odissea del piacere, e che da allora in avanti, nulla per loro sarebbe stato come prima.
Ogni notte era un'avventura, un'esplorazion la propria pelle.
Poi l'ultima notte prima del rientro in cui El Moro li portò in una spiaggia deserta, illuminata
solo da un falò.
Intorno a loro, c'erano solo uomini, tutti di colore, nudi come la notte che li avvolgeva ed con enormi membi che sobbalzavano durante loro danza intorno al fuoco.
El Moro fece mettere Luicrezia al centro, su una coperta di pelle, L con il culo proteso verso l'alto e si abbandonò a un'orgia di passione. Il culo stretto che si allargava per accettare quella infinità di cazzi che a ripetizione entravano in lei, il viso contorto in un'espressione di piacere e di dolore mischiati.
Mario, a un certo punto, si sentì perso in quell'oceano di corpi, ma la voce di Lucrezia, che gridava ancora, ancora, lo teneva ancorato.
Egli la guardava, il cazzo in mano, masturbandosi, il viso distorto tra la gelosia e la gioia di vederla felice.
Molti li vide venire uno alla volta nel culo della moglie mentre altri le sborravano in faccia e in bocca e lei beveva fino all'ultima goccia
Fu una notte di fuoco e di vento, in cui il desiderio fu il padrone incontrastato.
Ma, come tutte le cose belle, la luna di miele stava per finire, e con essa, la propria avventura in terra spagnola.
Quando il volo li riportò a casa, Lucrezia e Mario si guardarono, le labbra sorridenti.
Avevano imparato che l'amore non ha confini, che la passione non conosce limiti, e che, a volte, il proibito rende la propria unione ancor più speciale.
E in quei momenti di quiete, seduti in aereo, pensando a ciò che avevano fatto, si scambiarono un bacio appassionato, un bacio che parlava di promesse e di nuove avventure.
Perché, come il sole che sorge all'orizzonte, la propria luna di miele non era che l'inizio di un viaggio che li avrebbe portati a esplorare i confine di desideri e di voglie.
E in quei momenti di intimità, Lucrezia e Mario scoprivano lati di sé che non conoscevano, come se stessero scrivendo un romanzo erotico coni del proprio desiderio, un viaggio che non avevano nessuna intenzione di fermare.
E, una volta tornati a casa, la propria camera da letto divenne il proprio regno, la propria spiaggia segreta, il luogo in cui continuare a vivere la propria odissea del piacere.
Ogni notte era una festa, un'occasione per superare i propri limiti, per amarsi come non avevano mai amato prima.
E in quei momenti, tra le lenzuola bagnate e il respiro affannato, si promisero che la propria relazione non si sarebbe mai fermata, che il proprio matrimonio non si sarebbe limitato a una semplice promessa, ma che si sarebbe evoluto, come un fiore che apre i propri petali al sole del desiderio.
E allora, la luna di miele si spense, come una stella che si nasconde dietro la nuvola, ma la scintilla del piacere, la scintilla che avevano acceso in Spagna, continuò a bruciare, illuminando la propria strada.
Perché la propria avventura era appena cominciata, e il cielo era pieno di stelle, stelle che attendevano di esser viste, di esser toccate, di esser amate.
Mentre si adattavano nuovamente alla routine, Lucrezia e Mario iniziarono a organizzare le prossime notti di passione. I weekend in giro per l'Europa, incontri con coppie che condividevano la propria visione del piacere, e fantasie che prendevano corpo e si materializzavano in realtà.
Ogni volta che sentivano il peso della monotonia, il richiamo del proibito li spingeva a cercare nuove emozioni, a spingere i propri confini.
E in quei momenti, si sentivano come se stessero vivendo in un film, come se la propria realtà si stesse sbriciolando per lasciare spazio a qualcosa di ancor più grande, di ancor più intenso.
Ma, come in tutti i grandi amori, ci furono momenti di paura, di incertezza.
Momenti in cui si chiesero se stessero facendo la scelta giusta, se stessero mettendo in pericolo la propria unione.
Ma la risposta era sempre la stessa: l'amore non ha confini, e il desiderio non conosce limiti.
E allora, tra i baci e le carezze, tra le lacrime e le risate, la coppia continuò a crescere, a evolversi.
A imparare a comunicare, a condividere, a sperimentare.
Perché la propria luna di miele non era finita, anzi, stava solo cominciando.
E, in quei momenti di pura intimità, Lucrezia e Mario si resero conto che il vero tesoro che avevano scoperto non era la propria capacità di provare piacere, ma la propria capacità di amare.
Di amare incondizionatamente, di amare al di là del dolore e del pudore, di amare in maniera totalizzante, come solo chi ha osato sfidare i propri demoni e i propri tabù sa fare.
E la propria camera da letto divenne il proprio tempio, il proprio luogo sacro, dove la propria anima si liberava e volava via, incontro a nuovi orizzonti.
E la propria luna di miele, la propria odissea del piacere, era solo l'inizio di un'avventura che li avrebbe portati a esplorare i meandri del cuore umano, i segreti del proprio desiderio.
Tornati a casa, la realtà li aspettava, ma la fiamma che avevano acceso in Spagna ardeva ancora.
Lucrezia riprese il proprio lavoro all'ospedale, e le notti si fecero lunghe e piene di attese.
Mentre Mario, in qualità di responsabile di reparto, non poteva stare con lei, a casa nell'attesa di addormentarsi immaginava la moglie da sola e ripensava alla prima volta che l'aveva vista, china sul suo amico dottore a regalargli un saluto speciale con la bocca.
In quei momenti di solitudine, Lucrezia si ritrovava spesso a pensare a quegli uomini, a quei corpi forti e decisi che l'avevano fatta sentire come una dea.
E, spesso, la notte la vedeva avvicinare a quei colleghi, a quei dottori che le facevano battere il cuore in maniera diversa in cerca di una certa eccitazione.
I turni di notte all'ospedale le regalavano un po' di solitudine, un po' di tempo per sognare, per fantasticare.
Ma la realtà era ben altra, e ben presto, Lucrezia si ritrovò a dover fare i conti con la propria sete di avventura.
Era come se la propria pelle non le bastasse più, come se il proprio letto, la propria casa, la propria realtà, non la soddisfacessero.
E allora, tra un paziente e l'altro, tra le luci fredde e le urla di dolore, Lucrezia cominciò a sentire il richiamo del proibito.
E quei dottori, quei corpi forti e decisi, divennero la propria tentazione, la propria ossessione.
Con il cuore in gola e la vagina in fiamme, si ritrovò a chiedersi se la propria avventura con Mario e gli altri uomini in Spagna non avesse risvegliato in lei un desiderio inestinguibile, un desiderio che non poteva nascondere, non poteva ignorare.
E allora, una notte, accadde.
Mentre Mario dormiva nel proprio letto, Lucrezia era in infermeria. Entro un portantino che aveva accompagnato un paziente in corsia, Aveva bisogno di un cerotto.
Un uomo lo chiese a Lucrezia guardandola con occhi pieni di voglia. Un uomo alto, bruno, che le faceva venire in mente le notti passate.
Si guardarono intensamente e senza pensarci due volte, si baciarono.
Le sue mani che si infilavano sotto il camice bianco cercando i seni, le lingue che si intrecciavano come serpenti in un ballo di passione.
Poi, ei si girò, si appoggio sulla lettiga e :"Mettimelo nel culo" disse decisa con la lussuria che la stava divorando, e non poteva farci nulla. Mentre l'uomo la inculava pensò a Mario
E fu allora che si rese conto che il proprio amore per lui era qualcosa di profondo, qualcosa che andava al di la del semplice desiderio fisico che provava ora.
Perché, nonostante gli uomini che la desiderassero e la facessero sentire speciale, nessuno poteva darle ciò che il marito le dava.
La comprensione, l'accettanza, il piacere di vivere la propria sessualità in maniera libera e spensierata.
E allora, all'alba, Lucrezia tornò a casa, il cuore in fiamme e il viso segnato da baci proibiti.
Mentre si lavava il viso, si guarda allo specchio, e per la prima volta, si sente in colpa.
Ma la colpa si dissipa come la nebbia al sole, e al suo posto rimane solo la voglia di raccontare a Mario, di condividere con lui la propria avventura.
Quando si mette a letto, il marito dorme profondamente, non si era volutamente lavata. Voleva che il marito toccasse il piacere dell'altro Cominciò ad accarezzarlo e a baciarlo sul collo
Mario si sveglia e lei lentamente, con parole calde come la sabbia al tramonto, gli racconta la propria notte, mentre con la mano tocca l'eccitazione del marito che cresce di parola in parola. Poi quando Lucrezia finisce il racconto si stende sul letto pancia in giù con il culo scoperto. Lui allunga la mano e le infila due dita nel culo ancora sporco di sperma. Poi le porta alla bocca assaporando lo sperma dell'altro uomo.
Poi, con un respiro profondo, le prende la testa tra le mani, e le chiede: "E adesso?"
E in quei momenti, si capiscono, si guardano e si amano come non avevano mai fatto prima.
"Inculami tu ora, dammi il tuo sperma e dimmi che mi perdoni.
Lui entra in lei con decisione ed al massimo della eccitazione. "Hai fatto ben amore ma ricorda sempre che sei solo mia. La mia puttana". Poi venne copiosamente nel culo e lei emise un gemito di piacere incontrollato
Poi Lucrezia si addormenta mentre Mario con la fantasia pensa al racconto che lei gli aveva appena fatto provando ad immaginarlo visivamente non riuscendo a trattenere una nuova eccitazione.
Da allora in avanti, la propria relazione divenne un tango di confessioni e di nuove avventure.
Ogni notte, al ritorno da un turno di notte, Lucrezia raccontava a Mario le proprie fantasie, i propri desideri.
E Mario, che si era ormai abituato al gioco, non solo ascoltava, ma ne godeva.
Perché in quei momenti, si sentiva come se stesse scoprendo la propria moglie in maniera totalizzante, come se stesse imparando a conoscere la propria anima gemella.
Un giorno Mario fu avvisato che era appena arrivato in ospedale un nuovo aiuto cardiologo Giorgio Rinaldi, che lui conosceva benissimo, un amico di vecchia data, ex-compagno di università, un uomo di grande talento,. Lo presentò a Lucrezia che non perse tempo ad invitarlo a cena per conoscersi meglio
La serata si presentò calda e accogliente. I tre si ritrovarono intenti a raccontare storie di università, di notti insonni e di amori passati.
Po avendo appreso che Giorgio, si era sistemato in una piccola pensione in attesa di trovare un'appartamento in affitto, Lucrezia, insistette perché andasse a vivere con loro . Avevano una camera degli ospiti ed era l'occasione giusta per utilizzarla. dallo sguardo felice e eccitato di Lucrezia Mario capi subito come sarebbe andata nei giorni successivi e sicuro di far piacere a Lucrezia insistette anche lui fin quando Giorgio non accettò.
Il giorno dopo in mattinata Giorgio si presento a casa di Mario, che a quell'ora era gia in ospedale, con il suo bagaglio.
L'accolse Lucrezia che si era appena alzata dopo aver fatto l'ennesima notte. Indossava una vestaglietta corta e trasparente ed un paio di slip bianchi senza reggiseno.
Giorgio, che non era un santo e vedeva in Lucrezia la ragazza di tutti i desideri, non poté far a meno di notare il seno generoso che si intravedeva e l'eccitazione gli fece venire un'erezione.
Con la coda dell'occhio, Lucrezia notò la reazione di Giorgio, e sorrise tra sé, sapendo di avere tra le mani un'arma potentissima e con una scusa si piegò in avanti mostrando il bellissimo culo alla vista di Giorgio per poi rialzarsi come se niente fosse. Pensò che si sarebbe divertita molto a stuzzicarlo ma sapeva che anche che Giorgio no avrebbe mai, per rispetto a Mario, preso l'iniziativa
Per settimane, la coppia visse in un clima di tensione erotica, con sguardi carichi di desiderio e tocchi occasionali che si facevano sempre più frequenti.
Spesso mentre Mario era in ospedale, Lucrezia e Giorgio si ritrovavano soli in casa e lei non perdeva occasione di girare seminuda per stuzzicare i sensi di Giorgio.
Una sera mentre erano a letto Mario chiese a Lucrezia: " Come va con Giorgio?"
"bene tesoro e un uomo affascinate ma un vero gentiluomo non mi ha mai mancato di rispetto anche se lo vedo eccitarsi in più occasioni. ma lo sai che non mancherebbe mai di rispetto neanche a te"
"Ci credo che si eccita. Vai spesso in giro in mutandine e con una vestaglietta. Ti si vede tutto il seno e il culo, con fa a non eccitarsi, Mi meraviglia che non ti sia gia saltato addosso."
"Ti piacerebbe" chiese lei " vorresti che mi facessi scopare da lui?"
Mario rimase in silenzio per un po' poi disse: "Si mi piacerebbe, ma se vuoi farlo, lui non deve sapere che io sono d'accordo, deve sembrare una tresca tra di voi. Diversamente mi sentirei in imbarazzo in ospedale, mentre lui sentendosi in colpa farà tutto quello che gli chiedo e che gli chiederai tu."
"Grazie amore ti accontenterò presto. Cercherò anche di rendere la nostra convivenza in tre più stimolante ed eccitante."
Un pomeriggio, con la scusa di aiutarla a portare le valigie in soffitta, l'accompagnò in un ambiente caldo e soffocante. Mentre si arrampicavano su per la scala ripida, lei era davanti e Giorgio che la seguiva la vedeva con le mutandine infilate fra le natiche che saliva ancheggiando.
Sulla sommità della scale, Lucrezia si voltò: Mi stai guardando il culo? disse.
"Non lo faccio intenzionalmente. sto attento che tu non cada e non posso fare a meno di guardare."
"spero che quello che vedi ti piaccia." disse lei sorridendo
"Altroché, mi fa impazzire, non sai che effetto mi fai."
"Allora vieni qui, ti prego, fai qualcosa, dimostramelo" disse tirandolo su e baciandolo.
E allora, come se si stessero esaudendo i desideri di entrambi, accadde.
Giorgio la spinse, quasi con violenza, contro il muro, le sollevò la vestaglietta e si inginocchiò tra le gambe di Lucrezia, le sfilò gli slip e infilò la lingua tra le labbra della figa umida e gonfia.
Lei si abbandonò al piacere, le mani che si aggrappavano alle spalle di Giorgio, le gambe che si aprivano e si chiudevano come un fiore in piena fioritura.
Nonostante il rumore del traffico di sotto, la stanza sembrò riempirsi solo del suono del respiro affannato di Lucrezia e del leccare di Giorgio.
Poi lei si inginocchiò gli abbasso i pantaloni e lo slip e si trovò di fronte ad un cazzo enorme ed eccitato duro come il marmo.
"Se Mario sapesse l'effetto che ti faccio non mi lascerebbe sola con te." disse, prendendolo un po' in giro. Poi smise di parlare e cominciò leccare quel palo di carne. Leccava la cappella poi la infilava in bocca e poi leccava l'asta fin sotto i testicoli. Giorgio era in visibilio teneva le mani sulla testa di Lucrezia per governare il movimento della bocca su e giù lungo il suo pene.
Poi Lucrezia si sollevò si giro mostrandogli le spalle e gli disse:" Mettimelo nel culo. voglio sentire la tua sborra calda dentro di me."
Giorgio non si aspettava che Lucrezia fosse cosi disinibita e scurrile in quei frangenti. Non se lo fece ripetere due volte adeguando il suo linguaggio a a quello di lei.
" Si troia ora ti spacco il culo, tieniti stretta ti faro male."
"Si..., fammi male, spaccami tutta, ripetimi che sono una troia mi eccita"
"Prendi troia." e spinse il suo cazzo di colpo nel culo di Lucrezia che emise un gemito e cominciò a muoverlo sue giù con una rapidità impressionante.
"Hai un culo meravigliosamente largo, chissà quanti ne hai preso." disse lui
"Tanti ma ora voglio solo il tuo" rispose Lucrezia.
"Giorgio affrettò il ritmo poi, con un urlo trattenuto a stento, sborrò abbondantemente nel culo di Lucrezia che con la mano stuzzicava il suo clitoride venendo contemporaneamente.
Ridiscesero lentamente le scale, fecero una doccia ristoratrice ed andarono al lavoro in ospedale, entrambi avevano il turno pomeridiano.
Per settimane, la scena si ripeté, in giro per la casa, in piscina, in giardino, in qualsiasi luogo e in qualsiasi posa.
Giorgio e Lucrezia si abbandonano al piacere come se non ci fosse un domani, come se la presenza di Mario non contasse.
Ma la realtà era un' altra, Mario sapeva di queste scappatelle e e ne era contento, anzi, a volta li spiava facendo finta di non essere in casa.
Era come se la propria moglie avesse un potere su di lui che non poteva negare. Ogni sera poi lei gli raccontava tutto, spesso andando nei minimi particolari dell'atto e delle sensazione per aumentare la sua eccitazione e si faceva scopare come se stesse scopando con Giorgio e chiamandolo spesso con quel nome eccitandolo sempre di più.
Cominciarono anche un nuovo gioco parlando come se fosse veramente Giorgio a scoparla. Lui si immedesimava e le diceva quello che sperava le dicesse Giorgio mentre la scopava.
"scopami Giorgio" faceva lei immaginando che il marito fosse Giorgio.
"Hai un culo aperto come una fica, amo spaccartelo," sussurrava Mario a Lucrezia, le mani che le stringevano i fianchi, il respiro caldo sul collo. "Sono sicuro che tuo marito non ti scopa mai cosi" diceva Mario entrando nella parte
"Sii, Giorgio fammi sentire come mi fai male," rispondeva Lucrezia, ansimando, il viso seppellito nel cuscino
"Sai che mi fa impazzire sentirti chiedere di piantarmelo in culo," continuava Mario sempre nella parte di Giorgio, il tono di voce roco e carico di desiderio.
"Voglio il tuo cazzo in culo," sussurrava Lucrezia, le gambe aperte e il culo in bella vista, come se stesse parlando al vero amante segreto.
Mentre Mario la prendeva, si immaginava di guardarla in faccia, di vederla godere come una puttana, di sapere che stava tradendolo e di non poter farci nulla per impedirlo.
E Lucrezia, in preda al piacere, si lasciava andare a queste fantasie proibite, godendo di sapere che il marito era lì, a sentirla, a vederla, a desiderarla.
Vennero insieme poi si lasciarono andare e si addormentarono.
Dopo qualche giorno, Giorgio, che aveva trovato un grazioso e capiente appartamento vicino all'ospedale, comunicò a Lucrezia e Mario che quel pomeriggio avrebbe fatto il trasloco e sarebbe andato a vivere nel nuovo appartamento. Quando furono soli, Lucrezia gli chiese se le cose fra dl oro sarebbero cambiate o se lei poteva andare a trovarlo.
Lui fu titubante ma poi, alla fine, dovette confessarle che sarebbe venuta a vivere con lui la sua fidanzata di cui non aveva mi fatto cenno in passato.
"Sei fidanzato?" chiese Lucrezia.
"Si da tre anni e ora lei finalmente ha deciso di iniziare la convivenza"
"Perché non me lo hai detto? " chiese lei pacatamente.
"Perché non pensavo che lei mi avesse mai raggiunto."
"Avrebbe cambiato qualcosa fra di noi averlo saputo?"
"No, avremmo fatto lo stesso quello che abbiamo fatto, ma mi dispiace non poterti più incontrare lo sai che mi piace scopare con te.
"Non è detto che dobbiamo smettere, dobbiamo solo stare più attenti non solo a Mario ma anche a Giulia la mia ragazza.
"A che ora vieni a casa per prendere le tue cose?"
"Verso le 16"
"Mene, Mario sarà ancora in ospedale, ti aspetterò io"
"Lui le diede un bacio e si separarono tornando ognuno al proprio lavoro.
Alle 16 Giorgio arrivo, Lucrezia non era in giro, quindi andò in camera degli ospiti per preparare le valigie. Lucrezia che lo aveva sentito arrivare dalla sua camera, si tolse i vestiti e si infilò un perizoma e un reggiseno nero di pizzo ed entro nella camera dove Giorgio stava chiudendo un borsone.
Giorgio la guardò incredulo.
"Cosa stai facendo?"
"Ho pensato che potremmo salutarci in maniera particolare. Tu mi fai l'iniezione come sai fare tu e poi io ti faccio un pompino"
Giorgio non ci pensò su due volte, la prese per un braccio e la trascinò in bagno, le fece mettere le mani sul lavandino epe tolse il perizoma le lecco il buco del culo e la inculò a dovere.
Il tuo cazzo mi mancherà, mi avevi abituata troppo bene ogni giorno e anche più volte al giorno. Quando vuoi, ricordati che sarò sempre la tua troia. A quelle parole lui sborro abbontantemente.
Lei se lo sfilò dal culo e lo leccò e lo ingoiò avidamente come se avesse la sete da tempo.
Giorgio era al settimo cielo, le dita che si intrecciavano nei capelli di Lucrezia, i movimenti del bacino che spingevano il cazzo in profondità. Aveva ancora tanta voglia.
Non durò a lungo, la pressione di dover andare incontro a la propria ragazza e il pensiero di dover lasciare la stanza in tempo lo resero eiaculare in fretta per la seconda volta.
"Ti piace?" chiese Lucrezia, il viso bagnato di sperma e le labbra che sorridevano.
Giorgio non rispose, si limitò a sospirare e a baciarla, a ringraziarla.
Poi, come se nulla fosse accaduto, si vestirono e iniziarono a preparare il bagaglio.
Mentre lo aiutava, Lucrezia sentiva un po' di malinconia, ma sapeva che la propria avventura con Giorgio non si era conclusa.
Quando uscirono, la guardò un'ultima volta e le disse: "Ti ringrazierò per sempre per avermi mostrato la vera Lucrezia."
Quando torno a casa, Mario la notò un po' giù di morale e capì subito che qualcosa era accaduto.
"Ciao amore come è andata?"
"Bene," rispose Lucrezia, un po' affannata, "Giorgio è venuto a prendersi le sue cose mi ha detto anche che la sua ragazza verrà a vivere con lui."
Mario sorrise, "Non mi ha detto che era fidanzato, ma non fa niente. Siamo contenti per lui. Non sarai mica gelosa?"
" Ma no che dici, anche perché ha detto che possiamo continuare a vederci, se lo vogliamo, bisogna solo stare un po' attenti anche a Giulia, la sua ragazza.
La notte , a letto , Lucrezia non poté fare a meno di raccontargli tutti i dettagli del loro ultimo saluto, le parole sporche, il sesso intenso, la sborra che le riempiva la bocca.
Mario ascoltava in silenzio, il volto impassibile, ma Lucrezia poteva sentire la tensione crescere nel petto.
"Vuoi che ti racconti come mi sento?" chiese.
"Sì, lo voglio," rispose Mario, con un tono che non lasciava spazio a dubbi.
E allora Lucrezia gli disse, "Mi sento come se avessi appena scoperto di essere una troia, di avere un enorme bisogno del suo cazzo. Ormai ero abituata e mi piaceva raccontartelo la sera. Da domani troveremo qualcos'altro, me lo prometti?"
" Si amore, continuerai a fare la puttana per me e mi racconterai sempre tutto."
I giorni successivi furono monotoni e pieni di lavoro per Lucrezia. La mancanza di avventure la faceva sentire quasi svuotata, come se il fuoco che la consumava si fosse spento. La notte, tornati a casa, si buttavano sul letto, troppo stanchi per fare sesso. La tv era la sola compagna del silenzio che si stava facendo strada tra di loro.
Molti sere, Lucrezia si svegliava di colpo, il respiro corto, pensando a come avrebbe potuto riaccendere la fiamma. Aveva bisogno di qualcosa di intenso, di qualcuno che la riempisse come faceva Giorgio, che la facesse sentire viva.
Mentre Mario dormiva, Lucrezia si sfilava la camicia da notte e si avvicinava lentamente al letto, le mani che scivolavano sul proprio corpo, le dita che si infilavano tra le cosce per toccare il clitoride gonfio e desideroso di attenzione.
Le fantasie la facevano godere da sola, ma non era la stessa cosa. Aveva bisogno di un' altra avventura per poter vivere e per poter raccontare a Mario.
Una notte, non ce la fece a resistere. Scese in cucina, nuda come un verme, in cerca di ispirazione. Mentre beveva un bicchiere d'acqua, senti un rumore di passi.
Era Antonio, il vicino di casa, un uomo maturo e affascinante che le faceva spesso l'occhiolino. In un attimo, la mente di Lucrezia cominciò a vagare tra le fantasie proibite.
Usci sul balcone love Antonio stava fumando una sigaretta.
"Che ci fai qui?" le chiese, notando la nudità di Lucrezia.
"Non ho sonno," rispose, con un tono che lasciava intendere qualcosa di più.
"Vuoi un po' di company?" propose Antonio, con un sorriso malizioso.
Lucrezia non si fece scappare l'occasione. Si avvicinò a lui, la pelle umida per la calura estiva.
"E tu?" chiese, accarezzando il braccio tatuato di Antonio.
"Certo,"
Mentre si scambiavano sguardi carichi di desiderio, Antonio le fece cenno di seguirlo.
Entrambi i balconi avevano un accesso al giardino comune
Lucrezia indossò una vestaglietta e scese.
La portò in giardino, dove l'ombra di un albero di limoni li nascondeva alla vista.
"Allora," disse Antonio, "Che si fa stasera?" disse abbassandosi il pigiama e l tiro fuori un membro di buone dimensioni quasi simile a quello di Giorgio.
"Tuo marito dorme?" chiese lui
"Si e tua moglie?"
" Stasera non c'è e dalla madre che non stava bene."
"Mmm, sei andato in bianco stasera, allora, bisogna rimediare!" Disse sorridendo. Si piego in avanti abbassandosi cominciò ad accarezzarlo poi lo prese in bocca. Cominciò a succhiarlo con voglia e dedizione mentre lui con le mani sulla testa guidava il ritmo. " Ha un buon sapore." disse togliendolo dalla bocca e sputando sulla cappella per renderlo più umido."
Poi si alzò, si girò, pose le mani sull'albero, allargò le gambe e gli disse "Scopami!"
Lui si bagnò e dita e accarezzò la fica pronto per scoparla.
"Non davanti, mettimelo nel culo." disse Lucrezia
Antonio non se lo fece ripetere due volte, puntò il glande appoggiandolo al buco del culo e spinse lentamente pensando di trovare resistenza. Il cazzo entrò liscio senza nessun attrito fino in fondo.
"Ora muoviti forte, " disse lei , "fammi godere."
Antonio la afferrò stretta dai fianchi ed iniziò a sbatterla. Ad ogni colpo si sentiva il rumore del suo ventre sbattere sulle natiche di Lucrezia a ritmo crescente che lei ad ogni colmo emetteva un gemito sempre più forte e voluttuoso.
Mario svegliandosi e non vedendo la moglie nel letto accanto a se e sentendo i gemiti provenire dal giardini si diresse verso il balcone. Vide Lucrezia piegata in avanti appoggiata all'albero e il loro vicino Antonio che la teneva dai fianchi. Realizzo subito che Lucrezia aveva finalmente ritrovato la sua verve esenti il suo membro crescere immediatamente. Si apposto in modo di vederli senza essere visto ed inizio a masturbarsi. Sentiva Lucrezia implorare di fare più forte e più veloce, stava per venire e lui voleva cogliere l'attimo per venire insieme a lei.
La senti godere coma sapeva fare lei e sborrò anche lui lulle mattonelle del balcone.
Poi i due si ricomposero e tornarono ognuno al proprio balcone. Lui era la che l'aspettava col cazzo duro ancora in mano.
"amore sei qua." disse lei con un po' di meraviglia " Hai visto tutto?
"Si e stato bello amore."
" Vieni al letto cosi mi pulisci il culetto, sono ancora piena di sborra" disse lei.
"Mario iniziò a leccarle il culo e la sborra usciva lentamente ma inesorabilmente riempiendogli la bocca in un ineguagliabile sessantanove, con lei che succhiava avidamente il suo cazzo per dimostrargli tutto il suo amore."
Nonostante avesse gia sborrato da poco, Mario non riuscì a trattenersi e sborrò nuovamente nella bocca della moglie che inghiottì tutto, nello stesso momento in cui Mario inghiottiva tutto lo sperma uscito dal culo di Lucrezia. Poi appagati si lasciarono finalmente andare ad un sonno profondo.
La mattina successiva, al risveglio, mentre facevano colazione, Mario le chiese il parere sull'avventura della sera prima.
"Vuoi sapere se aveva un bel cazzo?
"Anche, disse lui"
"Si e bello grosso quasi come quello di Giorgio forse anche un po' più duro. Era bellissimo sentirmelo tutto dentro."
" Infatti ti sentivo gemere forte come nelle tue scopate migliori, si ma in verità lo facevo perchè tu mi sentissi e mi spiassi come in effetti è successo. Infatti lui mi ha detto "Abbassa la voce rumore tuo marito ci potrebbe scoprire." ed io gli ho risposto "Non preoccuparti se si sveglia si mette a spiare e si farà una sega. Gli ho detto che a te piace che io mi faccia scopare. Ho fatto male?"
"No purché non sparga la voce."
"Tranquillo, gli ho detto che se lo dice a qualcuno non lo faremo più, e mi pare che lui e interessato a rifarlo."
"Anche, se tu non hai niente in contrario"
"certo che no anzi puoi anche farlo venire a casa tanto ci conosciamo bene con Antonio."
"Grazie amore, un'atra cosa" disse, "Antonio mi ha detto che ha un amico di colore che vorrebbe conoscermi. Mi ha visto nelle scale qualche volta e si e invaghito di me Pensi che possiamo organizzare qualcosa in tre qualche volta?"
Mario sorrise, eccitato all'idea di poter condividere la propria moglie con due uomini insieme, di cui uno per di più di colore, come piacciono a lei.
"Sicuro, amore," rispose, "L'importante poterci fidare e stare attenti, come al solito, e come al solito solo nel culo. La fica e solo mia.”
“Si l'ho gia detto a Antonio, lo sa, comunque stasera glielo ribadirò. Che ne dici se lo invito a cena? Ti va.?
"Se per te va bene, io sono d'accordo.”
Poi si vestirono ed andarono in ospedale.
Finalmente aveva superato il trauma dell'abbandono di Giorgio e le era tornato il sorriso.
Mentre passavano la giornata, Lucrezia non poteva fare a meno di pensare a come avrebbero esplorato i propri desideri con Antonio e il suo amico.
I pazienti si alternavano e il tempo passava lentamente.
Quando la sera arrivò, Antonio bussò alla porta con il proprio amico, un uomo di colore alto e muscoloso di nome Raul.
Lucrezia e Raul si scambiarono i saluti e occhiate cariche di voglia, il cuore che batteva all'impazzata.
Mentre Antonio e Mario si conoscevano meglio nel salone preparando la tavola per la cena, Lucrezia andò in cucina e Raul si offrì aiutarla e la segui. Scambiarono quattro chiacchiere e lui inizio i suoi approcci toccandole il culo.
"Abbi pazienza." disse lei "Abbiamo tutta la notte per queste cose." e porgendogli un vassoio disse "porta questo di là."
A tavola lei si sedette fra i due uomini e mangiando e bevendo si trovò sempre con la mano di uno dei due, a turno fra le cosce. Ovviamente non aveva messo le mutandine e le loro dita spesso finivano fine dentro la fica e qualche volta anche se con difficoltà, nel culetto.
Poi mentre gli uomini sparecchiavano lei andò in bagno a rinfrescarsi.
I due l'attesero con ansia seduti sul divano mentre Mario era seduto nella suo solita poltrona contemplativa.
Lucrezia usci da dal bagno con addosso un babydoll trasparente rosso e un tanga dello stesso colore con il culo coperto solo dal filo fra le natiche.
Raul si alzò per prima ed andò a baciale il collo posizionandosi dietro di lei.
Antonio si unì a loro, e la notte si trasformò in un triplo gioco di piacere.
Lucrezia si sentiva come se stesse per esplorare nuove profondità, nuove sensazioni, e il pensiero la eccitava.
Mentre Antonio la prendeva in culo, Raul si accovacciò di fronte a lei inginocchiata alla pecorina sul divano, le sue labbra nere e carnose che le coprivano il viso, la lingua che si insinuava tra le sue labbra in un bacio voluttuoso, poi si stese e porse alle sue labbra un enorme cazzo nero che lei iniziò a succhiare con avidità.
Il dolore del cazzo nel culo si mescolava al piacere, e Lucrezia sentiva la propria identità di moglie e di donna scivolarle via, per lasciare spazio a qualcosa di selvaggio, di primordiale.
Mentre si abbandonava ai piaceri del sesso con due uomini, Lucrezia si rese conto di essersi spinta ben oltre i propri limiti.
Ma non si sentiva in colpa, anzi, sentiva un'energia nuova, un desiderio insaziabile che la spingeva a cercare nuove emozioni, nuove avventure.
Con il rumore del sesso che riempiva la stanza, Mario guardava la scena con un mix di gelosia ma soprattutto di eccitazione.
Sapeva che la propria moglie era la troia che desiderava, la troia che avrebbe condiviso con il vicino e con il suo amico.
E in cuor suo, non poteva fare a meno di sentirsi fiero di ciò che era diventata, di come il proprio matrimonio si stesse evolvendo in qualcosa di inaspettato e straordinario.
La notte si fece calda, il sudore scivolava sui corpi intrecciati, e le urla di piacere si mescolavano al rumore del traffico lontano ma erano facilmente udibili da Maria, la vicina di piano di Lucrezia. Lei si svegliava spesso di notte per i rumori che venivano dall'appartamento di Lucrezia, sapeva che era una coppia di sposini e capiva benissimo di cosa si trattava. Ma stavolta era diverso. Dallo spioncino aveva visto Antonio e Raul entrare nell'appartamento e capì che a fare quei rumori non erano solo Lucrezia ed il marito.
Aveva sentito le voci e i gemiti di lei attraverso la parete e capì che non era col marito che Lucrezia stava scopando. Pur se si sforzava di non pensare a ciò che stava accadendo, la curiosità la divorava.
Lei, la moglie devota di un uomo che non le dava il tempo di respirare, si chiedeva come poteva provare Lucrezia tali estremi di piacere. Estremi che anche lei avrebbe voluto provare almeno una volta.
Mentre Lucrezia veniva presa da dietro da Antonio, la lingua di Raul esplorava il suo clitoride, facendola girare la testa di piacere.
Maria, che ascoltava tutto da dietro la parete sottilissima, si sentiva in colpa per la propria eccitazione, ma non poteva evitarlo.
Voleva sapere, voleva vivere, voleva provare.
Le mani di Raul le afferrarono i seni, e il rumore del cazzo di Antonio che penetrava e usciva dal culo di Lucrezia era come un incanto.
Maria, incapace di resistere, si toccò il clitoride, leccando i propri polpastrelli per umettarli e rendersi meno rumorosa.
Immaginava se stesse al posto di Lucrezia, sentendo due uomini possederla allo stesso tempo, e la voglia divenne troppo grande.
Maria si infilò un dito in bocca, bagnandoselo con la propria saliva, e si masturbò immaginando lo spettacolo che si svolgeva dall'altra parte della parete.
I gemiti di Lucrezia si facevano sempre più forti, e Antonio le sussurrava all'orecchio cose sporche e proibite, che la facevano venire come non faceva da anni. E lei continuava ad incitarli a chiamarla troia.
Maria sentiva chiaramente quelle parole che la facevano eccitare sempre di più e si sentì un po' troia anche lei.
Mentre la scena si faceva ancor più calda, Lucrezia e Antonio si spostarono sul letto, e Raul si unì a loro.
I tre si alternarono in pose e penetrazioni, e Lucrezia si sentiva come se stesse galleggiando su un oceano di piacere.
Ogni tocco, ogni bacio, ogni sguardo carico di desiderio le faceva provare sensazioni nuove ed elettrizzanti.
Poi, Lucrezia guardò Mario e gli disse a voce bassa "Amore, voglio provare la doppia penetrazione anale. Tu mi puoi aiutare?"
Maria, che continuava ad ascoltare di soppiatto, sentì le parole e rimase a bocca aperta. Non avrebbe mai immaginato che la propria vicina di pianerottolo potesse chiedere qualcosa del genere, e la voglia di unirsi a loro la pervase.
Mentre Lucrezia giaceva sul letto, Antonio e Raul si scambiarono uno sguardo di intesa e si avvicinarono a lei. Antonio le prese la testa tra le mani e le baciò appassionatamente la bocca, introdotto il proprio cazzo in gola. Raul, nel frattempo, le leccava il culo, preparandolo per la penetrazione.
Maria, la vicina, si stava masturbando furiosamente, il viso rosso di eccitazione, non potendo credere a ciò che stava ascoltando.
"Sei pronta, troia?" le chiesero in coro, e Lucrezia annuì, le pupille dilatate per il desiderio.
Maria si morse un cuscino per non urlare, immaginando la scena: Antonio che le sfregava il cazzo sul viso, Raul che si stava avvicinando con il proprio, pronto a infilarselo nel culo.
Maria si sentiva come se stesse osservando un film porno, ma era la realtà, la realtà di una notte in cui i muri sottili del proprio condominio non bastavano a nascondere i segreti che si consumavano al piano di sopra.
Le mani di Raul le afferrarono i fianchi, sollevandola leggermente, e Antonio si allineò con il culo di Lucrezia, che si teneva le gambe sollevate e divaricate, pronta ad accoglierli entrambi.
Mentre la vedeva accettare la proposta con tanta voglia, Antonio si avvicinò e le chiese se era pronta per la sfida. "Sarai in grado di prenderci entrambi?"
"Sarà la notte della mia redenzione," rispose Lucrezia, il respiro corto e il viso contratto.
Maria, non potendone più, si precipitò al telefono e compose il numero di Mario. Con un tono di voce ansimante, gli raccontò che stava ascoltando tutto da dietro la parete. "Li sento fare sesso, e voglio farne parte," disse. "Posso unirmi a voi?"
Mario, sorpreso ma eccitato, si alzò dal divano e andò in cucina, lontano dagli orecchi indiscreti di Antonio e Raul. "Maria," rispose a bassa voce, "cosa stai dicendo? Sai chi siamo?"
"Lo so," anelò la voce di Maria, "e proprio per questo voglio unirmi a voi. Sento i vostri gemiti, mi stanno facendo impazzire. Lasciami venire, vi prego."
Maria si sentiva come se stesse per varcare un confine proibito, ma l'adrenalina e il desiderio la spingevano a osare. Aveva bisogno di provare la stessa frenesia e abbandono che sentiva al di là del muro.
Mentre Mario le apriva la porta, il cuore di Maria batteva come un tamburo. Entrò in un'atmosfera di passione e lussuria che riempiva l'aria. Lucrezia, nuda e in posizione di pecorina seduta e piegata in avanti a novanta gradi sul Raul col cazzo nero infilato tutto nel culo e Antonio che in quella posizione tentava di infilarle nel culo anche il suo riuscendovi piano piano.
Tu non partecipi gli chiese Maria? No io amo guardarla poi si sedette sulla poltrona e la attirò a se. Lei si inginocchiò e visto che Mario lo teneva duro in mano, lo baciò e si sedette a cavalcioni su di lui e mentre Mario godeva dell'immagine di Lucrezia, inculata da due cazzi contemporaneamente, Maria si infilo nel culo quello di Mario durissimo come il marmo Mario.
"Scopami forte" supplicava Maria "Anche io voglio essere una troia come tua moglie."
In verità era lei, seduta su Mario, che dettava il ritmo e comincio ad ansimare implorandolo di chiamarla troia.
"Sarai la nostra troia." disse Mario sborrandole nel culo mentre lei veniva come una fontanella.
da morire.
Anche gli altri vennero quasi contemporaneamente e tutti insieme si lasciarono cadere sul letto esausti. Tra sperma e umori vaginale che diffondevano un eccitante odore di sesso nell'aria. In quella posizione Maria aveva vicino la faccia l'enorme cazzo nero di Raul, tutto intriso di sperma e degli umori del culo di Lucrezia. Non resistette, lo prese in bocca e iniziò a pulirlo, lo stesso fece Lucrezia con quello di Antonio prima e con quello del marito poi.
I rumori del sesso si placarono, il respiro di tutti e tre rallentò. Il silenzio era rotto solo dal sibilo del condizionatore e dal battito lento del cuore di Mario, che stava cercando di metabolizzare l'incredibile notte appena trascorsa.
Maria, la vicina di pianerottolo, si alzò lentamente dal letto, avvolta in un alone di sensualità e soddisfazione.
Mentre si vestiva, si rese conto di come la propria immagine si specchiasse in Lucrezia, di come la propria anima avesse bisogno di quell'eccitazione proibita.
"Grazie," sussurrò, baciando la guancia di Mario, "per avermi permesso di unirmi a voi."
Maria uscì con passo leggero, le gambe ancora tremanti per l'eccitazione, ma con un'aria di soddisfazione che le illuminava il volto..
Mentre chiudeva la porta, Maria si voltò e sorrise a Mario, i capelli in disordine e il trucco colato.
Poi Lucrezia ancora stesa fra u due uomini stremati, guardò il marito
"Che ne pensi?" gli chiese, "Dovremmo farlo spesso?"
Mario la guardò con occhi pieni di amore e di desiderio.
"Amore," rispose, "non posso immaginare nient'altro che continuare a scoprire nuove cose con te, ma ora mandiamo via questi due ho voglia di stare solo conte."
Mentre la notte si avvolgeva intorno a loro, Lucrezia e Mario si accoccolarono, i corpi ancorati l'uno all'altro, le mani che esploravano i segreti del piacere reciproco.
I pensieri di Lucrezia si spostarono su Antonio e Raul, e su come la propria avventura con essi avesse arricchito la propria anima e il proprio matrimonio.
Con il tempo, avrebbero continuato a esplorare, a provare nuove sensazioni, a vivere la propria passione in modi che avrebbero reso il proprio amore ancora più profondo e intenso.
Essendo una coppia moderna ed evoluta, Lucrezia e Mario avevano capito che il vero amore non stava in un possesso geloso, ma nel condividere le proprie emozioni e le proprie scoperte.
Ogni notte era un'occasione per superare i propri limiti, per crescere come individui e come coppia.
E in ognuna di queste notti, il legame che li univa si rafforzava, come se il piacere che si donavano l'uno all'altro li tenesse uniti con catene invisibili ma infrangibili.
FINE
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