L'amica geniale
di
john coltrane
genere
trio
In ogni situazione conta il punto di vista. Il mio, quel giorno, era il punto di vista di un uomo molto emozionato, perché forse avrebbe realizzato uno dei suoi sogni erotici più ricorrenti. Un sogno comune, lo riconosco, ma che viene spesso raccontato con i toni tipici del porno. Le donne sono sempre infoiate e portano la quarta di seno, gli uomini hanno cazzi enormi…
Io e mia moglie siamo gente normale. E anche la nostra amica Silvia.
Siamo una coppia di cinquant’anni. Piacevole, credo, soprattutto mia moglie Anna, donna forse non troppo appariscente, è alta poco più di 1,60 e ha tutto “in proporzione”, ma che si fa apprezzare, per il carattere espansivo e per la bellezza dei lineamenti del viso, incorniciato dai capelli rossi, che porta sempre spettinati. Io invece sono un ex-nuotatore e quindi il fisico mi è rimasto abbastanza, nonostante i tanti anni di ufficio; le spalle larghe, il torace ampio… E pochi peli.
Ovviamente ci piace il sesso ma con gli anni, ahimé, la passione fra noi si è raffreddata.
Abbiamo molti amici. Con nessuno di loro però ci è mai venuto in mente di fare scambi di coppie o robe del genere. Forse non ne saremmo capaci, ci lasceremmo coinvolgere troppo. E comunque, ci teniamo a conservare le nostre amicizie così come sono.
Con Silvia, però, le nostre fantasie si sono accese. Il fatto è che Silvia, intanto, era una sconosciuta. E poi che ci è piaciuta subito. L’abbiamo conosciuta al mare, all’isola d’Elba, l’estate scorsa. Ha una decina di anni meno di noi. Era lì da sola, su una sdraietta sulla riva di ciotoli, in due pezzi nero, leggeva un romanzo, a volte rispondeva al telefono. Biondina, un po’ come mia moglie come corporatura, ma più sinuosa. Non aveva nessuno che le spalmasse la crema. A fine pomeriggio, complice un aperitivo nel bar del piccolo stabilimento balneare, siamo entrati in confidenza. Ci ha raccontato che la sua ultima relazione risaliva a due anni prima. Lui l’aveva lasciata quasi sulla soglia dell’altare e le aveva spezzato il cuore.
Da allora, più nessuno.
Ma neanche così, per divertimento? ha chiesto Anna.
Lei ha scosso la testa.
Anna non è riuscita a trattenersi dal chiederle: ma come fai?
Silvia ha messo su un sorriso un po’ rassegnato, come a dire…cara, devo arrangiarmi da me, mi basto.
Quella sera quando siamo andati a letto Anna ha iniziato a strusciarmisi addosso, cosa che non succedeva da una vita. Quando l’ho toccata in mezzo alle gambe l’ho trovata allagata.
Dopo avere scopato, le ho chiesto che cosa avesse. Ma mi sembrava chiaro. Stava pensando a Silvia.
Ti piace?
Mah, non è che mi piace, anche se è molto graziosa…
Allora ti piace.
Sai, pensavo a che voglia arretrata una possa avere dopo due anni che non lo fa.
Anna ha sempre avuto qualcuno, fin dall’età di 15 anni, una volta ridendo mi aveva detto che il periodo più lungo che aveva passato senza un uomo erano state tre settimane, quindi capisco che per lei un’astinenza tanto prolungata possa sembrare inconcepibile.
Siamo andati avanti a parlare, a fare pure ipotesi: ma secondo te ci starebbe? Hai visto il libro che leggeva: la Sanvitale. Tu la conosci, potresti iniziare così…?
Discorsi del genere. Anna non mi era mai sembrata particolarmente attirata dalle donne anche se mi aveva raccontato di avere trascorso una “pazza notte” con un’amica ai tempi dell’università. Le ho chiesto anche se non le avrebbe fatto impressione vedermi nell’atto di fare l’amore con un’altra donna. Mi ha risposto: non so.
Già questo valeva come un mezzo “no”.
Comunque Silvia è partita due giorni dopo e niente si è concretizzato.
Noi stiamo a Bologna. Silvia abitava ad Arezzo, non molto lontano. Viaggiava spesso perché era una consulente di una grossa società.
Passò a trovarci un mese dopo. Pranzammo assieme in città, nel pomeriggio doveva scappare, l’aspettavano a Verona. Ci sembrò così bella, con i suoi capelli corti e il ciuffo sbarazzino, che dava luce a un viso radioso, il sedere alto, il seno che sembrava volesse uscire dalla camicetta (forse erano anche quelle armi segrete del suo lavoro).
Quando se ne fu andata io e Anna decidemmo di comune accordo di invitarla per un week end.
Poi dove la portiamo? ho chiesto.
Anna mi ha guardato allusivamente: a letto. Ma dal tono ancora scherzava, non c’era niente di pianificato e non ne parlammo più, né facemmo programmi. L’idea era lì nell’aria, aleggiava. Le giravamo attorno come se avessimo paura di rovinarla con un’eccessiva pianificazione. Ma entrambi ci stavamo facendo le nostre storie mentali.
Comunque Silvia accettò immediatamente. Due settimane dopo, erano i primi di ottobre, venne a trovarci. Aveva addosso uno dei suoi vestitini monocolore, che le donavano, questo era celeste, leggero, faceva ancora molto caldo. Ecco, è lì che mi sono emozionato. Fino a quel momento si era trattato di un gioco di fantasia. Ora, stavamo passando su un piano di realtà.
Avevamo preparato la camera degli ospiti, e deciso di cenare a casa, io in cucina me la cavo.
Mentre mi apprestavo a preparare, Anna ha chiesto a Silvia se voleva fare una doccia. Strana richiesta, tutto sommato, non è che avesse alle spalle un viaggio di dieci ore. Comunque, Silvia ha risposto sì, grazie! con la sua voce squillante. Anna le ha preso due asciugamani e l’ha accompagnata in bagno.
Mi è sembrato che rimanesse di là un po’ troppo. Che ci voleva a mostrare una doccia?
Intanto io tagliavo le mie verdure e preparavo i miei ripieni.
Quando Anna è ricomparsa era un po’ rossa in faccia.
Tutto bene?
Sì sì.
Ho continuato a darmi da fare con le pentole. Anna si è lavata le mani, poi si ha iniziato ad aiutarmi. Passando dal frigo al forno le ho dato un bacio sul collo. Ha girato la testa e mi ha infilato la lingua in bocca.
Allora? le ho domandato, quando ha smesso di limonarmi.
Cosa?
Mi sono perso qualcosa?
Mh…sì.
Cioè? Ce l’avevo già duro.
Gliel’ho vista.
Come?
Si è spogliata.
Mentre eri lì?
Sì.
Ah però.
È depilata.
Davvero?
Sì.
Poi me lo ha afferrato attraverso i pantaloni: mh, senti che cazzo che abbiamo, qui…
Io le ho messo una mano sotto la gonna: avete fatto qualcosa?
Mh…no. È andata subito in doccia.
Magari aspettava che ti facessi avanti
Non so…non credo…ah, basta, fermo…
Bruscamente si è staccata da me e abbiamo continuato a preparare la cena in silenzio, io con le dita della mia mano umide.
Silvia è ricomparsa in salotto, addosso lo stesso vestito di prima. Si era messa qualche goccia di profumo buono, non invadente. Anna le aveva prestato delle ciabatte aperte, le sue se le era dimenticate.
Abbiamo bevuto vino bianco, seduti sul divano, io facendo la spola con la cucina. Mi dicevo che dovevo contenermi fino al dopocena.
Ma quando ho servito gli antipasti tutto ha iniziato a diventare più fluido, spiritoso, equivoco. Potenza del vino. Eravamo seduti a tavola, adesso. Silvia accavallava le gambe, rideva, Anna le ha toccato una caviglia cinta da una cavigliera. Argento? No, figurati, bigiotteria.
Voglio vedere anch’io, ho detto. Silvia ha allungato la gamba verso di me e le ho accarezzato a mia volta caviglia e polpaccio. Mi batteva forte il cuore.
Poi si è alzata, col bicchiere in mano, è andata verso la nostra porta-finestra. Che bello, qui, ha mormorato, guardando fuori, come se parlasse tra sé. Per la verità a me sembrava la solita strada, noi abitiamo al terzo piano di una palazzina, non in una villa sui colli, ma era un bel tramonto, sì. Mi sono alzato a mia volta, come se avesse un magnete, e Anna mi è venuta dietro. Eravamo lì in tre a guardare la strada e la scuola che abbiamo di fronte. Ti piace? ho sussurrato vicino al suo orecchio, iniziando a massaggiarla piano dietro la nuca, come se fosse una cosa normale.
Oh, che bello, ha detto lei, ma ancora poteva non significare niente, mentre Anna mi guardava con occhi sgranati, non so se più sorpresa della mia audacia o più timorosa che mandassi tutto all’aria.
Ma Silvia ha sollevato la testa e chiuso gli occhi, ed è stato più forte di me, l’ho baciata sul collo, come avevo fatto con mia moglie poco prima. Non si è mossa. Anna prudentemente le ha preso il bicchiere di mano. Sono salito con le labbra fino al lobo dell’orecchio, e contemporaneamente le ho messo le mie mani sui fianchi e sulla pancia. Fin qui, potevano essere ancora solo coccole. Poi l’ho baciata.
Silvia ha risposto al bacio, con un attimo d’esitazione, mi è sembrato. Il tutto è durato solo pochi secondi. Ci siamo staccati e lei: oddio, cosa succede? Si è voltata a cercare Anna, anche con una mano, Anna gliel’ha stretta, come per rassicurarla, e l’ha attirata a sé.
Cosa succede…ha sussurrato ancora, poi anche Anna l’ha baciata.
Toccava a me adesso essere sconcertato, vedendo mia moglie limonare con una donna, e farlo come se ci fosse abituata, accarezzandole il viso dolcemente, con la mano libera. Mi sono messo dietro a Silvia, l’abbiamo stretta fra i nostri corpi, ho ripreso a baciarle la nuca e il collo e con una mano le ho stretto un seno, sotto il vestito non aveva messo niente.
Quando le loro bocche si sono staccate Silvia ansimava, la testa abbandonata , il collo offerto alle nostre labbra. Non diceva più niente, lasciava che l’accarezzassimo e la baciassimo, una mano stretta al fianco di Anna, l’altra che ad un certo punto è finita sul mio sesso.
Non so quanto tempo abbiamo passato così, in piedi, prima di andare in camera e spogliarci, direi molto. Credo che quando c’è dell’incertezza la regola generale sia: bisogna andare avanti a lungo a “scaldarsi”, cioè a pomiciare, fin che si arriva ad un punto dal quale sarebbe troppo difficile tornare indietro.
Silvia sospirava in maniera sempre più forte. Ho visto che Anna aveva infilato una mano sotto l’orlo del vestitino celeste, e doveva essere risalita fino in mezzo alle sue cosce.
Mh, si lamentava, stringendomi la patta. Ho incrociato lo sguardo di Anna. Era duro, limpido, diretto. Se la stava lavorando come un uomo che sa come mandare in orbita una donna. Un tratto di lei che non conoscevo.
Alla fine, dovevamo avere tutti e tre le gambe molli, Anna l’ha trascinata per mano fino al nostro letto. Silvia ha sospirato solo: dove andiamo? Come se non lo sapesse.
Io ho avuto la lucidità di schizzare in cucina a controllare che non ci fosse nulla di acceso. Quando le ho raggiunte Anna stava sfilando il vestito a Silvia, da sotto. Vestito che è finito per terra. Poi hanno ripreso a baciarsi, inginocchiate sul letto, finché Silvia si è sdraiata sulla schiena. Anna le ha tolto le mutandine, l’ultima barriera. Ed è comparsa quella magnifica vulva di cui mi aveva parlato, lucida, le labbra gonfie.
Anna ha cercato di nuovo il mio sguardo. Adesso mi sembrava intriso di complicità. Si è chinata fra le gambe di Silvia, le ha accarezzato le grandi labbra, quindi ha introdotto un dito, due. Vedevo i movimenti, li conoscevo bene. Non si limitava ad andare avanti e indietro, piegava le dita per stimolarla internamente, come ero solito fare io con lei. Poi gliel’ha aperta con le dita e ha iniziato a leccarla, con dedizione, partendo dal basso, e dalle pareti della vagina, prima di arrivare al clitoride, gonfio, rosso, esposto.
Non so quante volte Silvia sia venuta nei venti minuti successivi. Continuava a gemere fino a raggiungere un acme, ah sì, oddio, ah sì sì, oddio-dio…poi si calmava e Anna tornava ad incalzarla, sembrava non essere mai sazia, fino a strapparle di nuovo quel oddio, s-sì, sì, mh, oddio....
In quella fase io ho fatto poco, mi sono solo tolto da solo i vestiti e ho spogliato Anna pezzo per pezzo. Alla fine le ho passato una mano fra le gambe, colava.
Inginocchiato vicino alla testa di Silvia, il suo viso stravolto dal piacere, guardavo quello spettacolo di corpi femminili, rosei, ancora un po’ abbronzati, quella pelle liscia, quei seni turgidi, più grandi e rotondi quelli di Silvia, più minuti quelli di mia moglie. Mi beavo di ogni particolare: la danza dei piedi bianchi di Silvia, ad esempio, con le unghie luccicanti di smalto madreperlaceo, le dita che si piegavano ad arco per poi distendersi, come seguendo le onde del piacere, la cavigliera che si scuoteva. Le sue mani stringevano il lenzuolo del nostro letto, e ogni tanto si allungavano a cercare i capelli di Anna. La sua bocca era aperta, a mangiare l’aria, restituendola sottoforma di gemiti, di ansimi, ogni tanto di piccole grida che non riusciva a trattenere. La testa di mia moglie sempre fra le sue cosce.
Solo dopo un bel po’ sono uscito da quello stato di stupore, e ho avvicinato il mio cazzo alla sua bocca. Quando Silvia se n’è accorta lo ha preso con una mano e se l’è portato alle labbra. Ha leccato la cappella, poi se l’è ingoiato, iniziando a succhiarlo come una bambina succhia un ciucciotto tanto agognato. Inutile dire che sono venuto quasi subito, riempiendole la gola. Si è sentito distintamente quando ha deglutito.
Il mio orgasmo ha segnato la prima tappa della serata.
Tappa per modo di dire. Anna è finalmente risalita da dov’era stata per un tempo lunghissimo, il viso bagnato dal mento al naso. Si sono baciate teneramente. Poi Silvia si è voltata dalla mia parte, baciandola ho sentito il mio sapore nella sua bocca.
Mai, mai…ha sospirato.
C’è voluto poco perché mi tornasse duro. Avevo immaginato che Silvia non stesse prendendo la pillola, se era molto tempo che non aveva un uomo, quindi avevo comprato dei preservativi, dopo anni, e li avevo nascosti nel cassetto del mio comodino. Quando ne ho preso uno Anna ha fatto un’espressione stupita, forse anche ammirata.
Me lo sono infilato con scioltezza, non sono mai stato uno che faceva tante storie per questa cosa, e poi mi sono messo di schiena. Silvia mi è salita sopra. Anna mi ha preso in mano il cazzo per tenerlo dritto e Silvia è scesa lentamente a impalarsi.
Anna ha tolto la sua mano. Con la stessa mano però ha iniziato ad accarezzarle il clitoride, mentre lei prendeva a muoversi, prima piano poi più velocemente. Le stringevo i fianchi e mi sentivo un antico imperatore.
È toccato a Silvia adesso godere quasi subito, doveva essere l’effetto di un cazzo vero dentro di sé, anche se “vestito”. Ha lanciato un gridolino che devono avere sentito fino in strada. Poi si è sdraiata su di me, affondando il suo viso nel mio collo. Tremava come una tortora.
Cosa succede?
Non ha risposto. Stava un po’ piangendo, e Anna premurosa le accarezzava la schiena.
L’ho lasciata lì un po’ a riprendere fiato. Poi l’ho fatta alzare, per ricomporre il quadro, perché non ero ancora venuto. Anna stavolta sotto, Silvia che la copriva. Io dietro, ho ripreso a scoparla. Più forte, stavolta. Vedevo le mani di mia moglie aggrappate ai glutei di Silvia, li allargava scoprendo anche il suo piccolo buco rotondo. Ho pensato che non ci fosse niente di più eccitante al mondo.
Poco prima dell’orgasmo sono uscito e mi sono tolto il preservativo. Le sono venuto sulla schiena.
Ho descritto fin troppo alcune delle cose che abbiamo fatto. I gesti, gli atti, li conosciamo tutti.
Quella notte sono venuto quattro volte, una anche dentro mia moglie. Alla quinta ad un certo punto ho finto l’orgasmo, con il preservativo ovviamente è possibile, perché non ce la facevo più a spingere e la conclusione rimaneva lontana. Loro sono andate avanti ad accarezzarsi e a strusciarsi, ognuna con una gamba dell’altra fra le cosce, fin quasi al mattino, in un alternarsi di ansimi e di versi, quello di Anna, che conoscevo (lei faceva solo ah ah, quando veniva, ma a gola spiegata, come se mollasse i freni), e quello di Silvia (oddio, sì, oddio sì, sì sì).
Il giorno dopo, a turno siamo andati in bagno. Poi abbiamo fatto colazione. Eravamo tutti poco vestiti, giusto le mutande e delle t-shirt. Ed eravamo affamati visto che avevamo quasi saltato la cena, la sera prima. Ci siamo gettati sul pane, il burro, i cornetti, ho tirato fuori i formaggi, l’uva, il paté, ci abbiamo dato dentro. Anna ha iniziato a limonare con Silvia dopo essersi messa in bocca della marmellata. Io le guardavo e scattavo foto col cellulare. Si sono messe a ridere, Anna ha tolto la t-shirt a Silvia, le ha spalmato con le dita della marmellata sui capezzoli, poi glieli ha leccati.
Silvia ad un certo punto ha detto: ragazzi, mi avete fatto passare una delle notti più incredibili della mia vita.
Anche tu a noi, ho commentato.
Volete uscire? ho chiesto, dopo un po’. Sono scoppiate a ridere, talmente strana sembrava, come domanda.
Siamo tornati a letto, lasciando tutto sul tavolo. E lì Silvia ha mormorato delle parole che non dimenticherò mai: fatemi quello che volete. Era troppo. Lei era l’amica geniale. Davvero.
L’abbiamo girata sulla pancia, le abbiamo massaggiato il sedere per un’ora, credo, a turno, io e Anna. Lei gemeva, sussultava a tratti e inzuppava il nostro materasso dei suoi umori. Non avevamo del gel, in casa, che scemo, non l’avevo comprato, ma tutti abbiamo visto Ultimo tango a Parigi. Così ho preso del burro e gliel’ho messo dietro, un po’ spalmato e un po’ infilato dentro visto che era duro da frigo (sentirai un po’ di freddo, l’ho avvisata).
Poi, molto molto lentamente, gliel’ho messo nel culo. E questa volta senza preservativo. Almeno dieci anni che non lo facevo più. Era stretto, ma accogliente. Ha gridato solo una volta, quando è entrata la cappella. Poi ha iniziato: sì, sì, tutto, tutto, fammelo sentire tutto, sì, oddio…
Io sono andato avanti a cavalcarla mentre Anna le accarezzava la testa. Silvia soffocava i suoi gemiti nel cuscino. È durato molto, il letto cigolava, è stato bellissimo. Il resto del tempo l’hanno passato abbracciate a coccolarsi, mentre io un po’ dormivo e un po’ le guardavo.
È dovuta ripartire verso le 4. A malincuore, ma doveva tornare ad Arezzo per passare la serata con sua madre, una complicata questione di badanti che non potevano sostituirla.
Si è lavata di nuovo, non la doccia, stavolta, solo un po’. E quando è uscita ci ha baciati sulle guance, come se avessimo passato la giornata a giocare a carte.
Vi scriverò. – ha aggiunto – Adesso non posso dire altro.
L’abbiamo guardata dal balcone mentre usciva dal portone dello stabile, mentre attraversava la strada e saliva in macchina. Mi mancava già.
Perché all’inizio di questo racconto ho parlato di punti di vista? Beh, perché dal mio punto di vista mia moglie mi aveva fatto un magnifico regalo.
Ma, quando siamo andati a letto, di comune accordo senza esserci ripuliti, per conservare ancora un poco l’odore di Silvia sui nostri corpi, in un momento di intimità quasi perfetta, è stata Anna a dirmi: grazie per questa esperienza.
E poi: lo faresti ancora?
Se vi va di fare due chiacchiere: coltranejohn39@gmail.com
Io e mia moglie siamo gente normale. E anche la nostra amica Silvia.
Siamo una coppia di cinquant’anni. Piacevole, credo, soprattutto mia moglie Anna, donna forse non troppo appariscente, è alta poco più di 1,60 e ha tutto “in proporzione”, ma che si fa apprezzare, per il carattere espansivo e per la bellezza dei lineamenti del viso, incorniciato dai capelli rossi, che porta sempre spettinati. Io invece sono un ex-nuotatore e quindi il fisico mi è rimasto abbastanza, nonostante i tanti anni di ufficio; le spalle larghe, il torace ampio… E pochi peli.
Ovviamente ci piace il sesso ma con gli anni, ahimé, la passione fra noi si è raffreddata.
Abbiamo molti amici. Con nessuno di loro però ci è mai venuto in mente di fare scambi di coppie o robe del genere. Forse non ne saremmo capaci, ci lasceremmo coinvolgere troppo. E comunque, ci teniamo a conservare le nostre amicizie così come sono.
Con Silvia, però, le nostre fantasie si sono accese. Il fatto è che Silvia, intanto, era una sconosciuta. E poi che ci è piaciuta subito. L’abbiamo conosciuta al mare, all’isola d’Elba, l’estate scorsa. Ha una decina di anni meno di noi. Era lì da sola, su una sdraietta sulla riva di ciotoli, in due pezzi nero, leggeva un romanzo, a volte rispondeva al telefono. Biondina, un po’ come mia moglie come corporatura, ma più sinuosa. Non aveva nessuno che le spalmasse la crema. A fine pomeriggio, complice un aperitivo nel bar del piccolo stabilimento balneare, siamo entrati in confidenza. Ci ha raccontato che la sua ultima relazione risaliva a due anni prima. Lui l’aveva lasciata quasi sulla soglia dell’altare e le aveva spezzato il cuore.
Da allora, più nessuno.
Ma neanche così, per divertimento? ha chiesto Anna.
Lei ha scosso la testa.
Anna non è riuscita a trattenersi dal chiederle: ma come fai?
Silvia ha messo su un sorriso un po’ rassegnato, come a dire…cara, devo arrangiarmi da me, mi basto.
Quella sera quando siamo andati a letto Anna ha iniziato a strusciarmisi addosso, cosa che non succedeva da una vita. Quando l’ho toccata in mezzo alle gambe l’ho trovata allagata.
Dopo avere scopato, le ho chiesto che cosa avesse. Ma mi sembrava chiaro. Stava pensando a Silvia.
Ti piace?
Mah, non è che mi piace, anche se è molto graziosa…
Allora ti piace.
Sai, pensavo a che voglia arretrata una possa avere dopo due anni che non lo fa.
Anna ha sempre avuto qualcuno, fin dall’età di 15 anni, una volta ridendo mi aveva detto che il periodo più lungo che aveva passato senza un uomo erano state tre settimane, quindi capisco che per lei un’astinenza tanto prolungata possa sembrare inconcepibile.
Siamo andati avanti a parlare, a fare pure ipotesi: ma secondo te ci starebbe? Hai visto il libro che leggeva: la Sanvitale. Tu la conosci, potresti iniziare così…?
Discorsi del genere. Anna non mi era mai sembrata particolarmente attirata dalle donne anche se mi aveva raccontato di avere trascorso una “pazza notte” con un’amica ai tempi dell’università. Le ho chiesto anche se non le avrebbe fatto impressione vedermi nell’atto di fare l’amore con un’altra donna. Mi ha risposto: non so.
Già questo valeva come un mezzo “no”.
Comunque Silvia è partita due giorni dopo e niente si è concretizzato.
Noi stiamo a Bologna. Silvia abitava ad Arezzo, non molto lontano. Viaggiava spesso perché era una consulente di una grossa società.
Passò a trovarci un mese dopo. Pranzammo assieme in città, nel pomeriggio doveva scappare, l’aspettavano a Verona. Ci sembrò così bella, con i suoi capelli corti e il ciuffo sbarazzino, che dava luce a un viso radioso, il sedere alto, il seno che sembrava volesse uscire dalla camicetta (forse erano anche quelle armi segrete del suo lavoro).
Quando se ne fu andata io e Anna decidemmo di comune accordo di invitarla per un week end.
Poi dove la portiamo? ho chiesto.
Anna mi ha guardato allusivamente: a letto. Ma dal tono ancora scherzava, non c’era niente di pianificato e non ne parlammo più, né facemmo programmi. L’idea era lì nell’aria, aleggiava. Le giravamo attorno come se avessimo paura di rovinarla con un’eccessiva pianificazione. Ma entrambi ci stavamo facendo le nostre storie mentali.
Comunque Silvia accettò immediatamente. Due settimane dopo, erano i primi di ottobre, venne a trovarci. Aveva addosso uno dei suoi vestitini monocolore, che le donavano, questo era celeste, leggero, faceva ancora molto caldo. Ecco, è lì che mi sono emozionato. Fino a quel momento si era trattato di un gioco di fantasia. Ora, stavamo passando su un piano di realtà.
Avevamo preparato la camera degli ospiti, e deciso di cenare a casa, io in cucina me la cavo.
Mentre mi apprestavo a preparare, Anna ha chiesto a Silvia se voleva fare una doccia. Strana richiesta, tutto sommato, non è che avesse alle spalle un viaggio di dieci ore. Comunque, Silvia ha risposto sì, grazie! con la sua voce squillante. Anna le ha preso due asciugamani e l’ha accompagnata in bagno.
Mi è sembrato che rimanesse di là un po’ troppo. Che ci voleva a mostrare una doccia?
Intanto io tagliavo le mie verdure e preparavo i miei ripieni.
Quando Anna è ricomparsa era un po’ rossa in faccia.
Tutto bene?
Sì sì.
Ho continuato a darmi da fare con le pentole. Anna si è lavata le mani, poi si ha iniziato ad aiutarmi. Passando dal frigo al forno le ho dato un bacio sul collo. Ha girato la testa e mi ha infilato la lingua in bocca.
Allora? le ho domandato, quando ha smesso di limonarmi.
Cosa?
Mi sono perso qualcosa?
Mh…sì.
Cioè? Ce l’avevo già duro.
Gliel’ho vista.
Come?
Si è spogliata.
Mentre eri lì?
Sì.
Ah però.
È depilata.
Davvero?
Sì.
Poi me lo ha afferrato attraverso i pantaloni: mh, senti che cazzo che abbiamo, qui…
Io le ho messo una mano sotto la gonna: avete fatto qualcosa?
Mh…no. È andata subito in doccia.
Magari aspettava che ti facessi avanti
Non so…non credo…ah, basta, fermo…
Bruscamente si è staccata da me e abbiamo continuato a preparare la cena in silenzio, io con le dita della mia mano umide.
Silvia è ricomparsa in salotto, addosso lo stesso vestito di prima. Si era messa qualche goccia di profumo buono, non invadente. Anna le aveva prestato delle ciabatte aperte, le sue se le era dimenticate.
Abbiamo bevuto vino bianco, seduti sul divano, io facendo la spola con la cucina. Mi dicevo che dovevo contenermi fino al dopocena.
Ma quando ho servito gli antipasti tutto ha iniziato a diventare più fluido, spiritoso, equivoco. Potenza del vino. Eravamo seduti a tavola, adesso. Silvia accavallava le gambe, rideva, Anna le ha toccato una caviglia cinta da una cavigliera. Argento? No, figurati, bigiotteria.
Voglio vedere anch’io, ho detto. Silvia ha allungato la gamba verso di me e le ho accarezzato a mia volta caviglia e polpaccio. Mi batteva forte il cuore.
Poi si è alzata, col bicchiere in mano, è andata verso la nostra porta-finestra. Che bello, qui, ha mormorato, guardando fuori, come se parlasse tra sé. Per la verità a me sembrava la solita strada, noi abitiamo al terzo piano di una palazzina, non in una villa sui colli, ma era un bel tramonto, sì. Mi sono alzato a mia volta, come se avesse un magnete, e Anna mi è venuta dietro. Eravamo lì in tre a guardare la strada e la scuola che abbiamo di fronte. Ti piace? ho sussurrato vicino al suo orecchio, iniziando a massaggiarla piano dietro la nuca, come se fosse una cosa normale.
Oh, che bello, ha detto lei, ma ancora poteva non significare niente, mentre Anna mi guardava con occhi sgranati, non so se più sorpresa della mia audacia o più timorosa che mandassi tutto all’aria.
Ma Silvia ha sollevato la testa e chiuso gli occhi, ed è stato più forte di me, l’ho baciata sul collo, come avevo fatto con mia moglie poco prima. Non si è mossa. Anna prudentemente le ha preso il bicchiere di mano. Sono salito con le labbra fino al lobo dell’orecchio, e contemporaneamente le ho messo le mie mani sui fianchi e sulla pancia. Fin qui, potevano essere ancora solo coccole. Poi l’ho baciata.
Silvia ha risposto al bacio, con un attimo d’esitazione, mi è sembrato. Il tutto è durato solo pochi secondi. Ci siamo staccati e lei: oddio, cosa succede? Si è voltata a cercare Anna, anche con una mano, Anna gliel’ha stretta, come per rassicurarla, e l’ha attirata a sé.
Cosa succede…ha sussurrato ancora, poi anche Anna l’ha baciata.
Toccava a me adesso essere sconcertato, vedendo mia moglie limonare con una donna, e farlo come se ci fosse abituata, accarezzandole il viso dolcemente, con la mano libera. Mi sono messo dietro a Silvia, l’abbiamo stretta fra i nostri corpi, ho ripreso a baciarle la nuca e il collo e con una mano le ho stretto un seno, sotto il vestito non aveva messo niente.
Quando le loro bocche si sono staccate Silvia ansimava, la testa abbandonata , il collo offerto alle nostre labbra. Non diceva più niente, lasciava che l’accarezzassimo e la baciassimo, una mano stretta al fianco di Anna, l’altra che ad un certo punto è finita sul mio sesso.
Non so quanto tempo abbiamo passato così, in piedi, prima di andare in camera e spogliarci, direi molto. Credo che quando c’è dell’incertezza la regola generale sia: bisogna andare avanti a lungo a “scaldarsi”, cioè a pomiciare, fin che si arriva ad un punto dal quale sarebbe troppo difficile tornare indietro.
Silvia sospirava in maniera sempre più forte. Ho visto che Anna aveva infilato una mano sotto l’orlo del vestitino celeste, e doveva essere risalita fino in mezzo alle sue cosce.
Mh, si lamentava, stringendomi la patta. Ho incrociato lo sguardo di Anna. Era duro, limpido, diretto. Se la stava lavorando come un uomo che sa come mandare in orbita una donna. Un tratto di lei che non conoscevo.
Alla fine, dovevamo avere tutti e tre le gambe molli, Anna l’ha trascinata per mano fino al nostro letto. Silvia ha sospirato solo: dove andiamo? Come se non lo sapesse.
Io ho avuto la lucidità di schizzare in cucina a controllare che non ci fosse nulla di acceso. Quando le ho raggiunte Anna stava sfilando il vestito a Silvia, da sotto. Vestito che è finito per terra. Poi hanno ripreso a baciarsi, inginocchiate sul letto, finché Silvia si è sdraiata sulla schiena. Anna le ha tolto le mutandine, l’ultima barriera. Ed è comparsa quella magnifica vulva di cui mi aveva parlato, lucida, le labbra gonfie.
Anna ha cercato di nuovo il mio sguardo. Adesso mi sembrava intriso di complicità. Si è chinata fra le gambe di Silvia, le ha accarezzato le grandi labbra, quindi ha introdotto un dito, due. Vedevo i movimenti, li conoscevo bene. Non si limitava ad andare avanti e indietro, piegava le dita per stimolarla internamente, come ero solito fare io con lei. Poi gliel’ha aperta con le dita e ha iniziato a leccarla, con dedizione, partendo dal basso, e dalle pareti della vagina, prima di arrivare al clitoride, gonfio, rosso, esposto.
Non so quante volte Silvia sia venuta nei venti minuti successivi. Continuava a gemere fino a raggiungere un acme, ah sì, oddio, ah sì sì, oddio-dio…poi si calmava e Anna tornava ad incalzarla, sembrava non essere mai sazia, fino a strapparle di nuovo quel oddio, s-sì, sì, mh, oddio....
In quella fase io ho fatto poco, mi sono solo tolto da solo i vestiti e ho spogliato Anna pezzo per pezzo. Alla fine le ho passato una mano fra le gambe, colava.
Inginocchiato vicino alla testa di Silvia, il suo viso stravolto dal piacere, guardavo quello spettacolo di corpi femminili, rosei, ancora un po’ abbronzati, quella pelle liscia, quei seni turgidi, più grandi e rotondi quelli di Silvia, più minuti quelli di mia moglie. Mi beavo di ogni particolare: la danza dei piedi bianchi di Silvia, ad esempio, con le unghie luccicanti di smalto madreperlaceo, le dita che si piegavano ad arco per poi distendersi, come seguendo le onde del piacere, la cavigliera che si scuoteva. Le sue mani stringevano il lenzuolo del nostro letto, e ogni tanto si allungavano a cercare i capelli di Anna. La sua bocca era aperta, a mangiare l’aria, restituendola sottoforma di gemiti, di ansimi, ogni tanto di piccole grida che non riusciva a trattenere. La testa di mia moglie sempre fra le sue cosce.
Solo dopo un bel po’ sono uscito da quello stato di stupore, e ho avvicinato il mio cazzo alla sua bocca. Quando Silvia se n’è accorta lo ha preso con una mano e se l’è portato alle labbra. Ha leccato la cappella, poi se l’è ingoiato, iniziando a succhiarlo come una bambina succhia un ciucciotto tanto agognato. Inutile dire che sono venuto quasi subito, riempiendole la gola. Si è sentito distintamente quando ha deglutito.
Il mio orgasmo ha segnato la prima tappa della serata.
Tappa per modo di dire. Anna è finalmente risalita da dov’era stata per un tempo lunghissimo, il viso bagnato dal mento al naso. Si sono baciate teneramente. Poi Silvia si è voltata dalla mia parte, baciandola ho sentito il mio sapore nella sua bocca.
Mai, mai…ha sospirato.
C’è voluto poco perché mi tornasse duro. Avevo immaginato che Silvia non stesse prendendo la pillola, se era molto tempo che non aveva un uomo, quindi avevo comprato dei preservativi, dopo anni, e li avevo nascosti nel cassetto del mio comodino. Quando ne ho preso uno Anna ha fatto un’espressione stupita, forse anche ammirata.
Me lo sono infilato con scioltezza, non sono mai stato uno che faceva tante storie per questa cosa, e poi mi sono messo di schiena. Silvia mi è salita sopra. Anna mi ha preso in mano il cazzo per tenerlo dritto e Silvia è scesa lentamente a impalarsi.
Anna ha tolto la sua mano. Con la stessa mano però ha iniziato ad accarezzarle il clitoride, mentre lei prendeva a muoversi, prima piano poi più velocemente. Le stringevo i fianchi e mi sentivo un antico imperatore.
È toccato a Silvia adesso godere quasi subito, doveva essere l’effetto di un cazzo vero dentro di sé, anche se “vestito”. Ha lanciato un gridolino che devono avere sentito fino in strada. Poi si è sdraiata su di me, affondando il suo viso nel mio collo. Tremava come una tortora.
Cosa succede?
Non ha risposto. Stava un po’ piangendo, e Anna premurosa le accarezzava la schiena.
L’ho lasciata lì un po’ a riprendere fiato. Poi l’ho fatta alzare, per ricomporre il quadro, perché non ero ancora venuto. Anna stavolta sotto, Silvia che la copriva. Io dietro, ho ripreso a scoparla. Più forte, stavolta. Vedevo le mani di mia moglie aggrappate ai glutei di Silvia, li allargava scoprendo anche il suo piccolo buco rotondo. Ho pensato che non ci fosse niente di più eccitante al mondo.
Poco prima dell’orgasmo sono uscito e mi sono tolto il preservativo. Le sono venuto sulla schiena.
Ho descritto fin troppo alcune delle cose che abbiamo fatto. I gesti, gli atti, li conosciamo tutti.
Quella notte sono venuto quattro volte, una anche dentro mia moglie. Alla quinta ad un certo punto ho finto l’orgasmo, con il preservativo ovviamente è possibile, perché non ce la facevo più a spingere e la conclusione rimaneva lontana. Loro sono andate avanti ad accarezzarsi e a strusciarsi, ognuna con una gamba dell’altra fra le cosce, fin quasi al mattino, in un alternarsi di ansimi e di versi, quello di Anna, che conoscevo (lei faceva solo ah ah, quando veniva, ma a gola spiegata, come se mollasse i freni), e quello di Silvia (oddio, sì, oddio sì, sì sì).
Il giorno dopo, a turno siamo andati in bagno. Poi abbiamo fatto colazione. Eravamo tutti poco vestiti, giusto le mutande e delle t-shirt. Ed eravamo affamati visto che avevamo quasi saltato la cena, la sera prima. Ci siamo gettati sul pane, il burro, i cornetti, ho tirato fuori i formaggi, l’uva, il paté, ci abbiamo dato dentro. Anna ha iniziato a limonare con Silvia dopo essersi messa in bocca della marmellata. Io le guardavo e scattavo foto col cellulare. Si sono messe a ridere, Anna ha tolto la t-shirt a Silvia, le ha spalmato con le dita della marmellata sui capezzoli, poi glieli ha leccati.
Silvia ad un certo punto ha detto: ragazzi, mi avete fatto passare una delle notti più incredibili della mia vita.
Anche tu a noi, ho commentato.
Volete uscire? ho chiesto, dopo un po’. Sono scoppiate a ridere, talmente strana sembrava, come domanda.
Siamo tornati a letto, lasciando tutto sul tavolo. E lì Silvia ha mormorato delle parole che non dimenticherò mai: fatemi quello che volete. Era troppo. Lei era l’amica geniale. Davvero.
L’abbiamo girata sulla pancia, le abbiamo massaggiato il sedere per un’ora, credo, a turno, io e Anna. Lei gemeva, sussultava a tratti e inzuppava il nostro materasso dei suoi umori. Non avevamo del gel, in casa, che scemo, non l’avevo comprato, ma tutti abbiamo visto Ultimo tango a Parigi. Così ho preso del burro e gliel’ho messo dietro, un po’ spalmato e un po’ infilato dentro visto che era duro da frigo (sentirai un po’ di freddo, l’ho avvisata).
Poi, molto molto lentamente, gliel’ho messo nel culo. E questa volta senza preservativo. Almeno dieci anni che non lo facevo più. Era stretto, ma accogliente. Ha gridato solo una volta, quando è entrata la cappella. Poi ha iniziato: sì, sì, tutto, tutto, fammelo sentire tutto, sì, oddio…
Io sono andato avanti a cavalcarla mentre Anna le accarezzava la testa. Silvia soffocava i suoi gemiti nel cuscino. È durato molto, il letto cigolava, è stato bellissimo. Il resto del tempo l’hanno passato abbracciate a coccolarsi, mentre io un po’ dormivo e un po’ le guardavo.
È dovuta ripartire verso le 4. A malincuore, ma doveva tornare ad Arezzo per passare la serata con sua madre, una complicata questione di badanti che non potevano sostituirla.
Si è lavata di nuovo, non la doccia, stavolta, solo un po’. E quando è uscita ci ha baciati sulle guance, come se avessimo passato la giornata a giocare a carte.
Vi scriverò. – ha aggiunto – Adesso non posso dire altro.
L’abbiamo guardata dal balcone mentre usciva dal portone dello stabile, mentre attraversava la strada e saliva in macchina. Mi mancava già.
Perché all’inizio di questo racconto ho parlato di punti di vista? Beh, perché dal mio punto di vista mia moglie mi aveva fatto un magnifico regalo.
Ma, quando siamo andati a letto, di comune accordo senza esserci ripuliti, per conservare ancora un poco l’odore di Silvia sui nostri corpi, in un momento di intimità quasi perfetta, è stata Anna a dirmi: grazie per questa esperienza.
E poi: lo faresti ancora?
Se vi va di fare due chiacchiere: coltranejohn39@gmail.com
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