Cinquanta

di
genere
tradimenti

Volevo rimanere fedele al mio uomo. Prima avevo fatto varie esperienze. Poi, quando mi ero innamorata di lui, mi ero calmata. Ma dopo cinque anni assieme non ce l’ho fatta. Negli ultimi tempi il nostro rapporto si era raffreddato. Per colpa mia, credo. Lavoravo troppo, e poi stavo arrivando alla soglia dei cinquanta. Per la prima volta nella mia vita non mi sentivo più così desiderabile.
Quando Renato, il mio datore di lavoro, ha iniziato a farmi la corte, ho ceduto quasi subito. Era sposato, il che ai miei occhi rappresentava una garanzia. Sarebbe stata solo una storia di sesso, sesso ricreativo. Non toglieva nulla al mio matrimonio, in fondo. Anzi, avevo ricominciato anche a fare l’amore con mio marito.

Ma Renato aveva qualcosa di perverso, qualcosa che ho riconosciuto al volo. Una sera, era poco più di un mese che era iniziata, fra noi, mi ha portata in un parcheggio vicino al casello dell’autostrada. Sapevo che in quella zona si facevano strane cose, come scambi di coppie. Fino a quel momento lo avevamo fatto in macchina, in albergo e un paio di volte nell’appartamento che gli aveva prestato un amico. Una volta mi aveva anche sodomizzata, erano anni che non mi succedeva. Quindi, tutto bene, nonostante lui fosse un po’ più giovane di me. Ero persino lusingata che mi avesse scelta, anziché dedicarsi a qualche giovane standista di quelle che incontravamo spesso alle fiere. Ma sinceramente non capivo perché fossimo finiti in quel parcheggio.
Comunque, non volevo dirgli di no. Quella mattina mi ero vestita per l’occasione, già sapevo che ci saremmo imbucati da qualche parte prima di rientrare alle nostre case, infatti avevo detto a mio marito che avevo un impegno serale. Avevo un vestito corto, nero, e sotto un body semitrasparente. Per tutto il giorno avevo aspettato che le sue mani si posassero sul mio corpo e mi ero bagnata più volte all’idea. Poi prima di uscire ero andata in bagno a pulirmi con una salvietta rinfrescante.
Lui ha spento il motore.
- Posto strano – ho osservato. – E se ci vedono?
- Ti dispiacerebbe?
- Beh, sì. Se mi riconoscessero, sì.
- Chi vuoi conoscere, qui? E poi, questa è una zona franca. Non ti preoccupare.
Zona franca, ho pensato, mentre ci baciavamo. Ha infilato la mano sotto l’orlo del vestito e ha iniziato ad accarezzarmi fra le gambe, più lentamente del solito. Ho allungato la mano a mia volta e ho sentito il suo sesso sotto la stoffa dei pantaloni. Pensavo di succhiarglielo, ma lui non sembrava avere fretta. Ad un certo punto, comunque, mi ha chiesto – potrei dire ordinato - di sganciare i gancetti del body, una richiesta che mi eccitava sempre, perché mi calava nella condizione di complice, come se mi togliessi volontariamente le mutande davanti a lui anziché farmele togliere.
Ero fradicia, ha scostato il bordo delle mutande ed è entrato in me con facilità con un dito. Ho chiuso gli occhi per abbandonarmi al piacere, ma dopo un po’ si è fermato.
- Ci stanno guardando – ha detto.
- Cosa?
Era vero, c’erano due uomini dalla mia parte, si erano avvicinati senza che me ne accorgessi. Probabilmente erano scesi dalle macchine parcheggiate li attorno, e adesso indugiavano oltre il finestrino. Non riuscivo a vederli bene, nel buio, uno era alto e ben vestito, l’altro mi sembrava un uomo più anziano, grosso, pelato.
- Basta, dai… - ho detto, mentre Renato riprendeva a scavarmi.
- Ti dispiace se guardano?
Non sapevo cosa rispondere. Ero offuscata dal senso di imbarazzo e terrorizzata che potessero riconoscermi. Ma il mio corpo non mi obbediva, voleva continuare.
Con un ultimo barlume di ragionevolezza gli ho afferrato il polso. Lui ha tolto il dito, poi si è chinato a sfilarmi le mutande.
- No – mi sono lamentata. Ma con il busto mi ero inarcata. Decisamente, divisa.
Con lo slip bianco in mano, ha abbassato il mio finestrino. Ho sentito l’aria della sera sul viso.
- Gliele diamo? – mi ha chiesto.
- Cosa?
Senza rispondermi, ha allungato la mano e ha passato le mie mutande al più alto dei due. Nel frattempo si erano aggiunte al gruppo altre due sagome, sembravano quelle di due ragazzi, ma non riuscivano ad avvicinarsi e rimanevano dietro i due che avevano conquistato la posizione migliore.- Grazie – ha detto l’uomo, prendendole e portandosele al naso. Dopo averle odorate per bene, le ha passate a quello pelato, che ci ha affondato il naso a sua volta.
- Che odore meraviglioso – ha mormorato, con voce strozzata.
Renato ha ricominciato ad accarezzarmi, stavolta esternamente, mi titillava il clitoride.
- Ti dispiace se ti accarezzano?
- Sì.
- Solo i seni.
Ho apprezzato che usasse quella parola anziché tette. Ma non credevo che avrebbero avuto il coraggio di farlo. Invece ho sentito Renato che diceva loro – Potete accarezzarla, solo sopra.
Ho visto una mano entrare dal finestrino. Era quella dell’uomo elegante. Ha iniziato a palparmi un seno, sopra il vestito. Ora avevo la mano di Renato che mi masturbava e un’altra che mi accarezzava il seno destro. Una sensazione nuova. Eccitante, mio malgrado. Mi faceva sentire ancora più desiderata.
Anche l’altro uomo ha messo una mano dentro e ha iniziato ad accarezzarmi le gambe. La mano che mi accarezzava sopra si è spostata sull’altro seno, quello sinistro.
- Glieli facciamo toccare bene, cosa dici? – ha detto Renato ha questo punto.
Si, anch’io volevo essere liberata.
Ha abbassato le spalline, poi anche il body.
Ho sentito l’aria della notte sui capezzoli, e subito dopo, le mani che li accarezzavano, calde.
Una mano sul grembo. Dita che sfioravano le mie grandi labbra, poi entravano in quel lago. Ma quelle dita, prima uno, poi due, non erano di Renato.
Ho lasciato che si divertissero con me finché sono venuta una prima volta, afferrando la mano che mi faceva godere nel momento culminante, guidandola dentro di me.
Quando sono tornata sulla terra ho visto che i due uomini avevano tirato fuori il loro cazzi, e anche Renato. I ragazzi – adesso li vedevo meglio – ci stavano solo guardando, estasiati.
- Vuoi farli venire? Con le mani. Solo con le mani, dai.
Va bene, ho pensato. A quel punto, mi sentivo pronta.

Renato è sceso, ha girato attorno alla macchina e mi ha aperto la portiera. C’è stato un attimo di imbarazzo adesso che quella barriera era caduta, risolto con un sorriso di tutti. Mi sono seduta con le gambe fuori e ho allungato le mani. Ho iniziato a massaggiare i loro cazzi mentre loro mi accarezzavano la testa, e Renato mi guardava, giocando col suo.
Quello grasso ad un certo punto si è fatto avanti verso la mia bocca.
- Solo se lei vuole – lo ha ammonito Renato. E poi, a me - Vuoi? Lo vuoi in bocca?
Era un cazzo normale, né grande né piccolo. Ho seguito l’istinto, a quel punto ero troppo eccitata. Dopo un po’ sono passato all’altro, che era più lungo, e circonciso. L’ho spompinato più in fretta fin quando non si è tirato indietro, dicendo solo – Vengo.
Un lungo fiotto di sperma mi ha bagnato la mano, la guancia e parte dei capelli. Allora mi sono dedicato all’altro, che non mi ha avvisato quando ha iniziato a sborrarmi in gola. Indecisa sul da farsi, ho ingoiato il suo seme.
- Brava – ha detto, tenendomelo dentro fin quando non ha iniziato a diminuire di volume. Intanto mi accarezzava la nuca, teneramente. A questo punto rimanevano i due ragazzi. Ero perplessa se soddisfarli o meno. Ma Renato aveva altro in mente – Vuoi fargliela leccare? Cosa dici?
- Cosa? – Mi sembrava di avere detto solo cosa, quella sera, dovevo sembrargli all’improvviso una stupida.
- Vuoi che te la lecchino?
- Non so.
La mia perplessità era dovuta al fatto che non volevo essere leccata da dei principianti, è molto spiacevole.
- Proviamo – ho acconsentito.
- Mettiti dietro, sdraiati qui – ha detto lui, aprendo la portiera posteriore.
Così, sono scesa dalla macchina - mi sembrava che altre persone ci stessero guardando, dalle vetture parcheggiate lì attorno - e rapidamente mi sono sdraiata sul sedile posteriore.
- Avanti – ha detto Renato, al primo, un ragazzo che sembrava una specie di rapper, con i capelli quasi rasati, mentre l’altro li portava lunghi fino alle spalle. Poi Renato, si è accomodato sul sedile davanti per guardarmi.
Ho sentito la testa del ragazzo fra le mie cosce. Una cosa un po’ più intima di un pompino. Ero pronta a dire basta ma, sorpresa? Ho sentito la punta di una lingua molto sensibile venire a cercare il mio clitoride. Poi lo ha lasciato, è scesa in basso, si è infilata nelle mie profondità, ha leccato l’interno della mia figa prima da una parte, poi dall’altra, e quindi è risalita fino alla pietra preziosa. Alcuni rapidi colpi. Come mi hanno fatta sussultare. Incredibile. Nonostante la sua età, il ragazzo era un esperto di cunnillingus!
- Come va? Mi ha chiesto Renato.
- Molto…bene.
- È bravo?
- Mh…bravissimo.
Il ragazzo ha proseguito a lavorarmi fin quando non ho perso il controllo e gli sono venuta in bocca, gemendo più di prima.
- Godi, brava – ha detto Renato. E poi – Adesso gliela devi dare, però, se l’è meritata. Hai il preservativo?
Il ragazzo deve avere risposto sì. Io, di mio, non capivo più nulla. Sono rimasta lì a gambe aperte fin quando non l’ho sentito penetrarmi, e poi iniziare a pompare. Non è durato molto, ma è stato bello, mi ha fatto sentire piena.
Quando si è sfilato ho sentito Renato incitare gli altri – Avanti il prossimo.
Un nuovo cazzo è entrato in me, duro come l’acciaio. Doveva essere il ragazzo con i capelli lunghi. Lui mi ha presa con più forza dell’altro, quasi con violenza, strappandomi degli urletti.
- Aspetta – gli ha ordinato Renato. – Ti fa male? – ha chiesto poi a me.
- No – ho risposto. Ed infatti, era così. Ce l’aveva proprio d’acciaio, ed era lunghissimo.
Ha ripreso a scoparmi – avevo le cosce sollevate, appoggiavo una caviglia sullo schienale del sedile e l’altra sulla sua spalla - e a quel punto ho sentito una mano sul clitoride.
- Ti piace, allora, eh?
Era Renato.
- Sì, sì, sì… ho detto.
- Non dirmi che godi di nuovo…
- No...oh…no, no…
Il ragazzo era resistente, non si fermava. I suoi colpi e le carezze di Renato alla fine hanno avuto la meglio, ho avuto un terzo orgasmo, mi devono avere sentita fino in fondo al parcheggio.
Poi il ragazzo si è tolto il preservativo, l’ho lasciato fare e nel giro di pochissimo si è segato sulla mia pancia.
Cominciavo ad essere stanca. Ma ho sentito che i due che avevo fatto venire prima adesso si lamentavano. Anche loro volevano scoparmi. Per avere 49 anni mi sentivo molto desiderata, ma, lo ripeto, ormai anche provata.
- Ne hai ancora voglia? Ha chiesto Renato.
- Ce l’ho in fiamme, gli ho detto, anche se non era del tutto vero.
- Non è l’unico ingresso, ha osservato lui.
Voleva che dessi il culo a quegli sconosciuti? Avevo capito bene? Tra l’altro lui non era ancora venuto. Si divertiva a fare la regia della cosa, ecco cosa gli piaceva. Lui era il regista, io la sua star.
- Dai, avanti, ha insistito. – Girati.
- No.
Allora è sceso, è girato attorno alla macchina e ha aperto l’altra portiera posteriore. Mi ha accarezzato i capelli e se l’è tirato fuori.
Ho fatto quello che pensavo volesse da me. Mi sono girata e gliel’ho preso in bocca. In questo modo, ovviamente, ho offerto il culo a chi stata dall’altra parte.
Non si chi mi ha fatta per prima, se il calvo o l’elegante. Credo il calvo. Prima me lo ha messo nella figa, poi si è bagnato le dita con la saliva e me l’ha spalmata sull’ano. Ormai ero pronta a prenderlo, e infatti non ha fatto troppa fatica ad entrare. Con il cazzo di Renato in bocca e quello dello sconosciuto nel culo mi sono sentiva finalmente appagata.

coltranejohn39@gmail.com (per eventuali conversazioni)







scritto il
2025-06-24
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