Regalo di capodanno
di
john coltrane
genere
orge
La casa era nostra, mia e di mia moglie Silvia. La usavamo durante l’estate, e per invitare degli amici durante le feste. Stavamo in montagna, vicino a un lago, lo si vedeva dal balcone. Boschi tutt’attorno. Un luogo isolato ma non troppo, visto che il paese distava solo cinque minuti d’auto.
Avevamo quattro camere da letto, tre bagni, una cucina, e una enorme sala hobby, con tv, tavolata per le cene, divani, e uno spazio libero da mobili dove Silvia faceva il suo yoga. Qui avevamo messo per terra coperte e materassini da palestra, e un sacco di cuscini. Avremmo atteso il capodanno facendo dei giochi, non volevamo ingozzarci di cibo. Avevamo molte scatole di giochi diversi ma ci spettavamo qualcosa di più, questo si capiva, anche se nessuno aveva esplicitato chiaramente cosa. I capodanni, si sa, sono adatti alle pazzie.
I presenti: io, 50 anni, piuttosto in forma anche se con un po’ di pancia, tutti i capelli in testa di un bel castano, il viso perfettamente rasato. Silvia, anni 43, bionda, piccola, educata, con un viso dolce che avevo visto incantare molti uomini, nei nostri 15 anni di matrimonio, e un corpo sinuoso, che in passato aveva concesso con generosità.
C’erano la sorella di Silvia, Chiara, una pr, e suo marito Jona, insegnante di greco e latino. Chiara aveva due anni meno di Silvia, fisicamente le assomigliava ma aveva il viso più allungato e il corpo più muscoloso. Una donna espansiva, ma, a mio giudizio, anche un po’ tormentata, piena di energia sessuale inespressa. Jona al suo fianco non sembrava molto ben combinato, con lei: robusto, con la barba, l’aria triste. Sapevo che stravedeva per Silvia, era evidente. Del resto tanti uomini stravedevano per Silvia, o, se se l’erano fatta, la rimpiangevano.
Poi avevamo una coppia giovane: Michael, nipote di Silvia e Chiara, figlio della loro terza sorella, che non faceva il capodanno con noi perché era in America col marito (era tranquuilla che il figlio passasse l’ultimo dell’anno con noi), e Elly, la sua compagna. Avevano entrambi 25 anni. Lui altolargo di petto e di spalle, un ragazzo molto bello. Elly era a sua volta alta ma magra, sembrava una modella. Aveva la carnagione bianchissima e piedi lunghi, eleganti, che mostrava spesso perché detestava i calzetti, facendomi arrapare in silenzio.
Infine c’erano Siria e Anica, una coppia di nostre amiche. All’apparenza molto diverse, ma affiatate. Siria, veterinaria, che conoscevamo da anni, era una specie di punk, una rossa piccola e nervosa, sempre in movimento. Aveva la mia età. Anica, alta, flessuosa, con splendidi occhi neri su un viso infantile, aspirante scrittrice, era molto più giovane di lei, superava da poco la trentina. Silvia l’aveva ribattezzata “la gatta morta”.
Era stata proprio Anica a portare i giochi. Ne provammo alcuni, seduti per terra, sui materassini, bevendo, divertendoci. La casa era calda, Elly si era tolta subito la felpa rimanendo con una camicetta e altri stavano per imitarla.
Giocammo a indovinare i titoli dei film, improvvisavamo scenette. Poi eravamo passati al gioco della verità, e Silvia aveva scandalizzato tutti dicendo che una volta ad una festa era stata con quattro uomini. Io la storia dei quattro uomini la sapevo ma forse sua sorella no, e mi ha cercato con gli occhi, per vedere la mia reazione.
Ad un certo punto fra noi comparve la scatola di un nuovo gioco, mai visto prima.
- E questo… - disse Anica, introducendolo. – È un po’ speciale.
Non aggiunse altro. Ma il disegno sul coperchio faceva pensare proprio a quel tipo di gioco. Subito si creò una certa esitazione. Nessuno voleva provarlo. Ma nessuno voleva neanche metterlo via.
Guardammo tutti Anica, incoraggiandola ad andare avanti.
- Ci sono vari gradi – spiegò, laconica – Soft, medio e hard.
Silenzio. – Beh – azzardai – forse potremmo provare quello soft? Per curiosità.
Sì, forse, sì, dai, fin che aspettiamo mezzanotte… Questo il tono dei commenti. Come se non importasse veramente a nessuno. Ma l’attesa, il batticuore, si stavano diffondendo, come un contagio.
Anica ci spiegò brevemente come funzionava. Era un gioco davvero basico, come il gioco della bottiglia, solo che a girare era una specie di freccia. Nella versione soft, ci spiegò, la prima persona indicata dalla freccia doveva accarezzare la seconda. - Ma da sopra i vestiti - precisò.
- Ci mancherebbe che fosse da sotto – esclamò Chiara, fra il divertito e lo scandalizzato.
- Quella – disse Anica - è la versione media.
- Non voglio sapere qual è quella hard.
I due giovani sembravano i più sciolti, anche se di fatto lì c’erano le zie di Michael, quindi, insomma, era quasi un incesto.
Io chiesi cosa succedeva se uscivano due persone dello stesso sesso. Avrei voluto evitare di essere accarezzato da un uomo. Ma ovviamente Siria e Anica mi sfotterono. – Cos’è, hai paura di scoprire qualcosa?
Già, che stupido. Cosa mi aspettavo, da due lesbiche?
Fu Michael a offrirsi di fare girare la freccia.
- Dai, allora, vediamo cosa succede.
La prima persona indicata fu Jona. La seconda, mia moglie.
Ah, fortunato, rise Michael. Beh, dove doveva accarezzarla? Le carte che si pescavano subito dopo avere girato la freccia indicavano, con dei disegnini, solo due posti: petto o fra le gambe. In questo caso, era uscito fra le gambe.
Calò il silenzio. Jona era chiaramente in imbarazzo, ma eccitato. Silvia, tranquilla, seduta sulle ginocchia, ben dritta sulla schiena, si limitò a schiudere un po’ le cosce. Jona le passò la mano lì in mezzo, sul cavallo dei pantaloni della tuta, solo una volta, dal basso verso l’alto. Una carezza leggera, niente di più. Poi, nel silenzio generale, ritornò al suo posto di fianco a Chiara.
Michael fece girare di nuovo la freccia. Uscirono Siria, la punkettona, e poi Elly.
- Anche a te è andata bene. – ridacchiò il nipotone. – Ma pesca la carta…ah, attenzione: questa volta la carta dice seno.
Siria, spostandosi carponi, si portò di fronte a Elly. – Quale posso toccare? – chiese, riferita ai seni. Elly in verità era quasi piatta, ma adesso tutti vedevano i suoi capezzoli premere attraverso il tessuto della camicetta bianca.
- Quella che vuoi – sorrise. – Anche tutte e due se ti fa piacere.
- Davvero? Grazie.
Siria allungò la mano e l’accarezzò delicatamente sopra la camicia. Prima il seno destro, quindi il sinistro. Poi tornò accanto alla compagna, che era rimasta in silenzio.
La freccia tornò a girare. Uscii io. E Chiara. Anche nel mio caso si trattava solo di seno. Mi avvicinai e le palpai il seno destro, attraverso la maglia leggera che indossava, saggiandone la consistenza. Lo feci senza tanto riguardo, come se fosse mio. Anche attraverso la maglia, ne avvertivo la compattezza. Chiara divenne rossa in viso e tutti se ne accorsero.
Di nuovo mia moglie. Adesso era lei a dover toccare il nipote, fra le gambe.
- Zia – rise Michael – sono tutto tuo.
Michael sembrava aver preso il gioco per il verso giusto, come una cosa divertente da fare per l’ultimo dell’anno. Ma tutti sospirammo quando mia moglie posò la sua piccola mano, con la fede, sul pacco del nipote, e lo tastò per bene, per indovinare la consistenza di quello che premeva sotto i jeans. Risate. Jona commentò: che porcella!
Silvia lo fulminò con uno sguardo. – Dopo vengo a sentire il tuo.
Michael girò la freccia. Venne fuori proprio lui. E poi una carta che nessuno aveva visto prima. – È il jolly – spiegò Anica. Puoi scegliere chi e cosa toccare
- Bene – sorrise il ragazzone. Allora…Anica, vorrei toccare te se non ti dispiace.
- Fai pure. Dove?
Michael si avvicinò e le posò la mano fra le cosce. Ci sembrò che Anica sussultasse impercettibilmente. Portava solo dei pantacollant, e forse si sentiva di più.
- Grazie – disse Michael.
- Di niente – sussurrò lei.
Nei giri successivi, tutti più o meno toccarono tutti, il gioco serviva a questo, era un gioco stupido, non c’era una vera vittoria. L’unica cosa un po’ thrilling che successe, almeno per me, fu che ad un certo punto anch’io dovetti toccare Michael. Non mi tirai indietro, come potevo fare, a quel punto? A cinquant’anni non avevo mai fatto una cosa del genere, neanche con quei modi scherzosi e camerateschi che a volte gli uomini usano in palestra, e devo dire che sentire il pacco del ragazzo, bello duro, mi diede un tuffo al cuore.
Ci fermammo, ci rimettemmo in piedi, stare tanto seduti per terra alla lunga poteva essere scomodo. Silvia fece dei caffè. Qualcuno preferì bere un po’ di vino, o di grappa. Ma adesso eravamo tutti eccitati. Gli uomini con l’erezione nei pantaloni, le donne, credo, belle bagnate fra le cosce. E la notte era lontana. Anica chiese, sempre in quella sua maniera distaccata, se volevano provare la versione successiva.
Si aprì una discussione. Sì, no, sì, no.
- Va bene – disse Siria, allora lo mettiamo via.
Delusione. In realtà nessuno voleva chiuderla così. Eravamo tesi come corde di violino.
- Sentite, proviamo ad andare avanti un po’ – propose Elly – senza impegno. E poi semmai smettiamo.
Era quello che tutti volevano sentirsi dire.
- Adesso giro un po’ io – disse Silvia. – Ma prima, penso che dovremo almeno slacciarceli – aggiunse, sbottonandosi i pantaloni e tirando giù la cerniera. Ci guardammo come se avessimo realizzato solo in quel momento, che dovevamo toccarci sotto i vestiti. Poi, però, senza protestare, ci sbottonammo le braghe(chi le aveva) e facemmo volare le cinture.
- Io direi alle ragazze di togliere anche questo – disse Siria alzando la maglietta e portandosi le mani dietro la schiena. – Aspetta, ti aiuto – fece Anica, e l’aiutò a togliersi il reggiseno. Anche mia moglie e Chiara la imitarono, mentre Elly si era capito che non aveva niente da togliere.
Poi finalmente Silvia fece girare la freccia. Ammiravo la sua disinvoltura, e per il momento non mi sentivo geloso.
Uscirono lei e Siria. A Siria luccicavano gli occhi, era evidente che le piacesse l’idea di essere accarezzata da mia moglie. Ed infatti Silvia lo fece molto lentamente, e quando estrasse la mano da sotto la maglietta si allungò sfiorando con le labbra le labbra di Siria. – A presto – le sussurrò. Siria annuì felice, indifferente allo sguardo di Anica.
La freccia tornò a girare. Uscì prima Chiara, poi il nipote.
- Oddio, no – disse Chiara, arrossendo fino alla punta delle orecchie.
- Zia, questo non lo diciamo a mia mamma vero? – rise il ragazzo.
Chiara nascondendosi la faccia con una mano, allungò l’altra verso il nipote, che le sedeva a fianco. L’infilò dentro i suoi pantaloni.
- Mh…che bastone – commentò. Tutti esplosero in risate, compreso Michael, che disse. – Zia, sto cercando di trattenermi!
Uscì di nuovo Chiara. – Ma, insomma, lo fai apposta! – rimproverò la sorella. Uscì anche Anica. Doveva accarezzarla sotto. Le si avvicinò, sembrava non sapesse come mettersi. Anica si sdraiò sulla schiena appoggiando la testa sulle ginocchia di Siria. Chiara infilò la mano dentro ai suoi pantacollant e tutti vedemmo che la muoveva lentamente dal basso verso l’alto, la bocca dischiusa. Si passò la lingua fra le labbra, si capiva che fosse eccitata tanto quanto quella che stava ricevendo la carezza.
- Va bene, tempo scaduto – disse poi Michael, rompendo l’incanto. – Zia, torna al tuo posto.
Mia moglie girò la freccia. Venne Jona, e poi Silvia. Questa volta Jona le infilò una mano sotto la maglia di cotone e le palpò un seno. Poi le chiese, con una voce strozzata. – Posso anche l’altro?
- Non ti allargare – lo canzonò Michael. Ma Silvia fu magnanima e lasciò che spostasse la mano da un seno all’altro, spingendo anche il busto verso di lui. Silvia aveva seni perfetti. Io percepivo il desiderio di Jona nei suoi confronti come qualcosa di disperato.
Quindi Elly accarezzò Siria fra le gambe. E, finalmente, Io e Chiara!
Guardai di sbieco Jona. Si torceva nella gelosia. Feci tutto molto lentamente. Mi avvicinai a Chiara, le proposi di mettersi giù. Lei mi obbedì. Si mise giù con la schiena, la testa su un cuscino, chiuse gli occhi e allargò un poco le gambe.
- Comodi? – canzonò Michael. Ma io non gli badavo. Mi misi in ginocchio accanto a lei e allungai la mano. – apri un po’ di più – le chiesi. Lei lo fece. Passai sotto l’elastico degli slip, erano rossi, come vuole la tradizione, e trovai quel dettaglio commovente, una donna in fondo così trattenuta con una biancheria aggressiva. Sentii sotto i polpastrelli i peli della sua figa. Scesi di più e partii dal basso. Risalii lungo il taglio della vagina, con il medio. Scivolava sul bagnato. Poi raggiunsi il cappuccio del clitoride.
- Il regolamento dice: una carezza – mormorò Anica divertita. Ma io mi attardai un po’ di più sulla sua pietra preziosa, con un piccolo movimento circolare.
Poi sfilai la mano. Chiara deglutì.
Tornai al mio posto e mia moglie mi guardò divertita. Subito dopo le toccò di nuovo il nipotone.
- Sono abbonata – commentò.
Michael si mise in piedi. I pantaloni gli scesero sulle ginocchia, il suo grande pene svettava fuori dalle mutande, che abbassò prontamente. Notammo anche che si depilava.
Silvia si portò fino a lui, ginocchioni. Gli prese il cazzo con una mano e iniziò ad andare su e giù. Questo era più che toccare, ormai, ma nessuno disse nulla, affascinati dallo spettacolo di questa bionda che masturbava il ragazzo, che giganteggiava sopra di lei. Alla fine Silvia fece scorrere la mano fino ai suoi testicoli, che sembravano tesi e pieni come una pallina da tennis. E poi, sospirando, tornò a posto.
Lui, non riuscendo a rimetterselo dentro i pantaloni, si risolse a coprirlo con il bordo della t-shirt.
Andammo avanti così. Venimmo fuori anche io e Silvia, e mi piacque toccarla sotto, sentirla allagata. Ad un certo punto Jona dovette prendere il mio in mano. Io a mia volta accarezzai Elly. Toccai la sua patata, liscia come quella di una bambina, perfettamente depilata, e umida. Lei fece “mh…” quando le sfiorai il clitoride. Mi bastò.
Ormai il desiderio era diventato incontenibile. Tutti stavamo facendo degli sforzi per non precipitarci a scopare, almeno con i nostri o le nostre partner. Solo che, vista la situazione, sembrava che nessuno volesse farlo. Cioè che nessuno volesse fare sesso con la persona con cui lo faceva sempre.
- Cosa prevede la fase hard? – chiese Michael.
- Baciare – disse Anica.
Baciare. Sempre le stesse parti del corpo?
- Sì.
- Che ne dite? Andiamo avanti ? – chiese il ragazzone. –Stavolta dobbiamo toglierci tutto, credo.
- No, ma sei fuori? – protestò Chiara.
-Allora mettiamo via.
- Noo – disse Elly, debolmente.
- Mettiamola ai voti – dissi. – Chi vuole andare avanti?
Uno a uno, tutti alzarono le mani, me compreso, tranne Chiara e Jona
- Va bene, fanculo – disse Chiara alla fine, e l’alzò anche lei. Jona rimase fermo e scrollò le spalle.
Come in tranche, tutti si levarono pantaloni e mutande. Ma non le magliette o le camicie, che usavano per coprirsi almeno sommariamente là sotto, tranne Anica, che si mise subito nuda ma chiese per favore un “asciugamanino” da mettersi sotto il sedere.
Capimmo fosse una richiesta ragionevole, specie per le donne. Silvia e io prendemmo il necessario in bagno. Tornammo nella sala e tutti si misero sotto qualcosa, chi sul tappeto, chi sul cuscino, se sedevano sopra un cuscino.
Io avevo il cazzo durissimo, una gocciolina sulla cappella. Temevo che prima o poi sarei venuto senza volere. Anche Michael e persino Jona, nonostante fosse il meno entusiasta, ce l’avevano in tiro. E le ragazze? Come andava là sotto? Lo immaginavo.
Anica girò la freccia. Mi sembrava che sapesse come fare, che, insomma, il gioco potesse essere un po’ truccato. Chissà se anche Silvia se n’era accorta. Venne fuori Jona. Poi io.
Ci guardammo. Che succedeva adesso?
- Vediamo la carta – fece Michael. Poteva anche uscire petto. Invece no. Doveva baciarmi fra le gambe.
Senza una parola, si avvicinò a me. Si chinò e semplicemente stampò un bacio alla base del mio uccello. Mi sarebbe bastato ma Anica disse: - A questo punto per bacio si intende qualcosa di più di un semplice bacio.
Eh, sì, convennero tutti. Allora Jona si abbassò di nuovo e stavolta fece sparire la mia cappella nella sua bocca. Io non lo toccai. Andò su e giù tre volte, con la testa. Poi si sollevò, e chiese: va bene così?
Chiara ci stava osservando a bocca aperta. Mi chiedevo se fosse eccitata o disgustata.
Poi uscì una coppia, i due ragazzi. Lei sorrise e si sdraiò, Michael si chinò su di lei, a parti invertite, come si fa solitamente con un 69 ma senza mettersi a cavalcioni della sua faccia, rimanendo di lato, e con la punta della lingua le leccò quella vulva liscia e lucida, che tutti stavamo guardando incantati. Elly intanto con la mano gli toccava il sedere, probabilmente anche il buco del culo, per stimolarlo. Di nuovo, nessuno li richiamò e andarono avanti almeno per una trentina di secondi. Quando Michael sollevò la testa la figa della sua ragazza era lucida e aperta davanti ai nostri occhi, dovetti distogliere lo sguardo per non sborrare.
Subito dopo uscì Anica, e di nuovo Elly. Anica a differenza di Michael si sdraiò nuda di fronte alle gambe divaricate di Elly, mostrando a noi che stavamo seduti dietro tutto lo splendore della sua vagina, del suo culo, della sua schiena, persino le piante dei piedi. Con le mani la vedemmo allargare le grandi labbra di Elly per leccarla dentro in profondità, e poi risalire fino al clitoride, gonfio, rosso. Elly, che fino a quel momento si era trattenuta, cominciò a respirare più velocemente. Era appena stata leccata da Michael, quindi ci stava che stesse arrivando all’orgasmo. Ma a questo punto Anica si sollevò, e comprendemmo quanto potesse essere perfida.
Elly, sdraiata a gambe aperte sul tappeto, mugolò: - No, ti prego, non fermarti… Allungò d’istinto una mano in mezzo alle gambe ma Michael le afferrò il polso. – No, amore questo non è concesso.
Elly si dimenò ancora un poco sul tappeto, sollevando ritmicamente il bacino, poi di calmò. Si tirò su con gli occhi lucidi, il trucco sfatto, le guance imporporate. Aveva perso tutta la freddezza iniziale. Appoggiò la testa alla spalla di Michael e non disse più nulla.
Quindi uscì Chiara, e poi io. E a quel punto, pensai che, sì, chi faceva girare la freccia sapeva almeno un po’ come pilotarla.
Non guardavamo più neanche le carte. Nessuno si sarebbe accontentato di succhiare capezzoli. Mi tirai su la maglietta per scoprire il cazzo. Chiara venne verso di me, in questa maniera un po’ ridicola con la quale ci spostavamo stando seduti per terra, un po’ gattonando, un po’ sulle ginocchia. Per prenderlo in bocca, comunque, doveva stare a quattro zampe, quindi a pecora. Mi guardò. Poi guardò il mio cazzo. Lo afferrò con una mano alla base – l’altra mano le serviva per reggersi – e finalmente lo fece scomparire nella sua bocca. Sentii un brivido attraversarmi tutto il corpo. Affondai le mie dita fra i suoi capelli, ma non per spingerla giù, non lo facevo mai, solo per sentirmeli in mano. Andò su e giù quattro volte, poi fece per rialzarsi ma io le strinsi i capelli più forte. Lei gemette, con il mio cazzo in bocca, e riprese a succhiare.
- Vengo, – dissi.
Fu un lampo di puro piacere. Mi svuotai completamente nella sua gola, lei non staccò la bocca e continuò a ingoiare, mugolando. Solo alla fine si tirò indietro, per guardarmi di nuovo, dal basso verso l’alto. Aveva la bocca semiaperta dalla quale usciva un filo del mio sperma, che raccolse prima con la lingua e poi con la mano.
La tensione si sciolse in un applauso. Vidi che anche mia moglie applaudiva, ma non Jona.
Chiara tornò a posto, accanto al marito. Sapevo che era solo questione di tempo prima che concludessimo, adesso. La volevo come non mai. Lei con un gesto drammatico si tolse la maglia, e rimase anche lei nuda, come Anica.
La ruota riprese a girare. Uscì, guarda un po’, di nuovo Chiara, e poi Elly.
Jona sembrava indispettito. Ma Elly si rimise in posizione.
- Vai a sciacquarti la bocca. – disse però a Chiara - Ce l’hai piena di sborra. Non per niente, ma non vorrei restare incinta per sbaglio.
Senza commentare, Chiara si alzò. Nuda, questa bella donna matura, tonica, sfilò davanti a noi per andare in bagno. Poi tornò, si sdraiò davanti a Elly, come aveva fatto Anica poco prima, e senza una parola iniziò a leccarla. Dal principio Elly non reagiva ma Chiara insistette, con la lingua e con le dita. Adesso sembrava avesse perso ogni freno e, dopo aver fatto godere me, voleva far godere anche la fidanzata del nipote.
Elly, come aveva fatto prima, prese a respirare velocemente, come una cagnetta, e a spingere con il bacino contro la bocca e le dita di Chiara. E, a questo punto, vedemmo chiaramente Chiara mettersi il medio in bocca e poi infilarglielo nel culo.
Aaah, gridò Elly. Un grido di sorpresa, probabilmente. Michael, accanto a lei, non la toccava, si limitava a guardarla. Chiara spinse ancora, fino a fare entrare, un centimetro dopo l’alto, quasi tutto il ditto. Poi riprese a leccarla.
Ah ah…sì… - gemeva Elly – Mi fai godere, mi fai go-de… E quindi un aah aah più grande, più forte, la testa rovesciata all’indietro.
- Sento le tue contrazioni – disse Chiara, il dito sempre dentro lo sfintere della giovane donna.
Era stato uno spettacolo quasi commovente.
Chiara si sfilò da lei con attenzione e tornò al suo posto, con l’aria di dire: adesso a chi tocca?
Toccò a Jona. E a Michael.
- No, non lo faccio – disse Jona.
Michael non sapeva cosa dire.
- L’hai già fatto con lui e non mi pare ti avesse fatto schifo – osservò Anica, indicando me.
- Ma io…
- Vieni, che ti aiuto – gli disse Anica.
Jona secondo me non aveva capito bene cosa intendesse. Ma si portò vicino a Michael. Anche Anica si avvicinò. Adesso avevano il cazzo del ragazzo in mezzo a loro. Anica allungò la lingua e iniziò a leccare l’asta. A quel punto Jona, con un po di titubanza, la imitò. Vedemmo quelle lunge danzare con il cazzone del ragazzo fra loro, toccandosi, cercandosi.
Poi Jona ebbe un tremito e si tirò indietro.
- Cosa fai? – gli chiese Anica.
Troppo tardi. Lo vedemmo afferrarsi il cazzo e schizzare, schizzò un lungo fiotto di sborra addosso ad Anica, la prese sula pancia, e sulle tette.
- Ah, vedi il porco – disse lei – È stato merito mio o di tuo nipote?
Jona non rispose. Era sembrava come svuotato. Qualcuno gli tirò dei fazzolettini. Si pulì la mano e pulì il tappeto dove era colato un po’ di sperma.
- Pulisci anche qui – gli ordinò Anica. Lui avvicinò la mano ma lei la respinse. – Con la lingua.
E Jona obbedì, passò la sua lingua sul fianco e sul seno della ragazza, leccandole via il suo sperma.
- Coraggio, signori, facciamo girare! – disse Siria. Fece girare lei la freccia.
Che indicò Silvia. E, ancora una volta, il nipote.
Lui per l’occasione si sedette su una poltrona, con un’aria da imperatore romano. Chiara si inginocchiò a suoi piedi, noi ci eravamo messi tutti attorno. Afferrò il pene alla base, lucido della saliva di Jona e Anica, e se lo porto alla bocca. Iniziò a succhiarlo mentre con la mano gli accarezzava i testicoli depilati.
- Ah, zia, come sei brava … - sospirava lui.
Siria, che si era messa dietro a mia moglie, a questo punto non resistette e la penetrò con due dita da dietro.
Silvia gemette accelerando il ritmo. Anche il ritmo della mano di Siria accelerò. Si sentiva un rumore di pozzanghera, ciac, ciac, tanto Silvia era bagnata.
- Zia vengo, zia ven…go – gemette Michael, sborrandole in bocca
Silvia venne quasi contemporaneamente, con un prolungato mmmh…mhhh….una specie di muggito, ma senza staccare la bocca dal cazzo del nipote.
Ormai i freni erano saltati e da qui in poi il gioco si trasformò in un’orgia.
Scambierei volentieri messaggi con qualche scrittrice. Non scrivo conto terzi. coltranejohn39@gmail.com
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