Il Maestro Zen ci premia per la nostra devozione

di
genere
sadomaso

Il Maestro ci ha invitate ad una cerimonia per sancire appieno la nostra appartenenza al suo clan.
Entusiasmate per questa evoluzione e riconoscimento dei nostri sforzi ci rechiamo velocemente al Tempio, pene di speranza e di soddissfazione.
Entriamo in quello squallido e puzzolente seminterrato.
Come consuetudine ci spogliamo e ci poniamo nude al centro di quella misera sala adornata miseramente con dicutibili ornamenti orientali.
Siamo frementi di ricevere il premio del Maestro.
Rimaniamo nude in ginocchio per diverso tempo; forse ore.
Ci chiediamo se si tratta di una prova; esauste continuiniamo a sostenerci sicure che riceveremo il nostro giusto premio.
Finalmente appare il Maestro che entra litaniando chissà cosa nella sua incomprensibile lingua.
Noi ci abbassiamo per riverenza salutando il Supremo e ringraziandolo per la sua presenza.
Quello quasi senza sentirci continua a pronunciare le sue misteriose nenie girandoci attorno e colpendoci di tanto in tanto con una bacchetta.
Ci sentivamo onorate che per la prima volta il Maestro ci colpisca personalmente; non era mai successo prima.
Cominciavamo ad entusiasmarci sempre di più; la nostra stanchezza, il nostro sfinimento per le ore passate inginocchiate cominciavano a sparire sotto la splendida sofferenza inflittaci dal Maestro.
Cominciavamo a comprendere il potere spirituale dei suoi insegnamenti che ci permettevano di superare la sofferenza per raggiungere un nuovo livello di sensazione corporale e spirituale.
La cerimonia durò a lungo e noi venimmo colpite molte decine di volte forse centinaia.
Cominciammo a perdere la sensazione del tempo ed il dolore fisico prolungato cominciava via via ad attenuarsi.
Cominciavamo ad entrare splendidamente nel Nirvana.
Il Maestro ci aveva fatto raggiungere uno stupendo stato di perfezione spirituale.
Poi ad un certo punto lui smise di girarci attorno e di picchiarci.
Noi intontite notammo appena il suo pene eretto che usciva dal suo kimono.
Quel porco ci apostrofò in italiano dicendoci che era soddisfatto di noi e che dovevamo unirci in comunione con il suo corpo ed il suo spirito.
Noi ci entusiasmammo da questa iniziativa; desideravamo profondamente di unirci al suo corpo ed al suo spirito.
Gongolavamo nell'attesa di questo straordinario evento.
Il maiale prese un bicchiere e cominciò a masturbarsi davanti a noi.
Noi guardavamo estasiate il suo cazzo che manipolato velocemente dalla sua sapiente mano si ingrandiva sempre di più per produrre la sua essenza spirituale.
Quel maiale arrivò e sborrò nel bicchiere.
Lui lo sollevò al cielo pronunciando delle misteriose parole nella sua lingua.
Noi guardavamo affascinate quel contenitore dove gocce della splendida anima del Maestro si addensavano sul fondo.
Poi il Sublime pisciò nel bicchiere, quasi riempiendolo.
Noi guardammo con occhi sgranati quel rito che il Maestro accompagnava con nenie e preghiere misteriose.
Noi fremevamo sempre di più, in attesa di ricevere quella comunione con il Maestro.
Poi finalmente il sublime cominciò ad avvicinarmi il bicchiere alle labbra; io lo accolsi come una benedizione.
Aprì la bocca e cominciai a sorseggiare l"anima" del Maestro.
Entrai in estasi mentre mia sorella mi guardava fremente e gelosa per essere stata io la prima ad entrare in comunione con il Maestro.
Ma dopo alcuni sorsi il sublime allontanò il bicchiere da me e lo rivolse verso la bocca ansimante ed anelante di mia sorella.
Lei sorseggiò quell'elisir di pace con estrema devozione e vidi nei suoi occhi che anche lei stava raggiungendo uno stato spirituale di supremo benessere.
Il porco che ci faceva ingoiare quello schifo del suo piscio mischiato al suo sperma, si alternò tra noi due finchè non vuotammo il bicchiere.
Con grande enfasi disse che con quella cerimonia eravamo entrate in uno stato prossimo, vicino, al confine tra la realtà ed il Nirvana, di cui senz'altro ne avevamo avvertito qualche sensazione.
Noi confermammo quanto il Maestro affermava, e lo ringraziammo pienamente per quanto aveva fatto per noi.
Lui fù molto sodisffatto dal nostro ringraziamento e ci disse che dovevamo prepararci ad una altra prova per verificare l'effetto della cerimonia.
Ci disse di sdraiarci pancia a terra per prepararci a subire la verifica.
Il sublime Maestro fece entrare un ciccione nudo che dotato di una frusta su ordine del Maestro cominciò a picchiarci duramente.
Quel porco del Maestro cominciò a masturbarsi mentre ci diceva che il nostro nuovo stato prossimo al Nirvana non avrebbe farci sentire il dolore.
Noi urlando, piangendo e contorcendoci per le durissime frustate rispondevamo che non sentivamo quasi niente, per accontentare la mistificazione di quel Maestro.
Per eccitare sempre di più quel porco sadico invitammo il boia pancione a colpirci più forte per dimostrare ipocritamente e falsamente che la sua cerimonia era riuscita.
La cosa ci eccitava, quanto eccitava quel sadico.
Ad un certo punto quel maiale del Maestro, eccitato per la nostra sofferenza, e per la nostra idiota sottomissione, sborrò come una furia spargendo nella stanza la sua sborra.
Io e mia sorella sottraendoci ai colpi dell'aguzzino ci affrettamo a raccogliere con la lingua quel sacro liquido.
Poi il Maestro si ecclissò nella sua stanza,senza lasciare ordini al boia che rimase perplessò sul da farsi.
Noi ansimanti per la sofferenza convincemmo il boia di fermarsi un momento con la sua frusta.
Lui un poco incerto smise di rustarci e ci chiese incredulo cosa doveva fare.
Noi gli rispondemmo cominciando ad accrrezzarli le sue palle ed il suo cazzo con le le nostre mani.
Fummo molto dolci a dare soddisfazione a quel panciuto e ritardato essere con le nostre mani.
Lo masturbammo con molta femminilità come arpiste con il loro strumento.
Quello eiaculò come una bestia, urlando ferocemente per quanto lo avevamo fatto godere.
Poi si adagiò stanco mentre noi recuperavamo i nostri vestiti per allontarci dal tempio.
A casa ci rendemmo conto di quanto i nostri corpi erano stati massacrati; dello schifo della comunione che ci aveva fatto ingoiare il piscio e la sborra di quel vecchio porco del Maesto.
Ci ecittammo come bestie e sulla follia di quella eccittazione facemmo l'amore tra noi.
Nonostante i dolori dei nostri corpi martoriati, ci abbandonammo ad una lunga passione amorosa godendo ripetutamente, sia io che lei.
Il Maestro ci aveva veramente concesso una straordinaria evoluzione sessuale.







scritto il
2025-09-21
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