Pensando a lei

di
genere
masturbazione

​È tardi e dovrei dormire. La mia casa è avvolta nel silenzio denso della notte, un silenzio che amplifica ogni mio pensiero, ogni mio battito del cuore. Ma la mia mente è un teatro in piena attività, un palcoscenico illuminato da un unico riflettore puntato su di lei: Yuko. Mi giro e rigiro nel letto, le lenzuola di cotone fresco che si attorcigliano attorno alle mie gambe. Cerco una posizione, un angolo di pace che possa placare questa irrequietezza febbrile che mi divora dall'interno, ma è inutile. Il sonno è un orizzonte lontanissimo.
​Mi arrendo. Allungo un braccio verso il comodino e prendo il telefono. Lo schermo si illumina, inondando per un istante il buio della stanza. Le mie dita si muovono con una familiarità quasi inconscia, aprendo la galleria delle immagini. Scorro le sue foto, un flusso rapido di momenti e sorrisi che mi colpisce come un'ondata di calore. Non mi soffermo su nessuna immagine in particolare; è l'insieme, la sua essenza catturata in pixel, che mi entra dentro e alimenta il desiderio che mi tiene sveglia.
​Blocco il telefono, lo appoggio a faccia in giù sul cuscino accanto a me, ma è troppo tardi. L'immagine di lei è impressa a fuoco dietro le mie palpebre, più vivida e reale che mai. Quel semplice atto è bastato a scatenare la tempesta. Capisco che non troverò pace stanotte. Non senza prima averla evocata, averla resa reale nel solo modo che conosco quando sono sola.
​Sono sola, in casa mia, ma la sua presenza evocata dalle immagini è così forte, così palpabile, che quasi mi sembra di sentirla respirare nel buio. Mi stendo di nuovo sulla schiena, nuda, il lenzuolo scivolato via sui miei fianchi. La mia pelle rabbrividisce a contatto con l'aria fresca della stanza. Le mie mani iniziano un viaggio esplorativo sul mio corpo, come se fossero le sue. Lente, deliberate. Accarezzo la linea della mia clavicola, il mio piccolo ciondolo a forma di luna crescente freddo contro la pelle. Scendo, sfiorando la curva dei miei seni, pizzicando delicatamente i capezzoli finché non si induriscono, tesi e sensibili. Poi le mie mani continuano la loro discesa, sullo stomaco, sui fianchi, soffermandosi sulla curva del mio sedere sodo. La mia pelle è ipersensibile, elettrica, come se ogni cellula ricordasse il suo tocco. E la mia mente, ormai libera da ogni freno, inizia a creare. Inizia a dipingere.
​Chiudo gli occhi e il film comincia. È un'immagine così vivida che il mio respiro si spezza.

Nell'immaginazione. Siamo qui, nella mia camera da letto. Yuko mi spinge contro il muro, le sue mani forti che mi afferrano i fianchi, le sue dita che si imprimono nella mia carne. Il suo bacio non è dolce, è brutale, quasi disperato, un assalto famelico. La sua lingua si intreccia con la mia, un duello umido e selvaggio, e io mi arrendo completamente. Mi solleva di peso, con una facilità sconcertante, e le mie gambe si allacciano istintivamente attorno alla sua vita. Mi porta verso il letto, ma non mi ci appoggia. Mi lancia sulle lenzuola con una foga che mi lascia senza fiato e con una fame di più che mi fa quasi male. I suoi occhi scuri, illuminati da una luce selvaggia, mi divorano.

Un gemito profondo mi vibra nel petto e mi sfugge dalle labbra. La mia mano destra, quasi per volontà propria, scivola più in basso, tra le mie cosce. Sono fradicia. Un fiume caldo e scivoloso ha già bagnato la pelle sensibile del mio interno coscia. Il pensiero di lei, della sua forza, del suo desiderio crudo, è un afrodisiaco potentissimo. Le mie dita trovano le mie labbra umide, gonfie, e le divaricano. Inizio a toccarmi, lentamente, accarezzando il mio clitoride con movimenti circolari, mentre la fantasia si fa sempre più reale, più prepotente.

Nell'immaginazione, Yuko è sopra di me, i suoi capelli neri che mi cadono sul viso come una tenda di seta. Non mi bacia. Mi guarda. "Sei mia, Fuuka," dice, la sua voce roca e profonda. Non è una domanda. È un marchio a fuoco. "Sei completamente mia." Le sue mani mi afferrano i polsi e me li bloccano sopra la testa. È così forte. Il suo corpo preme sul mio, schiacciandomi contro il materasso, e sento il suo sesso caldo e umido strofinarsi contro la mia pancia, lasciando una scia di umidità. Scende, la sua bocca che lascia una scia di baci di fuoco sul mio collo, sui miei seni, fino ad arrivare alla mia vagina. La sua lingua è un'arma precisa e spietata. Mi lecca con una furia che non mi lascia scampo, portandomi sull'orlo del piacere in pochi, interminabili istanti.

​Le mie dita si muovono più velocemente, il mio respiro è un ansimo affannoso. Il mio clitoride pulsa sotto il mio tocco, turgido, quasi dolorante per il bisogno. Ma non è abbastanza. Il mio corpo brama di più. Voglio la sensazione di essere piena, posseduta, invasa. Allungo una mano verso il comodino e afferro il mio vibratore. È un oggetto familiare, di silicone liscio e viola. Lo accendo. Il suo ronzio, basso e profondo, è l'unico suono nella stanza, una promessa vibrante.
​Lo porto tra le mie gambe. Il primo contatto della punta vibrante contro il mio clitoride è una scossa che mi fa inarcare la schiena, le dita dei piedi che si arricciano. Un urlo strozzato mi muore in gola. La sensazione è travolgente, un piacere così concentrato e intenso da essere quasi insopportabile. Muovo il vibratore lentamente, in cerchio, sentendo le vibrazioni irradiarsi in tutto il mio bacino, un terremoto di puro piacere che mi fa tremare le gambe.
​Mentre la mia mano destra si occupa del mio clitoride, il mio desiderio si fa più complesso, più avido. Voglio quella sensazione di pienezza totale che la mia fantasia mi sta urlando nella testa. La mia mano sinistra si allunga verso il tubetto di lubrificante sul comodino. Ne verso una generosa quantità sulla punta del mio indice e del mio medio. La goccia è fredda e scivolosa, in netto contrasto con la mia pelle bollente.

​Nell'immaginazione, mentre la bocca di Yuko mi sta facendo impazzire, sento le sue dita bagnate che mi preparano. Non la mia vagina. Il mio ano. Sento la sua esplorazione, la sua lingua che stuzzica e assaggia, finché non sono io a spingere contro di lei, a supplicare senza parole. Lei mi capisce. Un dito scivola dentro di me, lento, inesorabile. È una sensazione proibita, un piacere acuto che mi fa gridare il suo nome. Poi un secondo dito la raggiunge, aprendomi, stirandomi, possedendomi.

Riporto le mie dita lubrificate verso il mio corpo. Con una lentezza esasperante, le porto al mio ingresso posteriore. Il mio sfintere si contrae per un istante, un riflesso involontario, ma poi, al pensiero vivido di lei, si rilassa, si arrende. Il primo dito scivola dentro. La sensazione è incredibile. Un piacere diverso, più profondo, quasi spirituale. La pienezza mi fa sentire completa, totalmente aperta.
​Ora sto usando entrambe le mani, in un'orchestra di piacere solitario. Il vibratore ronza instancabile contro il mio clitoride, mandandomi ondate di piacere elettrico che mi fanno vedere lampi di luce bianca dietro le palpebre. Le mie altre dita si muovono lentamente dentro il mio ano, trovando un ritmo lento e profondo. E nella mia mente, è Yuko. È la sua lingua sul mio clitoride e sono le sue dita dentro di me. Ogni spinta delle mie dita è una sua spinta. Ogni vibrazione è un suo bacio.
​Sono completamente persa, alla deriva in un oceano di sensazioni. Il mio corpo si muove da solo, i miei fianchi che si sollevano dal letto per incontrare la pressione del vibratore, il mio sedere che si spinge contro le mie stesse dita. Sto gemendo il suo nome, ancora e ancora, in una litania di desiderio. "Yuko... Yuko... oh, Dio... Yuko..."
​Sento l'orgasmo arrivare. È un'onda anomala, una marea inarrestabile che sale dal profondo del mio essere. Aumento la velocità del vibratore al massimo, le vibrazioni diventano frenetiche, quasi violente. Spingo le mie dita più a fondo, girandole leggermente. Il mio corpo si tende, ogni muscolo contratto come la corda di un violino. L'immagine di Yuko che mi sorride, un sorriso selvaggio, famelico e possessivo, è l'ultima cosa che vedo prima di cadere nell'abisso.
​L'orgasmo mi colpisce con la forza di un uragano. È un'esplorazione totale. Sento il piacere irradiarsi da due centri contemporaneamente, una doppia onda che si scontra e si fonde in un caos magnifico, mandandomi in tilt. Grido, un suono liberatorio e disperato che si perde nel silenzio della mia casa. Il mio corpo si inarca violentemente, scosso da spasmi incontrollabili. La mia vagina si contrae attorno a un fantasma, il mio ano pulsa attorno alle mie dita. È un'esperienza totalizzante, un piacere così intenso che mi fa vedere le stelle.
​Quando finalmente finisce, crollo sul letto, tremante, senza fiato, completamente svuotata. Il vibratore mi scivola dalla mano, il suo ronzio che si spegne sul lenzuolo. Le mie dita escono lentamente da me, lasciando un'eco calda della sensazione di pienezza.
​Rimango così, immobile, per minuti interi, il cuore che rallenta la sua corsa folle, la pelle coperta da un sottile strato di sudore. Il silenzio è tornato, ma ora è diverso. È pieno, soddisfatto. Apro gli occhi e fisso il soffitto della mia camera. Un sorriso lento e languido mi spunta sulle labbra.
​Forse, adesso, riesco a dormire. E a sognarla.
di
scritto il
2025-09-10
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