Tutto inizia con un'occhiata
di
Fuuka
genere
saffico
Tutto inizia con un'occhiata.
Sono sul divano, il libro appoggiato sul petto è solo una scusa, un oggetto di scena. In realtà sto ascoltando, ogni mio senso teso verso il bagno, in attesa. Aspetto il suono dell'acqua che si ferma, quel piccolo clic che segna la fine di un mondo e l'inizio di un altro. Quando finalmente arriva, un silenzio denso e carico di potenziale riempie l'appartamento. Trattengo il respiro. Un istante dopo, la porta si apre e tu appari sulla soglia, una visione di vapore e pelle umida. Sei avvolta solo in un asciugamano bianco, i tuoi capelli neri, fradici, che gocciolano sulle tue spalle, la pelle arrossata e lucida, quasi incandescente.
I nostri sguardi si incrociano attraverso la penombra del salotto. E in quel decimo di secondo, l'universo si ferma e prende fuoco. Non è un invito, non è una seduzione. È un'accensione spontanea, una reazione chimica inevitabile e violenta. Vedo i tuoi occhi scurirsi, le tue labbra dischiudersi in un piccolo, quasi impercettibile sospiro che forma una nuvoletta di vapore nell'aria. E tu vedi la fame primordiale nei miei. Vedi la bestia che si agita, impaziente.
L'asciugamano cade a terra. Un gesto secco, definitivo. Una dichiarazione di guerra.
Non camminiamo l'una verso l'altra. Ci schiantiamo. Mi alzo di scatto, tu fai due passi veloci e ci scontriamo a metà della stanza con la forza di due corpi celesti in rotta di collisione. Il bacio è brutale, un impatto, un morso. Sento i tuoi denti che si scontrano con i miei, la tua lingua che invade la mia bocca con una furia che non cerca dolcezza, ma solo possesso. È un bisogno crudo, quasi violento, di consumarci a vicenda, qui e ora.
Le tue mani mi strappano la maglietta, sento il suono del tessuto che si lacera, un suono meravigliosamente selvaggio che mi fa gemere nella tua bocca. Le mie dita si avventano sui tuoi jeans, frenetiche, incapaci di slacciare un semplice bottone perché tremano troppo. Ridiamo, una risata strozzata, folle, in mezzo al bacio. Non c'è tempo per il letto, non c'è tempo per la delicatezza. Ti spingo contro il muro, la tua schiena nuda e ancora umida che sbatte contro l'intonaco freddo. Ansimi, un suono che è metà dolore e metà estasi pura, e quella è la mia droga.
La mia bocca scende, famelica, sul tuo collo, sulla tua clavicola, lasciando una scia di baci umidi e morsi leggeri che so ti lasceranno il segno. Sento il tuo polso che martella sotto la mia lingua. Scendo ancora. Le tue tette sono perfette, i capezzoli scuri già tesi e duri. Ne prendo uno in bocca, lo succhio con una forza quasi rabbiosa, lo tiro con i denti. Tu gridi, un suono acuto che mi fa vibrare il cranio, e sento le tue unghie che si conficcano nella mia schiena, lasciando scie di fuoco.
La mia mano scende tra le tue gambe, trovando una foresta di pelo nero e umido. Sei fradicia, un diluvio di desiderio solo per me. Non chiedo permesso. Infilo due dita dentro di te, con forza, e inizio a scoparti contro il muro. Il tuo bacino si muove a ritmo con le mie dita, un movimento selvaggio, incontrollato. Stai gemendo il mio nome, una litania spezzata, la testa gettata all'indietro. Ti apro le labbra con il pollice e inizio a torturarti il clitoride, un ritmo veloce e spietato, mentre le mie dita continuano il loro lavoro dentro di te.
Ti sento tremare, sei sull'orlo di un orgasmo. Ma non ti lascio venire. Non ancora. Sarebbe troppo facile, troppo veloce. Mi stacco da te, lasciandoti ansimante e bisognosa contro il muro, gli occhi sgranati e pieni di lussuria.
"Non basta," ringhio, la mia voce un suono che non riconosco, profonda e gutturale. "Voglio sentirti piena. Voglio sentirti spaccata."
I tuoi occhi si dilatano ancora di più, un misto di shock e di pura, fottuta eccitazione.
"Sul divano," ordino. "A quattro zampe. Adesso."
Obbedisci all'istante, un automa del piacere, gattonando goffamente verso il divano. Corro in camera da letto e torno con il nostro cazzo di silicone nero in mano, già lucido di lubrificante, la mia arma preferita. Ti trovo lì, il culo perfetto sollevato per me, un'offerta così sfacciata che mi fa impazzire.
"Guarda cosa ho per te, puttana," dico, mostrandoti il dildo prima di posizionarmi dietro di te. Lo punto contro la tua fica bagnata e, con una spinta secca e brutale, ti invado.
Urli, un suono che è musica per me, un inno alla mia conquista. E inizio a scoparti. A sfondarti. Il mio braccio è il motore, il dildo è la mia estensione, e tu sei solo il mio fottuto buco caldo e accogliente. Spingo, un ritmo duro, profondo, senza pietà. Ti tengo per i fianchi, controllando ogni tuo movimento, mentre ti lamenti e ti contorci sotto la mia furia. Sento il suono del silicone che entra ed esce da te, un suono umido e osceno che mi eccita da morire. Alzo una mano e ti schiaffeggio una natica, un colpo secco che lascia un'impronta rossa, e tu gridi ancora più forte.
"Implorami," ansimo contro la tua schiena sudata, il mio corpo che si muove a ritmo con il dildo.
"Ti prego, Fuuka... più forte... sfondami... ti prego..."
Aumento la velocità, un ritmo martellante, animalesco, che ci sta portando entrambe al limite. Ti sento venire, un'esplosione che ti fa contrarre i muscoli attorno al dildo, stringendolo, mungendolo. E quella vista, la sensazione di te che ti disfi per me, sotto la mia mano, è troppo. Crollo su di te, continuando a spingere anche mentre il mio stesso orgasmo inizia a montare, un'onda di calore che mi parte dal ventre.
Ma non è finita. Mi sfilo, lasciandoti ansimante e tremante sul divano. Ti afferro per un braccio e ti trascino a terra, sul tappeto, in mezzo ai nostri vestiti strappati. Ti butto sulla schiena e mi ci butto sopra. Ora siamo solo corpi contro corpi, pelle contro pelle. Mi metto sopra di te, le nostre fighe che si scontrano, umide e calde. Iniziamo a strusciarci l'una contro l'altra, un ritmo frenetico, disperato. Le nostre mani sono ovunque, a stringere, a graffiare. Le nostre bocche si ritrovano, selvagge.
È un caos di piacere, un sovraccarico di sensazioni. Sento il tuo clitoride premuto contro il mio, le tue labbra bagnate contro le mie, le tue dita che cercano di entrare in me mentre le mie fanno lo stesso con te. Non so più dove finisco io e dove inizi tu. Siamo un unico essere contorto, un unico grido di desiderio.
E veniamo insieme.
L'orgasmo è un'esplosione simultanea, un terremoto che ci scuote dalle fondamenta. Urliamo all'unisono, i nostri corpi che si contraggono in spasmi violenti, inondandoci a vicenda. È una liberazione così totale, così assoluta, da essere quasi un annientamento.
Quando tutto finisce, crolliamo l'una sull'altra, sul tappeto, in mezzo al caos. Siamo senza fiato, i muscoli che tremano, i corpi coperti di sudore e dei nostri umori.
Per un lungo istante, c'è solo il suono dei nostri respiri affannosi. Poi, sento una risata, un suono basso, rauco, che ti scuote il petto. E mi unisco a te. Ridiamo, una risata isterica, liberatoria, meravigliosa.
Non c'era niente di dolce, niente di romantico. Era solo sesso. Sfrenato, brutale, perfetto. E mentre ti bacio le labbra, assaggiando il nostro sapore, so con certezza che questa, a volte, è la forma più pura del nostro amore.
Sono sul divano, il libro appoggiato sul petto è solo una scusa, un oggetto di scena. In realtà sto ascoltando, ogni mio senso teso verso il bagno, in attesa. Aspetto il suono dell'acqua che si ferma, quel piccolo clic che segna la fine di un mondo e l'inizio di un altro. Quando finalmente arriva, un silenzio denso e carico di potenziale riempie l'appartamento. Trattengo il respiro. Un istante dopo, la porta si apre e tu appari sulla soglia, una visione di vapore e pelle umida. Sei avvolta solo in un asciugamano bianco, i tuoi capelli neri, fradici, che gocciolano sulle tue spalle, la pelle arrossata e lucida, quasi incandescente.
I nostri sguardi si incrociano attraverso la penombra del salotto. E in quel decimo di secondo, l'universo si ferma e prende fuoco. Non è un invito, non è una seduzione. È un'accensione spontanea, una reazione chimica inevitabile e violenta. Vedo i tuoi occhi scurirsi, le tue labbra dischiudersi in un piccolo, quasi impercettibile sospiro che forma una nuvoletta di vapore nell'aria. E tu vedi la fame primordiale nei miei. Vedi la bestia che si agita, impaziente.
L'asciugamano cade a terra. Un gesto secco, definitivo. Una dichiarazione di guerra.
Non camminiamo l'una verso l'altra. Ci schiantiamo. Mi alzo di scatto, tu fai due passi veloci e ci scontriamo a metà della stanza con la forza di due corpi celesti in rotta di collisione. Il bacio è brutale, un impatto, un morso. Sento i tuoi denti che si scontrano con i miei, la tua lingua che invade la mia bocca con una furia che non cerca dolcezza, ma solo possesso. È un bisogno crudo, quasi violento, di consumarci a vicenda, qui e ora.
Le tue mani mi strappano la maglietta, sento il suono del tessuto che si lacera, un suono meravigliosamente selvaggio che mi fa gemere nella tua bocca. Le mie dita si avventano sui tuoi jeans, frenetiche, incapaci di slacciare un semplice bottone perché tremano troppo. Ridiamo, una risata strozzata, folle, in mezzo al bacio. Non c'è tempo per il letto, non c'è tempo per la delicatezza. Ti spingo contro il muro, la tua schiena nuda e ancora umida che sbatte contro l'intonaco freddo. Ansimi, un suono che è metà dolore e metà estasi pura, e quella è la mia droga.
La mia bocca scende, famelica, sul tuo collo, sulla tua clavicola, lasciando una scia di baci umidi e morsi leggeri che so ti lasceranno il segno. Sento il tuo polso che martella sotto la mia lingua. Scendo ancora. Le tue tette sono perfette, i capezzoli scuri già tesi e duri. Ne prendo uno in bocca, lo succhio con una forza quasi rabbiosa, lo tiro con i denti. Tu gridi, un suono acuto che mi fa vibrare il cranio, e sento le tue unghie che si conficcano nella mia schiena, lasciando scie di fuoco.
La mia mano scende tra le tue gambe, trovando una foresta di pelo nero e umido. Sei fradicia, un diluvio di desiderio solo per me. Non chiedo permesso. Infilo due dita dentro di te, con forza, e inizio a scoparti contro il muro. Il tuo bacino si muove a ritmo con le mie dita, un movimento selvaggio, incontrollato. Stai gemendo il mio nome, una litania spezzata, la testa gettata all'indietro. Ti apro le labbra con il pollice e inizio a torturarti il clitoride, un ritmo veloce e spietato, mentre le mie dita continuano il loro lavoro dentro di te.
Ti sento tremare, sei sull'orlo di un orgasmo. Ma non ti lascio venire. Non ancora. Sarebbe troppo facile, troppo veloce. Mi stacco da te, lasciandoti ansimante e bisognosa contro il muro, gli occhi sgranati e pieni di lussuria.
"Non basta," ringhio, la mia voce un suono che non riconosco, profonda e gutturale. "Voglio sentirti piena. Voglio sentirti spaccata."
I tuoi occhi si dilatano ancora di più, un misto di shock e di pura, fottuta eccitazione.
"Sul divano," ordino. "A quattro zampe. Adesso."
Obbedisci all'istante, un automa del piacere, gattonando goffamente verso il divano. Corro in camera da letto e torno con il nostro cazzo di silicone nero in mano, già lucido di lubrificante, la mia arma preferita. Ti trovo lì, il culo perfetto sollevato per me, un'offerta così sfacciata che mi fa impazzire.
"Guarda cosa ho per te, puttana," dico, mostrandoti il dildo prima di posizionarmi dietro di te. Lo punto contro la tua fica bagnata e, con una spinta secca e brutale, ti invado.
Urli, un suono che è musica per me, un inno alla mia conquista. E inizio a scoparti. A sfondarti. Il mio braccio è il motore, il dildo è la mia estensione, e tu sei solo il mio fottuto buco caldo e accogliente. Spingo, un ritmo duro, profondo, senza pietà. Ti tengo per i fianchi, controllando ogni tuo movimento, mentre ti lamenti e ti contorci sotto la mia furia. Sento il suono del silicone che entra ed esce da te, un suono umido e osceno che mi eccita da morire. Alzo una mano e ti schiaffeggio una natica, un colpo secco che lascia un'impronta rossa, e tu gridi ancora più forte.
"Implorami," ansimo contro la tua schiena sudata, il mio corpo che si muove a ritmo con il dildo.
"Ti prego, Fuuka... più forte... sfondami... ti prego..."
Aumento la velocità, un ritmo martellante, animalesco, che ci sta portando entrambe al limite. Ti sento venire, un'esplosione che ti fa contrarre i muscoli attorno al dildo, stringendolo, mungendolo. E quella vista, la sensazione di te che ti disfi per me, sotto la mia mano, è troppo. Crollo su di te, continuando a spingere anche mentre il mio stesso orgasmo inizia a montare, un'onda di calore che mi parte dal ventre.
Ma non è finita. Mi sfilo, lasciandoti ansimante e tremante sul divano. Ti afferro per un braccio e ti trascino a terra, sul tappeto, in mezzo ai nostri vestiti strappati. Ti butto sulla schiena e mi ci butto sopra. Ora siamo solo corpi contro corpi, pelle contro pelle. Mi metto sopra di te, le nostre fighe che si scontrano, umide e calde. Iniziamo a strusciarci l'una contro l'altra, un ritmo frenetico, disperato. Le nostre mani sono ovunque, a stringere, a graffiare. Le nostre bocche si ritrovano, selvagge.
È un caos di piacere, un sovraccarico di sensazioni. Sento il tuo clitoride premuto contro il mio, le tue labbra bagnate contro le mie, le tue dita che cercano di entrare in me mentre le mie fanno lo stesso con te. Non so più dove finisco io e dove inizi tu. Siamo un unico essere contorto, un unico grido di desiderio.
E veniamo insieme.
L'orgasmo è un'esplosione simultanea, un terremoto che ci scuote dalle fondamenta. Urliamo all'unisono, i nostri corpi che si contraggono in spasmi violenti, inondandoci a vicenda. È una liberazione così totale, così assoluta, da essere quasi un annientamento.
Quando tutto finisce, crolliamo l'una sull'altra, sul tappeto, in mezzo al caos. Siamo senza fiato, i muscoli che tremano, i corpi coperti di sudore e dei nostri umori.
Per un lungo istante, c'è solo il suono dei nostri respiri affannosi. Poi, sento una risata, un suono basso, rauco, che ti scuote il petto. E mi unisco a te. Ridiamo, una risata isterica, liberatoria, meravigliosa.
Non c'era niente di dolce, niente di romantico. Era solo sesso. Sfrenato, brutale, perfetto. E mentre ti bacio le labbra, assaggiando il nostro sapore, so con certezza che questa, a volte, è la forma più pura del nostro amore.
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