Gianna ricattata - IX parte - LEI
di
sexydurex
genere
dominazione
Lo zio Piero andò via con il cane.
Ero sul letto, in camera con papà, lo guardai, ma immediatamente distolsi lo sguardo.
- Mi vergogno, papi
- Non devi, Gianna; sono io che dovrei vergognarmi; lo stai facendo per aiutarmi
- mi stai vedendo fare cose inimmaginabili.
- ti sta pesando molto?
- alle volte, sì, altre meno. Oggi è stata dura, prima con quei dodici assatanati, adesso con il cane
- però godi
- questa è la cosa che più mi destabilizza. Ci sono dei momenti, nei quali perdo lucidità e mi lascio andare completamente. Vieni, papi
Si avvicinò e mi accarezzò con delicatezza. Lo baciai, mi prese un braccio e me lo legò alla spalliera, stessa cosa fece con l’altro. Si sedette su di me, allargò le chiappe e gli leccai il culo, per fortuna pulito; mi infilò il cazzo in bocca e lo spompinai.
Venne su di me per scoparmi, ci baciammo, sentii il suo dito incularmi, mi fece sussultare
- siiiii…papi…continua…sono la tua troia…si, fammi godere, dio…papiiiiiiiiii
- ti piace fare i pompini ai cani, vero?
- siiiii…sono una porca, sono una troia, godoooooo, papi, godoooooo
Godemmo insieme, mi venne nella figa, mentre sbrodolavo piacere.
Eravamo stesi, accoccolati e stanchi
- ti sta piacendo, questo gioco, vero, papi?
- mi ecciti tu
- me ne sono accorta. Alla fine di questo mese, continueremo a scopare?
- sarebbe bello
- e come facciamo? Ora abbiamo una scusa, dopo che ci inventiamo? soprattutto quando tornerà la mamma
- vedremo, per ora godiamocela
- facile per te, sono io che devo fare la zoccola in giro per la città, ma lo disse sorridendo, e continuò, domani cosa mi farà fare quel porco di zio Piero?
- non è ho idea
- ma tu sapevi fosse così pervertito?
- no, non immaginavo, si sta divertendo molto con te
- lo vedo
La serata trascorse tranquillamente ed il giorno dopo mi preparai per andare a lavorare. Avevo pensato di mettermi qualcosa di molto sobrio, per compensare il vestito, sin troppo audace, dell’ultima volta. Aprii l’armadio; c’erano solo abiti ridottissimi e leggings di tessuto sottile, troppo sottile.
- Papi, lo chiamai
- che c’è?
- cosa devo indossare? Ci sono solo microabiti e leggings strettissimi
- sì, lo zio ha rivoluzionato il tuo armadio
- ma cazzo, non posso andare ogni giorno in ufficio vestita da troia
- così ha deciso lo zio
- non ci sono nemmeno indumenti intimi, né slip né reggiseno
- lo so
Rassegnata, prese un top ed un leggings nero, aderentissimo, talmente stretto e sottile che non si faticava a vedere il disegno delle labbra della figa
- che stronzo, dissi
Scesi da casa, sentivo la stoffa dei leggings strusciare sulle labbra della figa, e per poco non venni. Avevo i capezzoli durissimi. Arrivai in ufficio e notai sguardi dei colleghi, forse erano curiosi di cosa avessi indossato quel giorno.
Mi divertii a sculettare ed a provocarli e chissà che un giorno mi avrebbero violentato anche loro.
Uscii dall’ufficio e tornai a casa; durante il tragitto mi sentii chiamare
- pssss, ehi…
lo riconobbi, era il vecchietto dello studio medico
- ehi, Rodolfo…come stai?
- bene, tu bella come sempre
- come mai qui?
- ti aspettavo. Mia moglie è uscita e non torna per ora, vuoi salire a casa mia?
- e tu, se salgo, cosa vorresti fare? lo provocai ammiccando
- baciarti
- non credo solo questo, ma decisi di accontentarlo
Salii a casa sua; una casa di persone anziane.
Mi spogliai per lui, mi feci ammirare nuda come non mi aveva visto. Lo spogliai velocemente, volevo evitare che tornasse la moglie. Lo spompinai sino a farlo diventare duro
- mi vuoi scopare?
- magari
- vieni
Mi stesi sul letto, le cosce completamente aperte. Rodolfo mi prese con tenerezza, con quella dolcezza che ormai avevo dimenticato. Mi penetrò e rimase fermo per qualche secondo dentro di me. Lo sentii pulsare. Feci finta di godere, lui si inorgoglii
- siiiiiii, Rodolfo, siiiii, mi fai impazzire, continua…voglio sentirti esplodere dentro di me
Perse ogni lucidità, mi dette qualche altro colpo e lo sentii schizzare nella mia figa.
Si ricompose velocemente e lo stesso feci io; raccolsi lo sperma che usciva dalla figa, lo leccai davanti ai suoi occhi e mi rivestii
- ciao, a presto, gli dissi
Uscii da casa sua, avrei evitato di raccontarlo allo zio, non volevo che ideasse qualcosa di nuovo; sarebbe stato un mio segreto.
Arrivai a casa, c’erano ad aspettarmi sia papà che lo zio.
- Gianna cambiati perché dobbiamo uscire, mi dissero, i vestiti sono sul letto
- posso farmi una doccia veloce?
- ok, hai mezzora di tempo
Mi spogliai, detti un’occhiata veloce a quel che avrei dovuto indossare. Mi feci una doccia e tornai in camera. Indossai le autoreggenti, infilai un micro abito cortissimo, nero, nessun intimo, praticamente nuda; tacco12 immancabile.
Uscimmo da casa insieme e salii sulla macchina dello zio.
- dove andiamo? chiesi
- a farti fare la troia, rispose lo zio
Guidò fuori città, in una zona di campagna, a ridosso di un piccolo paese di provincia. Fermò la macchina vicino ad un bar; era fatiscente e fuori c’erano due individui molto rozzi. Lo zio si fermò un po’ distante e mi disse di scendere
- entra in quel bar, prendi un caffè e fatti guardare
- se succede qualcosa?
- tu vedi di farla succedere. Noi ti aspettiamo qui e spero di aspettarti per un bel po’, vai e divertiti, troia
Presi coraggio e scesi dalla macchina; mi incamminai verso il bar; il vestito era troppo corto, ero praticamente nuda. Guardai i due uomini all’esterno, facevano paura. Entrai dentro.
Ordinai un ginseng ed attesi che il barista mi servisse, mi girai e contai sei uomini che continuavano a fissarmi.
Erano silenziosi, ma facevano comunque paura.
Bevvi frettolosamente e andai alla cassa per pagare.
Prendendo dalla borsa le monete, una ne cadde a terra e mi piegai per prenderla. Mi piegai a novanta gradi, mostrando quel poco che tenevo coperto; uno degli uomini fu lesto ad alzarsi ed a mettermi le mani sulle chiappe.
sentendo quelle mani sul culo, mi alzai istantaneamente, ma l’uomo continuò indifferente a palparmi, cercando anzi, di infilare un dito direttamente nell’orifizio anale.
Cercai di divincolarmi, ma l’uomo mi abbracciò da dietro, strusciandosi su di me; con lo sguardo cercai di chiedere aiuto agli altri presenti, ma invece di difendermi, gli altri maschi dettero man forte all’amico.
Il titolare del bar si avvicinò all’ingresso ed abbassò la saracinesca. Quindi si avvicinò al gruppo facendo salire il numero di uomini a sette.
- sei entrata qui a provocarci, adesso ti daremo una lezione
- ok, ma non fatemi male
Erano tutti intorno a me, mi toccarono e mi accarezzarono. Sentii un paio di dita penetrare nella figa ed uno farsi strada nel culo. Mi bagnai.
Due mani presero i lembi dell’abito ed alzai le braccia per farmelo agevolmente sfilare. Le piccole tette furono prese d’assalto dalle sette bocche che le seviziarono i due capezzoli ormai turgidi.
Rimasi al centro del gruppo in autoreggenti e scarpe tacco12. Scorse la sua immagine nel grande specchio dietro il bancone del bar. Nuda in mezzo a sette animali assetati di sesso.
Si spogliarono velocemente e mi fecero inginocchiare in mezzo a loro.
Ne presi due, uno per ogni mano e con la testa giravo di continuo cercando di accontentarli tutti e spompinarli a turno.
Mi venne quasi un conato di vomito, quando sentì il sapore di uno di quei membri. Non passava sotto l’acqua da giorni ed il puzzo che emanava era talmente forte da far girare la testa.
La succhiai comunque, avevo leccato ben di peggio.
Erano tutti in tiro. Tutti pronti per prendermi.
Mi alzai e stranamente i sette uomini non dissero nulla, ma aspettarono di vedere le mie intenzioni. Mi diressi verso la parete più vicina, sculettando sui tacchi a spillo; appoggiai le mani al muro e, tenendo le cosce ben diritte, mi piegai leggermente in avanti, inarcando la schiena.
Mi voltai con lo sguardo più lussurioso che avevo.
- Sfondatemi
Il primo ad avvicinarsi fu quello che aveva dato inizio a tutto.
Era attratto dal mio culo e come prima cosa, riprese a palparmi le chiappe. Avvicinò la testa e mi sussurrò nell’orecchio:
- Hai un culo stratosferico
Prese il cazzo e lo strusciò sul piccolo buco. Mi allargò le chiappe e me lo infilò dietro. Mi teneva per i fianchi, inculandomi con vigore.
Iniziai a gemere e godere.
Mi sorpresi a pensare quanto fossi diventata puttana. Non aveva fatto resistenza per farmi chiavare da un perfetto sconosciuto e stavano altri sei maschi pronti ad unirsi a me.
Strinsi le mani al muro, cercando di contenere il lungo ed intenso piacere provocato dai brividi che quell’inculata mi stava procurando.
Quasi non mi accorsi che il primo cazzo era stato sostituito da un altro, che aveva iniziato a scoparmi nella figa. Sentiva una mazza d’acciaio dentro di lei. Era durissimo
Mi chiavò con violenza, mi prese per i capelli e mi sputò sul volto:
- Troia
Sapevo che quell’uomo aveva ragione. Altrimenti non si spiegava perché stavo godendo da matti a farmi scopare da sette cazzi a lei completamente estranei, in quel lurido bar.
Arrivò il terzo. Mi prese per i fianchi e facilmente mi penetrò nella figa. Mi scopò per poco, e subito dopo me lo mise nel culo.
Godette ancora, finché arrivò il quarto che se la scopò, seguito subito dal quinto. Con il sesto cazzo nella figa, esplose in un orgasmo duraturo
- siiiiiiiiii…daiii…godoooooooooooo
Il settimo aveva il cazzo più grosso. Mi sfondò il culo. La verga era davvero grossa, mia vista una simile. Averlo nel culo mi procurò un intenso ed indimenticabile piacere.
Mi girai e li raggiunsi in mezzo al locale.
Si mise carponi come le fu ordinato. Uno dei sette la penetrò facilmente nella figa mentre un altro le andò davanti scopandosi la bocca. Mi trovai a quattro zampe, un cazzo in bocca ed uno nella figa.
Altri due si avvicinarono piazzando i loro membri nelle mie mani. I tre rimasti fuori del gruppo, si segarono per conto proprio aspettando il loro turno.
Quello che stavo spompinando, sfilò il cazzo dalla bocca e si girò, intimandomi di leccargli il culo. Affondai la lingua tra le natiche, leccandolo sino in fondo.
- Cazzo ragazzi, dovete provare, è fantastica, mi incula con la lingua, ‘sta troia
Si girò, la prese per i capelli, le ficcò il membro in bocca e le scaricò in gola un’incredibile quantità di sborra. La ingoiai completamente.
Un suo compare, rimasto sino allora in disparte, si mise davanti e mi fece succhiare il cazzo.
Il maschio che mi stava scopando, intanto, stanco di quella posizione, sfilò il cazzo dalla figa e mi inculò con un colpo secco.
Improvvisamente sentii un fiotto di caldo sperma scivolarmi in gola. L’uomo che stava spompinando non riuscì a reggere, e mi riempì la bocca con gittate di seme.
Mi fecero alzare, uno di loro raggiunse una sedia senza braccioli e si sedette. Mi fece cenno di raggiungerlo, allargai le cosce e lo cavalcai, facendomi scopare. Due uomini si piazzarono ai miei lati e pretesero ognuno una sega.
Un quarto uomo mi andò dietro, allargò le natiche e mi inculò senza fatica. L’ultimo andò a porsi di fronte a me e si fece spompinare.
Gli altri due presero il vestito da terra e si allontanarono; mi ritrovai a chiedermi dove fossero andati e, soprattutto, se mi avessero restituito il vestito.
Ripresi a concentrarmi su quei cazzi. Uno mi stava scopando la figa, un altro mi stava inculando, un terzo lo stavo spompinando, mentre gli altri due erano avvolti dalle mie mani.
Quello che stavo spompinando, iniziò a godere, riempiendomi la bocca di calda sborra.
Rimase con il cazzo nella mia bocca, iniziò a pisciare
- Wow raga…le sto pisciando in bocca
- ingoia, troia, ingoia, dissero un po’ tutti
Anche l’uomo che mi stava inculando, sfilò il cazzo dall’ano e si mise davanti al mio viso, ficcandomelo in bocca. Il culo fu subito penetrato da uno dei due che stavo segando; quello che stava con il cazzo in bocca, mi tenne le mani dietro la testa, obbligandomi ad ingoiare anche quella sborrata. Anche lui, come l’amico, fece seguire una lunga pisciata che, naturalmente, dovetti bere.
Ne rimanevano “solo” tre. Mi ritrovai nuovamente a spompinare un cazzo (quello del maschio che stavo masturbando), mentre figa e culo erano sempre preda di due diversi cazzi.
Anche quel pompino terminò con la solita sborrata in gola, seguita dalla naturale ed abbondante pisciata.
Ormai sembravo un automa. Li prendevo nella figa e nel culo, li leccavo, ingoiavo la sborra e bevevo il piscio.
I due rimasti continuarono a prendermi in doppia.
Quello che mi stava sodomizzando si tolse e si sedette a fianco all’amico che mi stava scopando. Mi fecero alzare e mi ordinarono di inginocchiarmi tra loro. Lo feci, presi i due cazzi in mano, infilandomeli, a turno, in bocca, segando l’altro. Sentii la mano di quello che stava succhiando in quel momento, dietro la testa, mi afferrò per i capelli e mi spinse la testa su e giù velocemente, sentii le pulsazioni del cazzo e subito dopo iniziò a sborrare.
Dopo averlo pulito a fondo, si alzò e mi pisciò in gola.
L’ultimo mi prese di nuovo per i capelli e me lo mise in bocca. Me lo spinse in gola, costringendomi, con le mani dietro la testa, a tenerlo tutto in bocca; iniziò a godere, ingoiai la settima sborrata e, rassegnata, attesi di bere la quinta pisciata.
Finalmente mi alzò, augurandomi di aver terminato. Avevo le ginocchia tremolanti, la mascella indolenzita ed in gola un sapore salmastro di piscio.
Rimasi ferma, al centro del bar. Ero nuda e per pietà mi dettero un bicchiere d’acqua.
Bevvi avidamente.
Mi sentivo un verme, nuda davanti a sette uomini di cui non sapevo neppure il nome, ma con cui avevo appena fatto sesso estremo.
Non era finita.
Si avvicinarono, tutti di nuovo con il cazzo nuovamente a tiro.
Fui costretta a piegarmi a novanta gradi, poggiando le mani su un tavolino e tenendo le cosce diritte.
Il capo la prese da dietro, le allargò le chiappe e la penetrò facilmente nella figa. Ancora un’altra trombata. Ero stanchissima.
Sentii una mano afferrarmi per i capelli. Aprii gli occhi e vidi un cazzo avvicinarsi alla mia bocca. Dischiusi le labbra per consentirgli l’ingresso. Fece tutto lui: con le mani mi muoveva la testa, dovevo tenere soltanto la bocca aperta e farmela scopare.
Senza godere i due maschi lasciarono il posto ad un’altra coppia dei loro amici. Rimase nella stessa posizione; un maschio me lo infilò in bocca, mentre l’altro mi inculò.
Anche questi non godettero e furono sostituiti dagli ultimi tre. Mi dissero di non cambiare posizione. Uno da dietro mi penetrò nella figa, un secondo si fece spompinare, mentre il terzo si accontentò di una sega.
Non sborrarono nemmeno loro.
Si schierarono al centro del locale e mi dissero di camminare.
Mi feci osservare come una troia esibita, finché non mi ordinarono di avvicinarmi. Si disposero in circolo intorno a me. Mi dissero di piegare la testa all’indietro, si avvicinarono a turno, e ciascuno mi sborrò in piena faccia. Al termine della settima sborrata, avevo il viso ed i capelli completamente coperti di sperma.
Rimasi in ginocchio per alcuni minuti, lo sguardo basso e la certezza che ancora qualcosa sarebbe dovuto accadere. Aspettavo di sapere dove volessero pisciare ed ero convinta di dover ingoiare altra pipì. Li vide, però, andare in bagno a svuotare le vesciche.
Chiesi l’abito da infilarmi per andare via. Mi indicarono il bagno e ci andai.
Ne approfittai per pisciare, la tazza era già aperta, mi girai senza fare attenzione e mi accovacciai senza toccare il bordo del gabinetto. Mentre pisciavo pensai quanto fossi ancora attenta a quei piccoli particolari igienici come non poggiarsi sui gabinetti pubblici, quando avevo appena fatto sesso con cani e uomini sconosciuti, leccando merda e qualsiasi altra cosa.
Terminai di pisciare, mi alzai e mi girai per tirare lo scarico. Fu allora che guardai verso il water e rimasi paralizzata.
Il micro abito giaceva all’interno della tazza, immerso in una pozza di piscio. Certamente non poteva esserci soltanto la mia urina. Ora compresi come mai i sette maschi avevano evitato di pisciarmi in bocca dopo la seconda sborrata.
Non aveva altro da indossare se non l’abito riversato nel gabinetto. Mi feci coraggio, affondai la mano nella pozza di piscio e raccolsi il micro vestito. Me la infilai, sentendo il piscio colare lungo le cosce. Puzzavo da fare schifo.
Entrarono tutti e sette.
- Tira lo scarico, troia
Mi girai, premetti il pulsante, ma non uscì acqua
- dovrai pulirlo…con la lingua
Era fetido, pieno di piscio e di croste di non so cosa.
Mi inginocchiai, infilai la testa nel cesso ed iniziai a leccare. Li sentivo ridere
- Non te ne vai, finché non sarà pulito
Continuai a leccare, era terribile, chissà quanti avevano cagato e pisciato in quella tazza che stavo leccando.
Passarono un paio di minuti, sollevai la testa, la situazione non era migliorata molto, solo la pozza di piscio era diminuita.
- Posso andare? chiesi, non si può pulire meglio solo con la lingua, ho leccato tutto
- va bene, vai, troia
Finalmente mi alzai per uscire da quel bar.
Uscii e mi diressi verso la macchina di zio Piero; la vidi, accelerai, traballavo sui tacchi, ero stanchissima e molto provata. Puzzavo terribilmente. Entrai in macchina
- racconta, disse lo zio
- animali, sette animali, mi hanno scopato, inculato, di tutto. Mi hanno infilato la testa in un cesso lurido, mi hanno fatto leccare qualsiasi cosa. Alla fine, come regalo, mi hanno restituito il vestito, era immerso in un water pieno di piscio. Ho bisogno di lavarmi, di cambiarmi
- per dove stiamo andando, non ne hai bisogno, mi gelò lo zio
Guidò per un paio di chilometri; entrò in un parcheggio e ci fece scendere.
Lo zio mi prese per mano, avanzavo sui tacchi, praticamente nuda, puzzando di piscio. Vidi un cartello: “MANEGGIO”.
Noooo, pensai, anche con i cavalli, no.
- Ti prego, provai a dire
Lo zio mi sorride
- So già che non mi deluderai, vieni con me
Mi tirò verso l’ingresso della stalla.
Ci venne incontro un omone, salopette jeans, torso nudo
- Ciao Piero, lei è la troia di cui mi hai parlato?
- sì, Rudy, ce n’è anche per te
- mi sembra molto buona
Così dicendo mi mise una mano tra le cosce ed una sulle chiappe.
Mi spinse in ginocchio, si abbassò la salopette e mi porse il cazzo da leccare.
Lo presi in mano e lo leccai, per poi pompare, infilandomelo completamente in bocca.
Rudy si staccò, si liberò completamente della salopette e mi disse di spogliarmi.
Si allontanò per tornare con un secchio; era colmo.
Lo poggiò a terra
- Sai cosa c’è qui dentro?
ero ancora in ginocchio, completamente nuda, con indosso solo le autoreggenti e le scarpe; feci cenno di no, con la testa
Rudy mi prese per i capelli e mi spinse fin quasi dentro il secchio
sentii distintamente la puzza di urina
- Piscio, risposi
- brava, piscio di questi tre cavalli e le infilò la testa completamente dentro; la sollevò e le disse di succhiare
immersi la lingua e succhiai il piscio con le labbra, Rudy mi andò dietro e mi scopò con vigore
Mi fece male, ma subito dopo iniziai a provare piacere
- ahiaaaa…siii…piano…ahiaaa…siii…siii…slurp, mmmh, glhglhglh
Mi aveva afferrato per i capelli ed immerso nuovamente la testa nel secchio; succhiavo cercando di non respirare, stando in apnea dentro quel liquido immondo; lo sentii incularmi, ed a tratti mi sollevava la testa per farmi respirare, per ordinarmi di succhiare e per immergermi nuovamente dentro.
- cazzo, avevi ragioni, è una gran troia, disse Rudy allo zio
Sfilò il cazzo dal culo, mi andò davanti e mi sborrò in faccia e qualche schizzo finì nel secchio, galleggiando in quel lago di piscio. Mi prese per i capelli
- succhia i fili di sborra
Abbassai la testa e vidi i filamenti di sborra che galleggiavano, li succhiai con la bocca, ingoiandoli
- adesso sei pronta, disse Rudy.
Mi alzai e lo seguii.
Dietro vennero anche lo zio e papà.
Arrivammo alle stalle.
In ognuna c’era un cavallo, erano tre, due maschi ed una femmina, ci informò Rudy.
Il primo era bianco maculato, l’altro maschio era imponente, altezzoso, dal pelo nero e lucido. Entrai e mi avvicinò all’animale con timore. Il cavallo digrignò i denti e scalciò. Mi ritrassi con paura; Rudy lo tranquillizzò, cominciai ad accarezzargli il muso. Appoggiai le labbra sul pelo e lo baciai con tenerezza. Mi misi di lato e lo accarezzai sul dorso. Il pelo era morbido ed il cavallo cominciò a gradire il tocco; dopo pochi minuti l’animale si rilassò. Continuai ad accarezzare il quadrupede, fino a massaggiargli le zampe posteriori.
Ero sinceramente curiosa, mi chinai e rimasi senza parole; il pene, appena eretto, era enorme.
Sorrisi, mi inginocchiai e mi misi sotto il cavallo. Spostai la mano verso la verga dell’animale. L’accarezzai con dolcezza e lo vide diventare enorme. Continuai ad accarezzarlo, cercai di cingerlo con una mano, ma non riuscivo a prenderlo; mi aiutai con entrambe le mani e lo segai; incredibile quanto fosse grande. Mi distesi sotto il cavallo e continuai a segarlo con entrambe le mani. L’animale si mise a scalciare sentendo montare l’eccitazione. Tirai fuori la lingua e gli leccai la cappella. Lo baciai sulla punta e lo leccai per tutta la sua larghezza. Era enorme, allargai la bocca, ma non riuscii a prenderlo tra le labbra, così mi limitai a leccarlo e con la punta della lingua cercavo di solleticarlo nei punti più sensibili. Tenevo le mani intorno al grosso membro e cercavo di segarlo. Intanto lo leccavo con la lingua, intorno al glande che tenevo scappellato.
Rudy badava a tenere fermo il cavallo.
Rudy mise una panca sotto l’animale. Mi sdraiai sopra, presi il pene del quadrupede e lo poggiai tra le cosce. Mi stimolai il clitoride ed allargai le labbra della figa. Il cazzo era troppo grande per penetrarmi. La seppur minima pressione mi procurava un gran dolore, così mi accontentai di strusciarmi con la figa sulla cappella del membro. Insistetti e riuscii a farlo penetrare per pochissimi centimetri. Bastò poco per farmi impazzire
- siiiiiiiiiiii…cazzoooooooo…siiiiiiiii…muoio…cazzo…dio…godooooooooooooooooooo
Subito dopo spostai velocemente la panca e mi distesi sotto il cavallo, sdraiata sulla terra, riprendendo a leccare la verga dell’animale. Poco meno di un minuto ed un’ondata di sborra mi riempì la bocca e la faccia. Fu pazzesco; una fontana impazzita di sperma, schizzi densi e caldi mi riempirono la bocca ed il viso.
Avevo il viso e gran parte dei capelli completamente ricoperti di sperma. La quantità di sborra fu impressionante; riuscii ad aprire, con fatica, gli occhi, pulii il membro dai residui di sborra ancora rimasti attaccati.
Mi tirai in piedi, con il viso ancora pieno di sperma.
Rudy, papà e lo zio si stavano segando, inebetiti davanti alla mia performance.
Mi inginocchiai in mezzo a loro e mi feci sborrare sui capelli ed ancora in faccia.
Rimasi in ginocchio, si misero a pisciare, pulendomi il viso da tutto quello sperma.
Mi alzai, mi indicarono il vestito, era immerso nel secchio pieno di urina.
Me lo infilai, sorpresa di come lo zio non mi disse di prendere la pisciata del cavallo, lo capii subito dopo. Prese il secchio e me lo svuotò da sopra la testa…
Ero sul letto, in camera con papà, lo guardai, ma immediatamente distolsi lo sguardo.
- Mi vergogno, papi
- Non devi, Gianna; sono io che dovrei vergognarmi; lo stai facendo per aiutarmi
- mi stai vedendo fare cose inimmaginabili.
- ti sta pesando molto?
- alle volte, sì, altre meno. Oggi è stata dura, prima con quei dodici assatanati, adesso con il cane
- però godi
- questa è la cosa che più mi destabilizza. Ci sono dei momenti, nei quali perdo lucidità e mi lascio andare completamente. Vieni, papi
Si avvicinò e mi accarezzò con delicatezza. Lo baciai, mi prese un braccio e me lo legò alla spalliera, stessa cosa fece con l’altro. Si sedette su di me, allargò le chiappe e gli leccai il culo, per fortuna pulito; mi infilò il cazzo in bocca e lo spompinai.
Venne su di me per scoparmi, ci baciammo, sentii il suo dito incularmi, mi fece sussultare
- siiiii…papi…continua…sono la tua troia…si, fammi godere, dio…papiiiiiiiiii
- ti piace fare i pompini ai cani, vero?
- siiiii…sono una porca, sono una troia, godoooooo, papi, godoooooo
Godemmo insieme, mi venne nella figa, mentre sbrodolavo piacere.
Eravamo stesi, accoccolati e stanchi
- ti sta piacendo, questo gioco, vero, papi?
- mi ecciti tu
- me ne sono accorta. Alla fine di questo mese, continueremo a scopare?
- sarebbe bello
- e come facciamo? Ora abbiamo una scusa, dopo che ci inventiamo? soprattutto quando tornerà la mamma
- vedremo, per ora godiamocela
- facile per te, sono io che devo fare la zoccola in giro per la città, ma lo disse sorridendo, e continuò, domani cosa mi farà fare quel porco di zio Piero?
- non è ho idea
- ma tu sapevi fosse così pervertito?
- no, non immaginavo, si sta divertendo molto con te
- lo vedo
La serata trascorse tranquillamente ed il giorno dopo mi preparai per andare a lavorare. Avevo pensato di mettermi qualcosa di molto sobrio, per compensare il vestito, sin troppo audace, dell’ultima volta. Aprii l’armadio; c’erano solo abiti ridottissimi e leggings di tessuto sottile, troppo sottile.
- Papi, lo chiamai
- che c’è?
- cosa devo indossare? Ci sono solo microabiti e leggings strettissimi
- sì, lo zio ha rivoluzionato il tuo armadio
- ma cazzo, non posso andare ogni giorno in ufficio vestita da troia
- così ha deciso lo zio
- non ci sono nemmeno indumenti intimi, né slip né reggiseno
- lo so
Rassegnata, prese un top ed un leggings nero, aderentissimo, talmente stretto e sottile che non si faticava a vedere il disegno delle labbra della figa
- che stronzo, dissi
Scesi da casa, sentivo la stoffa dei leggings strusciare sulle labbra della figa, e per poco non venni. Avevo i capezzoli durissimi. Arrivai in ufficio e notai sguardi dei colleghi, forse erano curiosi di cosa avessi indossato quel giorno.
Mi divertii a sculettare ed a provocarli e chissà che un giorno mi avrebbero violentato anche loro.
Uscii dall’ufficio e tornai a casa; durante il tragitto mi sentii chiamare
- pssss, ehi…
lo riconobbi, era il vecchietto dello studio medico
- ehi, Rodolfo…come stai?
- bene, tu bella come sempre
- come mai qui?
- ti aspettavo. Mia moglie è uscita e non torna per ora, vuoi salire a casa mia?
- e tu, se salgo, cosa vorresti fare? lo provocai ammiccando
- baciarti
- non credo solo questo, ma decisi di accontentarlo
Salii a casa sua; una casa di persone anziane.
Mi spogliai per lui, mi feci ammirare nuda come non mi aveva visto. Lo spogliai velocemente, volevo evitare che tornasse la moglie. Lo spompinai sino a farlo diventare duro
- mi vuoi scopare?
- magari
- vieni
Mi stesi sul letto, le cosce completamente aperte. Rodolfo mi prese con tenerezza, con quella dolcezza che ormai avevo dimenticato. Mi penetrò e rimase fermo per qualche secondo dentro di me. Lo sentii pulsare. Feci finta di godere, lui si inorgoglii
- siiiiiii, Rodolfo, siiiii, mi fai impazzire, continua…voglio sentirti esplodere dentro di me
Perse ogni lucidità, mi dette qualche altro colpo e lo sentii schizzare nella mia figa.
Si ricompose velocemente e lo stesso feci io; raccolsi lo sperma che usciva dalla figa, lo leccai davanti ai suoi occhi e mi rivestii
- ciao, a presto, gli dissi
Uscii da casa sua, avrei evitato di raccontarlo allo zio, non volevo che ideasse qualcosa di nuovo; sarebbe stato un mio segreto.
Arrivai a casa, c’erano ad aspettarmi sia papà che lo zio.
- Gianna cambiati perché dobbiamo uscire, mi dissero, i vestiti sono sul letto
- posso farmi una doccia veloce?
- ok, hai mezzora di tempo
Mi spogliai, detti un’occhiata veloce a quel che avrei dovuto indossare. Mi feci una doccia e tornai in camera. Indossai le autoreggenti, infilai un micro abito cortissimo, nero, nessun intimo, praticamente nuda; tacco12 immancabile.
Uscimmo da casa insieme e salii sulla macchina dello zio.
- dove andiamo? chiesi
- a farti fare la troia, rispose lo zio
Guidò fuori città, in una zona di campagna, a ridosso di un piccolo paese di provincia. Fermò la macchina vicino ad un bar; era fatiscente e fuori c’erano due individui molto rozzi. Lo zio si fermò un po’ distante e mi disse di scendere
- entra in quel bar, prendi un caffè e fatti guardare
- se succede qualcosa?
- tu vedi di farla succedere. Noi ti aspettiamo qui e spero di aspettarti per un bel po’, vai e divertiti, troia
Presi coraggio e scesi dalla macchina; mi incamminai verso il bar; il vestito era troppo corto, ero praticamente nuda. Guardai i due uomini all’esterno, facevano paura. Entrai dentro.
Ordinai un ginseng ed attesi che il barista mi servisse, mi girai e contai sei uomini che continuavano a fissarmi.
Erano silenziosi, ma facevano comunque paura.
Bevvi frettolosamente e andai alla cassa per pagare.
Prendendo dalla borsa le monete, una ne cadde a terra e mi piegai per prenderla. Mi piegai a novanta gradi, mostrando quel poco che tenevo coperto; uno degli uomini fu lesto ad alzarsi ed a mettermi le mani sulle chiappe.
sentendo quelle mani sul culo, mi alzai istantaneamente, ma l’uomo continuò indifferente a palparmi, cercando anzi, di infilare un dito direttamente nell’orifizio anale.
Cercai di divincolarmi, ma l’uomo mi abbracciò da dietro, strusciandosi su di me; con lo sguardo cercai di chiedere aiuto agli altri presenti, ma invece di difendermi, gli altri maschi dettero man forte all’amico.
Il titolare del bar si avvicinò all’ingresso ed abbassò la saracinesca. Quindi si avvicinò al gruppo facendo salire il numero di uomini a sette.
- sei entrata qui a provocarci, adesso ti daremo una lezione
- ok, ma non fatemi male
Erano tutti intorno a me, mi toccarono e mi accarezzarono. Sentii un paio di dita penetrare nella figa ed uno farsi strada nel culo. Mi bagnai.
Due mani presero i lembi dell’abito ed alzai le braccia per farmelo agevolmente sfilare. Le piccole tette furono prese d’assalto dalle sette bocche che le seviziarono i due capezzoli ormai turgidi.
Rimasi al centro del gruppo in autoreggenti e scarpe tacco12. Scorse la sua immagine nel grande specchio dietro il bancone del bar. Nuda in mezzo a sette animali assetati di sesso.
Si spogliarono velocemente e mi fecero inginocchiare in mezzo a loro.
Ne presi due, uno per ogni mano e con la testa giravo di continuo cercando di accontentarli tutti e spompinarli a turno.
Mi venne quasi un conato di vomito, quando sentì il sapore di uno di quei membri. Non passava sotto l’acqua da giorni ed il puzzo che emanava era talmente forte da far girare la testa.
La succhiai comunque, avevo leccato ben di peggio.
Erano tutti in tiro. Tutti pronti per prendermi.
Mi alzai e stranamente i sette uomini non dissero nulla, ma aspettarono di vedere le mie intenzioni. Mi diressi verso la parete più vicina, sculettando sui tacchi a spillo; appoggiai le mani al muro e, tenendo le cosce ben diritte, mi piegai leggermente in avanti, inarcando la schiena.
Mi voltai con lo sguardo più lussurioso che avevo.
- Sfondatemi
Il primo ad avvicinarsi fu quello che aveva dato inizio a tutto.
Era attratto dal mio culo e come prima cosa, riprese a palparmi le chiappe. Avvicinò la testa e mi sussurrò nell’orecchio:
- Hai un culo stratosferico
Prese il cazzo e lo strusciò sul piccolo buco. Mi allargò le chiappe e me lo infilò dietro. Mi teneva per i fianchi, inculandomi con vigore.
Iniziai a gemere e godere.
Mi sorpresi a pensare quanto fossi diventata puttana. Non aveva fatto resistenza per farmi chiavare da un perfetto sconosciuto e stavano altri sei maschi pronti ad unirsi a me.
Strinsi le mani al muro, cercando di contenere il lungo ed intenso piacere provocato dai brividi che quell’inculata mi stava procurando.
Quasi non mi accorsi che il primo cazzo era stato sostituito da un altro, che aveva iniziato a scoparmi nella figa. Sentiva una mazza d’acciaio dentro di lei. Era durissimo
Mi chiavò con violenza, mi prese per i capelli e mi sputò sul volto:
- Troia
Sapevo che quell’uomo aveva ragione. Altrimenti non si spiegava perché stavo godendo da matti a farmi scopare da sette cazzi a lei completamente estranei, in quel lurido bar.
Arrivò il terzo. Mi prese per i fianchi e facilmente mi penetrò nella figa. Mi scopò per poco, e subito dopo me lo mise nel culo.
Godette ancora, finché arrivò il quarto che se la scopò, seguito subito dal quinto. Con il sesto cazzo nella figa, esplose in un orgasmo duraturo
- siiiiiiiiii…daiii…godoooooooooooo
Il settimo aveva il cazzo più grosso. Mi sfondò il culo. La verga era davvero grossa, mia vista una simile. Averlo nel culo mi procurò un intenso ed indimenticabile piacere.
Mi girai e li raggiunsi in mezzo al locale.
Si mise carponi come le fu ordinato. Uno dei sette la penetrò facilmente nella figa mentre un altro le andò davanti scopandosi la bocca. Mi trovai a quattro zampe, un cazzo in bocca ed uno nella figa.
Altri due si avvicinarono piazzando i loro membri nelle mie mani. I tre rimasti fuori del gruppo, si segarono per conto proprio aspettando il loro turno.
Quello che stavo spompinando, sfilò il cazzo dalla bocca e si girò, intimandomi di leccargli il culo. Affondai la lingua tra le natiche, leccandolo sino in fondo.
- Cazzo ragazzi, dovete provare, è fantastica, mi incula con la lingua, ‘sta troia
Si girò, la prese per i capelli, le ficcò il membro in bocca e le scaricò in gola un’incredibile quantità di sborra. La ingoiai completamente.
Un suo compare, rimasto sino allora in disparte, si mise davanti e mi fece succhiare il cazzo.
Il maschio che mi stava scopando, intanto, stanco di quella posizione, sfilò il cazzo dalla figa e mi inculò con un colpo secco.
Improvvisamente sentii un fiotto di caldo sperma scivolarmi in gola. L’uomo che stava spompinando non riuscì a reggere, e mi riempì la bocca con gittate di seme.
Mi fecero alzare, uno di loro raggiunse una sedia senza braccioli e si sedette. Mi fece cenno di raggiungerlo, allargai le cosce e lo cavalcai, facendomi scopare. Due uomini si piazzarono ai miei lati e pretesero ognuno una sega.
Un quarto uomo mi andò dietro, allargò le natiche e mi inculò senza fatica. L’ultimo andò a porsi di fronte a me e si fece spompinare.
Gli altri due presero il vestito da terra e si allontanarono; mi ritrovai a chiedermi dove fossero andati e, soprattutto, se mi avessero restituito il vestito.
Ripresi a concentrarmi su quei cazzi. Uno mi stava scopando la figa, un altro mi stava inculando, un terzo lo stavo spompinando, mentre gli altri due erano avvolti dalle mie mani.
Quello che stavo spompinando, iniziò a godere, riempiendomi la bocca di calda sborra.
Rimase con il cazzo nella mia bocca, iniziò a pisciare
- Wow raga…le sto pisciando in bocca
- ingoia, troia, ingoia, dissero un po’ tutti
Anche l’uomo che mi stava inculando, sfilò il cazzo dall’ano e si mise davanti al mio viso, ficcandomelo in bocca. Il culo fu subito penetrato da uno dei due che stavo segando; quello che stava con il cazzo in bocca, mi tenne le mani dietro la testa, obbligandomi ad ingoiare anche quella sborrata. Anche lui, come l’amico, fece seguire una lunga pisciata che, naturalmente, dovetti bere.
Ne rimanevano “solo” tre. Mi ritrovai nuovamente a spompinare un cazzo (quello del maschio che stavo masturbando), mentre figa e culo erano sempre preda di due diversi cazzi.
Anche quel pompino terminò con la solita sborrata in gola, seguita dalla naturale ed abbondante pisciata.
Ormai sembravo un automa. Li prendevo nella figa e nel culo, li leccavo, ingoiavo la sborra e bevevo il piscio.
I due rimasti continuarono a prendermi in doppia.
Quello che mi stava sodomizzando si tolse e si sedette a fianco all’amico che mi stava scopando. Mi fecero alzare e mi ordinarono di inginocchiarmi tra loro. Lo feci, presi i due cazzi in mano, infilandomeli, a turno, in bocca, segando l’altro. Sentii la mano di quello che stava succhiando in quel momento, dietro la testa, mi afferrò per i capelli e mi spinse la testa su e giù velocemente, sentii le pulsazioni del cazzo e subito dopo iniziò a sborrare.
Dopo averlo pulito a fondo, si alzò e mi pisciò in gola.
L’ultimo mi prese di nuovo per i capelli e me lo mise in bocca. Me lo spinse in gola, costringendomi, con le mani dietro la testa, a tenerlo tutto in bocca; iniziò a godere, ingoiai la settima sborrata e, rassegnata, attesi di bere la quinta pisciata.
Finalmente mi alzò, augurandomi di aver terminato. Avevo le ginocchia tremolanti, la mascella indolenzita ed in gola un sapore salmastro di piscio.
Rimasi ferma, al centro del bar. Ero nuda e per pietà mi dettero un bicchiere d’acqua.
Bevvi avidamente.
Mi sentivo un verme, nuda davanti a sette uomini di cui non sapevo neppure il nome, ma con cui avevo appena fatto sesso estremo.
Non era finita.
Si avvicinarono, tutti di nuovo con il cazzo nuovamente a tiro.
Fui costretta a piegarmi a novanta gradi, poggiando le mani su un tavolino e tenendo le cosce diritte.
Il capo la prese da dietro, le allargò le chiappe e la penetrò facilmente nella figa. Ancora un’altra trombata. Ero stanchissima.
Sentii una mano afferrarmi per i capelli. Aprii gli occhi e vidi un cazzo avvicinarsi alla mia bocca. Dischiusi le labbra per consentirgli l’ingresso. Fece tutto lui: con le mani mi muoveva la testa, dovevo tenere soltanto la bocca aperta e farmela scopare.
Senza godere i due maschi lasciarono il posto ad un’altra coppia dei loro amici. Rimase nella stessa posizione; un maschio me lo infilò in bocca, mentre l’altro mi inculò.
Anche questi non godettero e furono sostituiti dagli ultimi tre. Mi dissero di non cambiare posizione. Uno da dietro mi penetrò nella figa, un secondo si fece spompinare, mentre il terzo si accontentò di una sega.
Non sborrarono nemmeno loro.
Si schierarono al centro del locale e mi dissero di camminare.
Mi feci osservare come una troia esibita, finché non mi ordinarono di avvicinarmi. Si disposero in circolo intorno a me. Mi dissero di piegare la testa all’indietro, si avvicinarono a turno, e ciascuno mi sborrò in piena faccia. Al termine della settima sborrata, avevo il viso ed i capelli completamente coperti di sperma.
Rimasi in ginocchio per alcuni minuti, lo sguardo basso e la certezza che ancora qualcosa sarebbe dovuto accadere. Aspettavo di sapere dove volessero pisciare ed ero convinta di dover ingoiare altra pipì. Li vide, però, andare in bagno a svuotare le vesciche.
Chiesi l’abito da infilarmi per andare via. Mi indicarono il bagno e ci andai.
Ne approfittai per pisciare, la tazza era già aperta, mi girai senza fare attenzione e mi accovacciai senza toccare il bordo del gabinetto. Mentre pisciavo pensai quanto fossi ancora attenta a quei piccoli particolari igienici come non poggiarsi sui gabinetti pubblici, quando avevo appena fatto sesso con cani e uomini sconosciuti, leccando merda e qualsiasi altra cosa.
Terminai di pisciare, mi alzai e mi girai per tirare lo scarico. Fu allora che guardai verso il water e rimasi paralizzata.
Il micro abito giaceva all’interno della tazza, immerso in una pozza di piscio. Certamente non poteva esserci soltanto la mia urina. Ora compresi come mai i sette maschi avevano evitato di pisciarmi in bocca dopo la seconda sborrata.
Non aveva altro da indossare se non l’abito riversato nel gabinetto. Mi feci coraggio, affondai la mano nella pozza di piscio e raccolsi il micro vestito. Me la infilai, sentendo il piscio colare lungo le cosce. Puzzavo da fare schifo.
Entrarono tutti e sette.
- Tira lo scarico, troia
Mi girai, premetti il pulsante, ma non uscì acqua
- dovrai pulirlo…con la lingua
Era fetido, pieno di piscio e di croste di non so cosa.
Mi inginocchiai, infilai la testa nel cesso ed iniziai a leccare. Li sentivo ridere
- Non te ne vai, finché non sarà pulito
Continuai a leccare, era terribile, chissà quanti avevano cagato e pisciato in quella tazza che stavo leccando.
Passarono un paio di minuti, sollevai la testa, la situazione non era migliorata molto, solo la pozza di piscio era diminuita.
- Posso andare? chiesi, non si può pulire meglio solo con la lingua, ho leccato tutto
- va bene, vai, troia
Finalmente mi alzai per uscire da quel bar.
Uscii e mi diressi verso la macchina di zio Piero; la vidi, accelerai, traballavo sui tacchi, ero stanchissima e molto provata. Puzzavo terribilmente. Entrai in macchina
- racconta, disse lo zio
- animali, sette animali, mi hanno scopato, inculato, di tutto. Mi hanno infilato la testa in un cesso lurido, mi hanno fatto leccare qualsiasi cosa. Alla fine, come regalo, mi hanno restituito il vestito, era immerso in un water pieno di piscio. Ho bisogno di lavarmi, di cambiarmi
- per dove stiamo andando, non ne hai bisogno, mi gelò lo zio
Guidò per un paio di chilometri; entrò in un parcheggio e ci fece scendere.
Lo zio mi prese per mano, avanzavo sui tacchi, praticamente nuda, puzzando di piscio. Vidi un cartello: “MANEGGIO”.
Noooo, pensai, anche con i cavalli, no.
- Ti prego, provai a dire
Lo zio mi sorride
- So già che non mi deluderai, vieni con me
Mi tirò verso l’ingresso della stalla.
Ci venne incontro un omone, salopette jeans, torso nudo
- Ciao Piero, lei è la troia di cui mi hai parlato?
- sì, Rudy, ce n’è anche per te
- mi sembra molto buona
Così dicendo mi mise una mano tra le cosce ed una sulle chiappe.
Mi spinse in ginocchio, si abbassò la salopette e mi porse il cazzo da leccare.
Lo presi in mano e lo leccai, per poi pompare, infilandomelo completamente in bocca.
Rudy si staccò, si liberò completamente della salopette e mi disse di spogliarmi.
Si allontanò per tornare con un secchio; era colmo.
Lo poggiò a terra
- Sai cosa c’è qui dentro?
ero ancora in ginocchio, completamente nuda, con indosso solo le autoreggenti e le scarpe; feci cenno di no, con la testa
Rudy mi prese per i capelli e mi spinse fin quasi dentro il secchio
sentii distintamente la puzza di urina
- Piscio, risposi
- brava, piscio di questi tre cavalli e le infilò la testa completamente dentro; la sollevò e le disse di succhiare
immersi la lingua e succhiai il piscio con le labbra, Rudy mi andò dietro e mi scopò con vigore
Mi fece male, ma subito dopo iniziai a provare piacere
- ahiaaaa…siii…piano…ahiaaa…siii…siii…slurp, mmmh, glhglhglh
Mi aveva afferrato per i capelli ed immerso nuovamente la testa nel secchio; succhiavo cercando di non respirare, stando in apnea dentro quel liquido immondo; lo sentii incularmi, ed a tratti mi sollevava la testa per farmi respirare, per ordinarmi di succhiare e per immergermi nuovamente dentro.
- cazzo, avevi ragioni, è una gran troia, disse Rudy allo zio
Sfilò il cazzo dal culo, mi andò davanti e mi sborrò in faccia e qualche schizzo finì nel secchio, galleggiando in quel lago di piscio. Mi prese per i capelli
- succhia i fili di sborra
Abbassai la testa e vidi i filamenti di sborra che galleggiavano, li succhiai con la bocca, ingoiandoli
- adesso sei pronta, disse Rudy.
Mi alzai e lo seguii.
Dietro vennero anche lo zio e papà.
Arrivammo alle stalle.
In ognuna c’era un cavallo, erano tre, due maschi ed una femmina, ci informò Rudy.
Il primo era bianco maculato, l’altro maschio era imponente, altezzoso, dal pelo nero e lucido. Entrai e mi avvicinò all’animale con timore. Il cavallo digrignò i denti e scalciò. Mi ritrassi con paura; Rudy lo tranquillizzò, cominciai ad accarezzargli il muso. Appoggiai le labbra sul pelo e lo baciai con tenerezza. Mi misi di lato e lo accarezzai sul dorso. Il pelo era morbido ed il cavallo cominciò a gradire il tocco; dopo pochi minuti l’animale si rilassò. Continuai ad accarezzare il quadrupede, fino a massaggiargli le zampe posteriori.
Ero sinceramente curiosa, mi chinai e rimasi senza parole; il pene, appena eretto, era enorme.
Sorrisi, mi inginocchiai e mi misi sotto il cavallo. Spostai la mano verso la verga dell’animale. L’accarezzai con dolcezza e lo vide diventare enorme. Continuai ad accarezzarlo, cercai di cingerlo con una mano, ma non riuscivo a prenderlo; mi aiutai con entrambe le mani e lo segai; incredibile quanto fosse grande. Mi distesi sotto il cavallo e continuai a segarlo con entrambe le mani. L’animale si mise a scalciare sentendo montare l’eccitazione. Tirai fuori la lingua e gli leccai la cappella. Lo baciai sulla punta e lo leccai per tutta la sua larghezza. Era enorme, allargai la bocca, ma non riuscii a prenderlo tra le labbra, così mi limitai a leccarlo e con la punta della lingua cercavo di solleticarlo nei punti più sensibili. Tenevo le mani intorno al grosso membro e cercavo di segarlo. Intanto lo leccavo con la lingua, intorno al glande che tenevo scappellato.
Rudy badava a tenere fermo il cavallo.
Rudy mise una panca sotto l’animale. Mi sdraiai sopra, presi il pene del quadrupede e lo poggiai tra le cosce. Mi stimolai il clitoride ed allargai le labbra della figa. Il cazzo era troppo grande per penetrarmi. La seppur minima pressione mi procurava un gran dolore, così mi accontentai di strusciarmi con la figa sulla cappella del membro. Insistetti e riuscii a farlo penetrare per pochissimi centimetri. Bastò poco per farmi impazzire
- siiiiiiiiiiii…cazzoooooooo…siiiiiiiii…muoio…cazzo…dio…godooooooooooooooooooo
Subito dopo spostai velocemente la panca e mi distesi sotto il cavallo, sdraiata sulla terra, riprendendo a leccare la verga dell’animale. Poco meno di un minuto ed un’ondata di sborra mi riempì la bocca e la faccia. Fu pazzesco; una fontana impazzita di sperma, schizzi densi e caldi mi riempirono la bocca ed il viso.
Avevo il viso e gran parte dei capelli completamente ricoperti di sperma. La quantità di sborra fu impressionante; riuscii ad aprire, con fatica, gli occhi, pulii il membro dai residui di sborra ancora rimasti attaccati.
Mi tirai in piedi, con il viso ancora pieno di sperma.
Rudy, papà e lo zio si stavano segando, inebetiti davanti alla mia performance.
Mi inginocchiai in mezzo a loro e mi feci sborrare sui capelli ed ancora in faccia.
Rimasi in ginocchio, si misero a pisciare, pulendomi il viso da tutto quello sperma.
Mi alzai, mi indicarono il vestito, era immerso nel secchio pieno di urina.
Me lo infilai, sorpresa di come lo zio non mi disse di prendere la pisciata del cavallo, lo capii subito dopo. Prese il secchio e me lo svuotò da sopra la testa…
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