Gianna ricattata - IX parte - LUI
di
sexydurex
genere
dominazione
Piero andò via con il cane.
Gianna mi guardò e subito dopo distolse lo sguardo.
- Mi vergogno, papi
- Non devi, Gianna; sono io che dovrei vergognarmi; lo stai facendo per aiutarmi, cercai di mantenere un’espressione contrita e dispiaciuta
- mi stai vedendo fare cose inimmaginabili.
- ti sta pesando molto?
- alle volte, sì, altre meno. Oggi è stata dura, prima con quei dodici assatanati, adesso con il cane
- però godi
- questa è la cosa che più mi destabilizza. Ci sono dei momenti, nei quali perdo lucidità e mi lascio andare completamente. Vieni, papi
Mi avvicinai, iniziai ad accarezzarla. Ci baciammo. Le presi un braccio e lo legai alla spalliera, stessa cosa feci con l’altro. Mi sedetti su di lei, mi feci leccare il culo; lo fece con passione, le infilai il cazzo in bocca e mi spompinò con piacere.
La scopai, baciandola, le infilai un dito nel culo, lei sussultò ed iniziò a gemere
- siiiii…papi…continua…sono la tua troia…si, fammi godere, dio…papiiiiiiiiii
- ti piace fare i pompini ai cani, vero?
- siiiii…sono una porca, sono una troia, godoooooo, papi, godoooooo
Godemmo insieme, le riempii la figa di sborra, mentre lei si dimenava dal piacere.
Mi stesi al suo fianco, restammo in silenzio, finché lei mi chiese
- ti sta piacendo, questo gioco, vero, papi?
- mi ecciti tu
- me ne sono accorta. Alla fine di questo mese, continueremo a scopare?
- sarebbe bello
- e come facciamo? Ora abbiamo una scusa, dopo che ci inventiamo? soprattutto quando tornerà la mamma
- vedremo, per ora godiamocela
- facile per te, sono io che devo fare la zoccola in giro per la città, ma lo disse sorridendo, e continuò, domani cosa mi farà fare quel porco di zio Piero?
- non è ho idea
- ma tu sapevi fosse così pervertito?
- no, non immaginavo, si sta divertendo molto con te
- lo vedo
La serata trascorse tranquillamente ed il giorno dopo Gianna si alzò per andare a lavorare.
- Papi, mi chiamò
- che c’è?
- cosa devo indossare? Ci sono solo microabiti e leggings strettissimi
- sì, lo zio ha rivoluzionato il tuo armadio
- ma cazzo, non posso andare ogni giorno in ufficio vestita da troia
- così ha deciso lo zio
- non ci sono nemmeno indumenti intimi, né slip né reggiseno
- lo so
Prese un top ed un leggings nero aderentissimo, talmente stretto e sottile che non si faticava a vedere il disegno delle labbra della figa
- che stronzo, disse Gianna
Andò in ufficio.
Piero mi disse di farmi trovare a casa di Gianna nel primo pomeriggio.
Ci vedemmo e mi illustrò il programma
- la portiamo fuori città, c’è un bar isolato, frequentato malissimo; la facciamo vestire da troia e la lasciamo in quel bar, vediamo che succede; quando esce la portiamo al maneggio
- vuoi farla violentare?
- quel che succede succede; poi si darà da fare al maneggio, anche con i cavalli
- buona idea; vorrei vederla, però
- al maneggio ci saremo anche noi, nel bar la lasciamo sola
Iniziai già ad eccitarmi.
Gianna rientrò in casa, trovando me e Piero
- Gianna cambiati perché dobbiamo uscire, disse Piero, i vestiti sono sul letto
- posso farmi una doccia veloce?
- ok, hai mezzora di tempo
Uscì dalla camera, un micro abito cortissimo, nero, autoreggenti, nessun intimo, praticamente nuda; tacco12 immancabile.
Uscimmo da casa insieme e la caricammo in macchina
- dove andiamo? chiese intimorita
- a farti fare la troia, rispose Piero
Piero guidò fuori città, in una zona di campagna, a ridosso di un piccolo paese di provincia. Fermò la macchina vicino ad un bar; era fatiscente e fuori c’erano due individui molto rozzi. Piero si fermò un po’ distante e disse a Gianna di scendere
- entra in quel bar, prendi un caffè e fatti guardare
- se succede qualcosa?
- tu vedi di farla succedere. Noi ti aspettiamo qui e spero di aspettarti per un bel po’, vai e divertiti, troia
Rimasi in silenzio; guardai Gianna scendere dalla macchina ed incamminarsi verso il bar; era praticamente nuda. Entrò dentro, i due uomini fuori, immediatamente la seguirono.
Rimanemmo in macchina, io e Piero, senza dire nulla, con lo sguardo fisso verso il bar. Trascorse qualche minuto e vedemmo la saracinesca chiudersi e Gianna rimanere dentro.
Trascorse più di mezz’ora, forse anche un’ora, fummo attirati dal rumore della saracinesca che, qualcuno, all’interno, stava sollevando. Gianna uscì, traballava sui tacchi, si avvicinò sfatta, quando fu nei pressi della macchina, la vidi completamente bagnata, puzzolente di piscio. Entrò in macchina
- racconta, disse Piero
- animali, sette animali, mi hanno scopato, inculato, di tutto. Mi hanno infilato la testa in un cesso lurido, mi hanno fatto leccare qualsiasi cosa. Alla fine, come regalo, mi hanno restituito il vestito, era immerso in un water pieno di piscio. Ho bisogno di lavarmi, di cambiarmi
- per dove stiamo andando, non ne hai bisogno, la gelò Piero
Piero guidò per un paio di chilometri; entrò in un parcheggio e ci fece scendere. Nemmeno io sapevo dove stessimo andando, anche se immaginavo il prosieguo.
Gianna era tenuta per mano da Piero, ed avanzava sui tacchi e praticamente nuda. Vedemmo un cartello: “MANEGGIO”.
- Ti prego, provò a dire Gianna
Piero le sorrise
- So già che non mi deluderai, vieni con me
La tirò verso l’ingresso della stalla.
Ci venne incontro un omone, salopette jeans, torso nudo
- Ciao Piero, lei è la troia di cui mi hai parlato?
- sì, Rudy, ce n’è anche per te
- mi sembra molto buona
Così dicendo le mise una mano tra le cosce ed una sulle chiappe.
La spinse in ginocchio, si abbassò la salopette e le porse il cazzo da leccare.
Gianna lo prese in mano e si mise a leccarlo, per poi pompare, infilandoselo completamente in bocca.
Rudy si staccò, si liberò completamente della salopette e le disse di spogliarsi.
Si allontanò per tornare con un secchio; era colmo.
Lo poggiò a terra
- Sai cosa c’è qui dentro?
- Gianna era ancora in ginocchio, completamente nuda, con indosso solo le autoreggenti e le scarpe; fece cenno di no, con la testa
Rudy la prese per i capelli e la spinse fin quasi dentro il secchio
- Piscio, rispose Gianna
- brava, piscio di questi tre cavalli e le infilò la testa completamente dentro; la sollevò e le disse di succhiare
Gianna immerse la lingua e succhiò il piscio con le labbra, Rudy le andò dietro e la scopò con vigore
- ahiaaaa…siii…piano…ahiaaa…siii…siii…slurp, mmmh, glhglhglh
Le aveva immerso nuovamente la testa nel secchio; quindi la inculò; mentre la sodomizzava, alternando sempre l’ordine di succhiare il piscio con immersione della testa nel secchio, disse a Piero
- cazzo, avevi ragioni, è una gran troia
Sfilò il cazzo dal culo, le andò davanti e le sborrò in faccia e qualche schizzo finì nel secchio, galleggiando in quel lago di piscio. Rudy la prese per i capelli
- succhia i fili di sborra
Gianna abbassò la testa e cercò i filamenti di sborra che galleggiavano, succhiandoli in bocca ed ingoiandoli
- adesso sei pronta, dissi Rudy.
Gianna si alzò e lo seguì. Piero raccolse l’abito della nipote e lo immerse nel secchio di piscio, lasciandolo lì.
Li seguimmo anche noi.
Arrivammo alle stalle.
In ognuna c’era un cavallo, erano tre, due maschi ed una femmina, ci informò Rudy.
Il primo era bianco maculato, l’altro maschio era imponente, altezzoso, dal pelo nero e lucido. Gianna entrò e si avvicinò all’animale con timore. Il cavallo digrignò i denti e scalciò. Gianna si ritrasse; Rudy lo tranquillizzò, Gianna cominciò ad accarezzargli il muso. Appoggiò le labbra sul pelo e lo baciò con tenerezza. Si mise di lato e lo accarezzò sul dorso. Il pelo era morbido ed il cavallo cominciò a gradire il tocco della donna; dopo pochi minuti l’animale si rilassò. Gianna continuò ad accarezzare il quadrupede, fino a massaggiargli le zampe posteriori.
Si chinò per osservare l’organo sessuale. Rimase sconcertata quanto vide il principio di erezione del pene. Gianna avvampò.
S’inginocchiò e si mise sotto il cavallo. Spostò la mano verso la verga dell’animale. L’accarezzò con dolcezza e lo vide diventare enorme. Continuò ad accarezzarlo, ma con una mano non riusciva nemmeno a prenderlo. Si distese sotto il cavallo e prese a segarlo con entrambe le mani. L’animale si mise a scalciare sentendo montare l’eccitazione. Gianna tirò fuori la lingua e prese a leccare la cappella di quel grandissimo cazzo. Lo baciò sulla punta e lo leccò per tutta la sua larghezza. Allargò la bocca, ma non riuscì a prenderlo tra le labbra, così si limitò a leccarlo e con la punta della lingua cercava di solleticarlo. Teneva le mani intorno al grosso membro e cercava con sforzo di segarlo. Intanto ci dava con la lingua, leccando tutto intorno al glande che teneva scappellato.
Rudy era con lei, ma soprattutto badava a tenere fermo il cavallo.
Noi due eravamo incantati.
Rudy prese una panca, sistemandola sotto l’animale. Gianna, titubante, si sdraiò sulla panca mettendo il pene del quadrupede tra le proprie cosce. Si stimolò il clitoride ed allargò le labbra della fica. Ma il cazzo era troppo grande per penetrarla. La seppur minima pressione le procurava un gran dolore, così si accontentò di strusciarsi con la figa sulla cappella del membro. Insistette e riuscì a farsi penetrare per pochissimi centimetri. Bastò poco per farla godere. Urlò come una forsennata.
- siiiiiiiiiiii…cazzoooooooo…siiiiiiiii…muoio…cazzo…dio…godooooooooooooooooooo
Subito dopo spostò velocemente la panca e si distese sotto il cavallo, sdraiata sulla terra, riprendendo a leccare la verga dell’animale. Poco meno di un minuto ed un’ondata di sborra le riempì la bocca e la faccia. Aveva il viso e gran parte dei capelli completamente ricoperti di sperma. La quantità di sborra era impressionante e Gianna, non contenta, pulì il membro dai residui di sborra ancora rimasti attaccati.
Si tirò in piedi con il viso ancora pieno di sperma.
Rudy, io e Piero ci stavamo smanettando.
Gianna si tolse con le dita alcune traccia di sborra dagli occhi, così da poterli aprire bene, si avvicinò, inginocchiandosi in mezzo a noi tre e si fece sborrare sui capelli ed in faccia
Gianna era ancora in ginocchio, quando ci mettemmo a pisciare, pulendole il viso da tutto quello sperma.
Si alzò, le indicammo il vestito, lo raccolse dal secchio pieno di urina.
Se lo infilò, e Piero le svuotò tutto il contenuto da sopra la testa…
Gianna mi guardò e subito dopo distolse lo sguardo.
- Mi vergogno, papi
- Non devi, Gianna; sono io che dovrei vergognarmi; lo stai facendo per aiutarmi, cercai di mantenere un’espressione contrita e dispiaciuta
- mi stai vedendo fare cose inimmaginabili.
- ti sta pesando molto?
- alle volte, sì, altre meno. Oggi è stata dura, prima con quei dodici assatanati, adesso con il cane
- però godi
- questa è la cosa che più mi destabilizza. Ci sono dei momenti, nei quali perdo lucidità e mi lascio andare completamente. Vieni, papi
Mi avvicinai, iniziai ad accarezzarla. Ci baciammo. Le presi un braccio e lo legai alla spalliera, stessa cosa feci con l’altro. Mi sedetti su di lei, mi feci leccare il culo; lo fece con passione, le infilai il cazzo in bocca e mi spompinò con piacere.
La scopai, baciandola, le infilai un dito nel culo, lei sussultò ed iniziò a gemere
- siiiii…papi…continua…sono la tua troia…si, fammi godere, dio…papiiiiiiiiii
- ti piace fare i pompini ai cani, vero?
- siiiii…sono una porca, sono una troia, godoooooo, papi, godoooooo
Godemmo insieme, le riempii la figa di sborra, mentre lei si dimenava dal piacere.
Mi stesi al suo fianco, restammo in silenzio, finché lei mi chiese
- ti sta piacendo, questo gioco, vero, papi?
- mi ecciti tu
- me ne sono accorta. Alla fine di questo mese, continueremo a scopare?
- sarebbe bello
- e come facciamo? Ora abbiamo una scusa, dopo che ci inventiamo? soprattutto quando tornerà la mamma
- vedremo, per ora godiamocela
- facile per te, sono io che devo fare la zoccola in giro per la città, ma lo disse sorridendo, e continuò, domani cosa mi farà fare quel porco di zio Piero?
- non è ho idea
- ma tu sapevi fosse così pervertito?
- no, non immaginavo, si sta divertendo molto con te
- lo vedo
La serata trascorse tranquillamente ed il giorno dopo Gianna si alzò per andare a lavorare.
- Papi, mi chiamò
- che c’è?
- cosa devo indossare? Ci sono solo microabiti e leggings strettissimi
- sì, lo zio ha rivoluzionato il tuo armadio
- ma cazzo, non posso andare ogni giorno in ufficio vestita da troia
- così ha deciso lo zio
- non ci sono nemmeno indumenti intimi, né slip né reggiseno
- lo so
Prese un top ed un leggings nero aderentissimo, talmente stretto e sottile che non si faticava a vedere il disegno delle labbra della figa
- che stronzo, disse Gianna
Andò in ufficio.
Piero mi disse di farmi trovare a casa di Gianna nel primo pomeriggio.
Ci vedemmo e mi illustrò il programma
- la portiamo fuori città, c’è un bar isolato, frequentato malissimo; la facciamo vestire da troia e la lasciamo in quel bar, vediamo che succede; quando esce la portiamo al maneggio
- vuoi farla violentare?
- quel che succede succede; poi si darà da fare al maneggio, anche con i cavalli
- buona idea; vorrei vederla, però
- al maneggio ci saremo anche noi, nel bar la lasciamo sola
Iniziai già ad eccitarmi.
Gianna rientrò in casa, trovando me e Piero
- Gianna cambiati perché dobbiamo uscire, disse Piero, i vestiti sono sul letto
- posso farmi una doccia veloce?
- ok, hai mezzora di tempo
Uscì dalla camera, un micro abito cortissimo, nero, autoreggenti, nessun intimo, praticamente nuda; tacco12 immancabile.
Uscimmo da casa insieme e la caricammo in macchina
- dove andiamo? chiese intimorita
- a farti fare la troia, rispose Piero
Piero guidò fuori città, in una zona di campagna, a ridosso di un piccolo paese di provincia. Fermò la macchina vicino ad un bar; era fatiscente e fuori c’erano due individui molto rozzi. Piero si fermò un po’ distante e disse a Gianna di scendere
- entra in quel bar, prendi un caffè e fatti guardare
- se succede qualcosa?
- tu vedi di farla succedere. Noi ti aspettiamo qui e spero di aspettarti per un bel po’, vai e divertiti, troia
Rimasi in silenzio; guardai Gianna scendere dalla macchina ed incamminarsi verso il bar; era praticamente nuda. Entrò dentro, i due uomini fuori, immediatamente la seguirono.
Rimanemmo in macchina, io e Piero, senza dire nulla, con lo sguardo fisso verso il bar. Trascorse qualche minuto e vedemmo la saracinesca chiudersi e Gianna rimanere dentro.
Trascorse più di mezz’ora, forse anche un’ora, fummo attirati dal rumore della saracinesca che, qualcuno, all’interno, stava sollevando. Gianna uscì, traballava sui tacchi, si avvicinò sfatta, quando fu nei pressi della macchina, la vidi completamente bagnata, puzzolente di piscio. Entrò in macchina
- racconta, disse Piero
- animali, sette animali, mi hanno scopato, inculato, di tutto. Mi hanno infilato la testa in un cesso lurido, mi hanno fatto leccare qualsiasi cosa. Alla fine, come regalo, mi hanno restituito il vestito, era immerso in un water pieno di piscio. Ho bisogno di lavarmi, di cambiarmi
- per dove stiamo andando, non ne hai bisogno, la gelò Piero
Piero guidò per un paio di chilometri; entrò in un parcheggio e ci fece scendere. Nemmeno io sapevo dove stessimo andando, anche se immaginavo il prosieguo.
Gianna era tenuta per mano da Piero, ed avanzava sui tacchi e praticamente nuda. Vedemmo un cartello: “MANEGGIO”.
- Ti prego, provò a dire Gianna
Piero le sorrise
- So già che non mi deluderai, vieni con me
La tirò verso l’ingresso della stalla.
Ci venne incontro un omone, salopette jeans, torso nudo
- Ciao Piero, lei è la troia di cui mi hai parlato?
- sì, Rudy, ce n’è anche per te
- mi sembra molto buona
Così dicendo le mise una mano tra le cosce ed una sulle chiappe.
La spinse in ginocchio, si abbassò la salopette e le porse il cazzo da leccare.
Gianna lo prese in mano e si mise a leccarlo, per poi pompare, infilandoselo completamente in bocca.
Rudy si staccò, si liberò completamente della salopette e le disse di spogliarsi.
Si allontanò per tornare con un secchio; era colmo.
Lo poggiò a terra
- Sai cosa c’è qui dentro?
- Gianna era ancora in ginocchio, completamente nuda, con indosso solo le autoreggenti e le scarpe; fece cenno di no, con la testa
Rudy la prese per i capelli e la spinse fin quasi dentro il secchio
- Piscio, rispose Gianna
- brava, piscio di questi tre cavalli e le infilò la testa completamente dentro; la sollevò e le disse di succhiare
Gianna immerse la lingua e succhiò il piscio con le labbra, Rudy le andò dietro e la scopò con vigore
- ahiaaaa…siii…piano…ahiaaa…siii…siii…slurp, mmmh, glhglhglh
Le aveva immerso nuovamente la testa nel secchio; quindi la inculò; mentre la sodomizzava, alternando sempre l’ordine di succhiare il piscio con immersione della testa nel secchio, disse a Piero
- cazzo, avevi ragioni, è una gran troia
Sfilò il cazzo dal culo, le andò davanti e le sborrò in faccia e qualche schizzo finì nel secchio, galleggiando in quel lago di piscio. Rudy la prese per i capelli
- succhia i fili di sborra
Gianna abbassò la testa e cercò i filamenti di sborra che galleggiavano, succhiandoli in bocca ed ingoiandoli
- adesso sei pronta, dissi Rudy.
Gianna si alzò e lo seguì. Piero raccolse l’abito della nipote e lo immerse nel secchio di piscio, lasciandolo lì.
Li seguimmo anche noi.
Arrivammo alle stalle.
In ognuna c’era un cavallo, erano tre, due maschi ed una femmina, ci informò Rudy.
Il primo era bianco maculato, l’altro maschio era imponente, altezzoso, dal pelo nero e lucido. Gianna entrò e si avvicinò all’animale con timore. Il cavallo digrignò i denti e scalciò. Gianna si ritrasse; Rudy lo tranquillizzò, Gianna cominciò ad accarezzargli il muso. Appoggiò le labbra sul pelo e lo baciò con tenerezza. Si mise di lato e lo accarezzò sul dorso. Il pelo era morbido ed il cavallo cominciò a gradire il tocco della donna; dopo pochi minuti l’animale si rilassò. Gianna continuò ad accarezzare il quadrupede, fino a massaggiargli le zampe posteriori.
Si chinò per osservare l’organo sessuale. Rimase sconcertata quanto vide il principio di erezione del pene. Gianna avvampò.
S’inginocchiò e si mise sotto il cavallo. Spostò la mano verso la verga dell’animale. L’accarezzò con dolcezza e lo vide diventare enorme. Continuò ad accarezzarlo, ma con una mano non riusciva nemmeno a prenderlo. Si distese sotto il cavallo e prese a segarlo con entrambe le mani. L’animale si mise a scalciare sentendo montare l’eccitazione. Gianna tirò fuori la lingua e prese a leccare la cappella di quel grandissimo cazzo. Lo baciò sulla punta e lo leccò per tutta la sua larghezza. Allargò la bocca, ma non riuscì a prenderlo tra le labbra, così si limitò a leccarlo e con la punta della lingua cercava di solleticarlo. Teneva le mani intorno al grosso membro e cercava con sforzo di segarlo. Intanto ci dava con la lingua, leccando tutto intorno al glande che teneva scappellato.
Rudy era con lei, ma soprattutto badava a tenere fermo il cavallo.
Noi due eravamo incantati.
Rudy prese una panca, sistemandola sotto l’animale. Gianna, titubante, si sdraiò sulla panca mettendo il pene del quadrupede tra le proprie cosce. Si stimolò il clitoride ed allargò le labbra della fica. Ma il cazzo era troppo grande per penetrarla. La seppur minima pressione le procurava un gran dolore, così si accontentò di strusciarsi con la figa sulla cappella del membro. Insistette e riuscì a farsi penetrare per pochissimi centimetri. Bastò poco per farla godere. Urlò come una forsennata.
- siiiiiiiiiiii…cazzoooooooo…siiiiiiiii…muoio…cazzo…dio…godooooooooooooooooooo
Subito dopo spostò velocemente la panca e si distese sotto il cavallo, sdraiata sulla terra, riprendendo a leccare la verga dell’animale. Poco meno di un minuto ed un’ondata di sborra le riempì la bocca e la faccia. Aveva il viso e gran parte dei capelli completamente ricoperti di sperma. La quantità di sborra era impressionante e Gianna, non contenta, pulì il membro dai residui di sborra ancora rimasti attaccati.
Si tirò in piedi con il viso ancora pieno di sperma.
Rudy, io e Piero ci stavamo smanettando.
Gianna si tolse con le dita alcune traccia di sborra dagli occhi, così da poterli aprire bene, si avvicinò, inginocchiandosi in mezzo a noi tre e si fece sborrare sui capelli ed in faccia
Gianna era ancora in ginocchio, quando ci mettemmo a pisciare, pulendole il viso da tutto quello sperma.
Si alzò, le indicammo il vestito, lo raccolse dal secchio pieno di urina.
Se lo infilò, e Piero le svuotò tutto il contenuto da sopra la testa…
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