Party casalingo (episodio 4)

di
genere
incesti

La luce del primo mattino era evidente a casa di Petra, dopo quella notte insonne piena di sesso. All'improvviso Marco, vent’anni, zaino fradicio e capelli bagnati dal temporale, aprì la porta di casa. "Mamma, sono tornato!" urlò, gettando le chiavi sul tavolo. Era appunto il figlio della gran troia di Petra che doveva essere in campeggio ma a causa del fortissimo temporale era tornato il giorno prima. Alla vista della madre il sorriso gli morì in gola: Petra giaceva nuda sul pavimento, le cosce incollate da strati di sperma secco e muco, il culo ancora aperto come una ferita, le labbra vaginali gonfie che pulsavano a ogni respiro affannoso. Intorno a lei, tutti quegli uomini sudati che si allacciavano i pantaloni, ridacchiando mentre riponevano cazzi mezzi eretti nei boxer. "Cazzo, è stata una notte da ricordare," ghignò il cuoco, asciugandosi il glande con la tovaglia del tavolo.

"Che cazzo…?!" Marco arretrò verso l’uscita, ma il pompiere lo bloccò con un braccio muscoloso. "Ehi, ragazzone," sibilò, guidandogli la mano verso il cazzo ancora duro. "Tua madre è una troia ninfomane. Non vedi come trema? Ha bisogno di un cazzo fresco… e tu sei qui." Con un gesto esperto, gli sbottonò i jeans e gli strinse il cazzo mezzo duro nella mano. "Guarda come si indurisce… è già eccitato dalla fica di sua madre." Il cuoco si avvicinò, il fiato puzzolente di aglio e sperma. "Slaccia quei pantaloni, Marco. Non fare il timido: tua madre si è fatta scopare da venti cazzi stanotte. Ora tocca a te."

Petra, con un filo di voce, sussurrò: "Marco… amore…vieni da mamma.." Senza esitare, il pompiere lo spinse tra le gambe di Petra, guidandogli il glande violaceo tra le labbra vaginali già dilatate. "Entra piano, stronzo. La fica è ancora calda," ringhiò, afferrandogli i fianchi. Marco spinse con un colpo secco, il sesso di Petra che lo risucchiò come una morsa. "Oh cazzo, è così stretta!" urlò, mentre il cuoco gli schiaffeggiava il culo per spingerlo a pompare. "Sbattila forte, porco! Non fare il coglione!" Petra gemette: "Sì, Marco… scopami tutta… fammi sentire il tuo grosso cazzo!" Il ragazzo, perso nell’odore di fica e sudore, accelerò, il glande che sfregava contro il punto G gonfio. "Mamma, sto per sborrare!"

"Non trattenerti, stronzo!" ghignò il muratore, tenendole ferma la testa mentre Marco la martellava. "Falle sentire chi sei!" Il ragazzo urlò, svuotandosi dentro di lei con un getto bollente. Petra ebbe un orgasmo violento, squirtando un fiotto misto a sperma sulle palle del figlio. "Ancora! Non fermarti, cazzo!" Senza riprendere fiato, il fruttivendolo la girò a pecora, le allargò le natiche con le mani e spinse il cazzo di Marco nell’ano già dilatato. "Oh, è così caldo… mmmmmmmm"

"Scopagli il culo più forte, porco!" ruggì il direttore di banca, afferrandogli i capelli. "Falle sentire il tuo cazzo fino in gola!" Marco, ormai perso, pompò con colpi da manuale, il cazzo che usciva e rientrava con spinte decise. "Mamma, sto per sborrare di nuovo!" Petra, con un urlo animalesco, venne insieme a lui, il culo della troia che si contraeva per risucchiargli l’ultimo schizzo. "Sì, figlio di puttana… riempimi il culo!"

"Adesso la bocca, stronzo," ordinò il professore, sollevandole la testa. "Falle ingoiare tutto, fino all’ultima goccia." Marco le infilò il glande in gola, pompando con colpi secchi. "Succhia, puttana! Questo è il tuo farmaco!" Petra succhiò avidamente, il naso schiacciato contro il pube del figlio, mentre lui le sborrava in bocca un getto dopo l’altro. "Ecco, prendi il tuo cazzo! Ingoia, troia!" urlò, svuotandosi fino a farle colare lo sperma dagli angoli della bocca.

Quando Marco crollò esausto, il cuoco si slacciò i pantaloni con un ghigno. "Bravo ragazzo, ma non hai visto niente," sibilò, infilandole un cazzo ricurvo nella fica ancora pulsante. "Ora tocca a noi, troia." Gli uomini si avventarono su Petra come lupi affamati: il pompiere le sfondò il culo con un idrante di sperma, il muratore le pompò in bocca fino a farla vomitare, il fruttivendolo le ficcò due dita nel sesso mentre il professore le iniettava sperma nel naso. "Oh cazzo, sì! Ancora, porci!" urlava Petra, il corpo scosso da spasmi inarrestabili.

Marco, ormai eccitato di nuovo, fissò la scena con gli occhi lucidi. "Posso… unirmi?"

"Certo, stronzo," rise il direttore, afferrandogli il cazzo. "Ma oggi non sei il protagonista: sei il pubblico." Gli uomini lo spinsero a guardare mentre Petra veniva scopata da dieci cazzi contemporaneamente, la sua fica che squirtava un fiotto dopo l’altro. "Guarda come viene cazzo! È tutta tua madre!"

All’ora di pranzo, Marco era un animale. Le scopate si susseguivano senza sosta: Petra a pecora, in piedi contro il muro, con due uomini che le tenevano ferma la testa mentre il branco la martellava. "Oh, sì! Ancora... vengooo! Non smettete mai!" urlava, il corpo coperto di sperma fresco e vecchio. Il cuoco le infilò di nuovo il matterello nel culo spingendoglielo fino agli intestini, mentre il pompiere le pompava in bocca fino a farle uscire lo sperma dalle narici. "Succhia, puttana! Questo è il tuo pasto!"

Quando il sole tramontò, Marco giaceva esausto tra le braccia della madre, il corpo incollato dal suo sperma. "Bravo figlio…" sussurrò Petra, leccandogli il cazzo ormai molle. "sei un bravo scopatore degno di tua madre.."

E mentre gli uomini se ne andavano, Marco capì: non sarebbe mai più stato il figlio innocente. Perché ormai sapeva: il vero sangue chiama il sangue. E il sangue della sua fica urlava solo il suo nome.
scritto il
2025-08-26
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