Alice, turno di notte

di
genere
trio

Il turno di notte aveva un ritmo diverso. Neon lattiginosi, corridoi deserti, il ronzio delle pompe. Tutto ovattato. In ortopedia non c’erano urgenze, solo pazienti freschi d’intervento, addormentati. La guardiola, invece, ribolliva.
Alice, vent’anni, studentessa in tirocinio, prendeva appunti, seguiva i due infermieri di turno. Loro scherzavano, disincantati, ma a poco a poco le battute scivolarono nel malizioso.
«Sei sicura di voler fare l’infermiera? La notte succede di tutto…»
«Magari qui in guardiola ti tocca rianimare qualcuno.»
Alice rise, scuotendo la testa. «Siete scemi…»
Il tono civettuolo bastò. I due la fissavano senza pudore, divertiti dall’imbarazzo che lei fingeva. «Ancora illibata? Non sembri il tipo…»
«Secondo me hai già fatto pratica. Lo si legge in faccia.»
La ragazza abbassò lo sguardo, mordendosi il labbro. In realtà la situazione la eccitava. Restava lì, vicina, senza sottrarsi davvero. Ogni resistenza era un invito.
Uno si chinò, afferrandole il piede ancora nella sneaker bianca. «Accidenti, non le togli mai?»
Gliela sfilò piano: ne uscì l’odore caldo di pelle e sudore. «Ecco il profumo di donna.»
Lei arrossì. «Fanno schifo…» ma non ritrasse la gamba.
Il piede gli sfiorò il naso. «Ti vergogni? Non dovresti. A noi eccita.»
L’altro rise, cambiando argomento.
«Perfetta così: seconda misura, seno piccolo ma in mano ci sta da dio.»
Alice si strinse le braccia al petto, ma proprio quel gesto fece risaltare le curve sotto il camice.
«Così nervosetta… cosce sottili ma forti. Uno direbbe che con quel culetto non ci si annoia.»
Scosse il capo. «Siete terribili, monotematici.»
«E guarda qui,» continuò l’altro, scostandole il camice. «Il pube folto si indovina subito.»
«Non vi permettete!» protestò lei, ma il sorriso che le sfuggiva agli angoli della bocca li incitava.
Un silenzio denso calò. «Una ventenne così, tutta la notte… tentazione irresistibile.»
Le dita scivolavano alle caviglie sottili. «Sai che si dice? Donne così ti stritolano a letto.»
Alice rise nervosa. «Siete fissati.»
«E queste tette dritte? Segno di chi gode forte.»
Lei abbassò lo sguardo, tremando.
«Vergine? Ma va’… questo corpo ha già fatto i suoi giri.»
Le mani ormai salivano, impietose. Un cenno al deposito semiaperto. «Là dentro per un attimo.» Esitò un istante. Poi, fingendo ancora resistenza, si lasciò tirare. «Solo un minuto…»
Dentro, scaffali di lenzuola e luce fioca. La spinsero al muro, i corpi addosso, mani su fianchi, culo, seni tesi sotto il camice. Lei mormorava «siete pazzi», ma non smetteva di gemere. Il camice scivolò a terra: vent’anni, pelle liscia, seni piccoli già duri, pube scuro e umido.
«Cazzo… guarda che corpo.»
«Non sei una ragazzina, sei la libidine fatta persona.»
Alice voltò il capo, fingendo pudore, ma spalancò la bocca quando un seno sparì nella bocca di uno. L’altro la penetrò di scatto, mentre una lingua la divorava sotto.
Gemiti, insulti, mani che la stringevano. Lei cedeva: «Sì… prendetevi tutto.»
Un lenzuolo steso a terra, il bianco presto macchiato di saliva e umori. Uno la scopava profondo, l’altro le afferrava i capelli e le spingeva il cazzo in gola. Alice miagolava come una gattina, il corpo piegato a doppio possesso.
L’orgasmo la investì urlando con la bocca piena, stringendo spasmodica chi la prendeva sotto. Deglutì il getto caldo, tremando ancora. «Altro che studentessa ingenua…» ridacchiarono.
Uscì con la divisa stropicciata, le gambe molli, i capelli in disordine. Mario le diede una pacca sul culo. «Meglio che ti sistemi.»
Antonio la prese per la vita. «Doccetta. Ti lavo io.»
L’acqua calda scrosciava, il vapore li avvolgeva. Alice, i capelli castani chiaro bagnati che le si incollavano al volto, gemeva con la schiena contro le piastrelle fredde. Antonio inginocchiato davanti a lei, il viso tra le cosce. Le mani le allargarono i fianchi, la lingua percorreva lenta il pube folto, assaporandone l’umidità acre.
Alice tremava, le dita aggrappate ai suoi capelli, gemiti che si mescolavano allo scroscio d’acqua. «Basta…» mormorava, ma lo guidava più a fondo.
Quando lui si rialzò, lei gli si avvinghiò addosso, le gambe strette ai suoi fianchi. Il sapone rendeva ogni contatto scivoloso, la pelle lucida e calda. Antonio entrò in lei con colpi profondi, e Alice lo accolse tutta, mordendogli la spalla, urlando piano per non farsi sentire.
Mario, appoggiato alla porta, sogghignava. «Notte memorabile.»
Alice gemeva, ormai senza freni. «Ancora…»
L’orgasmo la piegò violenta, il corpo che si irrigidiva contro il suo. Antonio esplose dentro di lei, caldo e forte, mentre l’acqua lavava via sudore e umori, lasciandoli scivolare sulle cosce tremanti.
Alice si lasciò cadere contro di lui, esausta, il respiro spezzato, i capelli castani lucidi d’acqua e di vapore. Il reparto era silenzioso, tranquillo
scritto il
2025-08-24
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