Elisabetta prima
di
Direttore
genere
confessioni
Nuove conquiste di Elisabetta. Dal Generale al secondo marito.
Quella sera Elisabetta era particolarmente eccitata. Doveva spremere ben bene il marito per portare il giorno dopo a quei due assatanati di sesso e sensazioni evocative una grande quantità di sperma che avrebbe avuto sapori e profumi diversi dai loro.
Di solito era lui che la sera prendeva l’iniziativa. Partiva con il carezzare i piedi, leccarli fra le dita e cucciare l’alluce come una sorta di cazzo da bocchinare.
Poi sarebbe passato alla carezza delle, cosce e a penetrarla nella vagina. In genere finiva li il loro rapporto.
Ma Elisabetta quella sera lo stupì.
Prese lei l’iniziativa. Comincio con carezzargli la schiena, col percorrere il canale dorsale fino all’imboccatura del culo, che pero trascurava con sapiente scaltrezza. Gli faceva scivolare le mani sul davanti alla ricerca dei suoi capezzoli che strizzava con sapiente maestria, percorreva la pancia e si lanciava nel prendere l’asta che nel frattempo si era inturgidito.
Passo poi all’utilizzo della sua lingua che aveva una particolarità: sapeva essere morbida e dolce e contemporaneamente dura, tagliente e penetrante. La sapeva piegare per tutta la lunghezza in modo che si piegasse come due fette di salame e diventava tagliente e appuntita. E fu cosi che carezzata la schiena con la lingua morbida e dolce, raggiunse il canyon del suo culo. Leccò con voracità le pareti delle natiche, le insalivò con molta saliva raggiunse l’orificio del buco e si soffermo roteando la lingua piegata in due per tagliare la resistenza maschile all’inculata. Lui si lasciò andare e permise a lei di entrare dentro con la sua lingua. Un piacere nuovo e travolgente che gli fece gonfiare il vulcano che fino ad allora era stato trascurato sapientemente da Elisabetta. Questo gioco di carezze, leccate e mezze penetrazioni duro a lungo. Poi Lei chiese a lui di fare altrettanto. Certo, lui non aveva la lingua come lei, ma si difese molto bene. Scorse con la lingua prima il collo che fu abbondantemente bagnato, senza dimenticarsi qualche ciucciotto che le lasciò dei lividi a futura memoria (Elisabetta pensò a come si sarebbero eccitati quei due a baciare quei lividi).poi scese sui seni abbondanti e turgidi . leccò, mordicchiò, succhiò. Erano sensazioni da brivido che facevano tremare Elisabetta. Poi l’ombelico. Qui si soffermò un po’. Lo riempi di saliva, lo ciucciò e lo aspirò come fosse una ventosa, creandole una stimolazione vaginale inaspettata. Poi si tuffo nella vagina. Leccò, succhiò lo squirting prodotto dalla eiaculazione di elisabetta e infine le alzò le gambe. Leccò con insistenza quella linea di demarcazione fra fessa e culo.si sofferma per crearle piacere e ulteriore desiderio. Elisabetta era a mille e gli chiese di penetrarla nel culo. Lui la leccò, le fece scorrere una calda saliva e…si accorse di come fosse largo il buco del culo. Non che la vagina fosse stretta, ma gli sembrava di dimensione naturale di quel corpo fantastico, ma il buco del culo, mai da lui profanato, che qualche tempo fa le aveva visto quando si era messo a pancia in sotto per un 69, gli sembrava davvero eccessivo. Comunque glielo lecco, senti i profumi del suo corpo. La penetrò con la sua lingua e poi con le dita roteo dentro. Per coprire tutta la dimensione del buco si accorse che ci volevano almeno tre delle dita della sua mano. Eccitato al pensiero che qualcun altro vi fosse entrato, direziono il suo vulcano nel culo che senza resistenza lo accolse fino in fondo.
Sborrò in un attimo e l’abbondante sperma fu trattenuto sapientemente da Elisabetta nella profonda caverna dove l’avrebbe conservato fino alla mattina dopo per i suoi suoi amici di letto.
Lei, insoddisfatta, tornò alla carica, succhiando e bocchinando quel cazzo che era diventato morbido. Ma gli bastò avvicinare l’indice al buco del culo del marito, a leccargli contemporaneamente le palle e il cazzo, che gli si rizzo in un battibaleno e cercò questa volta la sua vagina.
Lui , sospettoso di sue prestazioni “straordinarie” , la stantuffò con violenza e goduria. “Zoccola, puttana, prendi questo cazzo e il suo sperma”. Un’onda si franse sulle pareti della vagina ed inondò il ventre di Elisabetta. Per non disperderlo, lei prese subito dal cassetto un fazzoletto di pura seta e se lo strinse fra fessa e mutandina. Lui si accorse di questi strani movimenti.
Seguì un lungo momento di silenzio imbarazzante. Infine lui ruppe gli indugi e le disse: mi sono accorto che hai un buco del culo troppo grande e il mio cazzo è semplicemente scivolato dentro. Tu hai chiavato nel culo con qualcun altro, visto che io e te non abbiamo mai praticato il sesso anale. Io voglio la verità. Non sono geloso, godo se tu godi anche con qualcun altro, ma vorrei condividere con te i piaceri della “tavola”.
Lei, presa da commozione e contenta che il marito aveva scoperto, attraverso prove inconfutabili, il suo tradimento, amandolo ancora profondamente e volendogli molto bene, gli confessò tutto. Gli parlo di Alberto, del D.G. dell’arem e del suo essere odalisca.
Gli propose di entrare a far parte del gruppo, visto che i due colleghi erano alla ricerca di novità, ma gli disse: se accetti niente pregiudizi ed aperto a tutte le esperienze. Gli racconto di come godeva ora il D.G. dopo che Alberto lo aveva sverginato e come piaceva a loro baciarsi, abbracciarsi, carezzarsi e penetrarsi vicendevolmente. A volte lei faticava ad inserirsi in quella “coppia”. Lui disse che aveva sempre fantasticato di realizzare queste esperienze e propose che il giorno dopo, non solo lei avrebbe portato lo sperma che aveva conservato nel culo e nella vagina (certo che ho capito cosa hai fatto), ma gli darò il mio cazzo e il mio sperma in presenza. tutto ciò lo arrapò enormemente e pretese che la moglie gli facesse un pompino. L’esplosione di sperma fu trattenuto a malapena da Elisabetta, che ebbe un’altra idea: prese una sacchetto di plastica che si chiudeva ermeticamente, vi sputò dentro lo sperma appena eiaculato e disse aggiungiamo anche questo alle delizie che berremo domani tutti e quattro insieme.
…….continua…..
Quella sera Elisabetta era particolarmente eccitata. Doveva spremere ben bene il marito per portare il giorno dopo a quei due assatanati di sesso e sensazioni evocative una grande quantità di sperma che avrebbe avuto sapori e profumi diversi dai loro.
Di solito era lui che la sera prendeva l’iniziativa. Partiva con il carezzare i piedi, leccarli fra le dita e cucciare l’alluce come una sorta di cazzo da bocchinare.
Poi sarebbe passato alla carezza delle, cosce e a penetrarla nella vagina. In genere finiva li il loro rapporto.
Ma Elisabetta quella sera lo stupì.
Prese lei l’iniziativa. Comincio con carezzargli la schiena, col percorrere il canale dorsale fino all’imboccatura del culo, che pero trascurava con sapiente scaltrezza. Gli faceva scivolare le mani sul davanti alla ricerca dei suoi capezzoli che strizzava con sapiente maestria, percorreva la pancia e si lanciava nel prendere l’asta che nel frattempo si era inturgidito.
Passo poi all’utilizzo della sua lingua che aveva una particolarità: sapeva essere morbida e dolce e contemporaneamente dura, tagliente e penetrante. La sapeva piegare per tutta la lunghezza in modo che si piegasse come due fette di salame e diventava tagliente e appuntita. E fu cosi che carezzata la schiena con la lingua morbida e dolce, raggiunse il canyon del suo culo. Leccò con voracità le pareti delle natiche, le insalivò con molta saliva raggiunse l’orificio del buco e si soffermo roteando la lingua piegata in due per tagliare la resistenza maschile all’inculata. Lui si lasciò andare e permise a lei di entrare dentro con la sua lingua. Un piacere nuovo e travolgente che gli fece gonfiare il vulcano che fino ad allora era stato trascurato sapientemente da Elisabetta. Questo gioco di carezze, leccate e mezze penetrazioni duro a lungo. Poi Lei chiese a lui di fare altrettanto. Certo, lui non aveva la lingua come lei, ma si difese molto bene. Scorse con la lingua prima il collo che fu abbondantemente bagnato, senza dimenticarsi qualche ciucciotto che le lasciò dei lividi a futura memoria (Elisabetta pensò a come si sarebbero eccitati quei due a baciare quei lividi).poi scese sui seni abbondanti e turgidi . leccò, mordicchiò, succhiò. Erano sensazioni da brivido che facevano tremare Elisabetta. Poi l’ombelico. Qui si soffermò un po’. Lo riempi di saliva, lo ciucciò e lo aspirò come fosse una ventosa, creandole una stimolazione vaginale inaspettata. Poi si tuffo nella vagina. Leccò, succhiò lo squirting prodotto dalla eiaculazione di elisabetta e infine le alzò le gambe. Leccò con insistenza quella linea di demarcazione fra fessa e culo.si sofferma per crearle piacere e ulteriore desiderio. Elisabetta era a mille e gli chiese di penetrarla nel culo. Lui la leccò, le fece scorrere una calda saliva e…si accorse di come fosse largo il buco del culo. Non che la vagina fosse stretta, ma gli sembrava di dimensione naturale di quel corpo fantastico, ma il buco del culo, mai da lui profanato, che qualche tempo fa le aveva visto quando si era messo a pancia in sotto per un 69, gli sembrava davvero eccessivo. Comunque glielo lecco, senti i profumi del suo corpo. La penetrò con la sua lingua e poi con le dita roteo dentro. Per coprire tutta la dimensione del buco si accorse che ci volevano almeno tre delle dita della sua mano. Eccitato al pensiero che qualcun altro vi fosse entrato, direziono il suo vulcano nel culo che senza resistenza lo accolse fino in fondo.
Sborrò in un attimo e l’abbondante sperma fu trattenuto sapientemente da Elisabetta nella profonda caverna dove l’avrebbe conservato fino alla mattina dopo per i suoi suoi amici di letto.
Lei, insoddisfatta, tornò alla carica, succhiando e bocchinando quel cazzo che era diventato morbido. Ma gli bastò avvicinare l’indice al buco del culo del marito, a leccargli contemporaneamente le palle e il cazzo, che gli si rizzo in un battibaleno e cercò questa volta la sua vagina.
Lui , sospettoso di sue prestazioni “straordinarie” , la stantuffò con violenza e goduria. “Zoccola, puttana, prendi questo cazzo e il suo sperma”. Un’onda si franse sulle pareti della vagina ed inondò il ventre di Elisabetta. Per non disperderlo, lei prese subito dal cassetto un fazzoletto di pura seta e se lo strinse fra fessa e mutandina. Lui si accorse di questi strani movimenti.
Seguì un lungo momento di silenzio imbarazzante. Infine lui ruppe gli indugi e le disse: mi sono accorto che hai un buco del culo troppo grande e il mio cazzo è semplicemente scivolato dentro. Tu hai chiavato nel culo con qualcun altro, visto che io e te non abbiamo mai praticato il sesso anale. Io voglio la verità. Non sono geloso, godo se tu godi anche con qualcun altro, ma vorrei condividere con te i piaceri della “tavola”.
Lei, presa da commozione e contenta che il marito aveva scoperto, attraverso prove inconfutabili, il suo tradimento, amandolo ancora profondamente e volendogli molto bene, gli confessò tutto. Gli parlo di Alberto, del D.G. dell’arem e del suo essere odalisca.
Gli propose di entrare a far parte del gruppo, visto che i due colleghi erano alla ricerca di novità, ma gli disse: se accetti niente pregiudizi ed aperto a tutte le esperienze. Gli racconto di come godeva ora il D.G. dopo che Alberto lo aveva sverginato e come piaceva a loro baciarsi, abbracciarsi, carezzarsi e penetrarsi vicendevolmente. A volte lei faticava ad inserirsi in quella “coppia”. Lui disse che aveva sempre fantasticato di realizzare queste esperienze e propose che il giorno dopo, non solo lei avrebbe portato lo sperma che aveva conservato nel culo e nella vagina (certo che ho capito cosa hai fatto), ma gli darò il mio cazzo e il mio sperma in presenza. tutto ciò lo arrapò enormemente e pretese che la moglie gli facesse un pompino. L’esplosione di sperma fu trattenuto a malapena da Elisabetta, che ebbe un’altra idea: prese una sacchetto di plastica che si chiudeva ermeticamente, vi sputò dentro lo sperma appena eiaculato e disse aggiungiamo anche questo alle delizie che berremo domani tutti e quattro insieme.
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