Elisabetta terza. Con ilmarito e i due cavalieri
di
Direttore
genere
confessioni
Elisabetta terza. Con il marito e i due cavalieri
Entrarono insieme nell’edificio Finanziario. Con l’ascensore salirono al quarto piano e da lì, tramite la scala a chiocciola, nell’harem. In attesa che arrivassero il D.G. ed Alberto, lei preparò un caffè che bevettero seduti sul divanetto nell’angolo cucina. Elisabetta gli carezzava con voluttà le gambe e la patta del yeans sollecitando il suo desiderio di sesso.
Bevuto il caffè, gli tirò giù la zip, entrò con le esperte dita alla ricerca di quel cazzo che conosceva molto bene, e lo baciò con dolcezza sul cratere che cominciava ad eruttare lava a piccoli rivoli. Bevve quelle gocce mirabili, tirò giù tutta la pelle e leccò fra la mazza e la capocchia creandogli un brivido enorme di piacere. Fu a quel punto che entrarono insieme il D.G. ed Alberto. Una scena che li fece impazzire dall’eccitazione. Il D.G. si accucciò su Elisabetta, le strinse forte i seni, la sollevò da terra, la portò sul letto e cercò subito la fonte del suo nutrimento fra le sue cosce cariche ancora di sperma e profumi della sera precedente, quando quel marito aveva eruttato tutto il suo sperma nella vagina facendola diventare un lago lussurioso.
Esaurita la vena spermatozoica, carezzò per un attimo il suo enorme cazzo e lo ficcò con violenza in profondità. Ma anche Alberto voleva la sua parte. Si intrufolò fra le loro gambe e cercò il buco del culo di Elisabetta. Sapeva che lei era in grado di conservare lo sperma raccolto sempre la sera prima. Difatti, appena lei si accorse che Alberto aveva poggiato la bocca sul suo ano, con sapiente maestria e movimento di muscoli, espulse tutto il quantitativo che li era raccolto. Elisabetta stava vivendo un orgasmo prolungato con quel cazzo del direttore che carezzava violentemente le pareti interne della sua vagina e quella lingua di Alberto che le leccava fino all’ultima goccia in quel culo divenuto ormai un pozzo nero da quando il D.G. l’aveva inculata per la prima volta.
Il marito, fra l’estasi e sentimenti di gelosia che man mano svanivano di fronte a quella scena incandescente, stava lì a guardare e non sapeva come poter partecipare al banchetto lussurioso.
Elisabetta tolse tutti da imbarazzo. Si alzò dal letto, si inginocchiò fra le gambe del marito per finire l’opera che era stata interrotta dall’arrivo dei due. Gli prese il cazzo in bocca e cominciò a pompare finché il cazzo cominciò a sbattere e vibrare prima di eruttare il prezioso sperma. Schizzò sulle pareti interne delle guance e parte dovette scendere in gola, data la quantità enorme di materiale incandescente. Alberto si rese conto della difficoltà di Elisabetta ed andò a baciarla, condividendo con lei il dolce sorbetto. Tracannato lo sperma, Alberto si avvicinò al marito. Lo guardò negli occhi, e dopo uno sguardo complice, allungò la mano e gli prese il cazzo. Un brivido venne all’uomo che mai era stato toccato da altro uomo. La mano di Alberto si riempì dell’ultimo sperma rimasto sul cazzo. La portò alla bocca e lo succhiò.
Il gusto gli piaceva moltissimo ed allora, ruppe gli indugi, si abbassò, prese in mano quel cazzo del marito, ancora caldo ma rilassato, lo portò alla bocca e cominciò a pomparlo delicatamente. Ma per sollevarlo ci volle la lingua di Elisabetta. Allargò le natiche del marito, gli leccò le pareti laterali, le insalivo a dovere, piegò la lingua come una lancia e con la sua punta tagliente gli lecco prima l’orifizio, che inumidì abbondantemente, e poi lo penetrò. Lui sussultò e gonfiò di botto il cazzo, su cui si avventò il D.G., che, allontanato Alberto, lo prese in bocca e succhiò con estrema decisione. Alberto allora si calò fra le gambe del D.G. e godette di quei trenta centimetri come non mai. Il Marito di fronte a tanta eccitazione, spruzzò il suo sperma in bocca al D.G. che non volle condividere con alcuno quel prezioso liquido che tracannò da solo.
Stavolta toccava al D.G. che, pompato con decisione da Alberto, gli esplose una colata lavica che scorse dalla bocca come la lava scende dall’Etna. Elisabetta volle partecipare a quella ammucchiata leccando il culo del D.G., che sollecitato ed ancora eccitato, si avventò sul marito, prendendolo di spalle , leccando nel canyon della schiena fino ad entrare nel buchetto del culo. Assaporò i suoi profumi ed umori e si eccitò al pensiero che era ancora un culo vergine. Gli sputò abbondantemente dentro, gli roteò la lingua sull’anello esterno, prese il suo cazzo e glielo appoggio sulla bocca del pozzetto. Prima con delicatezza, poi sempre più deciso, cominciò a fargli entrare due, tre, cinque 10 centimetri nell’orificio. Faceva fatica ad entrare, visto le dimensioni. Il marito provò un certo dolore, ma piano piano, mentre sentiva quella carne morbida ma dura massaggiargli le pareti interne del culo cominciò a provare piacere. Il cazzo gli si induri e chiese al D.G. di entrare fino in fondo. Si lacerò con piccole abrasioni la parte interna, ma il piacere di sentire quella massa enorme massaggiare il suo intestino, sentire quelle vibrazioni del cazzo un momento prima di esplodere una quantità di lava che gli inondò le viscere, superò il disagio e godette nella bocca di Elisabetta che intanto glielo aveva preso in bocca, mentre Alberto le leccava la fica grondante enormi quantità di squirting..
Esausti, si rilassarono chi sul divano e chi sul letto. Ma Elisabetta non aveva finito di portare a termine la realizzazione del suo sogno: essere penetrata nel culo dal D.G., nella vagina dal marito e in bocca ad Alberto.
Dopo poco, si alzò dal letto, sturò una bottiglia di bollicine della Franciacorta, ne versò un calice a testa, e dopo aver offerto delle pizzette, brindò con enfasi al coinvolgimento totale del marito nelle orge dell’Odalisca, quale lei era. Era contenta che il marito avesse provato il piacere della sodomia, ma a lei restava un desiderio: il suo sogno incompiuto. Lo esplicitò e, ridiventando ancora una volta zoccola, qual era, con un bacio in bocca ad Alberto, con una carezza sul culo del marito e sul cazzo del D.G., glieli fece diventare quei cazzi, ancora grossi e gonfi di desiderio di penetrarla.
La frenesia li prese di nuovo tutti e tutti si adoperarono per accontentarla. Il marito si distese di traverso sul letto. Lei gli si appoggiò con la fessa sul cazzo, Alberto le si mise davanti e glielo ficcò in bocca e il D.G. la penetrò con gran facilità nel culo enorme. Il quadro che si formò con quel groviglio di carne che si scontrava, carezzava, stantuffava direttamente o di riflesso, creò una magica atmosfera erotica. Era bello vedere come il D.G. baciava prima Elisabetta e poi il marito, il quale iniziato all’omosessualità godeva a sentire le labbra di un uomo sulle sue. Il piacere da neofita superò abbondantemente le ritrosie dei pregiudizi e si abbandonò ai piaceri della carne, ricercando indistintamente un cazzo da toccare o una fica o un culo, maschile o femminile da leccare o baciare.
Ci fu un’esplosione simultanea di sperma e squirting. Un lago in cui tutti trovarono spazio per lenire il loro desiderio di sesso. Un atto mancava al marito per completare la goduria: farsi arrivare lo sperma in bocca. Quando si accorse che Alberto stava per sborrare, allontanò la bocca di Elisabetta e volle provare lui il brivido delle vibrazioni del cazzo prima che l‘onda schiumosa si frangesse sulla sua lingua e scivolasse poi lungo la gola. Quell’esplosione superò la sua fantasia. ne uscì tanto di sperma che Elisabetta potette berne dai rivoli di lava che uscivano dalla bocca stracolma del marito.
Quella fu la prima di una lunga serie di orge che i quattro cominciarono a gustare
…Continua..
Entrarono insieme nell’edificio Finanziario. Con l’ascensore salirono al quarto piano e da lì, tramite la scala a chiocciola, nell’harem. In attesa che arrivassero il D.G. ed Alberto, lei preparò un caffè che bevettero seduti sul divanetto nell’angolo cucina. Elisabetta gli carezzava con voluttà le gambe e la patta del yeans sollecitando il suo desiderio di sesso.
Bevuto il caffè, gli tirò giù la zip, entrò con le esperte dita alla ricerca di quel cazzo che conosceva molto bene, e lo baciò con dolcezza sul cratere che cominciava ad eruttare lava a piccoli rivoli. Bevve quelle gocce mirabili, tirò giù tutta la pelle e leccò fra la mazza e la capocchia creandogli un brivido enorme di piacere. Fu a quel punto che entrarono insieme il D.G. ed Alberto. Una scena che li fece impazzire dall’eccitazione. Il D.G. si accucciò su Elisabetta, le strinse forte i seni, la sollevò da terra, la portò sul letto e cercò subito la fonte del suo nutrimento fra le sue cosce cariche ancora di sperma e profumi della sera precedente, quando quel marito aveva eruttato tutto il suo sperma nella vagina facendola diventare un lago lussurioso.
Esaurita la vena spermatozoica, carezzò per un attimo il suo enorme cazzo e lo ficcò con violenza in profondità. Ma anche Alberto voleva la sua parte. Si intrufolò fra le loro gambe e cercò il buco del culo di Elisabetta. Sapeva che lei era in grado di conservare lo sperma raccolto sempre la sera prima. Difatti, appena lei si accorse che Alberto aveva poggiato la bocca sul suo ano, con sapiente maestria e movimento di muscoli, espulse tutto il quantitativo che li era raccolto. Elisabetta stava vivendo un orgasmo prolungato con quel cazzo del direttore che carezzava violentemente le pareti interne della sua vagina e quella lingua di Alberto che le leccava fino all’ultima goccia in quel culo divenuto ormai un pozzo nero da quando il D.G. l’aveva inculata per la prima volta.
Il marito, fra l’estasi e sentimenti di gelosia che man mano svanivano di fronte a quella scena incandescente, stava lì a guardare e non sapeva come poter partecipare al banchetto lussurioso.
Elisabetta tolse tutti da imbarazzo. Si alzò dal letto, si inginocchiò fra le gambe del marito per finire l’opera che era stata interrotta dall’arrivo dei due. Gli prese il cazzo in bocca e cominciò a pompare finché il cazzo cominciò a sbattere e vibrare prima di eruttare il prezioso sperma. Schizzò sulle pareti interne delle guance e parte dovette scendere in gola, data la quantità enorme di materiale incandescente. Alberto si rese conto della difficoltà di Elisabetta ed andò a baciarla, condividendo con lei il dolce sorbetto. Tracannato lo sperma, Alberto si avvicinò al marito. Lo guardò negli occhi, e dopo uno sguardo complice, allungò la mano e gli prese il cazzo. Un brivido venne all’uomo che mai era stato toccato da altro uomo. La mano di Alberto si riempì dell’ultimo sperma rimasto sul cazzo. La portò alla bocca e lo succhiò.
Il gusto gli piaceva moltissimo ed allora, ruppe gli indugi, si abbassò, prese in mano quel cazzo del marito, ancora caldo ma rilassato, lo portò alla bocca e cominciò a pomparlo delicatamente. Ma per sollevarlo ci volle la lingua di Elisabetta. Allargò le natiche del marito, gli leccò le pareti laterali, le insalivo a dovere, piegò la lingua come una lancia e con la sua punta tagliente gli lecco prima l’orifizio, che inumidì abbondantemente, e poi lo penetrò. Lui sussultò e gonfiò di botto il cazzo, su cui si avventò il D.G., che, allontanato Alberto, lo prese in bocca e succhiò con estrema decisione. Alberto allora si calò fra le gambe del D.G. e godette di quei trenta centimetri come non mai. Il Marito di fronte a tanta eccitazione, spruzzò il suo sperma in bocca al D.G. che non volle condividere con alcuno quel prezioso liquido che tracannò da solo.
Stavolta toccava al D.G. che, pompato con decisione da Alberto, gli esplose una colata lavica che scorse dalla bocca come la lava scende dall’Etna. Elisabetta volle partecipare a quella ammucchiata leccando il culo del D.G., che sollecitato ed ancora eccitato, si avventò sul marito, prendendolo di spalle , leccando nel canyon della schiena fino ad entrare nel buchetto del culo. Assaporò i suoi profumi ed umori e si eccitò al pensiero che era ancora un culo vergine. Gli sputò abbondantemente dentro, gli roteò la lingua sull’anello esterno, prese il suo cazzo e glielo appoggio sulla bocca del pozzetto. Prima con delicatezza, poi sempre più deciso, cominciò a fargli entrare due, tre, cinque 10 centimetri nell’orificio. Faceva fatica ad entrare, visto le dimensioni. Il marito provò un certo dolore, ma piano piano, mentre sentiva quella carne morbida ma dura massaggiargli le pareti interne del culo cominciò a provare piacere. Il cazzo gli si induri e chiese al D.G. di entrare fino in fondo. Si lacerò con piccole abrasioni la parte interna, ma il piacere di sentire quella massa enorme massaggiare il suo intestino, sentire quelle vibrazioni del cazzo un momento prima di esplodere una quantità di lava che gli inondò le viscere, superò il disagio e godette nella bocca di Elisabetta che intanto glielo aveva preso in bocca, mentre Alberto le leccava la fica grondante enormi quantità di squirting..
Esausti, si rilassarono chi sul divano e chi sul letto. Ma Elisabetta non aveva finito di portare a termine la realizzazione del suo sogno: essere penetrata nel culo dal D.G., nella vagina dal marito e in bocca ad Alberto.
Dopo poco, si alzò dal letto, sturò una bottiglia di bollicine della Franciacorta, ne versò un calice a testa, e dopo aver offerto delle pizzette, brindò con enfasi al coinvolgimento totale del marito nelle orge dell’Odalisca, quale lei era. Era contenta che il marito avesse provato il piacere della sodomia, ma a lei restava un desiderio: il suo sogno incompiuto. Lo esplicitò e, ridiventando ancora una volta zoccola, qual era, con un bacio in bocca ad Alberto, con una carezza sul culo del marito e sul cazzo del D.G., glieli fece diventare quei cazzi, ancora grossi e gonfi di desiderio di penetrarla.
La frenesia li prese di nuovo tutti e tutti si adoperarono per accontentarla. Il marito si distese di traverso sul letto. Lei gli si appoggiò con la fessa sul cazzo, Alberto le si mise davanti e glielo ficcò in bocca e il D.G. la penetrò con gran facilità nel culo enorme. Il quadro che si formò con quel groviglio di carne che si scontrava, carezzava, stantuffava direttamente o di riflesso, creò una magica atmosfera erotica. Era bello vedere come il D.G. baciava prima Elisabetta e poi il marito, il quale iniziato all’omosessualità godeva a sentire le labbra di un uomo sulle sue. Il piacere da neofita superò abbondantemente le ritrosie dei pregiudizi e si abbandonò ai piaceri della carne, ricercando indistintamente un cazzo da toccare o una fica o un culo, maschile o femminile da leccare o baciare.
Ci fu un’esplosione simultanea di sperma e squirting. Un lago in cui tutti trovarono spazio per lenire il loro desiderio di sesso. Un atto mancava al marito per completare la goduria: farsi arrivare lo sperma in bocca. Quando si accorse che Alberto stava per sborrare, allontanò la bocca di Elisabetta e volle provare lui il brivido delle vibrazioni del cazzo prima che l‘onda schiumosa si frangesse sulla sua lingua e scivolasse poi lungo la gola. Quell’esplosione superò la sua fantasia. ne uscì tanto di sperma che Elisabetta potette berne dai rivoli di lava che uscivano dalla bocca stracolma del marito.
Quella fu la prima di una lunga serie di orge che i quattro cominciarono a gustare
…Continua..
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