Lamoglie che tradisce si cimenta nella scrittura
di
Direttore
genere
confessioni
Lui scrive racconti erotici. Scrive soprattutto di me. Ma scusa, gli dico, perché sei tu che scrivi delle mie relazioni sessuali? perché devo comparire in pubblico mediata da te? Non ho mai letto racconti che parlano di te, solo delle mie chiavate singole o plurali, con te o senza di te. Non puoi raccontare le tue vicende e io racconto e scrivo le mie?
Certo, mi rispose lui. Volentieri. Mi piacerebbe eccitarmi leggendo una storia vera raccontata da te. Prova ad iniziare a raccontare il primo tradimento che mi hai fatto. Racconta la verità, come me l’hai raccontata dopo e non come la prima volta, che, con la coda di paglia, hai mentito per giustificare il ritardo nel comunicarmelo.
È vero. La verità è questa.
Nel mio ufficio, da tempo, girava un tecnico informatico che non perdeva occasione per gratificare le mie belle forme corporali. “sei Bellissima” una volta. L’altra “che bel corpo, ma lo curi con ginnastica?” e ancora “Oggi sei elegantissima. Quest’abbigliamento mette in risalto la tua bellezza” e poi “fortunato quel marito che può godere di siffatta grazia”.
Confesso che quei complimenti mi gratificavano parecchio e in qualche maniera mi “agitavano”. Alcune volte, per lavoro eravamo molto vicini e ci scappava la “toccata” involontaria. A volte una carezza sulla mano per essere riuscita a trovare la soluzione al problema informatico. Un giorno arrivai in ufficio con una maglietta scollatissima, regalo di mio marito. Il girocollo partiva dal basso della spalla, percorreva tutto il seno all’altezza delle areole dei capezzoli, lasciandone intravedere la parte alta come una mezza luna nascosta nella maglietta e finiva, il girocollo, sull’altra mezza spalla che continuava a scivolare sull’avambraccio, scoprendo sempre più le areole. Quella mattina il ragazzo era esuberante ed intraprendente. Mi vide, mi fece i soliti complimenti e disse “posso chiederti un favore?” “Si” risposi. Posso percorrere con il mio indice la linea della maglietta che attraversa il tuo petto”? Rimasi scioccata dalla richiesta, mai avrei immaginato che potesse spingersi cosi avanti. rimasi in silenzio, forse sporsi in avanti il petto, come se lo invitassi a fare quel gesto. Lui allora approfittò del mio sbandamento, allungò il dito, partì dalla spalla, lentamente tracciò quella linea che tangeva i miei capezzoli e raggiunse l’avambraccio dove cascava l’altra spallina della maglietta. Toccò il mio braccio, lo strinse. Mi ripresi. Un fremito mi percorse la schiena quando era passato sopra i capezzoli. Avrei voluto che me li toccasse. Ma mi ripresi, gli spostai la mano e ripresi a lavorare come se nulla fosse successo. Ma quel gesto mi rimase in memoria la sera e nei giorni seguenti quando a letto con mio marito praticavo sesso “selvaggio”. Il ricordo di quel dito che percorreva tutto il mio petto mi eccitava sempre di più. Ero rammaricata per non aver saputo sfruttare a mio vantaggio quella situazione. Mi ripromisi, di essere più presente ed attiva alla prossima occasione.
Lui ci forniva anche i macchinari, PC, stampanti e fotocopiatrici. Quella volta non riuscivo a far funzionare la fotocopiatrice. Lo chiamai in aiuto.
Eravamo nel laboratorio deserto. Lui mi disse di metter le mani sui tasti. Mi venne da dietro. Poggiò le sue sulle mie mani, ma io sentivo il suo cazzo che premeva sul mio culo. Poi un calore sul collo. Era la sua bocca che mi baciava. Non capii più niente, mi girai, lo bacai in bocca. Ci baciammo con enfasi. Le sue mani corsero sul mio corpo alla ricerca degli angoli ed anfratti più nascosti. Trovò facilmente lamia vagina appena nascosta da una minigonna molto sopra al ginocchio e da un tanga minutissimo che scosto ed affondo le dita nel prezioso antro. Gemetti, quel dito mi fece entrare in estasi. Gli toccai il malloppo e glielo sfilai dalla chiusura lampo del jeans che nel frattempo aveva aperto.
Lo masturbai lentamente mentre lui continuava a carezzarmi la vagina all’interno con il folle dito, lo stesso che qualche giorno prima aveva tracciato la linea sul mio petto e fatto cadere il muro della fedeltà coniugale. Cazzo!!! quel ragazzo me lo ero sognato anche di notte e ora l’avevo li fra le mie mani. Provò ad accostarmi al tavolo per penetrarmi, ma mi ritrassi. lo allontanai e gli dissi: “non qui, può entrare qualcuno”. Difatti. Facemmo giusto in tempo a ricomporci che entrò il capoufficio. Passato il pericolo, mi dette l’appuntamento all’uscita. Mi attese in macchina, Mi portò in aperta campagna, si appoggiò sul mio sedile e mi carezzò la gamba salendo fino alla pucchiacca intrisa di liquidi vaginali.
Provò ad abbassarmi il tanga. Feci resistenza. Non avevo mai tradito mio marito e non potevo farlo se prima non avessi condiviso con lui la scelta. Fu irrefrenabile. Mi strappò letteralmente il tanga, si distese su dime e mi penetrò con decisione. Confesso che provai tanto piacere e gioia. Finalmente un cazzo diverso, grande, che mi riempiva la vagina in maniera soddisfacente. Si interruppe. Volle che glielo leccassi. lo feci, ma a mia volta gli offrii il dolce calice fra le mie gambe in cui si tuffò con decisione. Gli sborrai lo squirting in bocca. Bevve con avidità. Parte se la conservò in bocca e venne a baciarmi per condividere quella delizia. Quel liquido scese giù in gola provocando in me ulteriore orgasmo che esplose nello stesso momento che lui eruttasse lo sperma nel mio lago incantato. Ci baciammo, ci carezzammo, mi strinse fra i denti i capezzoli e succhio dalle areole quell’olio profumato che tanto aveva desiderato quella mattina passandomi il dito sul petto. Gli si induri ancora. Lo presi in bocca intenzionata a terminare quella seduta con un pompino. Ma lui si ridistese su di me e volle penetrarmi ancora una volta in quella pucchiacca che tanto aveva desiderato.
Finito, ci ricomponemmo e mi riaccompagnò a casa. Volevo dirlo a mio marito. Ma non ne ebbi il coraggio, anche perché ci eravamo dati appuntamento per il giorno dopo, quando avremmo consumammo il secondo tradimento.
Anche il secondo giorno fu un rapporto infuocato. Goduto profondamente e soddisfatta sotto ogni punto di vista (il secondo giorno, dopo le canoniche due sborrate nella fessa, mi venne voglia di pomparlo. Anche se esausto lui si impegnò ad indurirlo e a spruzzarmi il nettare del suo cazzo fin giù nella gola) gli dissi che prima di rivederci e rifare quell’esperienza divina, avrei voluto confessare il mio “peccato” a mio marito e condividere con lui il piacere e la gioia del tradimento.
Certo, mi rispose lui. Volentieri. Mi piacerebbe eccitarmi leggendo una storia vera raccontata da te. Prova ad iniziare a raccontare il primo tradimento che mi hai fatto. Racconta la verità, come me l’hai raccontata dopo e non come la prima volta, che, con la coda di paglia, hai mentito per giustificare il ritardo nel comunicarmelo.
È vero. La verità è questa.
Nel mio ufficio, da tempo, girava un tecnico informatico che non perdeva occasione per gratificare le mie belle forme corporali. “sei Bellissima” una volta. L’altra “che bel corpo, ma lo curi con ginnastica?” e ancora “Oggi sei elegantissima. Quest’abbigliamento mette in risalto la tua bellezza” e poi “fortunato quel marito che può godere di siffatta grazia”.
Confesso che quei complimenti mi gratificavano parecchio e in qualche maniera mi “agitavano”. Alcune volte, per lavoro eravamo molto vicini e ci scappava la “toccata” involontaria. A volte una carezza sulla mano per essere riuscita a trovare la soluzione al problema informatico. Un giorno arrivai in ufficio con una maglietta scollatissima, regalo di mio marito. Il girocollo partiva dal basso della spalla, percorreva tutto il seno all’altezza delle areole dei capezzoli, lasciandone intravedere la parte alta come una mezza luna nascosta nella maglietta e finiva, il girocollo, sull’altra mezza spalla che continuava a scivolare sull’avambraccio, scoprendo sempre più le areole. Quella mattina il ragazzo era esuberante ed intraprendente. Mi vide, mi fece i soliti complimenti e disse “posso chiederti un favore?” “Si” risposi. Posso percorrere con il mio indice la linea della maglietta che attraversa il tuo petto”? Rimasi scioccata dalla richiesta, mai avrei immaginato che potesse spingersi cosi avanti. rimasi in silenzio, forse sporsi in avanti il petto, come se lo invitassi a fare quel gesto. Lui allora approfittò del mio sbandamento, allungò il dito, partì dalla spalla, lentamente tracciò quella linea che tangeva i miei capezzoli e raggiunse l’avambraccio dove cascava l’altra spallina della maglietta. Toccò il mio braccio, lo strinse. Mi ripresi. Un fremito mi percorse la schiena quando era passato sopra i capezzoli. Avrei voluto che me li toccasse. Ma mi ripresi, gli spostai la mano e ripresi a lavorare come se nulla fosse successo. Ma quel gesto mi rimase in memoria la sera e nei giorni seguenti quando a letto con mio marito praticavo sesso “selvaggio”. Il ricordo di quel dito che percorreva tutto il mio petto mi eccitava sempre di più. Ero rammaricata per non aver saputo sfruttare a mio vantaggio quella situazione. Mi ripromisi, di essere più presente ed attiva alla prossima occasione.
Lui ci forniva anche i macchinari, PC, stampanti e fotocopiatrici. Quella volta non riuscivo a far funzionare la fotocopiatrice. Lo chiamai in aiuto.
Eravamo nel laboratorio deserto. Lui mi disse di metter le mani sui tasti. Mi venne da dietro. Poggiò le sue sulle mie mani, ma io sentivo il suo cazzo che premeva sul mio culo. Poi un calore sul collo. Era la sua bocca che mi baciava. Non capii più niente, mi girai, lo bacai in bocca. Ci baciammo con enfasi. Le sue mani corsero sul mio corpo alla ricerca degli angoli ed anfratti più nascosti. Trovò facilmente lamia vagina appena nascosta da una minigonna molto sopra al ginocchio e da un tanga minutissimo che scosto ed affondo le dita nel prezioso antro. Gemetti, quel dito mi fece entrare in estasi. Gli toccai il malloppo e glielo sfilai dalla chiusura lampo del jeans che nel frattempo aveva aperto.
Lo masturbai lentamente mentre lui continuava a carezzarmi la vagina all’interno con il folle dito, lo stesso che qualche giorno prima aveva tracciato la linea sul mio petto e fatto cadere il muro della fedeltà coniugale. Cazzo!!! quel ragazzo me lo ero sognato anche di notte e ora l’avevo li fra le mie mani. Provò ad accostarmi al tavolo per penetrarmi, ma mi ritrassi. lo allontanai e gli dissi: “non qui, può entrare qualcuno”. Difatti. Facemmo giusto in tempo a ricomporci che entrò il capoufficio. Passato il pericolo, mi dette l’appuntamento all’uscita. Mi attese in macchina, Mi portò in aperta campagna, si appoggiò sul mio sedile e mi carezzò la gamba salendo fino alla pucchiacca intrisa di liquidi vaginali.
Provò ad abbassarmi il tanga. Feci resistenza. Non avevo mai tradito mio marito e non potevo farlo se prima non avessi condiviso con lui la scelta. Fu irrefrenabile. Mi strappò letteralmente il tanga, si distese su dime e mi penetrò con decisione. Confesso che provai tanto piacere e gioia. Finalmente un cazzo diverso, grande, che mi riempiva la vagina in maniera soddisfacente. Si interruppe. Volle che glielo leccassi. lo feci, ma a mia volta gli offrii il dolce calice fra le mie gambe in cui si tuffò con decisione. Gli sborrai lo squirting in bocca. Bevve con avidità. Parte se la conservò in bocca e venne a baciarmi per condividere quella delizia. Quel liquido scese giù in gola provocando in me ulteriore orgasmo che esplose nello stesso momento che lui eruttasse lo sperma nel mio lago incantato. Ci baciammo, ci carezzammo, mi strinse fra i denti i capezzoli e succhio dalle areole quell’olio profumato che tanto aveva desiderato quella mattina passandomi il dito sul petto. Gli si induri ancora. Lo presi in bocca intenzionata a terminare quella seduta con un pompino. Ma lui si ridistese su di me e volle penetrarmi ancora una volta in quella pucchiacca che tanto aveva desiderato.
Finito, ci ricomponemmo e mi riaccompagnò a casa. Volevo dirlo a mio marito. Ma non ne ebbi il coraggio, anche perché ci eravamo dati appuntamento per il giorno dopo, quando avremmo consumammo il secondo tradimento.
Anche il secondo giorno fu un rapporto infuocato. Goduto profondamente e soddisfatta sotto ogni punto di vista (il secondo giorno, dopo le canoniche due sborrate nella fessa, mi venne voglia di pomparlo. Anche se esausto lui si impegnò ad indurirlo e a spruzzarmi il nettare del suo cazzo fin giù nella gola) gli dissi che prima di rivederci e rifare quell’esperienza divina, avrei voluto confessare il mio “peccato” a mio marito e condividere con lui il piacere e la gioia del tradimento.
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