Mia moglie condivisa con l'autista dell'autobus
di
Direttore
genere
confessioni
“-Pronto,”
“-Ciao, come va?”
“-Bene e a te?”
“-Bene. Senti, mi ha telefonato Bruno, ricordi? l’autista del Bus dell’altro giorno.”
D’improvviso mi cascò il mondo addosso. Il Cuore pulsò all’impazzata e mi salì in gola. Un milione di farfalline si liberarono in volo nel mio stomaco e lo divoravano.
Tornava da un corso di aggiornamento. Prese per la prima volta quella linea di autobus. Si avvicinò all’autista e chiese informazioni sulle fermate di coincidenza. Gentilissimo, le dette tutte le informazioni e le propose di aspettarlo alla fermata che, lasciato il mezzo al deposito, sarebbe passato lui in macchina per riaccompagnarla a casa. Era un bell’uomo. occhi azzurri da ipnosi, barba fluente e riccia. Capelli brizzolati e un parlare accattivante, aveva una forma di comunicazione che catturava l’attenzione, suscitava interesse e la coinvolgeva, nel portare a desiderare in lei il desiderio di continuare ad ascoltare. Aveva una chiarezza di linguaggio efficace che stimolò subito in lei grande curiosità e forti emozioni.
Ma non poteva aspettare, doveva andare subito alla scuola di sua figlia per ritirarla all’uscita. Le chiese come fare a contattarla. Le disse dove lavorava e se voleva potevano fare due chiacchiere al telefono.
Alla sera mi raccontò dell’incontro, e come ne era rimasta affascinata. Era eccitata per il dialogo avuto con quel bell’uomo, e sognava magari che si potesse realizzare il nostro sogno di una prima relazione extraconiugale che ci coinvolgeva consensualmente. Il racconto e la prospettiva mi eccitarono da morire. Quella sera stropicciai mia moglie percorrendola con la lingua prima e col cazzo dopo in tutti i territori del suo corpo. La imboccai, la succhiai, la penetrai violentemente al pensiero che fra qualche giorno avrei potuto entrare in una vagina posseduta da un altro uomo. Quella sera per la prima volta si fece penetrare per poco anche il buco del culo, che avevo strofinato per bene con la mia lingua. Le aveva sempre dato fastidio che le toccassi il culo, ma quella sera era speciale: il suo orgasmo non finiva mai, la penetrazione in qualche maniera le servì per calmare i bollenti spiriti.
Lei entrò in un orgasmo permanente e finché non le sborrai nella sua profonda cavità rimase sospesa fra il sogno e la realtà, lievitava e si depositava sul mio cazzo con tale frenesia che mi fece capire la bontà della situazione.
Ma raggiunto l’orgasmo ed eiaculato la lava in quel lago incandescente, passata l’eccitazione erotica, ritornò il sentimento, la paura, di perdere il “possesso” di mia moglie, ritornò l’angoscia del “tradimento” e la vergogna di diventare un uomo cornuto. Al mattino i cattivi pensieri scomparvero e pensai che sicuramente non sarebbe successo niente. Che tutto sarebbe rientrato nelle nostre fantasie sessuali serali.
Ma, Il giorno dopo, invece, le telefonò. Finite le due chiacchiere, le chiese se voleva uscire quella sera, per bere un calicino in un bar dove facevano un buon “apericena” in riva al lago.
“non lo so, devo vedere se abbiamo impegni. Telefonami fra dieci minuti e ti saprò dire”.
“-certo che me lo ricordo-“ dissi con voce tremula ed emozionata. Due sentimenti contrastavano in quel momento in me:
la mia mascolinità che disdegnava di essere tradito, di diventare cornuto. Anni di pregiudizi si riversarono su di me, uomo possessivo, geloso della mia “proprietà” che non volevo condividere;
il mio desiderio sessuale che per anni aveva sognato la condivisione di una moglie chiavata su cui sentire ed assaporare profumi ed odori di un altro uomo, il desiderio di sapere mia moglie chiavata da un altro e vederle scorrere lo sperma dalla vagina.
Ebbi qualche attimo di titubanza.
“fra dieci minuti mi ritelefona e gli devo dire se posso uscire. Ma se tu non vuoi, fa niente. Ti tiri indietro?”
Mi ferì nel mio orgoglio di uomo affidabile ed onorevole. (quella zoccola di mia moglie ci sapeva fare!)
“-no, no, tengo fede alla parola data. Tu hai piacere di uscire?”-
“-Si, un giro, un calicino e due pizzettine, senza “impegni” particolari e poi torno a casa. Giusto il tempo per scambiare due parole e consolidare una nuova amicizia.”
“-Va bene, allora”- Dissi- “ se le cose stanno così e a te piace, vai pure. Lo sai che siamo liberi di poter avere nuove relazioni e amicizie anche non condivise.”-.
Ma da quel momento il tarlo della gelosia prese il sopravvento, sul desiderio di una possibile chiavata con mia moglie “già chiavata” poco prima.
Non sapevo cosa desiderare di più. A volte il desiderio sessuale prevaleva sul desiderio della fedeltà coniugale. A volte l’inverso-
Ritirata la figlia da scuola al pomeriggio dopo il lavoro tornammo a casa. Le ore passarono fra pulizia e sistemazione della casa e preparazione della cena. Non avemmo occasione per parlarne. Un nodo alla gola ed un altro allo stomaco mi tenevano in estrema agitazione. Alle sette cenammo. Mi comunicò che Bruno sarebbe passato a prenderla sotto casa alle otto, per cui non aveva bisogno di prendere la macchina. Un altro tuffo al cuore. Servizio a domicilio.
Finita la cena, mentre sparecchiavo e caricavo la lavastoviglie, lei si preparò per il randevu. Elegantissima, la maglietta che esaltava le sue tette da 40, una minigonna sul ginocchio, il collant a rete sottilissime con la riga dietro che percorreva tutta la coscia dalle natiche al tallone ed un tacco 8 che la rendeva slanciata ed elegante. Un accenno di trucco, un rossetto morbido e rosa carne esaltarono il suo viso meraviglioso.
Un bacio fugace sulle mie labbra, un “stai tranquillo” e scomparve nell’ascensore.
Mi affacciai sulla strada dove lui già era parcheggiato. La vidi scomparire nella sua macchina. Richiusi la finestra e mi distesi sul divano guardando un film. Ma la mente andava sempre lì: dove saranno? che staranno facendo? Avranno bevuto e mangiato l’aperitivo, dovrebbero, potrebbero ritornare. Perché non ritorna ancora? Sono le 10, ormai l’aperitivo potrebbe essere finito.
Alle 11 cominciai a preoccuparmi. Certo un calicino non può durare tre ore. Staranno chiavando? l’avrà già penetrata? Sono già cornuto? potrò chiavare stasera realizzando il sogno delle nostre fantasie serali e notturne? Mipiaceràcome avevamo sognato o morirò dalla gelosia?
Mezzanotte. Sicuramente è fatta. Non si va in giro fino a mezzanotte per bere un calicino. Mia moglie avrà quasi sicuramente chiavato. Ma qualche dubbio rimaneva. Speravo che il tutto si sarebbe concluso con una lunga passeggiata.
All’una sento il portone delle scale che si apre. Mi affaccio alla finestra e vedo la macchina di Bruno andar via. Sento l’ascensore richiamato dal basso. Sento l’ascensore fermarsi al mio piano. Sento la chiave che gira nella toppa. Entra, raggiante, felice. Mi porta a letto. le chiedo “allora come è andata?” – “si l’abbiamo fatto” - Il mondo mi cascò addosso. L’irreparabile era avvenuto. Mia moglie era lì accanto a me chiavata e profumata degli umori di un altro uomo. Vinsero i sentimenti dell’eccitazione e del desiderio sessuale, la voglia di sapere tutto, come ci eravamo sempre promesso: “condivideremo sempre le nostre future chiavate extraconiugali”.
Era un fiume in piena. Raccontò per un’ora tutto l’andamento della serata.
“salita in macchina mi comunica, se gradivo, che possiamo andare nel bar di cui le aveva parlato per telefono in riva al lago. Dissi di si. Durante il viaggio parliamo: del suo modo di vivere, della mia relazione con te.
Lui non è sposato, vive in un appartamento condiviso con un collega, visto l’alto costo degli affitti. Io gli dico della nostra relazione aperta, disponibili a nuove conoscenze, che non siamo possessivi l’uno dell’altro, che ci amiamo moltissimo e che i rapporti con altri arricchiscono la nostra relazione. Tutto ciò che ci accade , lo condividiamo, e sappi, gli dico, che tutta la nostra passeggiata e la nostra bevuta al bar la riporterò con tutti i particolari a mio marito.
Mi mette una mano sul ginocchio scoperto e mi dice che va bene, che lui è d’accordo. Gli piace che una coppia possa vivere così liberamente il rapporto. Che lui ha lasciato alcune fidanzate, perché opprimenti, possessive, gelose. Allora lui ora si dedicava ad incontri occasionali come questo e a “volte” la serata può finire anche solo con un caffè. Ovviamente nelle sue parole vi sono altri intenti per la serata, ma io non raccolgo. Ma la sua mano sul ginocchio è ormai permanente. Non mi imbarazza, anzi, mi crea una certa eccitazione. Sento già qualche goccia di squirting che cola sulle mie gambe ed inumida il mio tanga.
Ha parcheggiato nell’ampio piazzale sotto i salici piangenti, una specie di riparo riservato per auto. Nel bar si capisce che è conosciuto. Gli hanno riservato il “solito” tavolo in un angolo riservato e lontano da occhi indiscreti. Non ordina nulla. Il cameriere ci serve due calici di un pregiato vino con bollicine della Franciacorta, con pizzette, noccioline, olive, patatine e salatini. Il vino è buono. Brindiamo alla nostra amicizia, Assaggio. E’ buono. In breve lo bevo tutto. Ne ordina un altro mentre disquisiamo ancora sulle nostre relazioni. Gli racconto del nostro lavoro, delle nostre brillanti carriere. Lui scarica su di me la frustrazione del suo lavoro. In giro per la città. Traffico, smog, gente maleducata, ubriachi, Vigili “bastardi” che li trattano come qualsiasi automobilista.
Visto che gradisco molto il vino, ne ordina un’intera bottiglia. La beviamo con gusto tra una patatina e una nocciolina, tra una pizzetta ed una oliva.
La bottiglia nel finire, abbatte le nostre difese ed esalta la gioia di stare insieme.
Stasera dimentica le sue frustrazioni ed è felice perché ha trovato una donna meravigliosa, bellissima.” hai un seno meraviglioso” dice e con il dorso della mano me ne sfiora uno. Un fiotto esce dalla mia vagina e sento che sono molto eccitata. Poi mi guarda negli occhi. Percepisce la mia agitazione, la mia ansia. Si avvicina e cerca di baciarmi. Mi scosto, tocca con le sue labbra l’angolo della mia bocca e la guancia. Sento una forte emozione e forte eccitazione. La sua barba mi crea solletico e piacere. Ormai sto grondando, e il vino abbatte le mie ultime difese. Gli dico “non qui”. Mi alzo e mi avvio, con la sua mano nella mia verso l’uscita. Paga alla cassa. Usciamo. Entriamo nella sua auto ben appartata. Sotto i salici piangenti, lontano da occhi indiscreti. Distende il mio sedile si corica al mio fianco e mi bacia con grande passione. Le sue mani corrono sui miei seni. Solleva la maglietta. Estrae prima l’uno e poi l’altro dal corsetto e stringe i capezzoli. Scorre giù sulla pancia, sulla vagina. La trova chiusa nel collant. Infila dentro la mano, sposta sapientemente il tanga e… “ ma questa non è una vagina, è un lago. Mi inarco per sfilarmi il collant (quanto è poco pratico quest’indumento, bisogna rimediare) e la mutandina. Lui mi aiuta e si inginocchia davanti alla mia nudità. Poggia prima delicatamente le sue labbra sulle labbra della mia vagina. Poi sempre più energicamente. La sua lingua penetra, la sua barba si fonde con i miei peli e provoca un gran solletico erotico che contribuisce ad aumentare il mio orgasmo che ormai è divenuto esuberante e prolungato. Torna su dopo aver bevuto un ettolitro di liquido. Gli carezzo la patta, Non capisco. Non trovo il cazzo. C’è una massa indistinguibile. Si slaccia la cintura, si sfila il pantalone dopo essersi tolte lescarpe.si toglie anche la mutanda. Sento un bastone enorme che si poggia sulle mie gambe. Lo cerco e finalmente trovo un cazzo enorme che si poggia sulle mie due gambe. Mai visto un gigante di siffatta natura. Ho i brividi. Mi viene addosso. Guida quel mostro tra le mie gambe . Lo appoggia sulle labbra della mia pucchiacca. Mi penetra. Sobbalzo. Lo sento nel canale vaginale, scorre verso l’utero e il vestibolo vulvare. Tutto il mio corpo esulta e vibra dietro quella invasione barbarica. Il mio clitoride impazzisce, Lo abbraccio fortissimo e lo bacio con violenza . Gli mordo le labbra e gli succhio la lingua. Quel cazzo mi stava facendo impazzire. Il mio orgasmo era alle stesse. Arrivo una, due, tre, quattro volte, alla quinta lo sento vibrare e sbattere cosi fortemente che provo un certo dolore sulle pareti vaginali. Esplode in una lava incandescente che scorre come cascata dalla mia vagina quando si ritira e lentamente me lo sfila dalla fessa. E’ stato meraviglioso l’ingresso, ma anche lo sfilamento mi crea emozioni. Faccio appena in tempo a prendere il fazzoletto di seta dalla borsa e mettermelo fra le gambe, per disperderne il meno possibile. Mi rinfilo il tanga e faccio in modo di conservarne un bel po’ da poterti portare. Lui disteso accanto, continua a carezzarmi e a ripetermi quanto sia bella, quanto sia fantastica. Il mio orgasmo lo eccita. Gli piace la mia vagina allagata che produce cascate di liquido dolce. Corre con le mani sulle tette, sulle cosce, Le spinge fino a toccarmi i glutei. Tenta di toccarmi il buco, ma gli nego il culo. Mi da fastidio e mi imbarazza troppo. Gli carezzo il cazzo, che anche a riposo è un gigante imbarazzante. Mi chiede di leccarglielo. Ma ora sono stanca e gli dico che è ora di tornare a casa (ho il mio bottino da condividere con mio marito).
Sono le 23. Mi porta sul molo a prendere un gelato. Passeggiamo mano nella mano. Ritorniamo in auto. E’ un luogo appartato, al buio. Mi chiede di penetrarmi ancora. Ha il cazzo di nuovo gonfio. E’ mezzanotte, gli dico di fare in fretta. Anche io ho voglia di risentire quel bestione dentro di me. Stavolta senza spogliarci e senza preliminari, lo tira fuori, sposta leggermente il tanga e il fazzoletto che vi avevo messo e me lo infila. Stantuffa. Stantuffa con decisione. Ci baciamo al sangue. lo mordo dentro e fuori dalle labbra. Lui mi strizza le tette da far male. Godo al pizzico sui capezzoli. succhia la lubrificazione che si è creata sulla pelle pigmentata dell’areola. Raggiungo prima io l’orgasmo. poi un altro e poi un altro ancora, quando lui vibra un secondo prima di inondarmi per la seconda volta.
Rimetto di nuovo a posto fazzoletto e mutandina. Questa volta se ne perde poco. Mi chiede di leccargli il cazzo appena eruttato. Corro a curare il grosso “ammalato” baciandolo, leccando la capocchia ancora piena di sperma che succhio con avidità. Cazzo, si alza di nuovo, con le mani mi guida a un veloce bocchino. Cazzo, mi arriva in bocca. Ma cosa c’ha questo nelle palle. Un lago che non finisce più. Prendo un altro fazzoletto, gli sputo dentro. un altro bottino per mio marito, gli dico. Lui sorride. Mi piacerebbe assistere alla scena del vostro rapporto. E non si sa mai, gli rispondo. I sogni a volte si realizzano.
Nel viaggio di ritorno mi chiede, nel caso l’amico con cui convive gli concede per qualche ora in esclusiva la casa, io fossi disponibile. Gli piacerebbe chiavarmi su un comodo letto. La macchina non è il massimo. Gli dico che ne avrei parlato con te. “come sai io condivido tutto con mio marito e le decisioni le prendiamo insieme”.
Prima di scendere dalla macchina mi ha stretta forte e dato un bacio incandescente. “ho ancora voglia di te”. “Per oggi basta” gli dico. C’è il mio uomo che mi aspetta ed ancora almeno due ore di chiavate”
Passammo tutto il resto di quella notte, altro che due ore, a bere sperma, leccare fica e cazzo, e sull’onda della favolosa penetrazione che aveva subito ( il mio cazzo ci ballava in quella pucchiacca sfondata) quale riconoscimento per averle fatta vivere quella fantastica esperienza mi donò il suo prezioso culo.
Ma questa è un’altra storia.
“-Ciao, come va?”
“-Bene e a te?”
“-Bene. Senti, mi ha telefonato Bruno, ricordi? l’autista del Bus dell’altro giorno.”
D’improvviso mi cascò il mondo addosso. Il Cuore pulsò all’impazzata e mi salì in gola. Un milione di farfalline si liberarono in volo nel mio stomaco e lo divoravano.
Tornava da un corso di aggiornamento. Prese per la prima volta quella linea di autobus. Si avvicinò all’autista e chiese informazioni sulle fermate di coincidenza. Gentilissimo, le dette tutte le informazioni e le propose di aspettarlo alla fermata che, lasciato il mezzo al deposito, sarebbe passato lui in macchina per riaccompagnarla a casa. Era un bell’uomo. occhi azzurri da ipnosi, barba fluente e riccia. Capelli brizzolati e un parlare accattivante, aveva una forma di comunicazione che catturava l’attenzione, suscitava interesse e la coinvolgeva, nel portare a desiderare in lei il desiderio di continuare ad ascoltare. Aveva una chiarezza di linguaggio efficace che stimolò subito in lei grande curiosità e forti emozioni.
Ma non poteva aspettare, doveva andare subito alla scuola di sua figlia per ritirarla all’uscita. Le chiese come fare a contattarla. Le disse dove lavorava e se voleva potevano fare due chiacchiere al telefono.
Alla sera mi raccontò dell’incontro, e come ne era rimasta affascinata. Era eccitata per il dialogo avuto con quel bell’uomo, e sognava magari che si potesse realizzare il nostro sogno di una prima relazione extraconiugale che ci coinvolgeva consensualmente. Il racconto e la prospettiva mi eccitarono da morire. Quella sera stropicciai mia moglie percorrendola con la lingua prima e col cazzo dopo in tutti i territori del suo corpo. La imboccai, la succhiai, la penetrai violentemente al pensiero che fra qualche giorno avrei potuto entrare in una vagina posseduta da un altro uomo. Quella sera per la prima volta si fece penetrare per poco anche il buco del culo, che avevo strofinato per bene con la mia lingua. Le aveva sempre dato fastidio che le toccassi il culo, ma quella sera era speciale: il suo orgasmo non finiva mai, la penetrazione in qualche maniera le servì per calmare i bollenti spiriti.
Lei entrò in un orgasmo permanente e finché non le sborrai nella sua profonda cavità rimase sospesa fra il sogno e la realtà, lievitava e si depositava sul mio cazzo con tale frenesia che mi fece capire la bontà della situazione.
Ma raggiunto l’orgasmo ed eiaculato la lava in quel lago incandescente, passata l’eccitazione erotica, ritornò il sentimento, la paura, di perdere il “possesso” di mia moglie, ritornò l’angoscia del “tradimento” e la vergogna di diventare un uomo cornuto. Al mattino i cattivi pensieri scomparvero e pensai che sicuramente non sarebbe successo niente. Che tutto sarebbe rientrato nelle nostre fantasie sessuali serali.
Ma, Il giorno dopo, invece, le telefonò. Finite le due chiacchiere, le chiese se voleva uscire quella sera, per bere un calicino in un bar dove facevano un buon “apericena” in riva al lago.
“non lo so, devo vedere se abbiamo impegni. Telefonami fra dieci minuti e ti saprò dire”.
“-certo che me lo ricordo-“ dissi con voce tremula ed emozionata. Due sentimenti contrastavano in quel momento in me:
la mia mascolinità che disdegnava di essere tradito, di diventare cornuto. Anni di pregiudizi si riversarono su di me, uomo possessivo, geloso della mia “proprietà” che non volevo condividere;
il mio desiderio sessuale che per anni aveva sognato la condivisione di una moglie chiavata su cui sentire ed assaporare profumi ed odori di un altro uomo, il desiderio di sapere mia moglie chiavata da un altro e vederle scorrere lo sperma dalla vagina.
Ebbi qualche attimo di titubanza.
“fra dieci minuti mi ritelefona e gli devo dire se posso uscire. Ma se tu non vuoi, fa niente. Ti tiri indietro?”
Mi ferì nel mio orgoglio di uomo affidabile ed onorevole. (quella zoccola di mia moglie ci sapeva fare!)
“-no, no, tengo fede alla parola data. Tu hai piacere di uscire?”-
“-Si, un giro, un calicino e due pizzettine, senza “impegni” particolari e poi torno a casa. Giusto il tempo per scambiare due parole e consolidare una nuova amicizia.”
“-Va bene, allora”- Dissi- “ se le cose stanno così e a te piace, vai pure. Lo sai che siamo liberi di poter avere nuove relazioni e amicizie anche non condivise.”-.
Ma da quel momento il tarlo della gelosia prese il sopravvento, sul desiderio di una possibile chiavata con mia moglie “già chiavata” poco prima.
Non sapevo cosa desiderare di più. A volte il desiderio sessuale prevaleva sul desiderio della fedeltà coniugale. A volte l’inverso-
Ritirata la figlia da scuola al pomeriggio dopo il lavoro tornammo a casa. Le ore passarono fra pulizia e sistemazione della casa e preparazione della cena. Non avemmo occasione per parlarne. Un nodo alla gola ed un altro allo stomaco mi tenevano in estrema agitazione. Alle sette cenammo. Mi comunicò che Bruno sarebbe passato a prenderla sotto casa alle otto, per cui non aveva bisogno di prendere la macchina. Un altro tuffo al cuore. Servizio a domicilio.
Finita la cena, mentre sparecchiavo e caricavo la lavastoviglie, lei si preparò per il randevu. Elegantissima, la maglietta che esaltava le sue tette da 40, una minigonna sul ginocchio, il collant a rete sottilissime con la riga dietro che percorreva tutta la coscia dalle natiche al tallone ed un tacco 8 che la rendeva slanciata ed elegante. Un accenno di trucco, un rossetto morbido e rosa carne esaltarono il suo viso meraviglioso.
Un bacio fugace sulle mie labbra, un “stai tranquillo” e scomparve nell’ascensore.
Mi affacciai sulla strada dove lui già era parcheggiato. La vidi scomparire nella sua macchina. Richiusi la finestra e mi distesi sul divano guardando un film. Ma la mente andava sempre lì: dove saranno? che staranno facendo? Avranno bevuto e mangiato l’aperitivo, dovrebbero, potrebbero ritornare. Perché non ritorna ancora? Sono le 10, ormai l’aperitivo potrebbe essere finito.
Alle 11 cominciai a preoccuparmi. Certo un calicino non può durare tre ore. Staranno chiavando? l’avrà già penetrata? Sono già cornuto? potrò chiavare stasera realizzando il sogno delle nostre fantasie serali e notturne? Mipiaceràcome avevamo sognato o morirò dalla gelosia?
Mezzanotte. Sicuramente è fatta. Non si va in giro fino a mezzanotte per bere un calicino. Mia moglie avrà quasi sicuramente chiavato. Ma qualche dubbio rimaneva. Speravo che il tutto si sarebbe concluso con una lunga passeggiata.
All’una sento il portone delle scale che si apre. Mi affaccio alla finestra e vedo la macchina di Bruno andar via. Sento l’ascensore richiamato dal basso. Sento l’ascensore fermarsi al mio piano. Sento la chiave che gira nella toppa. Entra, raggiante, felice. Mi porta a letto. le chiedo “allora come è andata?” – “si l’abbiamo fatto” - Il mondo mi cascò addosso. L’irreparabile era avvenuto. Mia moglie era lì accanto a me chiavata e profumata degli umori di un altro uomo. Vinsero i sentimenti dell’eccitazione e del desiderio sessuale, la voglia di sapere tutto, come ci eravamo sempre promesso: “condivideremo sempre le nostre future chiavate extraconiugali”.
Era un fiume in piena. Raccontò per un’ora tutto l’andamento della serata.
“salita in macchina mi comunica, se gradivo, che possiamo andare nel bar di cui le aveva parlato per telefono in riva al lago. Dissi di si. Durante il viaggio parliamo: del suo modo di vivere, della mia relazione con te.
Lui non è sposato, vive in un appartamento condiviso con un collega, visto l’alto costo degli affitti. Io gli dico della nostra relazione aperta, disponibili a nuove conoscenze, che non siamo possessivi l’uno dell’altro, che ci amiamo moltissimo e che i rapporti con altri arricchiscono la nostra relazione. Tutto ciò che ci accade , lo condividiamo, e sappi, gli dico, che tutta la nostra passeggiata e la nostra bevuta al bar la riporterò con tutti i particolari a mio marito.
Mi mette una mano sul ginocchio scoperto e mi dice che va bene, che lui è d’accordo. Gli piace che una coppia possa vivere così liberamente il rapporto. Che lui ha lasciato alcune fidanzate, perché opprimenti, possessive, gelose. Allora lui ora si dedicava ad incontri occasionali come questo e a “volte” la serata può finire anche solo con un caffè. Ovviamente nelle sue parole vi sono altri intenti per la serata, ma io non raccolgo. Ma la sua mano sul ginocchio è ormai permanente. Non mi imbarazza, anzi, mi crea una certa eccitazione. Sento già qualche goccia di squirting che cola sulle mie gambe ed inumida il mio tanga.
Ha parcheggiato nell’ampio piazzale sotto i salici piangenti, una specie di riparo riservato per auto. Nel bar si capisce che è conosciuto. Gli hanno riservato il “solito” tavolo in un angolo riservato e lontano da occhi indiscreti. Non ordina nulla. Il cameriere ci serve due calici di un pregiato vino con bollicine della Franciacorta, con pizzette, noccioline, olive, patatine e salatini. Il vino è buono. Brindiamo alla nostra amicizia, Assaggio. E’ buono. In breve lo bevo tutto. Ne ordina un altro mentre disquisiamo ancora sulle nostre relazioni. Gli racconto del nostro lavoro, delle nostre brillanti carriere. Lui scarica su di me la frustrazione del suo lavoro. In giro per la città. Traffico, smog, gente maleducata, ubriachi, Vigili “bastardi” che li trattano come qualsiasi automobilista.
Visto che gradisco molto il vino, ne ordina un’intera bottiglia. La beviamo con gusto tra una patatina e una nocciolina, tra una pizzetta ed una oliva.
La bottiglia nel finire, abbatte le nostre difese ed esalta la gioia di stare insieme.
Stasera dimentica le sue frustrazioni ed è felice perché ha trovato una donna meravigliosa, bellissima.” hai un seno meraviglioso” dice e con il dorso della mano me ne sfiora uno. Un fiotto esce dalla mia vagina e sento che sono molto eccitata. Poi mi guarda negli occhi. Percepisce la mia agitazione, la mia ansia. Si avvicina e cerca di baciarmi. Mi scosto, tocca con le sue labbra l’angolo della mia bocca e la guancia. Sento una forte emozione e forte eccitazione. La sua barba mi crea solletico e piacere. Ormai sto grondando, e il vino abbatte le mie ultime difese. Gli dico “non qui”. Mi alzo e mi avvio, con la sua mano nella mia verso l’uscita. Paga alla cassa. Usciamo. Entriamo nella sua auto ben appartata. Sotto i salici piangenti, lontano da occhi indiscreti. Distende il mio sedile si corica al mio fianco e mi bacia con grande passione. Le sue mani corrono sui miei seni. Solleva la maglietta. Estrae prima l’uno e poi l’altro dal corsetto e stringe i capezzoli. Scorre giù sulla pancia, sulla vagina. La trova chiusa nel collant. Infila dentro la mano, sposta sapientemente il tanga e… “ ma questa non è una vagina, è un lago. Mi inarco per sfilarmi il collant (quanto è poco pratico quest’indumento, bisogna rimediare) e la mutandina. Lui mi aiuta e si inginocchia davanti alla mia nudità. Poggia prima delicatamente le sue labbra sulle labbra della mia vagina. Poi sempre più energicamente. La sua lingua penetra, la sua barba si fonde con i miei peli e provoca un gran solletico erotico che contribuisce ad aumentare il mio orgasmo che ormai è divenuto esuberante e prolungato. Torna su dopo aver bevuto un ettolitro di liquido. Gli carezzo la patta, Non capisco. Non trovo il cazzo. C’è una massa indistinguibile. Si slaccia la cintura, si sfila il pantalone dopo essersi tolte lescarpe.si toglie anche la mutanda. Sento un bastone enorme che si poggia sulle mie gambe. Lo cerco e finalmente trovo un cazzo enorme che si poggia sulle mie due gambe. Mai visto un gigante di siffatta natura. Ho i brividi. Mi viene addosso. Guida quel mostro tra le mie gambe . Lo appoggia sulle labbra della mia pucchiacca. Mi penetra. Sobbalzo. Lo sento nel canale vaginale, scorre verso l’utero e il vestibolo vulvare. Tutto il mio corpo esulta e vibra dietro quella invasione barbarica. Il mio clitoride impazzisce, Lo abbraccio fortissimo e lo bacio con violenza . Gli mordo le labbra e gli succhio la lingua. Quel cazzo mi stava facendo impazzire. Il mio orgasmo era alle stesse. Arrivo una, due, tre, quattro volte, alla quinta lo sento vibrare e sbattere cosi fortemente che provo un certo dolore sulle pareti vaginali. Esplode in una lava incandescente che scorre come cascata dalla mia vagina quando si ritira e lentamente me lo sfila dalla fessa. E’ stato meraviglioso l’ingresso, ma anche lo sfilamento mi crea emozioni. Faccio appena in tempo a prendere il fazzoletto di seta dalla borsa e mettermelo fra le gambe, per disperderne il meno possibile. Mi rinfilo il tanga e faccio in modo di conservarne un bel po’ da poterti portare. Lui disteso accanto, continua a carezzarmi e a ripetermi quanto sia bella, quanto sia fantastica. Il mio orgasmo lo eccita. Gli piace la mia vagina allagata che produce cascate di liquido dolce. Corre con le mani sulle tette, sulle cosce, Le spinge fino a toccarmi i glutei. Tenta di toccarmi il buco, ma gli nego il culo. Mi da fastidio e mi imbarazza troppo. Gli carezzo il cazzo, che anche a riposo è un gigante imbarazzante. Mi chiede di leccarglielo. Ma ora sono stanca e gli dico che è ora di tornare a casa (ho il mio bottino da condividere con mio marito).
Sono le 23. Mi porta sul molo a prendere un gelato. Passeggiamo mano nella mano. Ritorniamo in auto. E’ un luogo appartato, al buio. Mi chiede di penetrarmi ancora. Ha il cazzo di nuovo gonfio. E’ mezzanotte, gli dico di fare in fretta. Anche io ho voglia di risentire quel bestione dentro di me. Stavolta senza spogliarci e senza preliminari, lo tira fuori, sposta leggermente il tanga e il fazzoletto che vi avevo messo e me lo infila. Stantuffa. Stantuffa con decisione. Ci baciamo al sangue. lo mordo dentro e fuori dalle labbra. Lui mi strizza le tette da far male. Godo al pizzico sui capezzoli. succhia la lubrificazione che si è creata sulla pelle pigmentata dell’areola. Raggiungo prima io l’orgasmo. poi un altro e poi un altro ancora, quando lui vibra un secondo prima di inondarmi per la seconda volta.
Rimetto di nuovo a posto fazzoletto e mutandina. Questa volta se ne perde poco. Mi chiede di leccargli il cazzo appena eruttato. Corro a curare il grosso “ammalato” baciandolo, leccando la capocchia ancora piena di sperma che succhio con avidità. Cazzo, si alza di nuovo, con le mani mi guida a un veloce bocchino. Cazzo, mi arriva in bocca. Ma cosa c’ha questo nelle palle. Un lago che non finisce più. Prendo un altro fazzoletto, gli sputo dentro. un altro bottino per mio marito, gli dico. Lui sorride. Mi piacerebbe assistere alla scena del vostro rapporto. E non si sa mai, gli rispondo. I sogni a volte si realizzano.
Nel viaggio di ritorno mi chiede, nel caso l’amico con cui convive gli concede per qualche ora in esclusiva la casa, io fossi disponibile. Gli piacerebbe chiavarmi su un comodo letto. La macchina non è il massimo. Gli dico che ne avrei parlato con te. “come sai io condivido tutto con mio marito e le decisioni le prendiamo insieme”.
Prima di scendere dalla macchina mi ha stretta forte e dato un bacio incandescente. “ho ancora voglia di te”. “Per oggi basta” gli dico. C’è il mio uomo che mi aspetta ed ancora almeno due ore di chiavate”
Passammo tutto il resto di quella notte, altro che due ore, a bere sperma, leccare fica e cazzo, e sull’onda della favolosa penetrazione che aveva subito ( il mio cazzo ci ballava in quella pucchiacca sfondata) quale riconoscimento per averle fatta vivere quella fantastica esperienza mi donò il suo prezioso culo.
Ma questa è un’altra storia.
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