Dall'attendente al generale 3
di
Direttore
genere
confessioni
Da quando Elisabetta aveva preso “possesso” dell’attico sopra al quarto piano a cui si accedeva con una scala a chiocciola dalla rampa di scale, girando a sinistra, nel corridoio usciti dall’ascensore, Elisabetta aveva arredato la stanza in stile moderno, raffinato, accogliente, in modo originale eclettico ed accattivante.
Un letto in ferro battuto con materasso memory, morbido ed accogliente. Scendiletto coprenti tutto il fianco del letto, di lana pregiata a pelo lungo in modo che i piedi fossero accolti sensualmente e affondare nella morbida lana.
Alla parete destra, di fronte all’ampia vetrata, uno specchio a tutto campo e appeso alla parete dietro il letto un orologio radiocontrollato moderno di 40 cm di diametro in legno caldo e argento vivo.
Un piccolo sistema di cucina con 4 fuchi e mobiletti e un piccolo frigo in cui riporre tutto il necessario per offrire un caffè, un the, una cioccolata o una bibita fresca d’estate.
E non ultimo il piccolo bagnetto in cui farsi un bidet o una doccia veloce dopo gli incontri, prima di riprendere servizio.
Con Alberto aveva costruito una strategia per cui ormai tutti i materiali e i faldoni fossero sistemati nella scantinato. Ovviamente aveva cercato solidarietà con il Direttore Generale che la teneva tanto in simpatia ed apprezzava le sue qualità professionali. Ormai era l’attico era diventato l’harem di Elisabetta e lei era l’odalisca di quel mondo fantastico.
Col tempo Lei aveva accolto i vari impiegati che la corteggiavano e a cui lei rispondeva con sfolgorante passione e desiderio di farsi una scopata volante per cambiare gusti.
Era l’odalisca dell’ufficio finanziario, ma quella mattina in cui Alberto l’aveva invitata a presentarsi con lo sperma del marito ancora in corpo, ci fu la svolta nelle relazioni.
Entrati nell’harem, lui la prese subito fra le braccia, le tolse velocemente i pantaloni, le abbassò la mutandina, prese il fazzoletto impregnato di sperma del marito e lo succhiò con gusto. Esaurito il cremoso prodotto, immerse la bocca fra le cosce e bevve ciò che era rimasto, piccoli rivoli che fuoriuscivamo dalle labbra profumate turgide ed in attesa del pesce che avrebbe calmato i suoi istinti. Ma lei gli riservava una sorpresa gustosa. Si girò, e con alcuni sapienti movimenti muscolari, espulse un fiotto di sperma che era riuscita a conservare in modo magico all’interno dell’intestino. Alberto raggiunse il massimo, per la prima volta, un piacere mai provato prima. Aveva voglia di arrivare e inondarla del suo seme, ma si trattenne. Prese il fazzoletto che era servito per appagare la sua sete di sperma e le disse: “ora voglio farti luna sorpresa: ti bendo e dovrai tenere gli occhi chiusi e non parlare fino a che non te lo dico io”. Cosa poteva essere? Lei fremeva, voleva essere penetrata, aveva tanto sognato quel momento di chiavarsi il osuo Albert subito dopo essersi chiavata il marito. Cosa doveva spettare ancora? Non aveva adempiuto alle sue richieste? Non aveva realizzato e concretizzato il suo sogno? Ed ora le chiedeva di aspettare?
Improvvisamente, mani corsero sul suo corpo nudo, penetrarono nella vagina e nel culo. Senti dei baci, sul collo, sulle tette, sui capezzoli, sulle guance ed infine in bocca, ma non era la bocca di Alberto. Altre mani percorsero il suo corpo. Una suonata a quattro mani. Tutte desiderose, bagnate fradice del suo squirting, che la profanavano con decisione alla ricerca del supremo piacere. Riuscì a togliersi la benda e si ritrovo fra le braccia del Direttore Generale. Voleva gridare, si divincolava, non voleva subire quella violenza. Ma Alberto le mise il pesce in bocca e le tratteneva le braccia in modo che il D.G. potesse penetrarla agevolmente nel culo. Senti una sberla enorme che le entrava dentro. Ilcazzo delD.G. era enorme, largo e almeno 30cm di lunghezza. Lo senti penetrare fino all’intestino e subito dopo vibrare fra le pareti prima che l’onda anomala di sperma, come un cavallone schiumato la invase tutto l’intestino. Mai nessuno le aveva fatto provare quelle sensazioni prima di allora. Capi quindi che quel pesce era unico e da apprezzare subito. lo ingoiò e lecco lo sperma rimanente. Godeva a non finire nel maneggiare quel bastone enorme.ma si ricordo anche di Albert che sognava di toccare un cazzo. Quale occasione migliore di realizzare il sogno di desideri tanto a lungo fantasticati. Allora disse: se vuoi continuare voglio che anche voi vi tocchiate. Il D.G. si rifiutava di toccare un altro uomo, ma che Alberto, suo amico, volesse toccare, facesse pure. Alberto non se lo fece ripetere che si avventurò su quel cazzo turgido e profumato. Ma non gli basto toccarlo e masturbarlo, ma lo avvicinò al naso e ne odorò il profumo, poi apri la bocca e lo inghiotti fino a farsi venire i conati di vomito per otturazione della gola. Con grazia, come se fosse di mestiere, gli fece un bocchino coi fiocchi. Prima che però arrivasse, gli chiese di penetrarlo nel culo. Imbarazzato, ma eccitato, il D.G. ruppe gli indugi ma anche quel culo vergine che da tanto aspetta di essere posseduto. Mentre quello stantuffava nel culo di Alberto, Elisabetta si avvitò fra le sue gambe e glielo prese in bocca. Ciucciava cosi energicamente che Alberto arrivò nello stesso momento che il D.G. vibrava e gli sparava la sua seconda bordata di sperma nell’intestino.
Fu un’orgia di sperma. Alberto si contendeva con Elisabetta le cascate di sperma che uscivano dal suo culo. Elisabetta lì succhiava e riportava in bocca ad Alberto e tutti e due godevano nel sbattersi il dolce liquido fra le guance e il lieve scorrere del rivolo di sperma nella gola.
ilD.G. allora preso dal desiderio, si abbasso verso Alberto, gli apri le natiche e lecco profondamente alla ricerca di sperma avanzato. Poi affondò la bocca nella vagina di Elisabetta e succhiò tutto il suo liquido che sembrava urina saporita da bere.
Gli si indurò il cazzo all’esasperazione, anche lui non aveva mai vissuto un’esperienza cosi eccitante, e allora prese Elisabetta, la profanò nella vagina ed anche lì vi fu una grande vibrazione che sollecitò l’orgasmo di Lei ed esplose una cascata di sperma che riempi le calde pareti del corpo di Elisabetta.
Alberto si butto con la bocca sulla vagina di lei quando il cazzo del DG era ancora dentro. Fu abile a sfilarlo, a prenderlo in bocca e succhiargli gli ultimi schizzi del dolce liquido e a lasciarlo giusto in tempo per succhiare tutto lo sperma che stava per uscire dalla pucchiacca di Elisabetta.
Quel giorno furono tutti soddisfatti di una nuova relazione che era nata. Da quel giorno una volta a settimana si incontravano nell’harem di Elisabetta e durante la settimana si stuzzicavano, si toccavano e fantasticavano il momento del loro futuro incontro. Ovviamente di questa goduria ne beneficiò anche il marito di Elisabetta per la nuova foga e profumi che Elisabetta trascinava nei loro rapporti notturni.
Ma questa è un’altra storia
Un letto in ferro battuto con materasso memory, morbido ed accogliente. Scendiletto coprenti tutto il fianco del letto, di lana pregiata a pelo lungo in modo che i piedi fossero accolti sensualmente e affondare nella morbida lana.
Alla parete destra, di fronte all’ampia vetrata, uno specchio a tutto campo e appeso alla parete dietro il letto un orologio radiocontrollato moderno di 40 cm di diametro in legno caldo e argento vivo.
Un piccolo sistema di cucina con 4 fuchi e mobiletti e un piccolo frigo in cui riporre tutto il necessario per offrire un caffè, un the, una cioccolata o una bibita fresca d’estate.
E non ultimo il piccolo bagnetto in cui farsi un bidet o una doccia veloce dopo gli incontri, prima di riprendere servizio.
Con Alberto aveva costruito una strategia per cui ormai tutti i materiali e i faldoni fossero sistemati nella scantinato. Ovviamente aveva cercato solidarietà con il Direttore Generale che la teneva tanto in simpatia ed apprezzava le sue qualità professionali. Ormai era l’attico era diventato l’harem di Elisabetta e lei era l’odalisca di quel mondo fantastico.
Col tempo Lei aveva accolto i vari impiegati che la corteggiavano e a cui lei rispondeva con sfolgorante passione e desiderio di farsi una scopata volante per cambiare gusti.
Era l’odalisca dell’ufficio finanziario, ma quella mattina in cui Alberto l’aveva invitata a presentarsi con lo sperma del marito ancora in corpo, ci fu la svolta nelle relazioni.
Entrati nell’harem, lui la prese subito fra le braccia, le tolse velocemente i pantaloni, le abbassò la mutandina, prese il fazzoletto impregnato di sperma del marito e lo succhiò con gusto. Esaurito il cremoso prodotto, immerse la bocca fra le cosce e bevve ciò che era rimasto, piccoli rivoli che fuoriuscivamo dalle labbra profumate turgide ed in attesa del pesce che avrebbe calmato i suoi istinti. Ma lei gli riservava una sorpresa gustosa. Si girò, e con alcuni sapienti movimenti muscolari, espulse un fiotto di sperma che era riuscita a conservare in modo magico all’interno dell’intestino. Alberto raggiunse il massimo, per la prima volta, un piacere mai provato prima. Aveva voglia di arrivare e inondarla del suo seme, ma si trattenne. Prese il fazzoletto che era servito per appagare la sua sete di sperma e le disse: “ora voglio farti luna sorpresa: ti bendo e dovrai tenere gli occhi chiusi e non parlare fino a che non te lo dico io”. Cosa poteva essere? Lei fremeva, voleva essere penetrata, aveva tanto sognato quel momento di chiavarsi il osuo Albert subito dopo essersi chiavata il marito. Cosa doveva spettare ancora? Non aveva adempiuto alle sue richieste? Non aveva realizzato e concretizzato il suo sogno? Ed ora le chiedeva di aspettare?
Improvvisamente, mani corsero sul suo corpo nudo, penetrarono nella vagina e nel culo. Senti dei baci, sul collo, sulle tette, sui capezzoli, sulle guance ed infine in bocca, ma non era la bocca di Alberto. Altre mani percorsero il suo corpo. Una suonata a quattro mani. Tutte desiderose, bagnate fradice del suo squirting, che la profanavano con decisione alla ricerca del supremo piacere. Riuscì a togliersi la benda e si ritrovo fra le braccia del Direttore Generale. Voleva gridare, si divincolava, non voleva subire quella violenza. Ma Alberto le mise il pesce in bocca e le tratteneva le braccia in modo che il D.G. potesse penetrarla agevolmente nel culo. Senti una sberla enorme che le entrava dentro. Ilcazzo delD.G. era enorme, largo e almeno 30cm di lunghezza. Lo senti penetrare fino all’intestino e subito dopo vibrare fra le pareti prima che l’onda anomala di sperma, come un cavallone schiumato la invase tutto l’intestino. Mai nessuno le aveva fatto provare quelle sensazioni prima di allora. Capi quindi che quel pesce era unico e da apprezzare subito. lo ingoiò e lecco lo sperma rimanente. Godeva a non finire nel maneggiare quel bastone enorme.ma si ricordo anche di Albert che sognava di toccare un cazzo. Quale occasione migliore di realizzare il sogno di desideri tanto a lungo fantasticati. Allora disse: se vuoi continuare voglio che anche voi vi tocchiate. Il D.G. si rifiutava di toccare un altro uomo, ma che Alberto, suo amico, volesse toccare, facesse pure. Alberto non se lo fece ripetere che si avventurò su quel cazzo turgido e profumato. Ma non gli basto toccarlo e masturbarlo, ma lo avvicinò al naso e ne odorò il profumo, poi apri la bocca e lo inghiotti fino a farsi venire i conati di vomito per otturazione della gola. Con grazia, come se fosse di mestiere, gli fece un bocchino coi fiocchi. Prima che però arrivasse, gli chiese di penetrarlo nel culo. Imbarazzato, ma eccitato, il D.G. ruppe gli indugi ma anche quel culo vergine che da tanto aspetta di essere posseduto. Mentre quello stantuffava nel culo di Alberto, Elisabetta si avvitò fra le sue gambe e glielo prese in bocca. Ciucciava cosi energicamente che Alberto arrivò nello stesso momento che il D.G. vibrava e gli sparava la sua seconda bordata di sperma nell’intestino.
Fu un’orgia di sperma. Alberto si contendeva con Elisabetta le cascate di sperma che uscivano dal suo culo. Elisabetta lì succhiava e riportava in bocca ad Alberto e tutti e due godevano nel sbattersi il dolce liquido fra le guance e il lieve scorrere del rivolo di sperma nella gola.
ilD.G. allora preso dal desiderio, si abbasso verso Alberto, gli apri le natiche e lecco profondamente alla ricerca di sperma avanzato. Poi affondò la bocca nella vagina di Elisabetta e succhiò tutto il suo liquido che sembrava urina saporita da bere.
Gli si indurò il cazzo all’esasperazione, anche lui non aveva mai vissuto un’esperienza cosi eccitante, e allora prese Elisabetta, la profanò nella vagina ed anche lì vi fu una grande vibrazione che sollecitò l’orgasmo di Lei ed esplose una cascata di sperma che riempi le calde pareti del corpo di Elisabetta.
Alberto si butto con la bocca sulla vagina di lei quando il cazzo del DG era ancora dentro. Fu abile a sfilarlo, a prenderlo in bocca e succhiargli gli ultimi schizzi del dolce liquido e a lasciarlo giusto in tempo per succhiare tutto lo sperma che stava per uscire dalla pucchiacca di Elisabetta.
Quel giorno furono tutti soddisfatti di una nuova relazione che era nata. Da quel giorno una volta a settimana si incontravano nell’harem di Elisabetta e durante la settimana si stuzzicavano, si toccavano e fantasticavano il momento del loro futuro incontro. Ovviamente di questa goduria ne beneficiò anche il marito di Elisabetta per la nuova foga e profumi che Elisabetta trascinava nei loro rapporti notturni.
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