Dall'attendente al generale 2

di
genere
confessioni

Almeno una volta la settimana Elisabetta e Alberto si ritrovavano nell’attico al quarto piano della palazzina occupata dagli uffici della consulenza fiscale.
Lui nel tempo si era rivelato un uomo carico di passione e desideroso di sperimentare nuovi approcci sessuali. Aveva cominciato ad apprezzare alcune parti del corpo mai prese in considerazione. Entrati nella stanza, chiusa a chiave, lui la spogliava completamente, la distendeva sul letto matrimoniale che da alcuni mesi avevano trasportato di sera quando tutti erano via e prendeva i suoi piedi. Prima li carezzava, poi li portava in bocca, leccava fra le dita, succhiava l’alluce, percorreva con la lingua il plantare e il dorso del piede. A lui piaceva sentire il profumo del piede che usciva dalla scarpetta. Si inebriava di quei sapori pungenti gradevoli ed eccitanti. Lei impazziva per quelle carezze di lingua che lievitavano le sensazioni di leggerezza e sollecitavano gli stimoli alla vagina che produceva liquidi che Alberto succhiava con avidità. Quando il piede era tutto insalivato, lui risaliva i polpacci, con baci dolci e sensuali, superava le cosce tornite come una scultura e penetrava con la lingua le labbra carnose della vagina infuocata e vogliosa di carezze e poi frugava fra le natiche alla ricerca dell’orificio a cui prestava particolare attenzione.
Quando tutto era esplorato, le loro labbra si fondevano in slinguate profonde mentre le mani perforavano con uno o piu dita le profonde cavità allagate. Anche lei aveva cominciato ad apprezzare il buco del culo di Alberto; lo leccava con intensità ed avidità e poi con il pollice carezzava dolcemente l’ano prima di affondare l’indice come un piccolo cazzo che creava forti piaceri esaltanti. Mentre lo penetrava nel culo, gli prendeva il cazzo in bocca e tante volte era causa di una esuberante eiaculazione che lei gustava prima in bocca spostandolo da una parte all’altra delle pareti guanciali e poi se lo faceva scorre lentamente in gola come quando si beve un dolcissimo sciroppo. A volte Alberto amava baciarla quando lei aveva ancora la bocca piena di sperma e condivideva con lei il gusto del sorseggiare e centellinare la discesa nella gola.
Allora lei ritornava a prendere in bocca il placido pene, succhiava gli ultimi umori e con un dito nel culo e una slinguata fra il glande e l’asta lo riportava a prendere la giusta forma in modo che potesse sfondarla nella vagina. Ma anche lei nel tempo aveva sempre più apprezzato la penetrazione anale che le permetteva di raggiungere l’orgasmo grazie allo sfregamento del clitoride sulle morbide lenzuola. Ma poi gli richiedeva di stantuffarla nella pucchiacca sempre più infuocata. Amava sentire il cazzo che vibrava e sbatteva sulle pareti nel momento appena precedente la sua eiaculazione e poi sentire quell’onda spumeggiante che frangeva sulle pareti interne. E lui, anche se affaticato correva con la bocca a gustare quello sperma frammisto al suo squirting che colava abbondantemente come una cascata.
Alcune volte si soffermavano a fantasticare una doppia penetrazione, un altro cazzo che potesse incularla mentre lei ingoiava sperma o entrava in orgasmo con un cazzo nel culo ed un altro nella fessa profonda del suo corpo. E lui a volte avanzava il diritto di poter provare non solo il dito di Elisabetta nel culo, (ancorché piacevole) ma anche un cazzo vero, morbido e vibrante prima della eiaculazione. E sognava di poter provare lo sperma di un altro uomo, altro sapore, altra goduria.
Ma per lungo tempo rimasero solo parole e fantasie.
Un giorno lui le chiese: “tu stasera ti chiavi tuo marito, cerchi di raccogliere al meglio il suo sperma, ti fai sfondare avanti e dietro e domani mattina mi fai leccare e bere lo sperma che trovo nel tuo corpo e nel fazzoletto che tratterà lo sperma che esce dalla vagina”.
Lei al pensiero di chiavarsi il marito e poco dopo Alberto la eccitò moltissimo. Visse in stato di catarsi tutto il pomeriggio, e quando sollecitò, dopo tanto tempo, il cazzo del consorte, questi rispose con tanto entusiasmo e partecipazione che la inondo come non mai di sperma nella vagina. Poi lei gli chiese di penetrarla nel culo, cosa che lui non aveva mai fatto e a cui lei aveva sempre risposto negativamente. La novità rinvigorì il suo cazzo e per la seconda volta sparò una fucilata disperma che fece tremare l’intestino di Elisabetta che raggiunse un orgasmo che forse neanche con Alberto fosse successo.
Si rigiro nel letto, prese un fazzoletto di seta dal cassetto e se lo mise fra la mutandina e la pucchiacca, per tentare di contenere il più lo sperma da donare la mattina successiva ad Alberto.
Come promesso, non si lavò. Si preparò ed andò in ufficio carica di desiderio e godere con il suo Alberto, che subito la portò nel loro pied a terr . ma questa volta sarebbe stata un’altra storia
scritto il
2025-08-06
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