“Dopo il sipario” - Capitolo 7
di
penna
genere
confessioni
Questa serie di racconti prende spunto da un’esperienza dell’autore che, attraverso la penna, confessa con fantasia l’evoluzione della realtà.
Per contatti: pennaefantasia@gmail.com
La notte si accese appena fuori dal locale, come se il sipario del saggio fosse solo il preludio di un altro spettacolo, più intimo, più vero. Le strade della città profumavano d’estate e di vino, mentre il gruppo di ballerini si era riversato all’esterno per brindare, fumare, ridere. Mauro, Loretta e Carlo erano lì, parte di quella festa, ma separati da una corrente sotterranea che li teneva uniti tra loro.
Loretta era raggiante, il corpo ancora elettrico per la danza, le guance accese dal vino e dall’adrenalina. Indossava ancora l’abito avorio dell’esibizione, ma ora le spalline erano leggermente calate e, il trucco appena sbavato agli angoli degli occhi, la rendeva ancora più sensuale. Accanto a lei, Mauro teneva la sua mano intrecciata alla propria, saldo come un punto fermo, ma con lo sguardo mobile, attento.
E fu proprio Loretta, quella sera, a muoversi ancora con più audacia. In quella situazione, di frequente la donna cercava Carlo per un contatto o addirittura baciarlo, lì davanti agli altri, con Mauro che non si mosse mai. Rimase con la mano nella sua, e accettò quelle costanti dimostrazioni fisiche senza bisogno di parole. Era tutto parte di un ritrovato e nuovo equilibrio, che non escludeva ma includeva.
Alcuni sguardi si voltavano, rapidi, incuriositi. Nessuno disse mai nulla.
Un’ora più tardi, i tre lasciarono il locale. Mauro propose alla moglie e a Carlo di spostarsi nel loft in città: riservato, libero e soprattutto più vicino visto il tasso alcolemico accumulato.
La proposta venne accolta senza esitazioni. Salirono sulla berlina scura. Loretta, seduta al centro del sedile posteriore, non smise mai di toccarli, sporta in avanti. Una mano sulla spalla di Carlo, l’altra che si intrecciava con Mauro alla guida. Nessuno parlava, ma i loro corpi dicevano tutto.
Appena varcata la soglia del loft, la tensione contenuta esplose. I vestiti vennero abbandonati lentamente, uno alla volta, come se ogni bottone slacciato fosse una parola non detta. Mauro stappò una bottiglia di champagne e versò la bollicina in tre coppe. Li osservò bere: Carlo seduto sul divano, Loretta davanti a lui con un piede tra le sue gambe. La luce era calda, aranciata, e accarezzava i corpi come se avesse una consistenza liquida. Loretta si chinò su Carlo e lo baciò con decisione, con le mani nei suoi capelli e il bacino che si muoveva lento, sensuale, sull’inguine di lui. Mauro, ancora in piedi, si avvicinò da dietro e le sfiorò la schiena nuda con la punta delle dita bagnate di vino. Lei gemette piano. Il divano divenne il centro di quella coreografia carnale. Carlo si lasciò andare, incerto ma affamato, tra le carezze e i baci alternati dei due. Loretta lo guidava, con movimenti avvolgenti, mentre Mauro partecipava con crescente sicurezza, lasciando che le mani e la bocca raccontassero il desiderio che si era coltivato nei mesi. Ci furono momenti in cui Loretta e Carlo si baciarono con una tale intensità da sembrare soli. Altri, in cui Mauro e Carlo si cercarono come se volessero riconoscersi. Ma era Loretta il baricentro di tutto: fluida, accogliente, viva. Si muoveva tra i due con la grazia di chi sa leggere i desideri, sussurrando indicazioni, chiedendo, concedendo. Le ore passarono come battiti lenti. Si amarono sul divano, sul tappeto, accanto al grande specchio appoggiato alla parete. Si alternarono, si fusero, si esplorarono con corpi che sembravano conoscere ogni sfumatura del piacere condiviso. Il sesso non era solo atto fisico: era un linguaggio, un’intesa, una dichiarazione.
Quando l’alba filtrò attraverso le grandi finestre del loft, il silenzio era denso, colmo. I tre giacevano sul grande letto disfatto, i corpi nudi intrecciati, i respiri caldi ancora incollati alla pelle. Loretta, con la testa sul petto di Mauro, accarezzava il fianco di Carlo disteso accanto a lei. Fu Mauro, appagato, a rompere il silenzio. La sua voce era roca, ma lucida.
«Stanotte siamo arrivati in fondo a qualcosa…»
Loretta sollevò la testa, e lo baciò. «Sì. E sono sicura che possiamo spingerci oltre.»
Si voltò verso Carlo, che la guardava con occhi ancora lucidi di piacere e stupore. Gli prese la mano e la posò sul proprio ventre nudo.
«Raccontaci… le tue prossime fantasie. Siamo pronti!»
Mauro annuì lentamente, accarezzando con desiderio la schiena di Carlo.
«Vogliamo esaudirle. Insieme.»
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La notte si accese appena fuori dal locale, come se il sipario del saggio fosse solo il preludio di un altro spettacolo, più intimo, più vero. Le strade della città profumavano d’estate e di vino, mentre il gruppo di ballerini si era riversato all’esterno per brindare, fumare, ridere. Mauro, Loretta e Carlo erano lì, parte di quella festa, ma separati da una corrente sotterranea che li teneva uniti tra loro.
Loretta era raggiante, il corpo ancora elettrico per la danza, le guance accese dal vino e dall’adrenalina. Indossava ancora l’abito avorio dell’esibizione, ma ora le spalline erano leggermente calate e, il trucco appena sbavato agli angoli degli occhi, la rendeva ancora più sensuale. Accanto a lei, Mauro teneva la sua mano intrecciata alla propria, saldo come un punto fermo, ma con lo sguardo mobile, attento.
E fu proprio Loretta, quella sera, a muoversi ancora con più audacia. In quella situazione, di frequente la donna cercava Carlo per un contatto o addirittura baciarlo, lì davanti agli altri, con Mauro che non si mosse mai. Rimase con la mano nella sua, e accettò quelle costanti dimostrazioni fisiche senza bisogno di parole. Era tutto parte di un ritrovato e nuovo equilibrio, che non escludeva ma includeva.
Alcuni sguardi si voltavano, rapidi, incuriositi. Nessuno disse mai nulla.
Un’ora più tardi, i tre lasciarono il locale. Mauro propose alla moglie e a Carlo di spostarsi nel loft in città: riservato, libero e soprattutto più vicino visto il tasso alcolemico accumulato.
La proposta venne accolta senza esitazioni. Salirono sulla berlina scura. Loretta, seduta al centro del sedile posteriore, non smise mai di toccarli, sporta in avanti. Una mano sulla spalla di Carlo, l’altra che si intrecciava con Mauro alla guida. Nessuno parlava, ma i loro corpi dicevano tutto.
Appena varcata la soglia del loft, la tensione contenuta esplose. I vestiti vennero abbandonati lentamente, uno alla volta, come se ogni bottone slacciato fosse una parola non detta. Mauro stappò una bottiglia di champagne e versò la bollicina in tre coppe. Li osservò bere: Carlo seduto sul divano, Loretta davanti a lui con un piede tra le sue gambe. La luce era calda, aranciata, e accarezzava i corpi come se avesse una consistenza liquida. Loretta si chinò su Carlo e lo baciò con decisione, con le mani nei suoi capelli e il bacino che si muoveva lento, sensuale, sull’inguine di lui. Mauro, ancora in piedi, si avvicinò da dietro e le sfiorò la schiena nuda con la punta delle dita bagnate di vino. Lei gemette piano. Il divano divenne il centro di quella coreografia carnale. Carlo si lasciò andare, incerto ma affamato, tra le carezze e i baci alternati dei due. Loretta lo guidava, con movimenti avvolgenti, mentre Mauro partecipava con crescente sicurezza, lasciando che le mani e la bocca raccontassero il desiderio che si era coltivato nei mesi. Ci furono momenti in cui Loretta e Carlo si baciarono con una tale intensità da sembrare soli. Altri, in cui Mauro e Carlo si cercarono come se volessero riconoscersi. Ma era Loretta il baricentro di tutto: fluida, accogliente, viva. Si muoveva tra i due con la grazia di chi sa leggere i desideri, sussurrando indicazioni, chiedendo, concedendo. Le ore passarono come battiti lenti. Si amarono sul divano, sul tappeto, accanto al grande specchio appoggiato alla parete. Si alternarono, si fusero, si esplorarono con corpi che sembravano conoscere ogni sfumatura del piacere condiviso. Il sesso non era solo atto fisico: era un linguaggio, un’intesa, una dichiarazione.
Quando l’alba filtrò attraverso le grandi finestre del loft, il silenzio era denso, colmo. I tre giacevano sul grande letto disfatto, i corpi nudi intrecciati, i respiri caldi ancora incollati alla pelle. Loretta, con la testa sul petto di Mauro, accarezzava il fianco di Carlo disteso accanto a lei. Fu Mauro, appagato, a rompere il silenzio. La sua voce era roca, ma lucida.
«Stanotte siamo arrivati in fondo a qualcosa…»
Loretta sollevò la testa, e lo baciò. «Sì. E sono sicura che possiamo spingerci oltre.»
Si voltò verso Carlo, che la guardava con occhi ancora lucidi di piacere e stupore. Gli prese la mano e la posò sul proprio ventre nudo.
«Raccontaci… le tue prossime fantasie. Siamo pronti!»
Mauro annuì lentamente, accarezzando con desiderio la schiena di Carlo.
«Vogliamo esaudirle. Insieme.»
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