Mia cugina: Parte 25
di
Catartico
genere
incesti
Un’ora dopo sono nella mia macchina. Sto accompagnando mia cugina a casa. Le strade sono quasi deserte. Qualche auto. Qualche passante.
Mi fermo al semaforo.
— Stai bene? — chiede mia cugina.
— Sì, sto bene.
— Oronzo è proprio un coglione.
— Già.
— Sicuro di stare bene?
Mi volto a guardarla con un sorriso. — Sì, tutto bene. Tranquilla.
Lei posa una mano sulla mia che ho sul cambio. — Grazie per prima.
— Sei mia cugina. Devo difenderti dalle teste di cazzo come lui.
Le sue dita si incrociano con le mie. Un tocco strano, quasi sessuale. No, è tutto nella mia testa. Non devo pensarci.
Il semaforo diventa verde. Accelero e continuo a guidare. Nell'abitacolo è sceso il silenzio. Mia cugina mi tiene ancora la mano, gli occhi che vagano fuori dal finestrino. Non so perché, ma ho il pene durissimo. E vorrei tanto scoparmela. Ma proprio tanto.
Poco dopo fermo l’auto sotto casa sua.
— Parcheggia — dice Sarah.
— Perché? — chiedo confuso.
— Non vuoi salire?
— Salire?
Mi indica le nocche ferite. — Per disinfettare la ferita.
La guardo ancora più confuso. Perché mi sembra solo una scusa per fare altro? Oppure è solo la mia mente traviata che mi fa immaginare certe cose? Sì, ho il cazzo al posto del cervello. Questo ormai è assodato.
— Allora? — chiede.
— Oh, ok. Va bene.
Parcheggio la macchina e saliamo al terzo piano di un condominio moderno. Profumo di candeggina e di balsamo per capelli. Diversi quadri alle pareti. Tappeti e tende. Sul tavolo della cucina una pila di carte. Un cardigan buttato sul divano. Accanto alla finestra del balcone, una tela con su dipinto un paesaggio boschivo.
Mi avvicino e lo osservo. — Dipingi?
— Qualche volta — dice mia cugina dal bagno.
— Sei davvero brava.
— Grazie, ma non lo sono.
— Invece sì. Mi piace come usi i colori. Sembrano così… vividi.
Sarah mi raggiunge con una piccola scatola del pronto soccorso. — Hai presente quell'area boschiva vicino al mare?
— Dove c'è lo sperone?
— Sì, là vicino. Ho dipinto una parte di quel bosco.
— In effetti mi sembrava familiare.
Mia cugina mi prende una mano, mi fa sedere sul divano e comincia a disinfettarmi le nocche ferite.
Stringo i denti dal dolore.
— Brucia? — domanda.
— Un po'.
Restiamo in silenzio per un paio di minuti. Finisce di pulirla.
— Fatto — dice.
— Non serviva, ma grazie.
Mi guarda in modo strano, intensamente.
Vuole scopare? Che cazzo sto pensando. Certo che no. — Che c'è?
Distoglie lo sguardo. — Niente.
Mi alzo. — Beh, penso sia meglio che vada.
— Mi sento in colpa per prima.
— È colpa di quel coglione, non tua.
— Però…
— Non pensarci. Ora vado.
Mi afferra per il polso e mi guarda. — Ti ho trattato male… Quella volta in macchina… Tu… — Sospira. — Non ti ho ascoltato. Sapevi che sarebbe finita male, vero?
— Beh… Ora non importa.
Mi prende per mano. — Come va con Ilaria?
Eh?! Come mai questa domanda? — Bene. Ci siamo… — Non riesco a dirle che ci siamo messi insieme. Perché? — Voglio dire, ci frequentiamo come sempre.
— Lei mi ha detto che state insieme. È così?
Cosa? Da quando Ilaria e Sarah si parlano? — Ah, sì. Pensavo che…
— Volevi tenermelo nascosto?
Mi gratto dietro la testa con un sorriso nervoso. — No, ecco… Io…
Ritrae la sua mano quasi delusa. O forse sono io a pensarlo? — Sono felice per voi — dice.
— Grazie…
Un breve silenzio
— Allora… — dico con un sorriso arricciato. — Meglio che vada. — Vado alla porta.
— La ami? — chiede mia cugina.
Mi fermo, la mano sulla maniglia. — Sì…
Silenzio.
Apro la porta. Lei mi raggiunge e mi trattiene per un braccio. Mi volto. Ci guardiamo negli occhi. Il suo sguardo mi sta parlando e il mio cuore mi sta dicendo di restare. Ma non posso.
Sarah si avvicina al mio viso. — Faccio schifo…
— Perché?
Mi bacia con passione.
Mi ritraggo. — Non... non posso.
Lei mi bacia di nuovo, mi infila la lingua in bocca. Mi spinge contro la porta mentre mi stringe a sé. Cerco di sottrarmi, ma non ci riesco. Corpo e mente si rifiutano. Penso a Ilaria, al suo volto sorridente. E nemmeno questo mi aiuta. Anzi, me lo fa venire ancora più duro. Cazzo, sono una merda di persona.
Mia cugina mi spinge verso la camera da letto mentre continuiamo a baciarci. Voglio fermarmi, andare via. Non posso fare questo a Ilaria. Non posso. Non lo merita. Le avevo promesso che ci sarebbe stata solo lei, invece eccomi qua.
Sarah mi spinge sul letto e si spoglia. La peluria sulla sua vagina me lo sta facendo scoppiare. I suoi fianchi larghi chiamano sesso come non mai. Non posso resistere. Sono un debole. Mi spiace, Ilaria. Mi spiace davvero tanto. Ma sappi che ti amo davvero.
Mia cugina mi toglie i pantaloni e le mutande, si stende accanto a me e mi bacia mentre mi sega con una mano. Ho come un deja vu. Con Ilaria è successa la stessa cosa. Faccio scivolare la mia mano sulla sua vagina e la massaggio morbidamente. Lei ansima, la lingua ficcata nella mia bocca. Ormai non connetto più. Voglio solo scoparmela a sangue.
Mi abbasso sulla sua vagina e comincio a leccarla. Sarah affonda le dita nei miei capelli, si contorce dal piacere. La mia bocca si bagna dei suoi fluidi. Continuo a leccarla finché mia cugina chiude le gambe intorno alla mia testa e freme per un orgasmo.
Mi tira a sé, mi fa stendere sul letto e inizia a succhiarmi il pene, gli occhi fissi nei miei. Gemo e penso a Ilaria. Non riesco a togliermela dalla testa. Mi sento troppo in colpa. Eppure la cosa mi eccita un casino. Cazzo, faccio veramente schifo. Sto per venire. Allontano la sua testa.
— Che c'è? — domanda mia cugina, le labbra arrossata e bagnate di saliva.
— Stavo per venire.
— Potevi farlo.
— Non… Davvero non ti fa schifo?
Lei se lo rimette in bocca, la lingua che si muove attorno al glande. Alzo il bacino eccitato e le vengo in bocca. Lei resta ferma a guardarmi, il mio pene infilato in bocca fin quasi alla base. Poi lo tira fuori, sputa lo sperma sulla mano e si pulisce con un fazzoletto.
— Sono venuto subito — dico un po' imbarazzato. — Scusa…
— Hai fatto venire anche me. Siamo pari.
Ci guardiamo per un momento.
Mi sento così a disagio. E poi ho ancora in testa Ilaria. Sta diventando un ossessione. Come farò a guardarla negli occhi più tardi?
Mia cugina va a sciacquarsi la bocca in bagno. Ci resta una decina di minuti. Poi torna, si mette a cavalcioni su di me e comincia a strusciare la sua vagina bagnata sul mio pene. Abbassa il viso e mi bacia. La sua saliva sa di dentifricio.
Non so cosa stia facendo, ma mi piace. È una sensazione strana e nuova. La stringo tra le mie braccia, i suoi seni pressati sul mio petto un poco peloso.
Sarah fa scivolare il mio pene duro come roccia nella sua vagina e geme al mio orecchio, le dita nei miei capelli. — Ilaria…
Mi acciglio. — Ilaria?
— La ami davvero?
— Sì…
Muove il bacino sul mio inguine. — Quello che stiamo facendo… è sbagliato.
— Lo so…
Mi bacia per un pezzo con la lingua e aumenta l'intensità dei movimenti dei fianchi. Si stacca dal bacio. — Davvero la ami?
L’afferro per il braccio per fermare i suoi movimenti e la fisso negli occhi stranito. — Perché? Perché ripeti questa domanda?
Lei si abbassa su di me, mi abbraccia. Non risponde.
Solo adesso mi rendo conto quanto profumano i suoi capelli. Li annuso. Balsamo alla fragola?
Lei mi guarda. — Che fai?
— Profumi di buono.
Distoglie lo sguardo con un mezzo sorriso.
Un breve silenzio.
— Non mi hai risposto — dico.
— Non c'è nulla da rispondere.
— Beh, mi hai chiesto se la amo davvero. Cosa stai cercando di dirmi?
— Niente.
— Sarah…
Lei si stringe sopra di me, mi abbraccia la testa, l’accarezza. — Ormai non importa più.
— Cosa? Di cosa parli?
— Lascia stare.
Sospiro.
Restiamo in silenzio per un momento, il mio pene dentro la sua vagina. Lei muove impercettibilmente il bacino sul mio inguine. Sta ancora facendo l'amore con me, sebbene l'atmosfera sia calata.
— Non vuoi dirmelo? — chiedo.
Lei mi guarda e mi bacia. Torniamo a fare l’amore. Stringo il suo sedere mentre aumento i colpi dei miei fianchi sui suoi. Poi la sposto di lato sul letto, mi metto sopra di lei e comincio a scoparla di brutto. Colpi veloci, decisi. Lei ansima, le braccia attorno alle mie spalle. Si irrigidisce per l’orgasmo.
Le vengo dentro.
Rallento l'andatura mentre continuo a baciarla per un po'. — Non la frequento soltanto…
Mia cugina mi guarda, la faccia arrossata e stravolta. — Ilaria?
— Sì… Ci siamo messi insieme.
— Lo so… Te l’ho detto prima.
— Per questo mi hai chiesto se l’amavo?
Abbozza un sorriso triste dietro una maschera di finta felicità. — Sono contento per voi.
— Non mi hai risposto.
— Cosa vuoi che ti dica?
La fisso dritto negli occhi. — Mi ami? Stai cercando di dirmi questo?
Abbassa lo sguardo, mi spinge di lato e si mette seduta sul bordo del letto. — È meglio che tu vada.
— Rispondimi.
— Smettila… E va via, per favore.
— Mi ami?
Mia cugina sbuffa seccata, si alza e si dirige in bagno. La porta si chiude alle sue spalle.
Mi massaggio la fronte con i polpastrelli. Non ci sto capendo più niente. Abbiamo fatto l’amore. Questo vuol dire che mi ama. Allora perché non me lo dice? Perché fa così? Per Ilaria? Anche se mi dicesse che mi ama, cambierebbe qualcosa? Siamo cugini. Sarah non starebbe mai con me. Non farebbe questo ai suoi. A me non frega niente di cosa penserebbero i nostri familiari, ma per mia cugina è diverso.
Sospiro, mi rivesto e busso alla porta del bagno. — Io vado.
Nessuna risposta. Solo il rumore dell’acqua della doccia.
Faccio per bussare di nuovo, ma blocco la mano a mezz'aria. Sospiro di nuovo. Vado via.
Mi fermo al semaforo.
— Stai bene? — chiede mia cugina.
— Sì, sto bene.
— Oronzo è proprio un coglione.
— Già.
— Sicuro di stare bene?
Mi volto a guardarla con un sorriso. — Sì, tutto bene. Tranquilla.
Lei posa una mano sulla mia che ho sul cambio. — Grazie per prima.
— Sei mia cugina. Devo difenderti dalle teste di cazzo come lui.
Le sue dita si incrociano con le mie. Un tocco strano, quasi sessuale. No, è tutto nella mia testa. Non devo pensarci.
Il semaforo diventa verde. Accelero e continuo a guidare. Nell'abitacolo è sceso il silenzio. Mia cugina mi tiene ancora la mano, gli occhi che vagano fuori dal finestrino. Non so perché, ma ho il pene durissimo. E vorrei tanto scoparmela. Ma proprio tanto.
Poco dopo fermo l’auto sotto casa sua.
— Parcheggia — dice Sarah.
— Perché? — chiedo confuso.
— Non vuoi salire?
— Salire?
Mi indica le nocche ferite. — Per disinfettare la ferita.
La guardo ancora più confuso. Perché mi sembra solo una scusa per fare altro? Oppure è solo la mia mente traviata che mi fa immaginare certe cose? Sì, ho il cazzo al posto del cervello. Questo ormai è assodato.
— Allora? — chiede.
— Oh, ok. Va bene.
Parcheggio la macchina e saliamo al terzo piano di un condominio moderno. Profumo di candeggina e di balsamo per capelli. Diversi quadri alle pareti. Tappeti e tende. Sul tavolo della cucina una pila di carte. Un cardigan buttato sul divano. Accanto alla finestra del balcone, una tela con su dipinto un paesaggio boschivo.
Mi avvicino e lo osservo. — Dipingi?
— Qualche volta — dice mia cugina dal bagno.
— Sei davvero brava.
— Grazie, ma non lo sono.
— Invece sì. Mi piace come usi i colori. Sembrano così… vividi.
Sarah mi raggiunge con una piccola scatola del pronto soccorso. — Hai presente quell'area boschiva vicino al mare?
— Dove c'è lo sperone?
— Sì, là vicino. Ho dipinto una parte di quel bosco.
— In effetti mi sembrava familiare.
Mia cugina mi prende una mano, mi fa sedere sul divano e comincia a disinfettarmi le nocche ferite.
Stringo i denti dal dolore.
— Brucia? — domanda.
— Un po'.
Restiamo in silenzio per un paio di minuti. Finisce di pulirla.
— Fatto — dice.
— Non serviva, ma grazie.
Mi guarda in modo strano, intensamente.
Vuole scopare? Che cazzo sto pensando. Certo che no. — Che c'è?
Distoglie lo sguardo. — Niente.
Mi alzo. — Beh, penso sia meglio che vada.
— Mi sento in colpa per prima.
— È colpa di quel coglione, non tua.
— Però…
— Non pensarci. Ora vado.
Mi afferra per il polso e mi guarda. — Ti ho trattato male… Quella volta in macchina… Tu… — Sospira. — Non ti ho ascoltato. Sapevi che sarebbe finita male, vero?
— Beh… Ora non importa.
Mi prende per mano. — Come va con Ilaria?
Eh?! Come mai questa domanda? — Bene. Ci siamo… — Non riesco a dirle che ci siamo messi insieme. Perché? — Voglio dire, ci frequentiamo come sempre.
— Lei mi ha detto che state insieme. È così?
Cosa? Da quando Ilaria e Sarah si parlano? — Ah, sì. Pensavo che…
— Volevi tenermelo nascosto?
Mi gratto dietro la testa con un sorriso nervoso. — No, ecco… Io…
Ritrae la sua mano quasi delusa. O forse sono io a pensarlo? — Sono felice per voi — dice.
— Grazie…
Un breve silenzio
— Allora… — dico con un sorriso arricciato. — Meglio che vada. — Vado alla porta.
— La ami? — chiede mia cugina.
Mi fermo, la mano sulla maniglia. — Sì…
Silenzio.
Apro la porta. Lei mi raggiunge e mi trattiene per un braccio. Mi volto. Ci guardiamo negli occhi. Il suo sguardo mi sta parlando e il mio cuore mi sta dicendo di restare. Ma non posso.
Sarah si avvicina al mio viso. — Faccio schifo…
— Perché?
Mi bacia con passione.
Mi ritraggo. — Non... non posso.
Lei mi bacia di nuovo, mi infila la lingua in bocca. Mi spinge contro la porta mentre mi stringe a sé. Cerco di sottrarmi, ma non ci riesco. Corpo e mente si rifiutano. Penso a Ilaria, al suo volto sorridente. E nemmeno questo mi aiuta. Anzi, me lo fa venire ancora più duro. Cazzo, sono una merda di persona.
Mia cugina mi spinge verso la camera da letto mentre continuiamo a baciarci. Voglio fermarmi, andare via. Non posso fare questo a Ilaria. Non posso. Non lo merita. Le avevo promesso che ci sarebbe stata solo lei, invece eccomi qua.
Sarah mi spinge sul letto e si spoglia. La peluria sulla sua vagina me lo sta facendo scoppiare. I suoi fianchi larghi chiamano sesso come non mai. Non posso resistere. Sono un debole. Mi spiace, Ilaria. Mi spiace davvero tanto. Ma sappi che ti amo davvero.
Mia cugina mi toglie i pantaloni e le mutande, si stende accanto a me e mi bacia mentre mi sega con una mano. Ho come un deja vu. Con Ilaria è successa la stessa cosa. Faccio scivolare la mia mano sulla sua vagina e la massaggio morbidamente. Lei ansima, la lingua ficcata nella mia bocca. Ormai non connetto più. Voglio solo scoparmela a sangue.
Mi abbasso sulla sua vagina e comincio a leccarla. Sarah affonda le dita nei miei capelli, si contorce dal piacere. La mia bocca si bagna dei suoi fluidi. Continuo a leccarla finché mia cugina chiude le gambe intorno alla mia testa e freme per un orgasmo.
Mi tira a sé, mi fa stendere sul letto e inizia a succhiarmi il pene, gli occhi fissi nei miei. Gemo e penso a Ilaria. Non riesco a togliermela dalla testa. Mi sento troppo in colpa. Eppure la cosa mi eccita un casino. Cazzo, faccio veramente schifo. Sto per venire. Allontano la sua testa.
— Che c'è? — domanda mia cugina, le labbra arrossata e bagnate di saliva.
— Stavo per venire.
— Potevi farlo.
— Non… Davvero non ti fa schifo?
Lei se lo rimette in bocca, la lingua che si muove attorno al glande. Alzo il bacino eccitato e le vengo in bocca. Lei resta ferma a guardarmi, il mio pene infilato in bocca fin quasi alla base. Poi lo tira fuori, sputa lo sperma sulla mano e si pulisce con un fazzoletto.
— Sono venuto subito — dico un po' imbarazzato. — Scusa…
— Hai fatto venire anche me. Siamo pari.
Ci guardiamo per un momento.
Mi sento così a disagio. E poi ho ancora in testa Ilaria. Sta diventando un ossessione. Come farò a guardarla negli occhi più tardi?
Mia cugina va a sciacquarsi la bocca in bagno. Ci resta una decina di minuti. Poi torna, si mette a cavalcioni su di me e comincia a strusciare la sua vagina bagnata sul mio pene. Abbassa il viso e mi bacia. La sua saliva sa di dentifricio.
Non so cosa stia facendo, ma mi piace. È una sensazione strana e nuova. La stringo tra le mie braccia, i suoi seni pressati sul mio petto un poco peloso.
Sarah fa scivolare il mio pene duro come roccia nella sua vagina e geme al mio orecchio, le dita nei miei capelli. — Ilaria…
Mi acciglio. — Ilaria?
— La ami davvero?
— Sì…
Muove il bacino sul mio inguine. — Quello che stiamo facendo… è sbagliato.
— Lo so…
Mi bacia per un pezzo con la lingua e aumenta l'intensità dei movimenti dei fianchi. Si stacca dal bacio. — Davvero la ami?
L’afferro per il braccio per fermare i suoi movimenti e la fisso negli occhi stranito. — Perché? Perché ripeti questa domanda?
Lei si abbassa su di me, mi abbraccia. Non risponde.
Solo adesso mi rendo conto quanto profumano i suoi capelli. Li annuso. Balsamo alla fragola?
Lei mi guarda. — Che fai?
— Profumi di buono.
Distoglie lo sguardo con un mezzo sorriso.
Un breve silenzio.
— Non mi hai risposto — dico.
— Non c'è nulla da rispondere.
— Beh, mi hai chiesto se la amo davvero. Cosa stai cercando di dirmi?
— Niente.
— Sarah…
Lei si stringe sopra di me, mi abbraccia la testa, l’accarezza. — Ormai non importa più.
— Cosa? Di cosa parli?
— Lascia stare.
Sospiro.
Restiamo in silenzio per un momento, il mio pene dentro la sua vagina. Lei muove impercettibilmente il bacino sul mio inguine. Sta ancora facendo l'amore con me, sebbene l'atmosfera sia calata.
— Non vuoi dirmelo? — chiedo.
Lei mi guarda e mi bacia. Torniamo a fare l’amore. Stringo il suo sedere mentre aumento i colpi dei miei fianchi sui suoi. Poi la sposto di lato sul letto, mi metto sopra di lei e comincio a scoparla di brutto. Colpi veloci, decisi. Lei ansima, le braccia attorno alle mie spalle. Si irrigidisce per l’orgasmo.
Le vengo dentro.
Rallento l'andatura mentre continuo a baciarla per un po'. — Non la frequento soltanto…
Mia cugina mi guarda, la faccia arrossata e stravolta. — Ilaria?
— Sì… Ci siamo messi insieme.
— Lo so… Te l’ho detto prima.
— Per questo mi hai chiesto se l’amavo?
Abbozza un sorriso triste dietro una maschera di finta felicità. — Sono contento per voi.
— Non mi hai risposto.
— Cosa vuoi che ti dica?
La fisso dritto negli occhi. — Mi ami? Stai cercando di dirmi questo?
Abbassa lo sguardo, mi spinge di lato e si mette seduta sul bordo del letto. — È meglio che tu vada.
— Rispondimi.
— Smettila… E va via, per favore.
— Mi ami?
Mia cugina sbuffa seccata, si alza e si dirige in bagno. La porta si chiude alle sue spalle.
Mi massaggio la fronte con i polpastrelli. Non ci sto capendo più niente. Abbiamo fatto l’amore. Questo vuol dire che mi ama. Allora perché non me lo dice? Perché fa così? Per Ilaria? Anche se mi dicesse che mi ama, cambierebbe qualcosa? Siamo cugini. Sarah non starebbe mai con me. Non farebbe questo ai suoi. A me non frega niente di cosa penserebbero i nostri familiari, ma per mia cugina è diverso.
Sospiro, mi rivesto e busso alla porta del bagno. — Io vado.
Nessuna risposta. Solo il rumore dell’acqua della doccia.
Faccio per bussare di nuovo, ma blocco la mano a mezz'aria. Sospiro di nuovo. Vado via.
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