🌧️ Diluvio a Rio – La Notte in Cui Alidiana Squirtò
di
Angelo B
genere
saffico
Era una notte bastarda a Rio. Calda, umida, appiccicosa. L’aria sapeva di sudore, musica e sesso. Camminavo tra le stradine di Lapa con il vestito più corto che avevo e senza mutandine. Sentivo gli occhi addosso ovunque, e mi piaceva.
Sapevo esattamente dove stavo andando: da lei.
Alidiana. Italiana. Matura. Elegante. Una donna che comanda anche nuda.
Mi aveva scritto solo due cose: “Ti voglio tutta. E voglio che mi fai squirtare fino a bagnare tutto.”
Era il mio gioco preferito.
🔙 Flashback – Tre settimane prima
L’ho conosciuta in modo inaspettato. Era pomeriggio, pioveva a secchiate. Io mi rifugiai dentro una galleria d’arte nel centro. Entrai per caso, fradicia, con i capelli attaccati alla pelle e il vestitino incollato alle cosce.
Lei era lì. Davanti a una tela astratta. Occhiali da vista, camicia bianca aperta abbastanza da lasciarmi immaginare.
Mi notò subito.
“Sei un’opera d’arte bagnata,” mi disse, sorridendo.
“Più che bagnata…” risposi, ridendo, con l’acqua che mi colava dalle cosce.
“Brasiliana?”
“Daniele. Diciotto. E tu?”
“Alidiana. Italiana. Quarantasei. E voglio farti asciugare con la lingua.”
Ci fissammo. Lei mi offrì un caffè. Mi raccontò che era in Brasile per lavoro. Io le dissi che guadagnavo con la mia lingua e con quello che ci sta intorno.
“Mi piacciono le donne come te,” mi disse, “che non chiedono il permesso per godere.”
Le lasciai il mio numero scrivendolo sul suo polso con il rossetto. Poi mi alzai, mi avvicinai al suo orecchio e le sussurrai:
“Quando vorrai venire davvero… chiamami.”
Tre settimane dopo, mi scrisse: “Ti voglio stanotte. Voglio la tua lingua. E il mio squirt sul tuo viso.”
⸻
🍸 L’incontro al bar
Appena entrai nel locale, la vidi. Seduta, vestita di nero, gambe accavallate, un bicchiere tra le dita e uno sguardo da regina.
“Alidiana?”
“Tu devi essere Daniela.”
Mi sedetti direttamente sulle sue gambe.
“Hai voglia di farmi godere o vuoi parlare di politica?” le sussurrai.
Mi afferrò il culo.
“Sei ancora più troia di quanto pensassi.”
“Portami da te. Ma voglio che urli.”
⸻
🛏️ L’appartamento
Appena si chiuse la porta, mi spinse al muro e mi baciò come se volesse mangiarmi viva.
Mi tolse il vestito, si inginocchiò e infilò il viso tra le mie gambe.
Il primo colpo di lingua fu perfetto.
“Più forte… dai… succhiami il clito… così, brava!”
Le sue dita entrarono. Una, poi due. Poi anche nel culo.
“Anche lì… sì… proprio lì!”
L’orgasmo mi prese tutta. Mi piegai, urlai, tremando.
“Che bocca, italiana. Sei nata per farmi venire.”
⸻
🔄 Il mio turno
La presi per mano, la stesi sul letto, e mi ci buttai tra le gambe.
La sua figa era un invito a nozze. Le aprii le labbra e ci infilai la lingua. Le dita dentro. Tre, poi quattro.
“Sto venendo… sì, non fermarti!”
E all’improvviso, come un’esplosione…
SPLASH.
Una squirtata epocale.
Mi bagnò la faccia, il petto, le mani. Il letto fradicio. Lei urlava come una posseduta.
“Cazzo… Daniela…”
“Sì, bella mia. Hai appena bagnato tutto.”
⸻
🍑 Strap-on e delirio
Le mostrai il mio strap-on doppio. Lei lo baciò.
“Voglio sentirti dentro. Ovunque.”
Mi posizionai tra le sue gambe e la presi lentamente, poi più forte.
Poi ci strofinammo figa contro figa. Clitoride su clitoride.
Venimmo insieme, urlando, perdendoci nel sudore e nella saliva.
⸻
☀️ Mattina a Rio
Il sole filtrava. Lei dormiva. La sua gamba tra le mie. La figa ancora umida.
Le aprii piano le cosce. E iniziai a leccarla.
Si svegliò gemendo.
“Cosa fai…”
“La colazione.”
“Allora finiscila tutta, troia mia.”
La mia lingua affondava. Le dita pure. Lei venne ancora.
Mi tirò su.
“Ora tocca a te.”
Mi divorò. Le sue dita erano dentro. La sua lingua sul mio clitoride.
Mi prese. Mi svuotò. E io la lasciai fare.
⸻
🔥 Il gran finale – Come se non ci fosse un domani
Ci guardammo. Sudate. Nude. Devastate.
“Voglio venire con te. Insieme.”
“Allora vieni. Figa su figa. Così.”
Ci strofinammo. Le nostre fessure bagnate si cercavano, si incastravano, si scontravano.
Il rumore dei nostri corpi riempiva la stanza. Le mani sui seni, i morsi sulle labbra.
Il piacere saliva. Sempre più in alto.
“Sto venendo… Dani…”
“Anche io, Ali… non fermarti!”
E venimmo.
Come se il mondo stesse finendo.
Forte. Umide. Urlando. Tremando. Senza freni. Senza controllo.
Le nostre cosce bagnate. Le lenzuola zuppate. Il letto un lago.
E i nostri corpi uniti, ancora.
Silenzio. Respiro. E solo un pensiero:
“Lo rifarei altre cento volte.”
Sapevo esattamente dove stavo andando: da lei.
Alidiana. Italiana. Matura. Elegante. Una donna che comanda anche nuda.
Mi aveva scritto solo due cose: “Ti voglio tutta. E voglio che mi fai squirtare fino a bagnare tutto.”
Era il mio gioco preferito.
🔙 Flashback – Tre settimane prima
L’ho conosciuta in modo inaspettato. Era pomeriggio, pioveva a secchiate. Io mi rifugiai dentro una galleria d’arte nel centro. Entrai per caso, fradicia, con i capelli attaccati alla pelle e il vestitino incollato alle cosce.
Lei era lì. Davanti a una tela astratta. Occhiali da vista, camicia bianca aperta abbastanza da lasciarmi immaginare.
Mi notò subito.
“Sei un’opera d’arte bagnata,” mi disse, sorridendo.
“Più che bagnata…” risposi, ridendo, con l’acqua che mi colava dalle cosce.
“Brasiliana?”
“Daniele. Diciotto. E tu?”
“Alidiana. Italiana. Quarantasei. E voglio farti asciugare con la lingua.”
Ci fissammo. Lei mi offrì un caffè. Mi raccontò che era in Brasile per lavoro. Io le dissi che guadagnavo con la mia lingua e con quello che ci sta intorno.
“Mi piacciono le donne come te,” mi disse, “che non chiedono il permesso per godere.”
Le lasciai il mio numero scrivendolo sul suo polso con il rossetto. Poi mi alzai, mi avvicinai al suo orecchio e le sussurrai:
“Quando vorrai venire davvero… chiamami.”
Tre settimane dopo, mi scrisse: “Ti voglio stanotte. Voglio la tua lingua. E il mio squirt sul tuo viso.”
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🍸 L’incontro al bar
Appena entrai nel locale, la vidi. Seduta, vestita di nero, gambe accavallate, un bicchiere tra le dita e uno sguardo da regina.
“Alidiana?”
“Tu devi essere Daniela.”
Mi sedetti direttamente sulle sue gambe.
“Hai voglia di farmi godere o vuoi parlare di politica?” le sussurrai.
Mi afferrò il culo.
“Sei ancora più troia di quanto pensassi.”
“Portami da te. Ma voglio che urli.”
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🛏️ L’appartamento
Appena si chiuse la porta, mi spinse al muro e mi baciò come se volesse mangiarmi viva.
Mi tolse il vestito, si inginocchiò e infilò il viso tra le mie gambe.
Il primo colpo di lingua fu perfetto.
“Più forte… dai… succhiami il clito… così, brava!”
Le sue dita entrarono. Una, poi due. Poi anche nel culo.
“Anche lì… sì… proprio lì!”
L’orgasmo mi prese tutta. Mi piegai, urlai, tremando.
“Che bocca, italiana. Sei nata per farmi venire.”
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🔄 Il mio turno
La presi per mano, la stesi sul letto, e mi ci buttai tra le gambe.
La sua figa era un invito a nozze. Le aprii le labbra e ci infilai la lingua. Le dita dentro. Tre, poi quattro.
“Sto venendo… sì, non fermarti!”
E all’improvviso, come un’esplosione…
SPLASH.
Una squirtata epocale.
Mi bagnò la faccia, il petto, le mani. Il letto fradicio. Lei urlava come una posseduta.
“Cazzo… Daniela…”
“Sì, bella mia. Hai appena bagnato tutto.”
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🍑 Strap-on e delirio
Le mostrai il mio strap-on doppio. Lei lo baciò.
“Voglio sentirti dentro. Ovunque.”
Mi posizionai tra le sue gambe e la presi lentamente, poi più forte.
Poi ci strofinammo figa contro figa. Clitoride su clitoride.
Venimmo insieme, urlando, perdendoci nel sudore e nella saliva.
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☀️ Mattina a Rio
Il sole filtrava. Lei dormiva. La sua gamba tra le mie. La figa ancora umida.
Le aprii piano le cosce. E iniziai a leccarla.
Si svegliò gemendo.
“Cosa fai…”
“La colazione.”
“Allora finiscila tutta, troia mia.”
La mia lingua affondava. Le dita pure. Lei venne ancora.
Mi tirò su.
“Ora tocca a te.”
Mi divorò. Le sue dita erano dentro. La sua lingua sul mio clitoride.
Mi prese. Mi svuotò. E io la lasciai fare.
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🔥 Il gran finale – Come se non ci fosse un domani
Ci guardammo. Sudate. Nude. Devastate.
“Voglio venire con te. Insieme.”
“Allora vieni. Figa su figa. Così.”
Ci strofinammo. Le nostre fessure bagnate si cercavano, si incastravano, si scontravano.
Il rumore dei nostri corpi riempiva la stanza. Le mani sui seni, i morsi sulle labbra.
Il piacere saliva. Sempre più in alto.
“Sto venendo… Dani…”
“Anche io, Ali… non fermarti!”
E venimmo.
Come se il mondo stesse finendo.
Forte. Umide. Urlando. Tremando. Senza freni. Senza controllo.
Le nostre cosce bagnate. Le lenzuola zuppate. Il letto un lago.
E i nostri corpi uniti, ancora.
Silenzio. Respiro. E solo un pensiero:
“Lo rifarei altre cento volte.”
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