“L’apoteosi del piacere – Nicole & Gis, in auto”

di
genere
orge

Pioveva leggermente, il parabrezza rigato da gocce lente. Eravamo fermi in una piazzola isolata, fuori città. Il motore era spento, la radio taceva, e Nicole… beh, Nicole aveva quel sorriso.

Era vestita leggera: felpa larga e null’altro sotto. Nessun reggiseno, niente slip. Lo scoprì tirandosi su la felpa, rivelando il seno nudo e la pelle calda e liscia.
«Non ce la faccio più…» disse guardandomi con quegli occhi da pazza. «Ho voglia del tuo cazzo. Subito.»

«Qui? In auto?» chiesi, sorpreso ma eccitato.

Lei si sporse, salì a cavalcioni sopra di me sul sedile reclinato. La sua fica era già calda, bagnata, tremante. Mi sbottonò i jeans con frenesia, tirò fuori il cazzo duro e lo prese in mano.

«Tu non hai idea di quanto io lo desideri…» sussurrò mentre iniziava a sfregarsi contro di me. «Sono una maledetta ninfomane del tuo cazzo. Me lo sogno la notte, lo sento dentro anche quando non ci sei.»

Le posizionai le mani sui fianchi. Lei guidò la punta del mio cazzo sulla sua fessura, scivolando con movimenti umidi, lenti, folli.

«Nicole…»

«Zitto… fammelo sentire.»

Affondò. Si calò su di me con un gemito spezzato, profondo, carnale. La sua fica era così calda e stretta che quasi non riuscivo a respirare. Iniziò subito a cavalcarmi, su e giù, roteando il bacino, strusciandosi il clitoride contro di me.

«Dio, sì… così… me lo sento fino in gola… sei così duro… così pieno…»
Rideva e gemeva. Mi stringeva il viso tra le mani e mi baciava con lingua e denti. Poi mi guardava e diceva:

«Questa fica è tua, solo tua. Ma me la devi scopare ovunque. Anche qui. Anche adesso. Non me ne frega un cazzo se ci vedono.»

I vetri si appannarono in fretta, il rumore della pioggia mescolato al suono dei nostri corpi che sbattevano, alle sue urla, ai miei colpi. Le presi il culo e la sollevai, iniziando a scoparla da sotto con forza.

«Sì! Così! Scopami in auto come una troia in calore! Fammi godere… fammi venire forte!»

Nicole impazziva, si muoveva come se non potesse farne a meno, la sua fica mi stringeva in modo feroce, mi bagnava, mi risucchiava.

«Sto venendo… ti prego, vieni con me… voglio sentire il tuo cazzo che esplode dentro… voglio il tuo sperma…»

Le afferrai il culo con forza, le diedi le ultime spinte piene, mentre il piacere mi saliva da dentro come un’esplosione.
«Eccolo… sto venendo… prenditelo tutto, troia mia…»

Venni con un grido soffocato, dentro di lei, mentre lei si contorceva sopra di me in un orgasmo che la fece tremare dalla testa ai piedi. Ci aggrappammo l’uno all’altra, sudati, scoppiati, ancora uniti, dentro quell’auto tremante.

Fu sporco, selvaggio, perfetto.

Nicole mi baciò con fame, ancora sudata.
«Non mi basta mai di te… e non mi basterà mai. Già ti voglio di nuovo.»

Ma in quell’istante, un faro tagliò la pioggia. Un’altra macchina si fermò accanto alla nostra.

Nicole si voltò, sorrise. «È… è lei. È Gis.»

Il battito mi salì subito. Gis scese dall’auto col suo stile glaciale: trench nero, tacchi alti, niente sotto. Camminò verso di noi con uno sguardo calmo e affamato. Aprii lo sportello. Lei si avvicinò.

«Non potevate aspettarmi, eh?» disse, con un ghigno irresistibile, aprendo il trench. Pelle nuda, seno sodo, fianchi da sogno.

«È stata lei…» mormorai, col cazzo ancora duro, ancora dentro Nicole.

Gis salì a bordo, si inginocchiò tra i sedili. Guardò Nicole cavalcarmi e sorrise.
«Voglio vedervi. E poi… voglio anch’io.»

Nicole si sollevò, lentamente. Il mio cazzo uscì da lei, bagnato, pulsante. Gis lo prese subito.
«Sei ancora colmo… perfetto.»

Lo baciò, poi lo leccò lentamente, facendo scorrere la lingua lungo tutto il fusto, poi giù sulle palle. Nicole si avvicinò, senza dire nulla, e si mise a leccare insieme a lei.

Due bocche sul mio cazzo. Due lingue. Due donne.
Una che succhiava la punta, l’altra che mi leccava sotto. Le guardavo, incredulo. Le sentivo. Mi stavo già perdendo.

«Voglio che ci scopi tutte e due… ora… insieme.» disse Gis, con la voce rotta dal desiderio.

Posizionai Nicole sui sedili posteriori, pancia in giù, il culo in alto. Le infilai il cazzo nella fica ancora calda. Gis, davanti, si mise a cavalcioni sul sedile anteriore, guardandoci, toccandosi la fica.

«Scopala forte… fammi venire solo a guardarvi…»

Nicole gemeva, gridava, si faceva sbattere senza pudore. Gis si leccava le dita, gemeva pure lei, guardandoci come ipnotizzata. Era troppo. Era tutto.

Poi Gis si voltò e disse:
«Adesso tocca a me. Voglio sentirti nel culo.»

Mi avvicinai, e lei si mise a quattro zampe sopra il sedile anteriore. Aprì da sola il suo buco, e lo guidò con due dita.
«Infilamelo. Piano… ma fallo. Riempimi.»

Affondai. Piano. Il suo culo era stretto, incredibile. Gis gemette, si piegò in avanti, tremando. Con la mano libera si toccava la fica, il clitoride, si masturbava guardandomi.

Alternavo: un colpo a Gis nel culo, poi tornavo a Nicole. Uno dentro, uno fuori. Le loro urla, i suoni, il calore, il sudore, i respiri… un delirio.

«Sto venendo!» urlò Nicole.
«Anche io… cazzo… sto esplodendo!» gridò Gis.

Le presi insieme. Fortissimo. E il piacere salì come lava.
«Vengo… vengo dentro entrambe… prendetevelo…»

Un’eiaculazione violenta, totale. Dentro. Fuori. Su di loro. Sulle loro cosce, sulle schiene, tra i seni.
Due donne tremanti. Due fighe devastate. Due anime perse in me.

Ci accasciammo insieme, nudi, fusi, sfiancati.

Era sesso.
Era l’apoteosi del piacere.
Era noi.
scritto il
2025-06-20
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