Il treno Milano – Napoli

di
genere
prime esperienze

Una scopata epocale con Maele, 24 anni, e io, Angelo, 60.

Il Frecciarossa era partito in orario. Prima classe. Milano-Napoli. Viaggio di lavoro, pensavo. Sessant’anni portati con dignità, abituato a stare al mio posto. Ma quella ragazza che salì a Rogoredo cambiò tutto.

Giovane, curva viva sotto un top bianco che non nascondeva nulla. Niente reggiseno. Jeans attillati, zainetto sulle spalle e uno sguardo che sapeva dove colpire. Avrà avuto ventiquattro anni. Capelli scuri, sciolti.

Mi vide. E si avvicinò.

— Scusa, ho lasciato un caricabatterie lì sotto — disse, chinandosi tra le mie gambe.

Lo fece apposta. Mi fece sentire il suo fianco caldo contro il ginocchio. Il profumo dolce, speziato. Mi guardò dritto negli occhi, poi sorrise.

— Posso sedermi qui accanto?

Non aspettò risposta. Si piazzò al mio fianco, sfiorando la mia coscia con la sua. Tirò fuori una bottiglietta d’acqua, bevve, poi me la porse.

— Io sono Maele. Oggi ho deciso che voglio farmi scopare da uno sconosciuto. —
— E io sono Angelo — risposi. — Sessant’anni, ma ancora molto capace.

Mi guardò. Scoppiò a ridere. Poi si chinò all’orecchio.

— Vieni nel bagno del vagone 3. Fra due minuti. Portami via.

Quando chiusi la porta alle nostre spalle, non ci fu tempo per parlare. Mi si avventò addosso con la foga di una fame vera. Mi baciò sulle labbra, sul collo, si inginocchiò e mi abbassò i pantaloni. Il mio cazzo era già duro.

— Dio, ma che bello cazzo hai… così grosso… mmmh, fammi godere vecchio porco.

Me lo succhiò con la bocca calda e affamata, profonda, lenta, poi violenta. Usava la lingua come un’arma. Mi guardava dal basso, le mani che accarezzavano le palle.

— Voglio sentirmelo tutto in gola — disse, mentre affondava fino in fondo.

Poi si girò, abbassò i jeans. Niente mutandine. La fica rasata, lucida, gocciolante.

— Scopami, Angelo. Ho voglia della tua carne dentro la mia. Tienimi forte. Fammi urlare.

La presi da dietro, una mano sui capelli, l’altra sulle sue tette piene che rimbalzavano. Lei si spingeva indietro con forza, sentiva tutto. Ogni colpo, ogni gemito.

— Sì… scopami così! Così, Cristo… cazzo! Fammi venire!

Spingevo sempre più forte. Sentivo la sua fica stringersi, godere, tremare. Le riempii la bocca di nuovo, poi la voltai e la presi in piedi contro il muro. I nostri corpi si cercavano, si fondevano. Lei venne più volte, mordendosi le labbra, graffiandomi la schiena.

Quando esplosi, le riversai dentro tutto il mio piacere. Forte, caldo, profondo. Lei restò appoggiata al muro, tremante, con le gambe molli.

— Così si scopa una ventiquattrenne — le sussurrai all’orecchio.

— E così si fa impazzire una vecchia troia come me — rispose lei con un ghigno.



Il giorno dopo a Napoli

Pensavo fosse finita lì. Nessun numero, nessuna parola in più. Ma il mattino dopo, al mio hotel sul lungomare, ricevetti un messaggio:

“Camera 213. Hotel Vesuvio. Sono già nuda. Il tuo cazzo mi manca.”

Mi bastò leggerlo. Il mio cazzo si fece duro all’istante. Sessant’anni o no, era già esplosivo. Salii nella sua stanza senza pensare.

Maele era lì. Nuda. Gambe aperte sul letto. Due dita tra la fica, gli occhi fissi su di me.

— Guardalo… già duro come ieri. Vieni qua, vecchio mio.

Si inginocchiò e iniziò a succhiarmelo con più voglia di prima. Mi baciava le palle, mi leccava il cazzo con la lingua piatta, poi lo inghiottiva tutto. Le sue tette mi sfioravano l’addome, i capezzoli durissimi.

— Fammi tua, di nuovo. Come sul treno. Come se fossi la tua troia personale.

La presi, la stesi a pancia in giù. Le divaricai le gambe e la scopai con violenza. Ogni spinta era un colpo profondo, pieno. Sentivo le sue urla smorzate dal cuscino. I suoi gemiti mi facevano impazzire.

Mi cavalcò dopo, come una forsennata. Le sue tette rimbalzavano sopra di me, la sua fica mi stritolava.

E quando venni… fu ancora più potente di prima. Un’esplosione violenta. Un piacere immenso.

Rimanemmo lì, sudati, esausti, vivi.

Lei si accese una sigaretta. Mi guardò sorridendo.

— Non me l’aspettavo. Un sessantenne che scopa così, senza pietà.
— E io non mi aspettavo una ventiquattrenne così porca e instancabile.

La baciai ancora.

E il giorno a Napoli era appena cominciato.
scritto il
2025-06-16
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