Veronica – La Notte da Paura

di
genere
prime esperienze

Cabiate, venerdì sera. L’aria puzzava di nebbia e benzina, ma io la sentivo già arrivare. Veronica, diciott’anni appena compiuti, la bocca più porca della Brianza, capelli biondi lunghi, lisci, tette sode e una minigonna che non nascondeva nulla. Non metteva mai le mutandine.

La vidi scendere dalla Panda nera con la solita faccia da troia consapevole. Tacchi alti, felpa larga, niente sotto. Camminava decisa verso il mio garage con un messaggio chiaro scritto negli occhi: “Stasera mi apri in due.”

— «Vecchio porco… mi aspettavi?»

— «Col cazzo in mano, troia mia.»

Entrò, si inginocchiò subito. Le bastava vedermi per avere voglia. Tirai giù i pantaloni e Veronica prese il mio cazzo in mano, come se fosse suo da sempre. Caldo, duro, pronto. Me lo infilò in bocca con un gemito di piacere. Nessuna esitazione.

— «Sì… così… succhia, porca… fammi impazzire.»

Sbavava, lo ingoiava fino in fondo, mi faceva sentire la sua gola contrarsi. Mi guardava dal basso con quegli occhi lucidi di saliva e lussuria. Mi prendeva tutto, fino al fondo, e con la mano si toccava la fica liscia, bagnata.

— «Ti piace la mia bocca, vecchio? Vuoi venirmi in faccia?»

— «Più tardi. Prima voglio sentire come gridi con la fica spaccata.»

La sollevai e la sbattei sul cofano della macchina. Le allargai le gambe e la vidi: rasata, lucida, gonfia di voglia. Le infilai due dita, si inarcò.

— «Cazzo, sei fradicia…»

— «Sono bagnata da quando ti ho visto. Scopami… fammi male…»

Sputai sul mio cazzo e glielo infilai dritto nella figa. Gridò. Di piacere. Le tenevo le cosce spalancate, lei si muoveva, godeva, sbatteva il culo contro di me a ogni colpo.

— «Così, porco… più forte… voglio sentirmelo nello stomaco!»

Dopo un po’ la girai, le infilai il cazzo nel culo. Con facilità. Lo aspettava.

— «Aaaah! Sì… scopami il culo… sfondami… fammi diventare la tua puttana!»

Non smetteva di parlare. Una valanga di porcate tra gemiti e risate da ninfomane. Le tette sbattevano contro il cofano, la faccia premuta sul metallo freddo, mentre io le scopavo il culo con rabbia, le mani strette sui fianchi.

Poi la tirai su, la feci inginocchiare. Le venni in faccia. Le colai addosso. Lei aprì la bocca e raccolse tutto, leccandosi le labbra come se avesse bevuto miele.

— «Non è finita… fammi sborrare anch’io.»

La presi sul divano del garage. La leccai tra le cosce, lentamente. Le succhiai la figa, il clitoride, le dita in bocca. Si contorceva, si accarezzava i capezzoli duri, ansimava come una drogata.

— «Dai… voglio venire sulla tua lingua… voglio urlare come una troia…»

E venne. Forte. Gridando. Mi si aggrappò ai capelli, tremando. Ma voleva ancora. Sempre di più.

— «Ora fammi godere mentre ti cavalco…»

Mi montò sopra come un’ossessa. Mi cavalcò la fica, poi si girò e si fece prendere il culo anche a cavalcioni. Si muoveva come una vera porca da film, mi guardava mentre se lo infilava tutto dentro.

— «Guarda come me lo prendo… ti piace, vecchio? Vuoi vivere qua dentro, eh?»

Quando capì che stavo per venire, si tolse e si mise in bocca tutto il cazzo sporco del suo culo. Inghiottì ogni goccia.

Poi si sdraiò nuda sul cofano, col respiro rotto, le cosce ancora aperte.

— «Questa… è stata una notte da paura.»

Io mi accesi una sigaretta. Nudo. Il mio cazzo era morto… ma lei era ancora viva.

— «E domani?» chiese, guardandomi col sorriso da diavola.

— «Domani ti chiudo dentro… e ti sfondo tutto il giorno.»
scritto il
2025-06-15
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