Il pompino di Thaise

di
genere
prime esperienze

La stanza era ancora impregnata dell’odore della notte precedente. Sudore, figa, sborra, pelle. Eppure, bastò che Thaise si inginocchiasse davanti a te per far sembrare tutto ripulito da un unico pensiero: il suo pompino.

Era lì, con i capelli legati, le labbra lucide, lo sguardo da puttana esperta e affamata.

«Tira fuori quella roba… fammi vedere quanto è duro stamattina», disse, abbassandosi la canotta senza reggiseno.
I suoi capezzoli scuri erano turgidi, il seno pieno ondeggiava mentre si avvicinava.

Tu tirasti giù gli slip lentamente. Lei vide il tuo cazzo già mezzo duro e si leccò le labbra.

«Nossa… esse pau tá com saudade da minha boca, né?», disse con tono basso, quasi intimo.

Lo prese con una mano e lo portò alle labbra. Sfiorò il glande con la punta della lingua, poi con piccoli colpi veloci.
Ti guardava negli occhi, in ginocchio, mentre lo accarezzava con la lingua come fosse un gelato al gusto di cazzo.

«Ti piace così?»
«Sì… continua… porca…»
«Uhm… ma che troia vuoi che sia? Vuoi che me lo ingoi tutto, fino in gola?»

Lo disse mentre lo prendeva dentro lentamente. Le sue labbra ti avvolgevano, calde, strette, perfette. E iniziò a muoversi. Avanti e indietro, sempre più veloce. Le mani ti afferravano le cosce, le unghie lasciavano segni.
Ogni volta che arrivava in fondo, si fermava un secondo. Poi risaliva piano, succhiando forte.

Faceva rumore. Volutamente. Quel suono bagnato, viscerale, pieno di voglia.

«Che troia… ti piace sentirlo sbattere in fondo alla gola, eh?»
Lei annuì con il cazzo in bocca. Non rispose, ma affondò ancora più giù.

Sbavava. E godeva nel farlo.
Si fermò, sputò sul glande, lo strofinò sul viso e riprese a succhiarlo.

«Vuoi venirmi in bocca, vero? Vuoi svuotare le palle sulla mia lingua?»
«Sì… porca… fammi godere…»

Le sue mani si mossero sulle tue palle, la lingua ti massaggiava il frenulo, poi si spinse tutta in fondo.
Il tuo cazzo scompariva nella sua gola. Ti faceva impazzire. Sentivi i muscoli che si contraevano, le lacrime che le uscivano dagli occhi, eppure non si fermava.

Sbatté le labbra sul tuo cazzo con un ritmo osceno.
Slap slap slap… la sua gola faceva da guaina. Calda. Umida. Devota.

Poi si fermò un secondo, si guardò la figa con le dita bagnate.

«Guarda quanto sono bagnata mentre ti succhio… me l’hai fatta colare tutta…»

Si infilò due dita nella figa con un gemito e riprese a succhiare.

«Dai… vienimi in bocca… voglio sentirti tremare… voglio sentirti gridare come una troia…»

Il respiro ti si spezzò.

«Ci sei? Vieni, dai, riempi la mia bocca… tutta… fammi bere!»

Ed esplodesti.

Un primo getto forte, sul palato. Lei non si mosse. Te lo tenne in bocca. Il secondo sulla lingua. Il terzo sulle labbra, e poi ancora.

Leccò tutto, ripulì ogni goccia.
Poi te lo succhiò ancora, piano, come se volesse farlo tornare duro da subito.

Infine, si sollevò le tette e ti mostrò la bocca.

«Guarda cosa mi hai fatto…»
Aprì le labbra. Ancora piena. Poi ingoiò tutto.
E disse, con un sorriso da troia vera:

«Questo è solo il mio buongiorno. Se vuoi il pompino vero, aspetta stanotte.»
La notte

Era passata mezzanotte quando Thaise riapparve in camera. Indossava solo una vestaglia nera aperta sul davanti e null’altro. Si avvicinò lentamente, camminando scalza, i fianchi che oscillavano a ogni passo, e lo sguardo diretto, famelico.

«Te l’ho promesso stamattina, non l’ho dimenticato…» sussurrò.
«Il pompino vero», rispondesti, già sentendo il sangue scendere.

Senza aggiungere una parola, si inginocchiò sul tappeto, tra le candele accese, prese il tuo cazzo in mano e lo guardò.
«Adesso non ti faccio solo godere… stasera ti consumo.»

Te lo leccò con una lentezza provocante, bagnandolo tutto con la lingua piatta, come se stesse pitturando la pelle con la saliva.
Poi lo prese in bocca. E fu tutta un’altra cosa.

I movimenti erano profondi, sensuali ma precisi. Alternava succhiate lente e potenti a momenti di vera passione in cui ti sbatteva il cazzo in gola come una drogata di piacere. Sbavava, gemeva, ti afferrava il culo per tirarti dentro, come se non le bastasse mai.

La sua lingua non stava mai ferma: accarezzava, massaggiava, punzecchiava.
Ogni tanto usciva per dire frasi sporche in portoghese, guardandoti negli occhi:

«Tu vai gozar tão forte, que vai perder a alma…»

E poi tornava giù, a ingoiare tutto, con la bocca spalancata, la gola aperta, e un desiderio che sembrava infinito.
… Thaise non smetteva. La sua bocca era una macchina del piacere.
Ti teneva stretto, ti guardava dal basso con quegli occhi da diavola e il cazzo lo divorava come fosse una cosa sua, personale, da proteggere, da adorare, da possedere.

Ogni volta che ti spingeva dentro fino in gola, gemeva. Sentivi vibrare la sua bocca.
Le sue dita scorrevano sulla figa bagnata mentre ti succhiava, e il suono che faceva — quella miscela perfetta di sbavatura, gola e godimento — ti mandava fuori controllo.

«Vieni per me… dai… riempimi… fammi bere tutto quello che hai dentro», sussurrò con la voce roca, tirandoti una lingua da troia sulla punta.

Ti prese con due mani, affondò di nuovo fino in fondo.
Le sue labbra ti strinsero, la gola si aprì, e quando sentì che stavi per venire, si fermò un attimo.

«Guarda me mentre mi vieni in bocca.»
Lo disse piano, guardandoti negli occhi.

E tu esplodesti.

Un primo getto caldo. Poi un secondo, più forte. Lei non si mosse. Ti tenne tutto dentro, bevendo ogni goccia con una fame da puttana vera.
Ti succhiava anche mentre venivi, per spremerti fino all’ultima goccia.

Non bastava.

Quando ti sentì tremare, si sollevò, si aprì le labbra con due dita, e te lo mostrò:
la lingua piena del tuo seme.
Poi ingoiò tutto lentamente, senza staccare gli occhi dai tuoi.

«Ancora non è finita…» sussurrò.

Si girò, mise le mani sul letto e ti mostrò il culo perfetto, lucido.
«Ora vieni dentro… fammi tua… riempimi anche qui… fammi urlare come una troia vera…»

E lo facesti.

La notte continuò.
Una cavalcata infinita, con Thaise che squirtava, gridava, si mordeva il cuscino e rideva.
Rideva di piacere, di voglia, di pura vita.

Alle quattro del mattino, stesi sul letto distrutti, lei ti guardò e disse:

«Ora sì… questo è stato il pompino vero. E la notte che volevi non finirà mai, porque eu sou tua… até a última gota.»
scritto il
2025-06-12
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