Anna e la sua compagna
di
AngelicaBellaWriter
genere
incesti
Quando rientra la mia compagna e scopre che anche lei desidera il cazzo.
La porta si aprì all’improvviso.
Io ero in ginocchio, con la bocca sporca di sborra, il culo ancora aperto dai colpi di Malik, e lui dietro di me che si leccava le dita. L’altro seduto sul letto, ancora in tiro, spettinato, sudato.
Lei ci guardò. Gli occhi sbarrati. La borsa che le scivolava dalla spalla. Le labbra tremanti.
Il tempo si fermò.
«Amore…»
Lei fece un passo indietro. Poi un altro. Ma non urlò. Non parlò. Non scappò.
Rimase lì, muta. Confusa. Umiliata. O forse… eccitata?
Mi avvicinai. Nuda, col sapore dei due uomini ancora addosso. Le presi il viso tra le mani.
«Lo so. È troppo. Ma non voglio mentirti. Guardami.»
Lei mi guardò. E nei suoi occhi vidi tutto: rabbia, dolore, desiderio, fuoco, paura.
«Perché…?» sussurrò.
Le accarezzai la guancia. Le baciai la fronte, poi la bocca. Piano. Senza chiedere.
E lei… mi rispose. Tremando. Ma mi baciò.
«Perché anche tu lo vuoi» le sussurrai contro le labbra. «L’ho visto nei tuoi occhi da sempre. Solo che tu non hai mai avuto il coraggio.»
Le mani le tremavano. Le presi le dita e le portai sui miei seni ancora duri. Le feci sentire il mio corpo. Il mio calore.
Poi le slacciai il vestito. Lo lasciai cadere.
«Guarda come ti guardano» le dissi.
I due erano lì. Malik in piedi, il cazzo duro come pietra. L’altro che si toccava, lento, come se aspettasse il mio segnale.
«Vuoi provare?» le chiesi. «Vuoi sentirti viva come non ti sei mai sentita? Vuoi che ti prendano come hanno preso me?»
Lei non rispose. Ma annuì.
Fu un sì silenzioso. Ma totale.
La stesi sul divano, nuda, la pelle d’oca, gli occhi lucidi. La baciai piano tra le cosce, sentendo il suo odore, la sua paura, il suo desiderio trattenuto da troppo tempo. Poi mi voltai verso di loro.
«È vostra. Ma con dolcezza. La prima volta. Poi… potete divertirvi.»
E fu l’inizio.
La porta si aprì all’improvviso.
Io ero in ginocchio, con la bocca sporca di sborra, il culo ancora aperto dai colpi di Malik, e lui dietro di me che si leccava le dita. L’altro seduto sul letto, ancora in tiro, spettinato, sudato.
Lei ci guardò. Gli occhi sbarrati. La borsa che le scivolava dalla spalla. Le labbra tremanti.
Il tempo si fermò.
«Amore…»
Lei fece un passo indietro. Poi un altro. Ma non urlò. Non parlò. Non scappò.
Rimase lì, muta. Confusa. Umiliata. O forse… eccitata?
Mi avvicinai. Nuda, col sapore dei due uomini ancora addosso. Le presi il viso tra le mani.
«Lo so. È troppo. Ma non voglio mentirti. Guardami.»
Lei mi guardò. E nei suoi occhi vidi tutto: rabbia, dolore, desiderio, fuoco, paura.
«Perché…?» sussurrò.
Le accarezzai la guancia. Le baciai la fronte, poi la bocca. Piano. Senza chiedere.
E lei… mi rispose. Tremando. Ma mi baciò.
«Perché anche tu lo vuoi» le sussurrai contro le labbra. «L’ho visto nei tuoi occhi da sempre. Solo che tu non hai mai avuto il coraggio.»
Le mani le tremavano. Le presi le dita e le portai sui miei seni ancora duri. Le feci sentire il mio corpo. Il mio calore.
Poi le slacciai il vestito. Lo lasciai cadere.
«Guarda come ti guardano» le dissi.
I due erano lì. Malik in piedi, il cazzo duro come pietra. L’altro che si toccava, lento, come se aspettasse il mio segnale.
«Vuoi provare?» le chiesi. «Vuoi sentirti viva come non ti sei mai sentita? Vuoi che ti prendano come hanno preso me?»
Lei non rispose. Ma annuì.
Fu un sì silenzioso. Ma totale.
La stesi sul divano, nuda, la pelle d’oca, gli occhi lucidi. La baciai piano tra le cosce, sentendo il suo odore, la sua paura, il suo desiderio trattenuto da troppo tempo. Poi mi voltai verso di loro.
«È vostra. Ma con dolcezza. La prima volta. Poi… potete divertirvi.»
E fu l’inizio.
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