Schiavo per amore. Ottavo episodio

di
genere
dominazione

Guardai l’orologio. Era ormai quasi mezzanotte e Diana e Alberto non si vedevano. Erano andati via poco prima delle venti, dopo avergli detto del mio nuovo ruolo di ospite per un numero imprecisato di giorni. Era stata abbastanza autoritaria con lui. Non un comportamento da dominatrice, ma gli aveva dato degli ordini precisi ai quali lui aveva risposto semplicemente . Gli aveva detto, ad esempio, che l’indomani mi avrebbe dovuto accompagnare a casa mia a prendere altri oggetti, altri indumenti, e soprattutto la mia automobile che avevo lasciato sotto casa e, naturalmente lui non aveva replicato. Certo, per me che sapevo della situazione, tutto sembrava chiaro, ma dubito che altre persone. all’oscuro di quanto accadeva in quella casa, potessero capire cosa c’era tra di loro, e tutto poteva tranquillamente passare per un semplice comportamento autoritario, comportamento che rientrava tra l’altro nei parametri di una donna come Diana. Cominciavo anche ad avere sonno, ma non mi andava di addormentarmi se prima non avessi visto rientrare la strana coppia. Volevo vedere cosa facevano e come Diana si comportava. Perche’ volevo fortemente vedere quelle scene? Bah, forse per curiosità, oppure nella speranza che lei mandasse in camera Alberto e si presentasse invece nella mia, spavaldamente sexy come suo solito, e vogliosa di mantenere la sua promessa. Avrei fatto finalmente l’amore con Diana, con la donna che amavo con tutte le mie forze, nonostante i suoi comportamenti e nonostante tutto? Due voci, una maschile e una femminile interruppero i miei pensieri erotici su Diana. Erano loro ovviamente. Senza far rumore mi diressi verso la stanza da dove proveniva quel rumore. Erano nel salone grande e uno spiraglio aperto nella porta mi permetteva una visione quasi completa. Diana stava afferrando per un braccio Alberto conducendolo verso il centro della stanza
“ Adesso pagherai per il tuo comportamento. Te l’avevo detto che questa sarebbe stata una lunga serata per te” disse, dando contemporaneamente ad Alberto un violento manrovescio. L’uomo barcollò per alcuni metri e poi cadde rovinosamente a terra. Dio mio che potenza. L’uomo si rialzò mettendosi in ginocchio e, in quella posizione, gattonò verso la moglie
“ Ti prego, Diana, non succederà mai più. Non mi azzarderò mai più a mettere in discussione la tua parola dinanzi agli altri”
Diana si chinò leggermente, quel poco che gli servì per prendere suo marito per il collo e alzarlo di peso. “Forse non hai capito, brutto idiota. Tu non devi mettere in discussione niente di quello che faccio, né quando siamo da soli, né quando ci troviamo davanti ad altri. E’ chiaro?”
“ Si Diana, e’ chiarissimo. Ora ti prego, lasciami andare”
Diana sorrise ma si trattava di un sorriso poco rassicurante. Lasciò il collo di Alberto solo per prendergli di nuovo il braccio e farlo passare sopra la sua spalla mandandolo di nuovo a terra con una mossa di judo. “Ti lascio andare quando decido io. Forse non hai capito bene chi comanda. Non è vero tesoruccio?”
“ Ho capito, ho capito. Comandi tu e io ti obbediro’” piagnucolo’ Alberto. Invano.
Diana mise la sua gamba armata del suo solito tacco a spillo sulla faccia del marito. “Esatto, baby. Sono io a comandare. E come ci si comporta dinanzi a una persona che comanda?”
“ Mi inginocchio davanti a te. Lo faccio, amore mio, basta che tu non mi ammazzi di botte. Lo so quanto sei forte. Ti scongiuro”
Diana sollevò la gamba e Alberto si mise di nuovo in ginocchio.
Era una scena surreale, assolutamente sconvolgente, ma quale significato aveva? Alberto riconosceva la forza superiore di Diana e si comportava di conseguenza traendo eccitazione da quel senso d’inferiorità, oppure era lui stesso a volersi comportare in quel modo? Oppure le due cose erano collegate? Dio, che pasticcio. Io, ad esempio, non mi eccitavo sessualmente quando Diana mi dimostrava quanto fosse brava e, semmai, mi eccitavo per la sua vicinanza, Bastava che lei fosse di fronte a me, che io percepissi il suo profumo, e avevo un’erezione. Era assurdo, ma era così. Alberto però era completamente diverso da me. Completamente? Beh forse non proprio. Anche io accettavo la superiorità di Diana e, in un certo senso, ero sottomesso come lui a quella straordinaria donna. Sottomesso per amore ma sempre sottomesso ero. E forse questa similitudine mi aveva permesso di capire un po’ Alberto, dando i consigli giusti a Diana.
Ma, intanto, la scena andava avanti. Alberto baciò con trasporto la scarpa di Diana. Gli piaceva, eccome se gli piaceva, e la donna che amavo sorrideva beatamente. Anche lei amava quella situazione. Era la condizione ottimale per lei e ci si trovava bene come un topo su un pezzo di formaggio. Aveva sempre amato comandare. L’aveva fatto con tutti quelli che aveva conosciuto, anche se, ovviamente, non in quel modo, Ma, soprattutto, aveva sempre amato far vedere quanto fosse forte e brava, aveva sempre goduto nel mostrare smaccatamente tutta la sua bellezza e, quello che stava vivendo in quel momento, era il compendio di tutte queste sue sensazioni. Sensazioni e desideri che era stata costretta a volte a reprimere, ma che finalmente poteva far uscire fuori del tutto. Diana era nata per dominare e per essere adorata. Tolse la sua gamba dalla faccia di Alberto e lo afferrò di nuovo per il collo della giacca e lo sbattè contro il muro. Gli andò poi di fronte e lo afferrò per il mento, proprio come aveva fatto con me nel pomeriggio, e questo mi diede modo di comprendere immediatamente quale potesse essere il senso di impotenza che quell’uomo potesse sentire nei confronti della moglie. E, probabilmente, si stava eccitando proprio per questo
“ Bene, caro maritino. Credo proprio che io e te andremo d’accordo. Tanto per cominciare, quando ti rivolgi a me devi farlo nella maniera adeguata, non credi?”
“ Si, certo. Farò tutto quello che lei mi ordina. Mi rivolgero’ a lei chiamandola ”
“ Mi dai addirittura del lei? Non avevo pensato a questa eventualità. Si, mi piace, pezzo di idiota. E’ il minimo che tu possa fare. Ti piace tutto questo, eh stronzetto? Ti piace che sia tua moglie a comandare? Ti piace sapere che potrei riempirti di botte solo se io volessi?”
< No, Diana, non esagerare> pensai. Stava praticamente confessando che sapeva tutto. Ma ero anche sicuro che Alberto non fosse in condizioni di intendere e di volere. Lo sapevo io cosa significava. Me ne ero accorto quel pomeriggio quando, con un solo bacio, Diana mi aveva costretto a fare quello che lei voleva. E infatti Alberto era quasi ipnotizzato. Poveraccio. Chissà da quanti anni desiderava vivere quel momento
“ Io...Io...non so, padrona” balbettò infatti l’uomo
“ Non lo sai, vero? Vediamo se questa cosa che porti in mezzo alle gambe se ne rende conto” Diana mise l’altra mano sul pene del marito. Chiusi gli occhi. Non volevo vedere. Pero riuscivo a sentire, e la voce di Diana che continuò fu quasi una stilettata per me “Ma bene. Bello dritto come piace a me. Stai diventando per caso un maschio, mezza sega?”
“ Io...E’ lei, padrona che mi stimola. E’ così bella, così sensuale”
“ Te ne accorgi adesso che sono bella, stronzo? Te ne accorgi adesso che sono sexy? Dio, che voglia di spaccarti la faccia”
“ No, la prego, padrona. Non mi faccia del male”
Alcuni attimi di silenzio. Riaprii gli occhi e poi li vidi mentre si baciavano. Rimasi alcuni istanti in quella posizione e poi mi accorsi che alcune lacrime stavano scendendo prepotentemente dal mio viso. Gettai un’ulteriore occhiata a quello che stava accadendo ma poi, quando vidi Diana spogliarsi e mettersi sopra suo marito, decisi di andarmene. Riuscii solo a sentire Diana che diceva ad Alberto che, se lui se ne fosse venuto senza il suo permesso l’avrebbe riempito di botte. Ero stato io a darle quel consiglio, e molti degli altri comportamenti di Diana erano dovuti a ciò che le avevo chiesto di fare, ma non potevo resistere ancora. Mi diressi verso la camera che mi era stata assegnata e mi gettai sul letto, facendo uscire definitivamente quelle lacrime che proprio non ce la facevano a rimanere dentro.

L’indomani mattina mi svegliai verso le otto. Era sabato e non lavoravo, ma difficilmente riuscivo a dormire fino a tardi. Mi diressi in cucina dove trovai Alberto che stava bevendo un caffè e Maria che si prodigava per preparare il resto della colazione. Ci salutammo e Maria corse da me
“ Che cosa le preparo, signor Paolo?”
“ Caffè, latte e qualche fetta biscottata con la marmellata” risposi
“ Marmellata chiara o scura?”
“ Come vuoi Maria, non ha importanza” risposi e mi sedetti di fronte ad Alberto. Aveva la faccia gonfia, un taglio sul labbro, un occhio semichiuso, e meno male che mi ero raccomandato con Diana di andarci leggera. Ma anche se si era fermata agli schiaffi, la sua potenza era distruttiva e quella era la conseguenza. Eppure, sembrava un uomo felice, un uomo che finalmente aveva ottenuto quello che voleva. Farsi picchiare e farsi ridurre in quello stato? Cosa mai diceva il cervello a gente del genere? Eppure si, aveva un’aria quasi beata mentre trangugiava il suo caffè, mentre io me lo guardavo cercando di capirlo.
Fu Alberto a rompere il silenzio tra di noi. “Evitiamo commenti davanti ai domestici” mi disse
“ Commenti di che genere?” risposi fingendo di cadere dalle nuvole
“ Mi hai preso per un cretino? Lo so che ieri sera stavi osservando. Ho percepito la tua presenza fin dall’inizio, ma poi ti ho anche notato. Nessun commento, per favore. Parleremo di quest’argomento mentre ti accompagno a casa. Credo che sia doveroso per me e per te”
“ D’accordo” conclusi addentando una fetta biscottata riempita di marmellata alle visciole.
Terminai la colazione e mi andai a fare la doccia e la barba. Avevo chiesto ad Alberto di Diana e mi aveva risposto che stava ancora dormendo e, probabilmente, ancora dormiva quando, verso le nove, io e Alberto uscimmo dalla villa. Alberto aprì il box e ne uscì alcuni istanti dopo con la sua Porche Cayenne. Poveretto! Per averla avrei dovuto lavorare tre anni senza spendere un solo euro e campare d’aria, mentre lui, con tutti i soldi che si ritrovava, forse necessitava solo di una telefonata, un affare risolto e voilà una macchinetta nuova. Ad ogni modo, se proprio dovevo invidiarlo, non era tanto per la macchina o per i suoi soldi, quanto per il fatto di avere Diana. Avere? Beh, forse era difficile etichettare una donna del genere come oggetto di possesso e, semmai, si stava prospettando l’esatto contrario. Ad ogni modo, entrai nella macchina e Alberto iniziò andando subito al dunque
“ Che cosa ci fai esattamente a casa mia? Non mettere la scusa dei lavori a casa tua perché tanto non ci credo”
“ Senti, Alberto, non mettermi in mezzo in cose che non mi appartengono” risposi fingendo di essermi arrabbiato
“ Quanto vuoi?”
“ Quanto voglio per cosa?”
“ Quanto vuoi per andartene e lasciarci soli a me e mia moglie”
“ Tu sei impazzito,” urlai offeso. “Credi davvero che tutto sia in vendita? Senza contare che, se me ne vado, Diana mi ammazza di botte. Non sei solo tu ad avere paura di lei, amico mio”
“ Quindi, è lei ad averti obbligato a venire qui. Per quale motivo?”
“ Fattelo dire da lei, se ne hai il coraggio. Ma, sinceramente, ti consiglierei di non farlo. Mi ha obbligato, va bene? Ma questo non cambia il fatto”
“ Ok, cerchiamo di ragionare in modo coerente e soprattutto a carte scoperte. Avete visto il mio computer, non è vero?”
Rimasi qualche istante in silenzio. Negare non aveva senso. “ Si, è stata Diana a chiamarmi, e ringrazia Dio che sono intervenuto io, altrimenti quello che hai in faccia è niente a confronto a quello che ti avrebbe fatto. Sono riuscito a calmarla”
Alberto mi guardò e parve calmarsi. “Senti, scusami, non volevo offenderti prima. Il fatto e’ che...Vedi, tu non puoi capire cosa significhi questo per me. Io sto toccando il paradiso, e vorrei vivere questo momento, questo momento che ho aspettato per tutta la vita, da solo. Io e lei, io e Diana, la mia padrona. Sono patetico, vero? Sono un pervertito che gode nel farsi picchiare dalla moglie. Non è questo quello che pensi?”
Per la prima volta da quando lo conoscevo, quell’uomo mi faceva tenerezza. Chi ero io per giudicarlo? “No, senti, questi sono fatti tuoi e suoi. Se tu trovi piacere nel farti picchiare, non sono problemi miei”
“ E’ qui che ti sbagli, che tutti si sbagliano. Io non trovo piacere nel farmi picchiare a sangue da Diana. Io la temo, ho paura di lei, ma è ben diverso. Io ho sempre amato una donna fisicamente e muscolarmente superiore a me, e Diana è la donna ideale. Hai visto cosa è in grado di fare? Hai visto la sua potenza? Eppure, nonostante questa potenza è bellissima e molto femminile. E’ unica. Di solito, le donne che fanno arti marziali, ma soprattutto quelle che hanno una forza fisica paragonabile alla sua, sono mascoline e invece lei...”
“ Lei è il concentrato della femminilità ” aggiunsi
“ Si, forse una femminilità diversa, ostentata, ma a me piace proprio perché è così, con il suo abbigliamento sopra le righe. Tu puoi solo immaginare cosa io provi, Paolo. Puoi solo immaginarlo. Uno come me, con le mie fissazioni, che riesce ad incontrare una donna come Diana e poi a sposarla. Non mi sembrava vero. Era perfetta, ma le mancava essere dominante”
“ Diana e’ sempre stata dominante. Lei era quella che comandava con tutti noi, e guai se qualcuno le dava torto. Posso garantirti che molti dei nostri amici hanno passato qualche bella vigliaccata con lei”
“ Ma per dominante io intendo qualcosa di diverso. La consapevolezza di poter fare tutto, la voglia di comandare, lei ce le ha sempre avute, ma nella dominazione, per come la intendo io, tutti i gesti e le parole sono amplificate, sono portate all’eccesso. Ecco, ieri hai avuto una dimostrazione di ciò che io ho sempre sognato. In tutti questi mesi, da quando ci siamo sposati, avevo provato a farle capire qualcosa ma senza successo e, alla fine, ho scelto di lasciare il mio p.c. in bella vista, nella speranza che lei ci entrasse e vedesse quali fossero le mie fissazioni”
“ Lo immaginavo. Mi sembrava strano che un tipo tutto preciso come te lasciasse inavvertitamente il suo computer, soprattutto considerando quello che conteneva”
Alberto sorrise. “No, no, l’ho fatto apposta e i risultati sono stati meravigliosi. Ecco, Paolo, io ho finalmente la padrona che ho sempre cercato e sono felice. E’ una donna intelligente, malgrado la sua cultura non sia elevatissima, e ha capito che aveva tutto da guadagnare e niente da perdere”
Lo guardai quasi con tenerezza. Non aveva la più pallida idea di cosa Diana aveva veramente nella sua bellissima testolina: i soldi. Pensava che quello che lei stava facendo, lo facesse per soddisfare le sue esigenze di maschio sottomesso o, tutt’al più, la sua natura di donna forte e autoritaria.
Gli diedi amichevolmente una pacca sulla spalla. “Sono contento che tu sia felice e che Diana abbia trovato la sua giusta dimensione”
“ Grazie, Paolo. Credo che saremo una coppia perfetta. Io sottomesso e lei autoritaria e forte. Spero solo che si dia una regolata con le percosse perché fa veramente male. Forse ci potresti parlare tu in proposito. Tu sei il suo migliore amico e potresti spiegarle, magari senza dirle che io e te abbiamo parlato della questione, che a me va bene così e che non ho mica bisogno che mi spacchi la faccia o che mi spezzi le ossa. Io devo anche andare al lavoro, e non posso presentarmi tutti i giorni conciato in questo modo, come un pugile dopo un KO. A me basta qualche mossa anche accennata, qualche minaccia, anche qualche umiliazione. E, soprattutto, che mi dia ordini. E poi io l’adorerò e mi prostrerò ai suoi piedi. Hai visto quanto sono belli i suoi piedi?”
Provai a non ridere. “Con tutto il rispetto per le tue fissazioni, con tutto quel ben di Dio che Diana possiede è difficile che ci si possa fissare sui piedi”
“ No, non capisci. I piedi sono qualcosa di straordinariamente sensuale”
“ Non insisto, ma ho altri gusti. Piuttosto, tornando all’altro discorso, la vedo difficile che Diana possa accettare consigli da me o da chiunque altro. Se lei si mette in testa una cosa, nemmeno un plotone di marines le potrebbero far cambiare idea”
“ E si, su questo hai ragione. Ad ogni modo, se avesse voluto farmi male, l’avrebbe già fatto. Evidentemente, ha capito che se usa tutta la sua forza mi manda all’ospedale”
“ No Alberto. Se dovesse usare tutta la sua forza ti manda al cimitero. L’ospedale è l’altra opzione, ovvero se spinge un po’ di più rispetto a quello che ha fatto ieri” Stavolta fu Alberto a ridere. “ Hai ragione Paolo. E proprio questo mi eccita maggiormente, il sapere che lei potrebbe farmi qualsiasi cosa e che io non posso contrastarla in nessun modo”
Lo guardai. Dopo quel faccia a faccia, avevo un’idea ben precisa di che tipo di sottomesso fosse Alberto, ed ero particolarmente fiero di aver indovinato quasi tutto di lui. Eravamo arrivati ormai sotto casa mia e il discorso era terminato, ma dovevo sapere ancora un’altra cosa. “Grazie del passaggio, Alberto. In bocca al lupo, allora”
“ Viva il lupo” Rispose Alberto dandomi la mano che contraccambiai con calore, anche se quella stretta di mano assomigliava al bacio di Giuda. Io ero dalla parte di Diana e lei voleva togliergli buona parte dei suoi averi
“ Hai la faccia ammaccata eppure sprizzi gioia da ogni tuo gesto”
“ Si, te l’ho detto prima, per me è come toccare il paradiso”
“ Faresti qualunque cosa per lei, vero?”
“ Oh si, Paolo. Qualunque cosa. Ho aspettato una vita prima di avere una donna forte alla quale ubbidire e, adesso che ce l’ho, puoi stare tranquillo che non me la faccio scappare. La mia padrona me la tengo stretta. A qualunque costo”
La stretta di mano termino’ e la Porche Cayenne di Alberto sgommò e si allontanò velocemente. Avevo saputo quello che volevo sapere.
Fine ottavo episodio.
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scritto il
2025-05-26
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