KAMI – Il Ritorno del Peccato

di
genere
tradimenti

Non tutti i peccati fanno male.
Alcuni ti restano addosso come il profumo di una notte troppo calda per essere dimenticata.
Kami era questo: un vizio diventato carne. Un sogno entrato dalla porta di casa.
La mia vicina. Vent’anni. Sfrontata, viva, libera.
E da quando l’avevo assaggiata, non c’era giorno in cui non l’avessi voluta di nuovo.

Il suo ritorno fu silenzioso.
Nessun messaggio, nessun preavviso.
Solo un bussare leggero alla porta, una sera qualunque.
Aprii.
E lei era lì. Nuda sotto un trench leggero, con un sorriso che diceva: “Lo sai che non hai mai smesso di pensarmi.”

Entrò senza dire nulla. Lasciò cadere il cappotto.
Era bellissima.
Il corpo giovane e pieno di vita, le curve tese dal desiderio. La pelle calda, pronta.
Le labbra già umide. Gli occhi lucidi.

«Hai fame?» disse.
Io non risposi. Ero già perso.

La presi tra le braccia e la baciai. Profondo. Lungo.
E lei mi rispose con la lingua, con i fianchi, con tutto il corpo.

Sul tavolo della cucina la feci stendere.
«Fammi sentire la tua bocca… voglio godere come l’ultima volta, ma urlare come se fosse la prima.»

La lingua le accarezzava ogni piega.
Kami si inarcava, gemeva, mi afferrava la testa.
Era calda, bagnata, affamata.

La portai in camera, la spinsi sul letto.
Lei si mise a cavalcioni su di me, le mani sul mio petto, i capelli che le scendevano sul viso.

«Ora stai fermo. Questa volta comando io.»

Si abbassò su di me con un movimento lento, profondo.
Mi accolse dentro di sé con un respiro lungo, quasi solenne.
Poi iniziò a muoversi.
Onde. Onde di piacere.
I suoi occhi fissi nei miei.
«Senti quanto ti voglio. Senti quanto sono tua.»

Ogni affondo era un richiamo, un patto non detto.
Il suo corpo si muoveva con grazia selvaggia, un’armonia sporca e perfetta.
E io non volevo finisse mai.

Quando sentii l’onda salire, la afferrai.
Le gambe sulle mie spalle.
Un’ultima spinta. Profonda. Totale.

Kami venne con un grido lungo, le unghie sulla mia schiena, le cosce strette.
E io insieme a lei, lasciandomi andare.
Riempendo quel momento.
Dentro di lei.
Completamente.

Restammo così. Sudati, stesi.
Respirando insieme.

Lei sorrise.
«Ti sei ricordato chi sono?»
Annuii.
«Come potrei dimenticare?»

Kami si girò su un fianco, accarezzandomi il petto con un dito.
«Ricorda: ogni volta che mi vuoi… basta aprire la porta.»

E capii che non sarebbe mai stata davvero lontana.
scritto il
2025-05-16
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